Novizia di giorno, puttanella di notte – Benedetta

di
genere
etero

Prefazione

Nessuna preghiera è davvero pura. Nessuna donna è solo carne o solo spirito.
Benedetta portava il nome della luce, ma era figlia del buio.
Questa è la sua confessione.
Un rosario di piaceri, un Vangelo apocrifo inciso sulla pelle, consumato a ginocchia nude davanti all’altare della lussuria.



Capitolo 1 – Il Velo e la Pelle

Di giorno era l’ultima ad alzare gli occhi. Di notte la prima a spogliarsi.
Benedetta era entrata nel convento a vent’anni, illudendosi di scappare da se stessa. Ma il desiderio non obbedisce al silenzio.
Quando si chiudevano le porte della cappella, si chiudeva anche il mondo diurno.

E lei si apriva.
Davanti al crocifisso, infilava due dita sotto la tonaca, proprio lì dove la carne pulsa, dove il peccato vive.
Sapeva di bestemmiare, ma godeva lo stesso.
“Perdonami, Signore,” sussurrava con la bocca umida. “Perché so quel che faccio.”



Capitolo 2 – Il Corpo di Cristo

Una notte bussò alla sagrestia il giovane sacrestano, Angelo, occhi chiari e mani da martire.
Lei lo guardò, senza parole. Poi si inginocchiò.
“È il corpo di Cristo che cerchi?” gli disse, tirando giù la veste.
Quella sera lui l’ebbe lì, sull’altare, tra ceri accesi e cera colante.
Ogni colpo, un amen. Ogni respiro, un giuramento di dannazione.
E lei lo baciava come si bacia l’ostia: con rispetto e fame.



Capitolo 3 – La Porta Nascosta

Tra le mura di pietra c’era una porta che conduceva fuori, nel retro del convento. La apriva solo quando la carne la vinceva sull’anima.
Al villaggio la chiamavano “la straniera”, quella che appariva solo di notte, con le calze rotte e le labbra rosse di morsi.
Ogni notte un letto, un corpo diverso, ma il suo segreto era più profondo: non cercava uomini. Cercava obbedienza.

La notte in cui prese una donna, Lucia, la figlia del fabbro, la strinse come una croce.
“Sii la mia preghiera,” le disse.
E Lucia pregò… con la lingua.



Capitolo 4 – La Penitenza

All’alba tornava al convento col ventre ancora caldo e il sapore di altri peccati tra le labbra.
Si flagellava in silenzio, ma non per rimorso.
Lo faceva per sentire di nuovo.
Si toccava, sanguinava, godeva.
Ogni segno un ricordo. Ogni gemito un salmo rovesciato.

Suor Agnese la spiava. La vedeva nuda, aperta, inchiodata a un letto come un Cristo rovesciato.
Ma non la denunciò.
Un giorno entrò nella sua cella, le prese il mento e le disse:
“Tu sei la mia tentazione.”



Capitolo 5 – Benedetta

Sparì una mattina di giugno, dopo la messa.
Sul letto, lasciò solo un rosario bagnato e una pagina del Cantico dei Cantici:
“Le tue cosce sono come gioielli, opera di mani d’artista.”

Oggi dicono che vive in una casa privata nel centro di Bologna.
Riceve in una stanza tutta bianca, inginocchiata su un cuscino di velluto.
Nuda, con solo un velo sulla testa e le mani giunte.

Ti fa inginocchiare davanti a lei.
Ti fa recitare l’Ave Maria.
Poi ti scopa l’anima.



Epilogo

Benedetta non cercava salvezza.
Cercava la verità del corpo, il sapore di ciò che è proibito ma reale.
Ogni gemito, ogni goccia, ogni bocca che la implorava…
era una liturgia.
La sua.
Un Vangelo che nessun prete leggerà mai.
scritto il
2025-05-09
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