Fuoco fra le cosce
di
rotas2sator
genere
tradimenti
Red non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Il folto boschetto fulvo tra le sue cosce sembrava ardere in una tonalità viva e selvaggia, come se il fuoco che le bruciava dentro avesse preso radici lì, tra pelle e desiderio. Era più di un dettaglio anatomico: era un richiamo viscerale, primordiale, che lo spogliava della ragione con una sola occhiata. Quel vello ramato si estendeva con naturalezza fino all’intimità più segreta, lambendo il piccolo fiore stretto del suo ano, che brillava nella penombra come un segreto svelato. Red trattenne il fiato: tra quelle cosce si apriva una promessa antica, una rovina dolcissima. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi in quella situazione quando Scarlet lo aveva chiamato nella sua stanza. Erano amici di famiglia da anni, un legame fatto di fiducia e confidenza. Lei aveva esercitato su di lui una seduzione sottile, mai esplicita, un gioco di sguardi e sorrisi che lasciavano il cuore in subbuglio senza spiegazione. La sua risata era lieve ma carica di sottintesi, e ogni sua battuta pareva una miccia accesa nel silenzio dei giorni. Quella mattina Red era passato per aiutare Jack, il marito di Scarlet, in alcuni lavoretti in casa. Ma all’ultimo Jack aveva dovuto assentarsi, lasciandolo da solo con lei. La casa, familiare, sembrava diversa. Più silenziosa. Più densa. Red stava per andarsene quando la voce di Scarlet lo fermò:
«Sali un attimo, ho bisogno di un favore.»
Il tono era strano. Salendo le scale, sentiva una tensione inspiegabile percorrergli la schiena. Quando aprì la porta della camera, si bloccò. Scarlet era lì, seduta sul letto, le cosce scandalosamente dischiuse, sfrontata nella sua nudità integrale, come se quella scena fosse del tutto naturale. Sul letto, abbandonati come vestigia di un rito appena iniziato, giacevano i jeans e la t-shirt che lei aveva indossato poco prima. La biancheria, scivolata a terra, sembrava un’offerta dimenticata al piacere. La luce che filtrava dalla finestra era morbida, quasi liquida, e accarezzava la pelle di Scarlet come un amante silenzioso. Ogni curva del suo corpo sembrava scolpita dalla lussuria stessa, e Red sentiva le gambe farsi pesanti, lo stomaco contrarsi in un nodo caldo. I suoi occhi si posarono sul respiro lento di lei, sulle mammelle piene che si sollevavano appena, come se trattenessero un gemito già pronto a esplodere. I capezzoli, turgidi, sembravano guardarlo come due occhi rossi di brama. I capelli ramati, scompigliati, le incorniciavano il viso e cadevano sulle spalle nude fino a lambire il seno e, più giù, la piega del ventre. Il medesimo colore ardeva tra le sue gambe: un incendio che nessuna acqua poteva spegnere. Lei non disse nulla all’inizio. Si limitò a guardarlo. Ma quegli occhi — quegli occhi — parlavano una lingua che Red che ora capiva perfettamente. Poi le sue labbra si mossero, lente, bagnate di complicità e malizia:
«Non fare quella faccia, Red… Non sarai venuto qui solo per sistemare una maniglia.»
Red deglutì, le ginocchia quasi molli. Ogni pensiero logico svanì, dissolto nel profumo carnale che riempiva la stanza: pelle, desiderio e un fondo di pericolo. Il desiderio gli mordeva già il basso ventre. Lei inclinò la testa, il sorriso che si faceva più languido, mentre le gambe si aprivano con lentezza, in una danza silenziosa e sfacciata.
«Lo so cosa stai pensando,» mormorò, la voce come miele bollente. «Vuoi assaggiarmi proprio lì, vero?»
