Sospesa nel vento prima parte
di
Ironwriter2025
genere
etero
Milano, ore 19:27.
Il sole stava calando alle spalle della città, tingendo di rame i vetri dei grattacieli che si allungavano verso il cielo. L’ufficio di Alessia era l’ultimo rimasto acceso in quel piano silenzioso, un acquario di cristallo sospeso sopra la frenesia della metropoli. Da lassù, la vista era mozzafiato: piazza Gae Aulenti, il profilo elegante della Torre Unicredit, la vita che scorreva sotto come un flusso che non la toccava più.
Alessia era seduta alla sua scrivania in rovere scuro, linee essenziali, impeccabile ordine. Solo il clic ritmico della tastiera rompeva il silenzio. Concentrata, la fronte leggermente corrugata, gli occhi grigi come acciaio fusi si muovevano rapidi tra il monitor e una pila di documenti stampati. La sua mente era una macchina ben oliata: non c’erano pause, esitazioni, dubbi. In quella stanza, Alessia era il potere.
Indossava un tailleur gessato grigio antracite, taglio sartoriale, perfettamente aderente al suo corpo scolpito. La giacca chiusa disegnava la vita stretta e sottolineava la pienezza del seno, senza mai apparire fuori luogo. Sotto, una camicetta in seta bianca, leggera, con i bottoni finemente madreperlati, invisibili sotto il bavero della giacca. La gonna a tubino le fasciava le cosce toniche e terminava poco sopra il ginocchio. Le gambe, accavallate, erano avvolte in collant velati color carne, e ai piedi portava un paio di décolleté neri lucidi, tacco dodici, senza un graffio.
I capelli biondi erano raccolti in una coda alta, tirata con precisione. Nessuna ciocca fuori posto. Un dettaglio che diceva molto più di mille parole. Il viso perfetto, dai lineamenti quasi irreali, era illuminato dalla luce fredda del monitor, che ne esaltava la serietà assorta. Il rossetto, discreto ma deciso, era una delle poche concessioni alla vanità. Il trucco era leggerissimo, appena accennato sugli occhi, sufficiente per far emergere la profondità dello sguardo.
Era tardi, ma Alessia non sembrava farci caso. Il suo tempo era scandito da obiettivi, non da orologi.
Quando anche l’ultima riga dell’ultima e-mail fu inviata, Alessia si scostò leggermente dallo schienale in pelle della sua sedia. Un rapido controllo visivo alla scrivania: tutto era al suo posto, senza una piega fuori tono, esattamente come doveva essere. Prese l’agenda cartacea — in pelle nera, sobria e lussuosa — e la aprì sulla pagina di oggi. La sua calligrafia era ordinata, netta, ogni voce accompagnata da un segno a lato: spunta piena, tratto secco. Nessuna sbavatura.
09:00 - Meeting con Giancarlo Tosi, Direttore Operativo
Sessantuno anni, portamento ancora energico, voce bassa e ruvida. Sempre impeccabile nei completi sartoriali, si presentava puntuale come un metronomo. Avevano discusso del piano industriale per il prossimo semestre. Lui aveva provato ad accennare qualche proposta di revisione, ma Alessia aveva tagliato corto con garbo, mettendo fine al confronto con una frase tanto elegante quanto definitiva. Come sempre.
10:45 - Colazione di lavoro con Filippo Grandi, CFO
Cinquantadue anni, distinto, sportivo, con l’abbronzatura lieve di chi frequenta campi da golf e weekend sul lago. Si erano visti al bistrot del piano terra. Aveva tentato — come spesso faceva — di portare la conversazione su toni più personali, lasciandosi andare a complimenti velati e sguardi fin troppo insistenti. Alessia li aveva accolti con una neutralità disarmante, tornando subito ai numeri. L’effetto era stato quello di una doccia gelata sotto un sorriso di porcellana.
13:00 - Briefing con Davide Borghi, Junior Analyst
Trentadue anni, impacciato, con la cravatta sempre troppo stretta e lo sguardo perso tra i grafici. Aveva illustrato con entusiasmo l’andamento dei trend digitali, parlando troppo e ascoltando poco. Alessia lo aveva lasciato finire, poi aveva preso il foglio con le sue proiezioni, corretto tre cifre a penna e glielo aveva restituito in silenzio. Il ragazzo aveva annuito mille volte, ringraziato ancora di più e si era ritirato con lo sguardo basso.
15:30 - Riunione con Chiara Dell’Orto, HR Director
Quarantenne elegante, tacco medio, abiti morbidi, sorriso diplomatico. Avevano discusso di una riorganizzazione interna, con l’attenzione sempre rivolta a equilibri politici delicatissimi. Con Chiara, Alessia aveva un rapporto professionale lucido e intransigente: la rispettava per la sua intelligenza calma, ma non l’aveva mai sentita davvero vicina. Non aveva amiche, Alessia. E nemmeno rivali dirette.
Spuntò anche quell’ultima voce, quindi richiuse l’agenda con un gesto lento, quasi cerimoniale. Per oggi era finita.
Ma mentre prendeva il telefono per controllare l'orario — le 19:41 — si rese conto che non aveva ancora pensato a cosa fare di quella sera.
Aveva chiuso tutto. Il Mac in standby, l’agenda nel cassetto, la giacca raddrizzata sulla sedia. Si era già alzata in piedi, pronta a lasciarsi alle spalle un’altra giornata perfettamente governata. Stava pensando a una serata in silenzio: un bagno caldo, un bicchiere di vino bianco, un film francese lasciato a metà qualche sera prima. Il tipo di solitudine che non pesa, ma rasserena.
Poi accadde qualcosa.
Un profumo.
Inizialmente lieve, sfuggente. Quasi come un riflesso, girò appena la testa, inspirando più a fondo, per capire se fosse reale o un’impressione. Ma era reale, sì. Intenso, ma non invadente. Caldo, ma non dolce. Né da uomo, né da donna. O forse entrambi. Non c’erano note note: non era il classico oud maschile, né un fiorito femminile. Era... altro. Aveva qualcosa di cuoio e ambra, ma anche un’eco fredda, metallica. Come se contenesse dentro sé il ricordo di un tocco.
Il cuore le batté un po’ più forte, senza un motivo preciso.
Si voltò appena verso la porta socchiusa, il corridoio buio. Nulla. Nessun rumore di passi, nessuna voce. Era sola.
Eppure...
Chi era passato da lì? Quando? Perché quel profumo era ancora sospeso nell’aria, così nitido? Le sembrava di averlo sentito già, ma non era vero. Non poteva esserlo. Non si dimentica una fragranza come quella. Non se si è Alessia.
Rimase immobile per qualche secondo, con la borsa ancora a tracolla e la chiave dell’ascensore stretta tra le dita. Un fremito sottile le sfiorò la schiena, come se un pensiero le avesse toccato la pelle.
Poi scosse appena la testa e uscì.
Chiuse la porta dietro di sé.
Rientrata nel suo attico, Alessia si sentiva sollevata dal trambusto della giornata. Il portiere non era presente a quell'ora, come di consueto, ma l’ingresso era già preparato per il suo ritorno. Un rapido movimento della mano sul sensore e l’ascensore si aprì, pronto per portarla al piano più alto.
