Lucrezia – Regina del Confine

di
genere
orge

Racconto completo – Bregnano, Svizzera, estasi finale)



Prefazione
Il confine non separa. Il confine libera.
A Bregnano ero la puttana di provincia.
A Chiasso sono diventata leggenda.
Perché la mia fame non conosce limiti.
E quando ho trovato il fondo…
ho chiesto ancora più sotto.



Il racconto

Tutto è iniziato con un passaggio in auto.
Gabriele, il ragazzo che mi aveva legata e usata col suo branco, mi scrive:
«Vieni con me. Chiasso. Un club privato. Vogliono vedere di cosa sei capace.»
Io non esito. Mi infilo una giacca di pelle, niente reggiseno, niente mutande.
Appena varchiamo la dogana, il mio cuore batte come una troia pronta al sacrificio.

Arriviamo davanti a un edificio anonimo. Ma dentro…
Un bordello di lusso, fatto di specchi, camere con oblò, gabbie, letti di pelle.
Mi chiedono solo:
«Ti fidi?»
Io sorrido. E mi spoglio.

Vengo messa a quattro zampe su un palco, al centro della sala. Tutti seduti intorno, uomini e donne, coppie e singoli. Luci soffuse, sguardi predatori.
Una mano mi infila un plug dorato.
Un’altra mi apre la bocca con un anello metallico.
Una terza mi infila un dito nella figa e dice:
«Questa sarà la tua notte.»

Mi fanno di tutto.
Uno davanti, uno dietro, e uno che mi prende i capezzoli con due pinze sottili.
Io gemo, tremo, ma non dico basta. Mai.
Mi sborra in faccia uno sconosciuto.
Poi un altro nel culo.
Poi uno sulla pancia.
Mi leccano ovunque, mi usano, mi fanno infilare un plug di vetro e mi fanno sfilare nuda tra i tavoli.
Mi trattano da troia. Ed è proprio quello che sono.

In una stanza segreta, due donne mi prendono per ore.
Mi legano, mi leccano, mi sculacciano, mi infilano un dildo enorme nel culo e uno nella figa, e mi dicono:
«Non vieni finché non lo diciamo noi.»
Io obbedisco. Mi contorco.
E quando finalmente mi fanno venire…
Esplodo.
Grido. Lacrime e piacere mi bagnano la faccia.

Più tardi, mi sveglio su un materasso rotondo, con un collare al collo.
Gabriele mi guarda.
Mi dice:
«Loro ti vogliono di nuovo domani. Sei piaciuta. Anzi… sei la più brava che abbiano mai avuto.»
Io gli rispondo con un sorriso, la bocca ancora sporca e il culo che pulsa:
«Domani vengo di nuovo. E questa volta porto anche un’amica.»

Non ho più paura.
Non cerco più scuse.
Non ho più voglia di tornare indietro.

Dopo Chiasso, tutto è cambiato. Il mio corpo è diventato una leggenda. Mi chiamano da Milano, da Zurigo, da Lugano. Mi offrono soldi, regali, potere.
Ma io voglio solo una cosa: sentirmi usata fino a svenire.

Una sera, vengo invitata in una villa privata sul lago di Lugano.
Dentro, una sala rossa.
Venti uomini.
Cinque donne.
Tutti nudi.
Io al centro. Nuda. Collare al collo.
Mi fanno inginocchiare. Uno alla volta. Dentro ogni mio buco. Tutti.
Mi passano. Mi ruotano. Mi tengono aperta.
La figa martellata. Il culo dilatato. La bocca piena.

E io vengo. Vengo senza controllo. Vengo senza fiato.

Mi tengono a quattro per ore.
Mi fanno leccare i loro liquidi da terra.
Mi scopano la gola mentre mi tengono gli occhi aperti.
Mi sculacciano, mi sputano, mi penetrano con oggetti.
Io gemo. Godo. Imploro.
Non voglio che finisca.

E quando l’ultimo mi viene in faccia e mi schizza fin nei capelli, io rido.
Rido forte.
Perché è quello il mio paradiso.

Cado sul pavimento, tra lo sperma, il sudore, i miei succhi.
E sussurro:
«Sono Lucrezia. Sono la troia di tutti. E così voglio restare.»



Epilogo
Non cerco amore.
Non cerco redenzione.
Sono una ninfomane.
E il mio corpo è il mio tempio.
Un tempio aperto.
Profanato.
E sempre in cerca di nuove liturgie.
scritto il
2025-05-09
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