Red non rispose. Non ne era capace. Le parole si erano dissolte nella gola, sciolte dal calore dell’immagine davanti a lui. Il suo sguardo era una carezza lenta, che scivolava lungo le cosce dischiuse di Scarlet, indugiando su quel sesso umido, lucido di attesa, come una bocca affamata che lo stava già chiamando. Fece un passo avanti. Poi un altro. L’aria era spessa, satura dell’odore di lei: un aroma inebriante, un misto di pelle e intimità di femmina che gli accendeva i sensi. Ogni fibra del suo corpo sembrava vibrare in risposta a quel richiamo antico. Quando fu davanti al letto, si inginocchiò. Le sue mani tremavano appena mentre le sfioravano le ginocchia, poi risalivano lungo l’interno coscia, carezzando la pelle liscia e calda. Scarlet aprì di più le gambe, lentamente, spalancandosi senza vergogna, offrendo quella visione come se sapesse che lo avrebbe consumato. Red la guardò. Ogni piega, ogni sfumatura del suo sesso era un mondo, una tentazione, un vortice attraente. La punta delle sue dita si insinuò tra le labbra gonfie, aprendole con lentezza, come si schiude un segreto sacro. Lei tremò, un gemito sommesso le sfuggì dalle labbra, mentre il corpo si tendeva, assetato di contatto. E poi fu la lingua. Umida. Calda. Precisa. Scivolò tra le pieghe di lei con una lentezza feroce, assaporando, esplorando, cercando ogni vibrazione nascosta. Red la leccava come si beve da una fonte rara, con gratitudine e fame. Scarlet si inarcò, le mani nei suoi capelli, la voce rotta che si perdeva tra un sussurro e un gemito.
«Sì… così…» ansimava, «non smettere…»
La sua figa pulsava sotto la lingua di Red, viva, febbrile, si apriva e si contraeva come se volesse divorarlo. E lui, ubriaco del suo sapore, non faceva che affondare di più. Le sue mani la tenevano ferma mentre il suo volto si perdeva nel profumo umido della sua eccitazione. Scarlet gemeva più forte ora, la voce spezzata, i fianchi che si muovevano in cerca di più. Ogni suo gemito era una litania, un richiamo, una invocazione oscena. Il suo piacere saliva come una marea, travolgente, inarrestabile. E poi si spezzò. Con un grido basso, gutturale, Scarlet si contorse, le cosce strette attorno al volto di Red, l’orgasmo che la attraversava come un fulmine. Era bellezza che si consumava nell’estasi. Red rimase lì, tra le sue cosce tremanti, assaporando ogni fremito, ogni stilla che le colava lenta lungo le pieghe. Era il gusto della resa, del piacere che si dona e travolge. Sollevò il volto, il mento lucido del desiderio di lei, e la guardò. Scarlet giaceva sul letto sfatta dal piacere, la pelle imperlata di sudore, il petto che si sollevava in respiri rapidi, gli occhi socchiusi, ancora colmi di braci ardenti.
«Non hai idea di quanto ti volessi così…» sussurrò Red, la voce roca, ruvida d’emozione trattenuta troppo a lungo.
Lei gli sorrise, stanca e viva allo stesso tempo. Poi si sollevò su un gomito, lentamente, e lo fissò con uno sguardo che non chiedeva permesso.
«Toccami ancora,» disse. «Ma questa volta… voglio sentirti dentro.»
Red non aspettò. Il desiderio che lo divorava era ormai indomabile. Si alzò, si liberò dei vestiti con gesti decisi. Scarlet lo osservava, mordendosi il labbro, mentre la sua erezione si mostrava in tutta la sua fame, lucida, tesa, quasi feroce. Salì sul letto, le mani che tornavano sulla sua pelle, come se volesse rileggerla da capo, pagina dopo pagina. Si abbassò su di lei, i corpi che si toccavano, si scaldavano, si riconoscevano. Sfiorò il suo sesso con la punta del glande, facendola fremere. Lei aprì le gambe, di nuovo, di più.
«Prendimi,» disse, e fu un comando e una supplica insieme.
La penetrò con lentezza, centimetro dopo centimetro, mentre lei gemeva e si concedeva come se lo stesse accogliendo in un posto già suo. Il calore di Scarlet era una stretta viva, bollente che lo avvolse e lo strinse come se non volesse più lasciarlo andare.