Il viaggio in verticale fu silenzioso, l'unico suono quello del suo respiro regolare, quasi ipnotico. Una volta arrivata, Alessia si tolse le scarpe senza fare rumore e si diresse verso il bagno. Il riflesso dello specchio la accolse come un amico, un viso sempre impeccabile che, per quanto stanco, mostrava la precisione di una vita condotta con rigore.
Sotto la doccia, il calore dell’acqua le sciolse ogni traccia di tensione. Si lasciò andare, immergendosi nel piacere di una doccia lunga, quasi meditativa, senza fretta. Il vapore avvolse la pelle, cancellando ogni ricordo di una giornata intensa. Non pensò a nulla di particolare, solo al piacere semplice di quel momento.
Quando finì, indossò una vestaglia leggera di seta, di un delicato colore champagne, che scivolò con grazia sulla sua pelle ancora umida. Si diresse verso la cucina per preparare una cena leggera e sana: il salmone affumicato, l’avocado e l’insalata erano i suoi piatti preferiti per serate tranquille, accompagnati da un bicchiere di chardonnay che sorseggiò lentamente mentre il silenzio dell’attico la circondava.
Dopo cena, si sistemò sul divano, ancora avvolta nella morbidezza della vestaglia. Il calore del vino la rilassò completamente, e Alessia si trovò a guardare la città dall’alto, i suoi occhi persi nei riflessi delle luci che brillavano sotto la luna.
Il telefono era silenzioso, la casa tranquilla. Nessun rumore, nessuna interruzione. Solo lei, con il suo pensiero che fluttuava lentamente, senza fretta, nella solitudine che amava. Il divano era l'unico compagno che Alessia desiderava in quel momento: comodo, intimo, senza pretese.
Alessia si stese sul divano, allungando le gambe e lasciando che il corpo si distendesse completamente. Come una gatta che si crogiola al sole, si tirò in su, stirandosi lentamente. Ogni muscolo della schiena si rilassò, la tensione accumulata durante la giornata finalmente svanì. Si sentiva incredibilmente leggera, avvolta dalla morbidezza della stoffa della vestaglia che scivolava sulla pelle.
Alessia si stese lentamente sul divano, allungando le gambe con un movimento fluido, come una gatta che si crogiola sotto il sole. Ogni muscolo si distendeva, e il suo corpo sembrava finalmente abbandonarsi al relax, liberandosi della tensione accumulata durante la lunga giornata. Si tirò su per un attimo, stirandosi con grazia, e poi, con un respiro profondo, lasciò che l'aria fresca riempisse i suoi polmoni.
Fu in quel momento che avvertì il profumo. Il respiro che stava prendendo, quello così naturale e rilassante, sembrava attirare l'odore nell'aria. Era lo stesso di prima, ma più intenso, come se si fosse avvicinato a lei in quel preciso istante. Non riusciva a definirlo, né a capire da dove provenisse, ma qualcosa dentro di lei scattò subito. Quella fragranza sembrava attraversare la sua mente, scivolando in profondità nel suo cervello. Un calore improvviso la colpì, come un fulmine scese attraverso il suo corpo, passò dagli occhi che si spalancarono,scese alla bocca che involontariamente si schiuse in un urlo silenzioso, passo dalle spalle a cui procurò dei brividi fortissimi, i suo seni tesi, i cui capezzoli si inturgidirono fino a dolerle per il contatto con la stoffa, passò dal suo ventre contraendo i suoi addominali e facendole assumere una posizione a ponte sul divano e si infilò diritta nel suo utero, percorrendo il canale vaginale, le piccole e le grandi labbra, portandola a provare un contemporaneo orgasmo vaginale/clitorideo, il piacere risalì alla bocca dove emise un urlo prolungato di piacere che spaventò lei stessa dall'intensità, alcune gocce di piacere sgorgarono dal suo sesso iperirrorato spalancato e bagnato, lentamente riuscì a rimettersi sdraiata e poi seduta, il piacere non aveva ancora abbandonato completamente il suo corpo, sena ombra di dubbio era stato l'orgasmo più intenso e allo stesso tempo devastante della sua vita. Nessun uomo le aveva mai fatto toccare tali picchi di piacere, ma non era solo l'intensità, era la profondità, ogni cellula del suo corpo aveva goduto.
Alessia cercò di riprendersi, il respiro ancora affannoso mentre il suo corpo tremava leggermente. Sentiva il cuore battere forte nel petto, e ogni muscolo pareva aver bisogno di un attimo per riacquistare la calma. Nonostante il momento di estremo piacere, c’era anche una sensazione di smarrimento che la prendeva. Cercò di ritrovare la lucidità, e lentamente si sollevò dal divano, ancora traballante.
Con passo incerto, si diresse verso il balcone. Il vento fresco della notte la accolse appena varcata la porta finestra, portando un brivido lungo la sua pelle, che la aiutò a ritrovare il contatto con la realtà. La città di Milano sotto di lei, solitaria e silenziosa, sembrava avvolta in un abbraccio tranquillo. Le luci dei grattacieli e dei palazzi circostanti si riflettevano nelle strade vuote, creando un gioco di luci e ombre che accentuava la bellezza fredda della notte.
Stava cercando di respirare più profondamente, di ritrovare se stessa, ma qualcosa di strano stava accadendo. La sua percezione del mondo sembrava completamente alterata. Ogni suono, ogni movimento dell’aria sembrava amplificato, come se i suoi sensi si fossero improvvisamente acuiti. L'odore della città, il leggero profumo di asfalto bagnato che il vento portava, le arrivava come un’ondata, invadendo le sue narici con una vividezza che non ricordava di aver mai provato. Anche la vista sembrava diversa: le luci dei lampioni, il cielo sopra di lei, ogni piccola riflessione sulle finestre dei palazzi lontani, tutto sembrava così nitido, così vivido, come se fosse entrata in una dimensione nuova. I rumori della città, solitamente ovattati dalla distanza, ora le giungevano distintamente: il ronzio lontano del traffico, il battito della sua stessa respirazione.
Alessia si fermò, il volto rivolto verso il vento che le scompigliava i capelli, sentendo tutto con una nuova intensità. Era come se i confini tra sé stessa e il mondo esterno fossero diventati più sottili. La percezione del tempo sembrava sospesa, come se ogni secondo si stesse dilatando in un universo di sensazioni. Il silenzio della notte, un silenzio che solitamente la rassicurava, ora sembrava riempirsi di una sorta di euforia silenziosa, come se tutto fosse in attesa di qualcosa che Alessia non riusciva a definire.
Chiuse gli occhi per un attimo, lasciando che quella sensazione la invadesse. Eppure, non riusciva a toglierle dalla mente il pensiero di ciò che era successo poco prima. Come se, all'improvviso, tutto ciò che conosceva fosse stato messo in discussione. Cosa era stato quel piacere travolgente che l'aveva sopraffatta? Non riusciva a capire da dove fosse venuto né cosa lo avesse provocato. Non si trattava solo di un’emozione fisica, era come se fosse stata scossa nel profondo, toccando qualcosa dentro di lei che non riusciva a riconoscere.
Si appoggiò al parapetto del balcone, guardando il panorama sotto di lei, ma il suo pensiero tornava sempre a quel momento. "Cosa mi è successo?" si chiese. Non riusciva a darsi una risposta. Di certo, non era stata una reazione normale, qualcosa che non aveva mai provato, nemmeno in tutti i suoi anni di esperienza e di relazioni. "È stata la fragranza?" pensò, ma non riusciva a credere che un semplice odore potesse scatenare tutto ciò. Eppure, l'idea che quel profumo avesse avuto un potere così forte su di lei la turbava, perché non era mai stata una persona influenzabile, soprattutto non da qualcosa di così... effimero.
Alessia chiuse gli occhi, cercando di mettere ordine nei suoi pensieri, ma la confusione persistette. Non riusciva a scrollarsi di dosso quella sensazione di smarrimento, quel senso di vulnerabilità che non le era mai appartenuto. Si era sempre considerata invulnerabile, una donna che sapeva esattamente cosa voleva, che aveva il controllo su ogni aspetto della sua vita. Ma quella sensazione, quel piacere tanto intenso quanto sconosciuto, l'aveva fatta sentire come se qualcosa di profondo e inaspettato l'avesse scossa, come se un velo fosse stato sollevato su una parte di sé stessa che aveva ignorato, o forse rifiutato.
Tornò lentamente all’interno, il vento che si era placato insieme alla sua inquietudine, ma non riusciva a scacciare la domanda che continuava a ronzare nella sua mente. Cosa le era successo?
Alessia, ancora avvolta da quella sensazione di rilassatezza mai provata, si sdraiò nel suo letto, sentendosi stranamente leggera. La mente, solitamente occupata da mille pensieri, sembrava silenziosa, distesa, come se il mondo avesse rallentato il suo ritmo intorno a lei. Si lasciò cullare dal sonno, accogliendo la tranquillità come un balsamo.
Quando la sveglia suonò la mattina successiva, Alessia aprì gli occhi lentamente, sentendo una sottile pesantezza nel corpo, ma senza la solita frenesia che l'aveva sempre caratterizzata. Si stirò nel letto, allungando le braccia sopra la testa con un sospiro soddisfatto, e poi si alzò, accogliendo il nuovo giorno con la solita calma. La casa, come sempre, era silenziosa, il sole che filtrava attraverso le tende illuminava dolcemente la stanza.
Entrò nel bagno con passo tranquillo, il viso ancora rilassato, e accese la doccia, pur avendola già fatta la sera prima sentiva il bisogno di lavarsi dal piacere provato per affrontare nel modo corretto la giornata. L'acqua calda che scorreva sulla sua pelle era un piacere scontato, ma oggi aveva un effetto quasi terapeutico, come se stesse purificando non solo il corpo ma anche la sua mente. Si sciacquò via il sonno, lasciando che l'acqua accarezzasse la sua pelle e la rilassasse ulteriormente. Quando uscì, il vapore della doccia le avvolgeva ancora il corpo mentre si asciugava con cura, come se stesse abbracciando quel momento di calma e di intimità con se stessa.
Indossò un completo classico, come ogni giorno: una camicia bianca impeccabile, una giacca sartoriale nera, pantaloni che segnano la silhouette senza mai risultare troppo stretti. Nulla di diverso dal suo solito stile elegante e formale, ma con una leggera consapevolezza di sé che oggi sembrava più presente che mai. Il suo abbigliamento era una riflessione del suo carattere: perfetto, curato, ma anche sobrio. Alessia non era mai stata una donna che si ostentava, ma la sua presenza, da sola, era sufficiente a catturare l'attenzione di chi la osservava.
Quando si sedette davanti allo specchio per truccarsi, il viso riflesso in superficie sembrava più luminoso del solito. Prese il suo abituale fondotinta, ma quando applicò il correttore sotto gli occhi, notò una lieve sfumatura azzurra intorno alla parte bianca degli occhi. Era una novità. Alessia si fermò, incerta, e si avvicinò ulteriormente allo specchio. I suoi occhi grigi, solitamente chiari e cristallini, sembravano avere un contorno azzurro vivido che non aveva mai visto prima. Una leggera ombra, quasi impercettibile, che però rendeva il suo sguardo più profondo e intenso. Un pensiero fugace le attraversò la mente: non aveva mai notato nulla del genere.
Senza pensarci troppo, decise di accentuare il trucco sugli occhi, applicando una leggera sfumatura di ombretto azzurro che sembrava risaltare in modo naturale. La scelta non era stata premeditata, ma quella nuova tonalità nei suoi occhi sembrava richiedere un’attenzione maggiore, un dettaglio che non poteva trascurare. Il trucco si adattò perfettamente, donando al suo sguardo una nuova luminosità, un tocco di mistero che non aveva mai provato prima.
La giornata passò in un turbinio di impegni e riunioni, e Alessia non ebbe tempo di riflettere su ciò che le era successo la sera prima. Tuttavia, durante la giornata, avvertì uno sguardo diverso da parte di uomini e donne, come se qualcosa in lei fosse cambiato.
Al termine di una lunga giornata, l'ultimo appuntamento fu con Martina, la sua segretaria personale, una giovane donna dai capelli castani, sempre impeccabile e attenta. Alessia l’aveva chiamata nel suo ufficio per un aggiornamento su alcune pratiche amministrative, ma la conversazione si spostò su altri argomenti.
"Alessia," cominciò Martina, guardandola con un'espressione curiosa. "Mi scuso se sono indiscreta, ma ti devo dire una cosa." Alessia la guardò, le sopracciglia leggermente inarcate. "Sei diversa," proseguì la segretaria. "Oggi ti vedo... più luminosa, più radiosa, quasi... più donna. È come se ci fosse qualcosa di nuovo, di potente, che ti circonda."
Alessia, sorpresa ma anche incuriosita, si fermò un attimo a riflettere sulle parole di Martina. Non era la prima volta che qualcuno le faceva notare una sensazione simile, ma non riusciva a capire cosa fosse accaduto realmente. "Non credo di essere cambiata," rispose, ma dentro di sé sentiva che c’era qualcosa di diverso. Qualcosa che non riusciva a spiegare.
Martina, con un sorriso appena accennato, proseguì: "Siamo tutte abituate a vederti in quella tua calma perfetta, ma oggi... oggi sembri diversa, come se qualcosa ti stesse accadendo. Sei così... sicura di te. Cos’è successo, Alessia? Hai finalmente incontrato qualcuno che ti fa battere il cuore?"
Le parole della segretaria penetrarono profondamente nella mente di Alessia. Chi le faceva battere il cuore? Non riusciva a rispondere. Non c'era nessuno nella sua vita che le desse quelle emozioni. O forse, si domandò, aveva cambiato semplicemente qualcosa in lei, senza rendersene conto. Alessia sorrise, un sorriso enigmatico che nascondeva più domande di quante ne avesse potuto esprimere. "Non lo so," rispose infine, mentre si alzava dalla sedia, pronta a concludere la giornata. "Forse è solo una fase."
Alessia tornò a casa quella sera con una sensazione di inquietudine, un leggero timore che non riusciva a scrollarsi di dosso. La giornata l’aveva fatta riflettere su ciò che stava accadendo, e non riusciva a smettere di chiedersi cosa sarebbe successo quella sera. Non aveva risposte, ma sentiva che qualcosa stava cambiando, qualcosa che non riusciva a comprendere appieno.
Entrò nel suo appartamento, si preparò per un’altra doccia, questa volta più breve, come per sciacquarsi via la tensione accumulata durante la giornata. Mentre l’acqua scivolava sulla sua pelle, si guardò nello specchio e notò ancora quel brillio azzurro nei suoi occhi, un dettaglio che ormai non riusciva a ignorare. Era un’ombra leggera ma affascinante che accentuava la profondità del suo sguardo.