«Cazzo…» mormorò lui, mentre affondava fino in fondo. «Sei fatta per farmi impazzire.»
Scarlet gli serrò i fianchi con le gambe, lo intrappolò in un abbraccio viscerale. Si muovevano come una cosa sola, carne contro carne, respiro contro respiro. I gemiti di lei erano ora più bassi, più crudi, come se ogni colpo scavasse dentro, più fondo, più vero. Red affondava dentro di lei con un ritmo crescente, deciso, come se volesse raggiungerla nel punto più remoto dell’anima, si mosse dentro di lei con un’attenzione feroce, ogni spinta calibrata, profonda, come se volesse lasciare un’impronta nella memoria del suo corpo. Scarlet lo sentiva risalire tra le viscere, un piacere profondo, che la stordiva. Il letto gemeva sotto il peso dei loro corpi intrecciati, ma era il suono dei loro inguini a dominare lo spazio: umido, vivo, necessario. Lei affondò le unghie nella sua schiena, lo tirò a sé con forza.
«Più forte…» sussurrò, e i suoi occhi brillavano come fessure di lava.
Red obbedì. Scarlet gemeva con crescente intensità, la bocca dischiusa, gli occhi persi in un’estasi che sembrava attraversarla come una febbre. Quando lui si ritrasse, lei emise un lamento, ma fu subito zittita da un bacio profondo, colmo di desiderio ancora irrisolto. Lui la fece voltare lentamente, guidandola con dolcezza: il suo corpo si piegò, si aprì, si offrì ancora, ma in un modo nuovo, più totale. Si inginocchiò, appoggiata sugli avambracci, il bacino alto, le natiche inarcate come una preghiera silenziosa. Lui la contemplò in quella posa, rapito. Le accarezzò la schiena, scese lungo la curva perfetta dei suoi fianchi, fino a quel punto segreto tra le sue natiche. Lo baciò. Lo sfiorò con le labbra, con la lingua. Scarlet fremette, un sussulto incontrollabile le attraversò la schiena.
«Sei bellissima così,» mormorò Red. «Aperta. Vera. Tua e mia.»
Lei ansimò, si voltò appena. «Non smettere…»
Con una lentezza assoluta, lui la esplorò. Scarlet si offriva senza pudore, la testa china sul lenzuolo, le mani che cercavano un appiglio al piacere che montava, sempre più alto. Lui rimase lì, a gustare ogni centimetro di lei, lasciando che il desiderio si facesse sempre più affilato. Red la baciò proprio lì, e poi un’altra volta. Le sue dita accarezzavano con rispetto e tensione crescente. Scarlet si voltò appena, il viso premuto sul cuscino, e sussurrò con una voce rotta:
«Adesso… voglio sentirti. Dentro. Lentamente.»
Scarlet obbedì senza dire una parola, come un animale domato dal desiderio. Si mise a carponi sul letto stropicciato, i capelli incollati al sudore, la schiena che tremava, il sesso ancora aperto, gocciolante, ma ormai non era più quello che lui voleva. Lei sollevò il bacino, lo inarcò verso di lui, offrendosi completamente, aprendosi come un fiore notturno sotto la luna. Un invito muto, totale. La pelle del suo ano tremava, già preparata, ancora umida e rilassata dal gioco precedente. Lei sapeva che sarebbe stato diverso stavolta. Più violento. Più vero. Red le afferrò le natiche, aprendole con brutalità. Il suo sguardo era quello di chi prende ciò che gli spetta. Senza domande. Senza scuse. Sputò tra le dita, lubrificò appena quel piccolo anello che si contraeva, impaurito, eppure desideroso. Lei lo sentì puntare, duro, massiccio, contro quella porta chiusa, si irrigidì per un istante, poi si lasciò andare, gemendo gutturalmente mentre lo sentiva spingere, aprirla, entrarle dentro con una forza che la scardinava, che la prendeva davvero.