Dopo la doccia, decise di fare un po’ di esercizio per rilassarsi e mantenersi in forma. Salì sulla cyclette per una mezz’oretta, alternando con una camminata sul tapis roulant. L’attività fisica la distrasse un po', ma la sensazione di inquietudine non la abbandonava.
Poi, si preparò una cena leggera, qualcosa di frugale e salutare, senza troppa enfasi. Tuttavia, decise di aprire una bottiglia di rosé, sentendo il bisogno di qualcosa che la aiutasse a rilassarsi. Il vino, fresco e delicato, scivolò dolcemente giù per la gola, ma non riusciva a sciogliere completamente la tensione che sentiva dentro.
Alla fine, si accomodò sul divano, il bicchiere di vino a portata di mano, il corpo rilassato ma la mente ancora in fermento. Il timore della sera, quel qualcosa di indefinito che la perseguitava, le faceva compagnia mentre si sprofondava nel divano, cercando di tranquillizzarsi. Non sapeva cosa sarebbe successo, ma sapeva che qualcosa stava cambiando in lei, e in qualche modo, ne aveva paura.
Alessia si stese sul divano, cercando di liberare la mente da qualsiasi pensiero, ma la quiete non durò a lungo. Non accadde nulla di straordinario quella sera, come aveva temuto, ma anche desiderato, in qualche modo. La notte scivolò via senza sorprese, senza cambiamenti, senza segnali di qualcosa che non riusciva a comprendere. Il timore che la inquietava se ne andò lentamente, mentre il ritmo della sua serata divenne più tranquillo e ordinario.
Finì il bicchiere di rosé, si alzò, e senza troppa fretta, si preparò per andare a letto. Le sue abitudini non cambiarono. Semplicemente, dopo una lunga giornata, si stese nel letto, i pensieri si placarono e, finalmente, Alessia si addormentò più presto del solito. Non c'era nulla di straordinario, solo il desiderio di riposo che la sopraffece, e in quello si rifugiò.
La sveglia suonò puntuale, interrompendo il silenzio della notte. Alessia, ancora avvolta dalla calma del sonno appena concluso, si stese per un momento, godendosi la sensazione di riposo che aveva finalmente raggiunto. Si tirò su dal letto con movimenti lenti, ancora avvolta in quella sensazione di tranquillità che le dava la notte.
Stirandosi delicatamente, allungò le braccia dietro di sé, facendo entrare una lunga e profonda inspirazione. Fu in quel preciso momento, mentre il respiro riempiva i suoi polmoni, che avvertì il profumo. Era lo stesso, ma più potente, come se fosse stato indirizzato appositamente verso di lei. Il suo corpo reagì immediatamente, come se ogni fibra fosse stata toccata da quella fragranza che penetrò velocemente nel suo cervello. Come due sere prima tuto il suo corpo si tese fino allo spasimo, in tremenda tensione l'impulso volò dal cervello al centro delle sue gambe passando per tutto il suo corpo, intenso come la volta precedente, ma molto più lungo, molto più potente.
BUIO
Quando Alessia riprese conoscenza, il mondo sembrava vago e sfocato. La mente era avvolta da una nebbia sottile, come se fosse stata immersa in un sogno profondo. Sentì una leggera pressione alla testa e un lieve tremore in tutto il corpo. La stanza in cui si trovava sembrava familiare, ma qualcosa non andava. Non era più il suo letto, né la quiete della sua casa. Era l’ufficio. Il suo ufficio.
Si sollevò lentamente dalla sedia, il respiro affannoso. Martina, la sua segretaria, era davanti a lei, il volto preoccupato ma anche un po’ curioso.
"Alessia," disse Martina con voce dolce ma ferma, "se pensi davvero di poter nascondere quello che ti sta succedendo, ti sbagli. È evidente a tutti."
Alessia la guardò confusa, ma cercò di rimanere lucida. "Non capisco a cosa ti riferisci," rispose, la voce ancora un po’ tremante.
Martina non sembrò minimamente convinta. Si avvicinò a lei con un'espressione determinata e, senza dire una parola, la prese per mano e la portò verso il grande specchio che adornava una parete del suo ufficio. Alessia si guardò. Il riflesso che la accolse la fece quasi vacillare.
Era come se un’altra persona fosse davanti a lei.
I suoi occhi grigi erano sempre gli stessi, ma qualcosa di straniante li aveva trasformati. Il bordo azzurro che li circondava era incredibilmente marcato, come se una luce intensa li avesse resi quasi ipnotici. Lì per lì, Alessia non riusciva a riconoscere completamente quella figura.
Il trucco che aveva applicato su di sé era evidente, ma non volgare. Le palpebre erano delicate, sfumate con toni di grigio e azzurro, che mettevano in risalto la profondità dei suoi occhi. Le labbra, rosse come il fuoco, avevano una pienezza inusuale, come se fosse un altro mondo a definirne la forma. Mai le sue labbra erano state così carnose, così provocanti. Era un contrasto netto con la pelle perfetta e opalescente del suo volto.
Ma ciò che la colpì più di tutto fu il resto del suo aspetto. I capelli, sciolti, erano incredibilmente lucidi e lisci, come non li aveva mai avuti. Un’apparente morbidezza li rendeva brillanti, come se fossero stati appena trattati da un parrucchiere di fama internazionale. Non c’era traccia di quella sua solita coda alta, ora cedeva a una lunghezza che scendeva morbida sulle spalle, con ciocche che danzavano delicatamente attorno al suo viso.
Guardò il suo corpo, e subito si accorse di non essere vestita come al solito. Indossava una giacca a doppio petto, elegantissima, ma senza nulla sotto, se non l’intimo. Un reggiseno push-up spingeva il suo seno florido verso l’alto, mettendo in evidenza la pienezza delle sue forme, con una sensualità che mai avrebbe pensato di associare al suo stile professionale. La giacca si apriva appena sopra la vita, lasciando intravedere la pelle morbida e dorata dell'addome.
Poi scese con lo sguardo alla sua minigonna, incredibilmente aderente, che si modellava perfettamente sui suoi fianchi e sulle sue gambe slanciate. Non l'aveva mai indossata prima in ufficio. E infine, i suoi piedi erano adornati con un paio di Louboutin rossi, con il tacco vertiginoso che la faceva sembrare ancora più alta e sicura, ma anche incredibilmente sensuale.
Alessia si sentì improvvisamente debole, come se il corpo le stesse dicendo qualcosa che la mente non riusciva a comprendere. Non era mai stata vestita così, non aveva mai cercato di apparire in quel modo, eppure lì, davanti allo specchio, vedeva una versione di sé che sembrava irriconoscibile. Si sentiva come una sconosciuta, ma allo stesso tempo, un'energia misteriosa le pulsava dentro, come se quella versione di lei fosse ormai un destino che non poteva più ignorare.
"Che... cosa mi sta succedendo?" sussurrò, il cuore che accelerava nel petto.
Martina la guardò negli occhi, senza dire una parola. La risposta sembrava essere già evidente, ma Alessia non la capiva. Non ancora.