«Fammi male…» mormorò Scarlet. Non sapeva più distinguere il dolore dal piacere. E forse non voleva.
Red la penetrò d’un colpo, spingendo con forza, strappandole un urlo — di dolore? Di godimento? Nessuno dei due avrebbe saputo dirlo. Rimase fermo per un istante, gustandosi la stretta feroce che lo accoglieva, poi iniziò a muoversi, senza pietà.
«Mm..mh … sì… così…» mugolò, la voce rotta, mentre lui affondava fino in fondo, centimetro dopo centimetro, sentendola tremare sotto di sé. Era stretta, calda, avvolgente come un morso che non lascia scampo.
Red iniziò a muoversi, lento all’inizio, poi più deciso, più profondo. Ogni colpo era una scarica, un ruggito sordo tra i denti. Le mani la stringevano ai fianchi, le dita forti affondate nella pelle, mentre lei si aggrappava alle lenzuola e al piacere ruvido che la stava devastando. Lei lo accoglieva tutto, si arrendeva, si muoveva per lui, con lui, contro di lui. I suoi gemiti si facevano sempre più acuti, impastati di dolore e piacere, confusi in un’unica cosa che bruciava, che consumava. Red aumentò il ritmo, sentiva l’orgasmo montare come una fiamma che saliva dal basso ventre. Affondava con tutta la sua forza, mentre il corpo di Scarlet tremava sotto i colpi, le urla ormai libere, selvagge, vere. Poi, all’improvviso, lei urlò forte, un suono spezzato e roco che sembrava un’esplosione. Lui la raggiunse, stringendola a sé, affondato dentro fino all’ultimo spasimo, mentre il piacere li travolgeva entrambi come un incendio furioso e liberatorio. Rimasero così, uniti, tremanti, ancora dentro, ancora legati dal loro stesso respiro. Red scivolò fuori da lei con un suono bagnato, volgare, e si lasciò cadere accanto, il fiato spezzato, la pelle incollata di umori e calore. Ma non c’era stanchezza nei suoi occhi: solo fame. Una fame che non si sazia, che cresce proprio quando pensi di aver dato tutto. Scarlet restò lì, con le gambe ancora aperte, il sesso violato che pulsava e colava, il respiro spezzato. Si girò lentamente, guardandolo con quegli occhi pieni di fuoco. Gli occhi di una donna che sa di essere diventata cosa, carne, strumento di piacere – appagata proprio per questo.
Red uscì — non mancava molto a che Jack rientrasse. Scarlett si rassettò, diede aria alla camera. Sentiva ancora il calore di lui dentro di sé, un’eco viva che pulsava tra le gambe, come se il corpo non volesse dimenticarlo. Un fuoco che non si era spento e che avrebbe covato sotto la cenere, in attesa.
Il tono era strano. Salendo le scale, sentiva una tensione inspiegabile percorrergli la schiena. Quando aprì la porta della camera, si bloccò. Scarlet era lì, seduta sul letto, le cosce scandalosamente dischiuse, sfrontata nella sua nudità integrale, come se quella scena fosse del tutto naturale. Sul letto, abbandonati come vestigia di un rito appena iniziato, giacevano i jeans e la t-shirt che lei aveva indossato poco prima. La biancheria, scivolata a terra, sembrava un’offerta dimenticata al piacere. La luce che filtrava dalla finestra era morbida, quasi liquida, e accarezzava la pelle di Scarlet come un amante silenzioso. Ogni curva del suo corpo sembrava scolpita dalla lussuria stessa, e Red sentiva le gambe farsi pesanti, lo stomaco contrarsi in un nodo caldo. I suoi occhi si posarono sul respiro lento di lei, sulle mammelle piene che si sollevavano appena, come se trattenessero un gemito già pronto a esplodere. I capezzoli, turgidi, sembravano guardarlo come due occhi rossi di brama. I capelli ramati, scompigliati, le incorniciavano il viso e cadevano sulle spalle nude fino a lambire il seno e, più giù, la piega del ventre. Il medesimo colore ardeva tra le sue gambe: un incendio che nessuna acqua poteva spegnere. Lei non disse nulla all’inizio. Si limitò a guardarlo. Ma quegli occhi — quegli occhi — parlavano una lingua che Red che ora capiva perfettamente. Poi le sue labbra si mossero, lente, bagnate di complicità e malizia:
«Non fare quella faccia, Red… Non sarai venuto qui solo per sistemare una maniglia.»
Red deglutì, le ginocchia quasi molli. Ogni pensiero logico svanì, dissolto nel profumo carnale che riempiva la stanza: pelle, desiderio e un fondo di pericolo. Il desiderio gli mordeva già il basso ventre. Lei inclinò la testa, il sorriso che si faceva più languido, mentre le gambe si aprivano con lentezza, in una danza silenziosa e sfacciata.
«Lo so cosa stai pensando,» mormorò, la voce come miele bollente. «Vuoi assaggiarmi proprio lì, vero?»
Red non rispose. Non ne era capace. Le parole si erano dissolte nella gola, sciolte dal calore dell’immagine davanti a lui. Il suo sguardo era una carezza lenta, che scivolava lungo le cosce dischiuse di Scarlet, indugiando su quel sesso umido, lucido di attesa, come una bocca affamata che lo stava già chiamando. Fece un passo avanti. Poi un altro. L’aria era spessa, satura dell’odore di lei: un aroma inebriante, un misto di pelle e intimità di femmina che gli accendeva i sensi. Ogni fibra del suo corpo sembrava vibrare in risposta a quel richiamo antico. Quando fu davanti al letto, si inginocchiò. Le sue mani tremavano appena mentre le sfioravano le ginocchia, poi risalivano lungo l’interno coscia, carezzando la pelle liscia e calda. Scarlet aprì di più le gambe, lentamente, spalancandosi senza vergogna, offrendo quella visione come se sapesse che lo avrebbe consumato. Red la guardò. Ogni piega, ogni sfumatura del suo sesso era un mondo, una tentazione, un vortice attraente. La punta delle sue dita si insinuò tra le labbra gonfie, aprendole con lentezza, come si schiude un segreto sacro. Lei tremò, un gemito sommesso le sfuggì dalle labbra, mentre il corpo si tendeva, assetato di contatto. E poi fu la lingua. Umida. Calda. Precisa. Scivolò tra le pieghe di lei con una lentezza feroce, assaporando, esplorando, cercando ogni vibrazione nascosta. Red la leccava come si beve da una fonte rara, con gratitudine e fame. Scarlet si inarcò, le mani nei suoi capelli, la voce rotta che si perdeva tra un sussurro e un gemito.
«Sì… così…» ansimava, «non smettere…»
La sua figa pulsava sotto la lingua di Red, viva, febbrile, si apriva e si contraeva come se volesse divorarlo. E lui, ubriaco del suo sapore, non faceva che affondare di più. Le sue mani la tenevano ferma mentre il suo volto si perdeva nel profumo umido della sua eccitazione. Scarlet gemeva più forte ora, la voce spezzata, i fianchi che si muovevano in cerca di più. Ogni suo gemito era una litania, un richiamo, una invocazione oscena. Il suo piacere saliva come una marea, travolgente, inarrestabile. E poi si spezzò. Con un grido basso, gutturale, Scarlet si contorse, le cosce strette attorno al volto di Red, l’orgasmo che la attraversava come un fulmine. Era bellezza che si consumava nell’estasi. Red rimase lì, tra le sue cosce tremanti, assaporando ogni fremito, ogni stilla che le colava lenta lungo le pieghe. Era il gusto della resa, del piacere che si dona e travolge. Sollevò il volto, il mento lucido del desiderio di lei, e la guardò. Scarlet giaceva sul letto sfatta dal piacere, la pelle imperlata di sudore, il petto che si sollevava in respiri rapidi, gli occhi socchiusi, ancora colmi di braci ardenti.