Spero che anche l'inizio di questo racconto vi sia piaciuto, come per la scorsa serie prediligo l'approccio mentale e non quello fisico per la descrizione dei miei racconti. Se avete commenti li leggerò volentieri qui o via mail a mogliemonella2024@gmail.com
Il sole stava calando alle spalle della città, tingendo di rame i vetri dei grattacieli che si allungavano verso il cielo. L’ufficio di Alessia era l’ultimo rimasto acceso in quel piano silenzioso, un acquario di cristallo sospeso sopra la frenesia della metropoli. Da lassù, la vista era mozzafiato: piazza Gae Aulenti, il profilo elegante della Torre Unicredit, la vita che scorreva sotto come un flusso che non la toccava più.
Alessia era seduta alla sua scrivania in rovere scuro, linee essenziali, impeccabile ordine. Solo il clic ritmico della tastiera rompeva il silenzio. Concentrata, la fronte leggermente corrugata, gli occhi grigi come acciaio fusi si muovevano rapidi tra il monitor e una pila di documenti stampati. La sua mente era una macchina ben oliata: non c’erano pause, esitazioni, dubbi. In quella stanza, Alessia era il potere.
Indossava un tailleur gessato grigio antracite, taglio sartoriale, perfettamente aderente al suo corpo scolpito. La giacca chiusa disegnava la vita stretta e sottolineava la pienezza del seno, senza mai apparire fuori luogo. Sotto, una camicetta in seta bianca, leggera, con i bottoni finemente madreperlati, invisibili sotto il bavero della giacca. La gonna a tubino le fasciava le cosce toniche e terminava poco sopra il ginocchio. Le gambe, accavallate, erano avvolte in collant velati color carne, e ai piedi portava un paio di décolleté neri lucidi, tacco dodici, senza un graffio.
I capelli biondi erano raccolti in una coda alta, tirata con precisione. Nessuna ciocca fuori posto. Un dettaglio che diceva molto più di mille parole. Il viso perfetto, dai lineamenti quasi irreali, era illuminato dalla luce fredda del monitor, che ne esaltava la serietà assorta. Il rossetto, discreto ma deciso, era una delle poche concessioni alla vanità. Il trucco era leggerissimo, appena accennato sugli occhi, sufficiente per far emergere la profondità dello sguardo.
Era tardi, ma Alessia non sembrava farci caso. Il suo tempo era scandito da obiettivi, non da orologi.
Quando anche l’ultima riga dell’ultima e-mail fu inviata, Alessia si scostò leggermente dallo schienale in pelle della sua sedia. Un rapido controllo visivo alla scrivania: tutto era al suo posto, senza una piega fuori tono, esattamente come doveva essere. Prese l’agenda cartacea — in pelle nera, sobria e lussuosa — e la aprì sulla pagina di oggi. La sua calligrafia era ordinata, netta, ogni voce accompagnata da un segno a lato: spunta piena, tratto secco. Nessuna sbavatura.
09:00 - Meeting con Giancarlo Tosi, Direttore Operativo
Sessantuno anni, portamento ancora energico, voce bassa e ruvida. Sempre impeccabile nei completi sartoriali, si presentava puntuale come un metronomo. Avevano discusso del piano industriale per il prossimo semestre. Lui aveva provato ad accennare qualche proposta di revisione, ma Alessia aveva tagliato corto con garbo, mettendo fine al confronto con una frase tanto elegante quanto definitiva. Come sempre.
10:45 - Colazione di lavoro con Filippo Grandi, CFO
Cinquantadue anni, distinto, sportivo, con l’abbronzatura lieve di chi frequenta campi da golf e weekend sul lago. Si erano visti al bistrot del piano terra. Aveva tentato — come spesso faceva — di portare la conversazione su toni più personali, lasciandosi andare a complimenti velati e sguardi fin troppo insistenti. Alessia li aveva accolti con una neutralità disarmante, tornando subito ai numeri. L’effetto era stato quello di una doccia gelata sotto un sorriso di porcellana.
13:00 - Briefing con Davide Borghi, Junior Analyst
Trentadue anni, impacciato, con la cravatta sempre troppo stretta e lo sguardo perso tra i grafici. Aveva illustrato con entusiasmo l’andamento dei trend digitali, parlando troppo e ascoltando poco. Alessia lo aveva lasciato finire, poi aveva preso il foglio con le sue proiezioni, corretto tre cifre a penna e glielo aveva restituito in silenzio. Il ragazzo aveva annuito mille volte, ringraziato ancora di più e si era ritirato con lo sguardo basso.
15:30 - Riunione con Chiara Dell’Orto, HR Director
Quarantenne elegante, tacco medio, abiti morbidi, sorriso diplomatico. Avevano discusso di una riorganizzazione interna, con l’attenzione sempre rivolta a equilibri politici delicatissimi. Con Chiara, Alessia aveva un rapporto professionale lucido e intransigente: la rispettava per la sua intelligenza calma, ma non l’aveva mai sentita davvero vicina. Non aveva amiche, Alessia. E nemmeno rivali dirette.
Spuntò anche quell’ultima voce, quindi richiuse l’agenda con un gesto lento, quasi cerimoniale. Per oggi era finita.
Ma mentre prendeva il telefono per controllare l'orario — le 19:41 — si rese conto che non aveva ancora pensato a cosa fare di quella sera.
Aveva chiuso tutto. Il Mac in standby, l’agenda nel cassetto, la giacca raddrizzata sulla sedia. Si era già alzata in piedi, pronta a lasciarsi alle spalle un’altra giornata perfettamente governata. Stava pensando a una serata in silenzio: un bagno caldo, un bicchiere di vino bianco, un film francese lasciato a metà qualche sera prima. Il tipo di solitudine che non pesa, ma rasserena.
Poi accadde qualcosa.
Un profumo.
Inizialmente lieve, sfuggente. Quasi come un riflesso, girò appena la testa, inspirando più a fondo, per capire se fosse reale o un’impressione. Ma era reale, sì. Intenso, ma non invadente. Caldo, ma non dolce. Né da uomo, né da donna. O forse entrambi. Non c’erano note note: non era il classico oud maschile, né un fiorito femminile. Era... altro. Aveva qualcosa di cuoio e ambra, ma anche un’eco fredda, metallica. Come se contenesse dentro sé il ricordo di un tocco.
Il cuore le batté un po’ più forte, senza un motivo preciso.
Si voltò appena verso la porta socchiusa, il corridoio buio. Nulla. Nessun rumore di passi, nessuna voce. Era sola.
Eppure...
Chi era passato da lì? Quando? Perché quel profumo era ancora sospeso nell’aria, così nitido? Le sembrava di averlo sentito già, ma non era vero. Non poteva esserlo. Non si dimentica una fragranza come quella. Non se si è Alessia.
Rimase immobile per qualche secondo, con la borsa ancora a tracolla e la chiave dell’ascensore stretta tra le dita. Un fremito sottile le sfiorò la schiena, come se un pensiero le avesse toccato la pelle.
Poi scosse appena la testa e uscì.
Chiuse la porta dietro di sé.
Rientrata nel suo attico, Alessia si sentiva sollevata dal trambusto della giornata. Il portiere non era presente a quell'ora, come di consueto, ma l’ingresso era già preparato per il suo ritorno. Un rapido movimento della mano sul sensore e l’ascensore si aprì, pronto per portarla al piano più alto.
Il viaggio in verticale fu silenzioso, l'unico suono quello del suo respiro regolare, quasi ipnotico. Una volta arrivata, Alessia si tolse le scarpe senza fare rumore e si diresse verso il bagno. Il riflesso dello specchio la accolse come un amico, un viso sempre impeccabile che, per quanto stanco, mostrava la precisione di una vita condotta con rigore.