«Non hai idea di quanto ti volessi così…» sussurrò Red, la voce roca, ruvida d’emozione trattenuta troppo a lungo.
Lei gli sorrise, stanca e viva allo stesso tempo. Poi si sollevò su un gomito, lentamente, e lo fissò con uno sguardo che non chiedeva permesso.
«Toccami ancora,» disse. «Ma questa volta… voglio sentirti dentro.»
Red non aspettò. Il desiderio che lo divorava era ormai indomabile. Si alzò, si liberò dei vestiti con gesti decisi. Scarlet lo osservava, mordendosi il labbro, mentre la sua erezione si mostrava in tutta la sua fame, lucida, tesa, quasi feroce. Salì sul letto, le mani che tornavano sulla sua pelle, come se volesse rileggerla da capo, pagina dopo pagina. Si abbassò su di lei, i corpi che si toccavano, si scaldavano, si riconoscevano. Sfiorò il suo sesso con la punta del glande, facendola fremere. Lei aprì le gambe, di nuovo, di più.
«Prendimi,» disse, e fu un comando e una supplica insieme.
La penetrò con lentezza, centimetro dopo centimetro, mentre lei gemeva e si concedeva come se lo stesse accogliendo in un posto già suo. Il calore di Scarlet era una stretta viva, bollente che lo avvolse e lo strinse come se non volesse più lasciarlo andare.
«Cazzo…» mormorò lui, mentre affondava fino in fondo. «Sei fatta per farmi impazzire.»
Scarlet gli serrò i fianchi con le gambe, lo intrappolò in un abbraccio viscerale. Si muovevano come una cosa sola, carne contro carne, respiro contro respiro. I gemiti di lei erano ora più bassi, più crudi, come se ogni colpo scavasse dentro, più fondo, più vero. Red affondava dentro di lei con un ritmo crescente, deciso, come se volesse raggiungerla nel punto più remoto dell’anima, si mosse dentro di lei con un’attenzione feroce, ogni spinta calibrata, profonda, come se volesse lasciare un’impronta nella memoria del suo corpo. Scarlet lo sentiva risalire tra le viscere, un piacere profondo, che la stordiva. Il letto gemeva sotto il peso dei loro corpi intrecciati, ma era il suono dei loro inguini a dominare lo spazio: umido, vivo, necessario. Lei affondò le unghie nella sua schiena, lo tirò a sé con forza.
«Più forte…» sussurrò, e i suoi occhi brillavano come fessure di lava.
Red obbedì. Scarlet gemeva con crescente intensità, la bocca dischiusa, gli occhi persi in un’estasi che sembrava attraversarla come una febbre. Quando lui si ritrasse, lei emise un lamento, ma fu subito zittita da un bacio profondo, colmo di desiderio ancora irrisolto. Lui la fece voltare lentamente, guidandola con dolcezza: il suo corpo si piegò, si aprì, si offrì ancora, ma in un modo nuovo, più totale. Si inginocchiò, appoggiata sugli avambracci, il bacino alto, le natiche inarcate come una preghiera silenziosa. Lui la contemplò in quella posa, rapito. Le accarezzò la schiena, scese lungo la curva perfetta dei suoi fianchi, fino a quel punto segreto tra le sue natiche. Lo baciò. Lo sfiorò con le labbra, con la lingua. Scarlet fremette, un sussulto incontrollabile le attraversò la schiena.
«Sei bellissima così,» mormorò Red. «Aperta. Vera. Tua e mia.»
Lei ansimò, si voltò appena. «Non smettere…»
Con una lentezza assoluta, lui la esplorò. Scarlet si offriva senza pudore, la testa china sul lenzuolo, le mani che cercavano un appiglio al piacere che montava, sempre più alto. Lui rimase lì, a gustare ogni centimetro di lei, lasciando che il desiderio si facesse sempre più affilato. Red la baciò proprio lì, e poi un’altra volta. Le sue dita accarezzavano con rispetto e tensione crescente. Scarlet si voltò appena, il viso premuto sul cuscino, e sussurrò con una voce rotta:
«Adesso… voglio sentirti. Dentro. Lentamente.»