Sotto la doccia, il calore dell’acqua le sciolse ogni traccia di tensione. Si lasciò andare, immergendosi nel piacere di una doccia lunga, quasi meditativa, senza fretta. Il vapore avvolse la pelle, cancellando ogni ricordo di una giornata intensa. Non pensò a nulla di particolare, solo al piacere semplice di quel momento.
Quando finì, indossò una vestaglia leggera di seta, di un delicato colore champagne, che scivolò con grazia sulla sua pelle ancora umida. Si diresse verso la cucina per preparare una cena leggera e sana: il salmone affumicato, l’avocado e l’insalata erano i suoi piatti preferiti per serate tranquille, accompagnati da un bicchiere di chardonnay che sorseggiò lentamente mentre il silenzio dell’attico la circondava.
Dopo cena, si sistemò sul divano, ancora avvolta nella morbidezza della vestaglia. Il calore del vino la rilassò completamente, e Alessia si trovò a guardare la città dall’alto, i suoi occhi persi nei riflessi delle luci che brillavano sotto la luna.
Il telefono era silenzioso, la casa tranquilla. Nessun rumore, nessuna interruzione. Solo lei, con il suo pensiero che fluttuava lentamente, senza fretta, nella solitudine che amava. Il divano era l'unico compagno che Alessia desiderava in quel momento: comodo, intimo, senza pretese.
Alessia si stese sul divano, allungando le gambe e lasciando che il corpo si distendesse completamente. Come una gatta che si crogiola al sole, si tirò in su, stirandosi lentamente. Ogni muscolo della schiena si rilassò, la tensione accumulata durante la giornata finalmente svanì. Si sentiva incredibilmente leggera, avvolta dalla morbidezza della stoffa della vestaglia che scivolava sulla pelle.
Alessia si stese lentamente sul divano, allungando le gambe con un movimento fluido, come una gatta che si crogiola sotto il sole. Ogni muscolo si distendeva, e il suo corpo sembrava finalmente abbandonarsi al relax, liberandosi della tensione accumulata durante la lunga giornata. Si tirò su per un attimo, stirandosi con grazia, e poi, con un respiro profondo, lasciò che l'aria fresca riempisse i suoi polmoni.
Fu in quel momento che avvertì il profumo. Il respiro che stava prendendo, quello così naturale e rilassante, sembrava attirare l'odore nell'aria. Era lo stesso di prima, ma più intenso, come se si fosse avvicinato a lei in quel preciso istante. Non riusciva a definirlo, né a capire da dove provenisse, ma qualcosa dentro di lei scattò subito. Quella fragranza sembrava attraversare la sua mente, scivolando in profondità nel suo cervello. Un calore improvviso la colpì, come un fulmine scese attraverso il suo corpo, passò dagli occhi che si spalancarono,scese alla bocca che involontariamente si schiuse in un urlo silenzioso, passo dalle spalle a cui procurò dei brividi fortissimi, i suo seni tesi, i cui capezzoli si inturgidirono fino a dolerle per il contatto con la stoffa, passò dal suo ventre contraendo i suoi addominali e facendole assumere una posizione a ponte sul divano e si infilò diritta nel suo utero, percorrendo il canale vaginale, le piccole e le grandi labbra, portandola a provare un contemporaneo orgasmo vaginale/clitorideo, il piacere risalì alla bocca dove emise un urlo prolungato di piacere che spaventò lei stessa dall'intensità, alcune gocce di piacere sgorgarono dal suo sesso iperirrorato spalancato e bagnato, lentamente riuscì a rimettersi sdraiata e poi seduta, il piacere non aveva ancora abbandonato completamente il suo corpo, sena ombra di dubbio era stato l'orgasmo più intenso e allo stesso tempo devastante della sua vita. Nessun uomo le aveva mai fatto toccare tali picchi di piacere, ma non era solo l'intensità, era la profondità, ogni cellula del suo corpo aveva goduto.
Alessia cercò di riprendersi, il respiro ancora affannoso mentre il suo corpo tremava leggermente. Sentiva il cuore battere forte nel petto, e ogni muscolo pareva aver bisogno di un attimo per riacquistare la calma. Nonostante il momento di estremo piacere, c’era anche una sensazione di smarrimento che la prendeva. Cercò di ritrovare la lucidità, e lentamente si sollevò dal divano, ancora traballante.
Con passo incerto, si diresse verso il balcone. Il vento fresco della notte la accolse appena varcata la porta finestra, portando un brivido lungo la sua pelle, che la aiutò a ritrovare il contatto con la realtà. La città di Milano sotto di lei, solitaria e silenziosa, sembrava avvolta in un abbraccio tranquillo. Le luci dei grattacieli e dei palazzi circostanti si riflettevano nelle strade vuote, creando un gioco di luci e ombre che accentuava la bellezza fredda della notte.
Stava cercando di respirare più profondamente, di ritrovare se stessa, ma qualcosa di strano stava accadendo. La sua percezione del mondo sembrava completamente alterata. Ogni suono, ogni movimento dell’aria sembrava amplificato, come se i suoi sensi si fossero improvvisamente acuiti. L'odore della città, il leggero profumo di asfalto bagnato che il vento portava, le arrivava come un’ondata, invadendo le sue narici con una vividezza che non ricordava di aver mai provato. Anche la vista sembrava diversa: le luci dei lampioni, il cielo sopra di lei, ogni piccola riflessione sulle finestre dei palazzi lontani, tutto sembrava così nitido, così vivido, come se fosse entrata in una dimensione nuova. I rumori della città, solitamente ovattati dalla distanza, ora le giungevano distintamente: il ronzio lontano del traffico, il battito della sua stessa respirazione.
Alessia si fermò, il volto rivolto verso il vento che le scompigliava i capelli, sentendo tutto con una nuova intensità. Era come se i confini tra sé stessa e il mondo esterno fossero diventati più sottili. La percezione del tempo sembrava sospesa, come se ogni secondo si stesse dilatando in un universo di sensazioni. Il silenzio della notte, un silenzio che solitamente la rassicurava, ora sembrava riempirsi di una sorta di euforia silenziosa, come se tutto fosse in attesa di qualcosa che Alessia non riusciva a definire.
Chiuse gli occhi per un attimo, lasciando che quella sensazione la invadesse. Eppure, non riusciva a toglierle dalla mente il pensiero di ciò che era successo poco prima. Come se, all'improvviso, tutto ciò che conosceva fosse stato messo in discussione. Cosa era stato quel piacere travolgente che l'aveva sopraffatta? Non riusciva a capire da dove fosse venuto né cosa lo avesse provocato. Non si trattava solo di un’emozione fisica, era come se fosse stata scossa nel profondo, toccando qualcosa dentro di lei che non riusciva a riconoscere.
Si appoggiò al parapetto del balcone, guardando il panorama sotto di lei, ma il suo pensiero tornava sempre a quel momento. "Cosa mi è successo?" si chiese. Non riusciva a darsi una risposta. Di certo, non era stata una reazione normale, qualcosa che non aveva mai provato, nemmeno in tutti i suoi anni di esperienza e di relazioni. "È stata la fragranza?" pensò, ma non riusciva a credere che un semplice odore potesse scatenare tutto ciò. Eppure, l'idea che quel profumo avesse avuto un potere così forte su di lei la turbava, perché non era mai stata una persona influenzabile, soprattutto non da qualcosa di così... effimero.
Alessia chiuse gli occhi, cercando di mettere ordine nei suoi pensieri, ma la confusione persistette. Non riusciva a scrollarsi di dosso quella sensazione di smarrimento, quel senso di vulnerabilità che non le era mai appartenuto. Si era sempre considerata invulnerabile, una donna che sapeva esattamente cosa voleva, che aveva il controllo su ogni aspetto della sua vita. Ma quella sensazione, quel piacere tanto intenso quanto sconosciuto, l'aveva fatta sentire come se qualcosa di profondo e inaspettato l'avesse scossa, come se un velo fosse stato sollevato su una parte di sé stessa che aveva ignorato, o forse rifiutato.
Tornò lentamente all’interno, il vento che si era placato insieme alla sua inquietudine, ma non riusciva a scacciare la domanda che continuava a ronzare nella sua mente. Cosa le era successo?
Alessia, ancora avvolta da quella sensazione di rilassatezza mai provata, si sdraiò nel suo letto, sentendosi stranamente leggera. La mente, solitamente occupata da mille pensieri, sembrava silenziosa, distesa, come se il mondo avesse rallentato il suo ritmo intorno a lei. Si lasciò cullare dal sonno, accogliendo la tranquillità come un balsamo.
Quando la sveglia suonò la mattina successiva, Alessia aprì gli occhi lentamente, sentendo una sottile pesantezza nel corpo, ma senza la solita frenesia che l'aveva sempre caratterizzata. Si stirò nel letto, allungando le braccia sopra la testa con un sospiro soddisfatto, e poi si alzò, accogliendo il nuovo giorno con la solita calma. La casa, come sempre, era silenziosa, il sole che filtrava attraverso le tende illuminava dolcemente la stanza.
Entrò nel bagno con passo tranquillo, il viso ancora rilassato, e accese la doccia, pur avendola già fatta la sera prima sentiva il bisogno di lavarsi dal piacere provato per affrontare nel modo corretto la giornata. L'acqua calda che scorreva sulla sua pelle era un piacere scontato, ma oggi aveva un effetto quasi terapeutico, come se stesse purificando non solo il corpo ma anche la sua mente. Si sciacquò via il sonno, lasciando che l'acqua accarezzasse la sua pelle e la rilassasse ulteriormente. Quando uscì, il vapore della doccia le avvolgeva ancora il corpo mentre si asciugava con cura, come se stesse abbracciando quel momento di calma e di intimità con se stessa.
Indossò un completo classico, come ogni giorno: una camicia bianca impeccabile, una giacca sartoriale nera, pantaloni che segnano la silhouette senza mai risultare troppo stretti. Nulla di diverso dal suo solito stile elegante e formale, ma con una leggera consapevolezza di sé che oggi sembrava più presente che mai. Il suo abbigliamento era una riflessione del suo carattere: perfetto, curato, ma anche sobrio. Alessia non era mai stata una donna che si ostentava, ma la sua presenza, da sola, era sufficiente a catturare l'attenzione di chi la osservava.
Quando si sedette davanti allo specchio per truccarsi, il viso riflesso in superficie sembrava più luminoso del solito. Prese il suo abituale fondotinta, ma quando applicò il correttore sotto gli occhi, notò una lieve sfumatura azzurra intorno alla parte bianca degli occhi. Era una novità. Alessia si fermò, incerta, e si avvicinò ulteriormente allo specchio. I suoi occhi grigi, solitamente chiari e cristallini, sembravano avere un contorno azzurro vivido che non aveva mai visto prima. Una leggera ombra, quasi impercettibile, che però rendeva il suo sguardo più profondo e intenso. Un pensiero fugace le attraversò la mente: non aveva mai notato nulla del genere.
Senza pensarci troppo, decise di accentuare il trucco sugli occhi, applicando una leggera sfumatura di ombretto azzurro che sembrava risaltare in modo naturale. La scelta non era stata premeditata, ma quella nuova tonalità nei suoi occhi sembrava richiedere un’attenzione maggiore, un dettaglio che non poteva trascurare. Il trucco si adattò perfettamente, donando al suo sguardo una nuova luminosità, un tocco di mistero che non aveva mai provato prima.
La giornata passò in un turbinio di impegni e riunioni, e Alessia non ebbe tempo di riflettere su ciò che le era successo la sera prima. Tuttavia, durante la giornata, avvertì uno sguardo diverso da parte di uomini e donne, come se qualcosa in lei fosse cambiato.
Al termine di una lunga giornata, l'ultimo appuntamento fu con Martina, la sua segretaria personale, una giovane donna dai capelli castani, sempre impeccabile e attenta. Alessia l’aveva chiamata nel suo ufficio per un aggiornamento su alcune pratiche amministrative, ma la conversazione si spostò su altri argomenti.
"Alessia," cominciò Martina, guardandola con un'espressione curiosa. "Mi scuso se sono indiscreta, ma ti devo dire una cosa." Alessia la guardò, le sopracciglia leggermente inarcate. "Sei diversa," proseguì la segretaria. "Oggi ti vedo... più luminosa, più radiosa, quasi... più donna. È come se ci fosse qualcosa di nuovo, di potente, che ti circonda."
Alessia, sorpresa ma anche incuriosita, si fermò un attimo a riflettere sulle parole di Martina. Non era la prima volta che qualcuno le faceva notare una sensazione simile, ma non riusciva a capire cosa fosse accaduto realmente. "Non credo di essere cambiata," rispose, ma dentro di sé sentiva che c’era qualcosa di diverso. Qualcosa che non riusciva a spiegare.
Martina, con un sorriso appena accennato, proseguì: "Siamo tutte abituate a vederti in quella tua calma perfetta, ma oggi... oggi sembri diversa, come se qualcosa ti stesse accadendo. Sei così... sicura di te. Cos’è successo, Alessia? Hai finalmente incontrato qualcuno che ti fa battere il cuore?"
Le parole della segretaria penetrarono profondamente nella mente di Alessia. Chi le faceva battere il cuore? Non riusciva a rispondere. Non c'era nessuno nella sua vita che le desse quelle emozioni. O forse, si domandò, aveva cambiato semplicemente qualcosa in lei, senza rendersene conto. Alessia sorrise, un sorriso enigmatico che nascondeva più domande di quante ne avesse potuto esprimere. "Non lo so," rispose infine, mentre si alzava dalla sedia, pronta a concludere la giornata. "Forse è solo una fase."
Alessia tornò a casa quella sera con una sensazione di inquietudine, un leggero timore che non riusciva a scrollarsi di dosso. La giornata l’aveva fatta riflettere su ciò che stava accadendo, e non riusciva a smettere di chiedersi cosa sarebbe successo quella sera. Non aveva risposte, ma sentiva che qualcosa stava cambiando, qualcosa che non riusciva a comprendere appieno.
Entrò nel suo appartamento, si preparò per un’altra doccia, questa volta più breve, come per sciacquarsi via la tensione accumulata durante la giornata. Mentre l’acqua scivolava sulla sua pelle, si guardò nello specchio e notò ancora quel brillio azzurro nei suoi occhi, un dettaglio che ormai non riusciva a ignorare. Era un’ombra leggera ma affascinante che accentuava la profondità del suo sguardo.