Scarlet obbedì senza dire una parola, come un animale domato dal desiderio. Si mise a carponi sul letto stropicciato, i capelli incollati al sudore, la schiena che tremava, il sesso ancora aperto, gocciolante, ma ormai non era più quello che lui voleva. Lei sollevò il bacino, lo inarcò verso di lui, offrendosi completamente, aprendosi come un fiore notturno sotto la luna. Un invito muto, totale. La pelle del suo ano tremava, già preparata, ancora umida e rilassata dal gioco precedente. Lei sapeva che sarebbe stato diverso stavolta. Più violento. Più vero. Red le afferrò le natiche, aprendole con brutalità. Il suo sguardo era quello di chi prende ciò che gli spetta. Senza domande. Senza scuse. Sputò tra le dita, lubrificò appena quel piccolo anello che si contraeva, impaurito, eppure desideroso. Lei lo sentì puntare, duro, massiccio, contro quella porta chiusa, si irrigidì per un istante, poi si lasciò andare, gemendo gutturalmente mentre lo sentiva spingere, aprirla, entrarle dentro con una forza che la scardinava, che la prendeva davvero.
«Fammi male…» mormorò Scarlet. Non sapeva più distinguere il dolore dal piacere. E forse non voleva.
Red la penetrò d’un colpo, spingendo con forza, strappandole un urlo — di dolore? Di godimento? Nessuno dei due avrebbe saputo dirlo. Rimase fermo per un istante, gustandosi la stretta feroce che lo accoglieva, poi iniziò a muoversi, senza pietà.
«Mm..mh … sì… così…» mugolò, la voce rotta, mentre lui affondava fino in fondo, centimetro dopo centimetro, sentendola tremare sotto di sé. Era stretta, calda, avvolgente come un morso che non lascia scampo.
Red iniziò a muoversi, lento all’inizio, poi più deciso, più profondo. Ogni colpo era una scarica, un ruggito sordo tra i denti. Le mani la stringevano ai fianchi, le dita forti affondate nella pelle, mentre lei si aggrappava alle lenzuola e al piacere ruvido che la stava devastando. Lei lo accoglieva tutto, si arrendeva, si muoveva per lui, con lui, contro di lui. I suoi gemiti si facevano sempre più acuti, impastati di dolore e piacere, confusi in un’unica cosa che bruciava, che consumava. Red aumentò il ritmo, sentiva l’orgasmo montare come una fiamma che saliva dal basso ventre. Affondava con tutta la sua forza, mentre il corpo di Scarlet tremava sotto i colpi, le urla ormai libere, selvagge, vere. Poi, all’improvviso, lei urlò forte, un suono spezzato e roco che sembrava un’esplosione. Lui la raggiunse, stringendola a sé, affondato dentro fino all’ultimo spasimo, mentre il piacere li travolgeva entrambi come un incendio furioso e liberatorio. Rimasero così, uniti, tremanti, ancora dentro, ancora legati dal loro stesso respiro. Red scivolò fuori da lei con un suono bagnato, volgare, e si lasciò cadere accanto, il fiato spezzato, la pelle incollata di umori e calore. Ma non c’era stanchezza nei suoi occhi: solo fame. Una fame che non si sazia, che cresce proprio quando pensi di aver dato tutto. Scarlet restò lì, con le gambe ancora aperte, il sesso violato che pulsava e colava, il respiro spezzato. Si girò lentamente, guardandolo con quegli occhi pieni di fuoco. Gli occhi di una donna che sa di essere diventata cosa, carne, strumento di piacere – appagata proprio per questo.
Red uscì — non mancava molto a che Jack rientrasse. Scarlett si rassettò, diede aria alla camera. Sentiva ancora il calore di lui dentro di sé, un’eco viva che pulsava tra le gambe, come se il corpo non volesse dimenticarlo. Un fuoco che non si era spento e che avrebbe covato sotto la cenere, in attesa.
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