Dopo la doccia, decise di fare un po’ di esercizio per rilassarsi e mantenersi in forma. Salì sulla cyclette per una mezz’oretta, alternando con una camminata sul tapis roulant. L’attività fisica la distrasse un po', ma la sensazione di inquietudine non la abbandonava.
Poi, si preparò una cena leggera, qualcosa di frugale e salutare, senza troppa enfasi. Tuttavia, decise di aprire una bottiglia di rosé, sentendo il bisogno di qualcosa che la aiutasse a rilassarsi. Il vino, fresco e delicato, scivolò dolcemente giù per la gola, ma non riusciva a sciogliere completamente la tensione che sentiva dentro.
Alla fine, si accomodò sul divano, il bicchiere di vino a portata di mano, il corpo rilassato ma la mente ancora in fermento. Il timore della sera, quel qualcosa di indefinito che la perseguitava, le faceva compagnia mentre si sprofondava nel divano, cercando di tranquillizzarsi. Non sapeva cosa sarebbe successo, ma sapeva che qualcosa stava cambiando in lei, e in qualche modo, ne aveva paura.
Alessia si stese sul divano, cercando di liberare la mente da qualsiasi pensiero, ma la quiete non durò a lungo. Non accadde nulla di straordinario quella sera, come aveva temuto, ma anche desiderato, in qualche modo. La notte scivolò via senza sorprese, senza cambiamenti, senza segnali di qualcosa che non riusciva a comprendere. Il timore che la inquietava se ne andò lentamente, mentre il ritmo della sua serata divenne più tranquillo e ordinario.
Finì il bicchiere di rosé, si alzò, e senza troppa fretta, si preparò per andare a letto. Le sue abitudini non cambiarono. Semplicemente, dopo una lunga giornata, si stese nel letto, i pensieri si placarono e, finalmente, Alessia si addormentò più presto del solito. Non c'era nulla di straordinario, solo il desiderio di riposo che la sopraffece, e in quello si rifugiò.
La sveglia suonò puntuale, interrompendo il silenzio della notte. Alessia, ancora avvolta dalla calma del sonno appena concluso, si stese per un momento, godendosi la sensazione di riposo che aveva finalmente raggiunto. Si tirò su dal letto con movimenti lenti, ancora avvolta in quella sensazione di tranquillità che le dava la notte.
Stirandosi delicatamente, allungò le braccia dietro di sé, facendo entrare una lunga e profonda inspirazione. Fu in quel preciso momento, mentre il respiro riempiva i suoi polmoni, che avvertì il profumo. Era lo stesso, ma più potente, come se fosse stato indirizzato appositamente verso di lei. Il suo corpo reagì immediatamente, come se ogni fibra fosse stata toccata da quella fragranza che penetrò velocemente nel suo cervello. Come due sere prima tuto il suo corpo si tese fino allo spasimo, in tremenda tensione l'impulso volò dal cervello al centro delle sue gambe passando per tutto il suo corpo, intenso come la volta precedente, ma molto più lungo, molto più potente.
BUIO
Quando Alessia riprese conoscenza, il mondo sembrava vago e sfocato. La mente era avvolta da una nebbia sottile, come se fosse stata immersa in un sogno profondo. Sentì una leggera pressione alla testa e un lieve tremore in tutto il corpo. La stanza in cui si trovava sembrava familiare, ma qualcosa non andava. Non era più il suo letto, né la quiete della sua casa. Era l’ufficio. Il suo ufficio.
Si sollevò lentamente dalla sedia, il respiro affannoso. Martina, la sua segretaria, era davanti a lei, il volto preoccupato ma anche un po’ curioso.
"Alessia," disse Martina con voce dolce ma ferma, "se pensi davvero di poter nascondere quello che ti sta succedendo, ti sbagli. È evidente a tutti."
Alessia la guardò confusa, ma cercò di rimanere lucida. "Non capisco a cosa ti riferisci," rispose, la voce ancora un po’ tremante.
Martina non sembrò minimamente convinta. Si avvicinò a lei con un'espressione determinata e, senza dire una parola, la prese per mano e la portò verso il grande specchio che adornava una parete del suo ufficio. Alessia si guardò. Il riflesso che la accolse la fece quasi vacillare.
Era come se un’altra persona fosse davanti a lei.
I suoi occhi grigi erano sempre gli stessi, ma qualcosa di straniante li aveva trasformati. Il bordo azzurro che li circondava era incredibilmente marcato, come se una luce intensa li avesse resi quasi ipnotici. Lì per lì, Alessia non riusciva a riconoscere completamente quella figura.
Il trucco che aveva applicato su di sé era evidente, ma non volgare. Le palpebre erano delicate, sfumate con toni di grigio e azzurro, che mettevano in risalto la profondità dei suoi occhi. Le labbra, rosse come il fuoco, avevano una pienezza inusuale, come se fosse un altro mondo a definirne la forma. Mai le sue labbra erano state così carnose, così provocanti. Era un contrasto netto con la pelle perfetta e opalescente del suo volto.
Ma ciò che la colpì più di tutto fu il resto del suo aspetto. I capelli, sciolti, erano incredibilmente lucidi e lisci, come non li aveva mai avuti. Un’apparente morbidezza li rendeva brillanti, come se fossero stati appena trattati da un parrucchiere di fama internazionale. Non c’era traccia di quella sua solita coda alta, ora cedeva a una lunghezza che scendeva morbida sulle spalle, con ciocche che danzavano delicatamente attorno al suo viso.
Guardò il suo corpo, e subito si accorse di non essere vestita come al solito. Indossava una giacca a doppio petto, elegantissima, ma senza nulla sotto, se non l’intimo. Un reggiseno push-up spingeva il suo seno florido verso l’alto, mettendo in evidenza la pienezza delle sue forme, con una sensualità che mai avrebbe pensato di associare al suo stile professionale. La giacca si apriva appena sopra la vita, lasciando intravedere la pelle morbida e dorata dell'addome.
Poi scese con lo sguardo alla sua minigonna, incredibilmente aderente, che si modellava perfettamente sui suoi fianchi e sulle sue gambe slanciate. Non l'aveva mai indossata prima in ufficio. E infine, i suoi piedi erano adornati con un paio di Louboutin rossi, con il tacco vertiginoso che la faceva sembrare ancora più alta e sicura, ma anche incredibilmente sensuale.
Alessia si sentì improvvisamente debole, come se il corpo le stesse dicendo qualcosa che la mente non riusciva a comprendere. Non era mai stata vestita così, non aveva mai cercato di apparire in quel modo, eppure lì, davanti allo specchio, vedeva una versione di sé che sembrava irriconoscibile. Si sentiva come una sconosciuta, ma allo stesso tempo, un'energia misteriosa le pulsava dentro, come se quella versione di lei fosse ormai un destino che non poteva più ignorare.
"Che... cosa mi sta succedendo?" sussurrò, il cuore che accelerava nel petto.
Martina la guardò negli occhi, senza dire una parola. La risposta sembrava essere già evidente, ma Alessia non la capiva. Non ancora.
Spero che anche l'inizio di questo racconto vi sia piaciuto, come per la scorsa serie prediligo l'approccio mentale e non quello fisico per la descrizione dei miei racconti. Se avete commenti li leggerò volentieri qui o via mail a mogliemonella2024@gmail.com
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