Claudia

di
genere
tradimenti

Non so nemmeno più perché continuo a venire qui.
Quattro sere alla settimana, stessi esercizi, stesse facce, stessi silenzi.
È diventata un'abitudine, come lavare i piatti o rifare il letto. Un modo come un altro per riempire le ore.
Ma almeno, qui, posso illudermi che il tempo non stia ancora vincendo del tutto.
Il mio corpo, almeno lui, resiste.

Stringo i manubri, sento i muscoli delle braccia tirare, il fiato diventare più corto.
Nello specchio di fronte, tra mille riflessi, vedo solo una donna qualunque: capelli raccolti in una coda disordinata, maglietta larga, leggings neri.
Invisibile.

Alzo lo sguardo.
È allora che lo vedo.
È nuovo. O forse sono io che non l’ho mai notato.
Giovane. Alto. Spalle larghe e forti, non eccessive. Un viso scolpito, quasi rude, e quegli occhi... quegli occhi che sembrano guardare oltre tutto e tutti.
Non guarda me. Non ancora.

Ma in un attimo, senza sapere come, qualcosa dentro di me si risveglia.
Un fremito sottile, come una scossa che parte da dentro.
E capisco che, forse, stanotte non dormirò così tranquilla.

A casa è tutto come sempre.
Il marito steso sul divano, gli occhi incollati allo schermo, un cenno appena quando apro la porta.
I ragazzi nelle loro stanze, chiusi nel loro mondo fatto di cuffie e cellulari.
La mia assenza o la mia presenza sembrano la stessa cosa.
Invisibile. Ancora.

Getto la borsa della palestra su una sedia, raccolgo una tuta pulita e mi chiudo in bagno.
Sospiro piano mentre faccio scorrere l’acqua, aspettando che diventi abbastanza calda.
Solo allora mi spoglio, lentamente, avvertendo il leggero dolore dei muscoli tesi, la pelle ancora calda dello sforzo.

Sotto il getto della doccia, chiudo gli occhi.
L’acqua mi avvolge, mi scivola addosso, segue i profili che ancora resistono al tempo, alle gravità, ai pensieri.
Mi massaggio le spalle, i fianchi, i seni turgidi, come faccio ogni sera.
Un gesto meccanico.
Un’abitudine.

Eppure, stanotte, qualcosa è diverso.
Una scintilla sottile attraversa il mio ventre mentre la mia mano sfiora l'inguine.
Un’immagine mi attraversa, improvvisa, senza permesso.
Uno sguardo. Forte. Indifferente. Giovane.

Lui.

Schiudo leggermente le labbra, sorpresa da me stessa.
Non volevo pensarci.
Non volevo desiderarlo.
Ma è come se il suo volto, il suo corpo, fossero rimasti impressi sotto la mia pelle.

Lo vedo, in piedi davanti a me. I capelli bagnati, le gocce che scorrono sulle spalle larghe, il sorriso accennato e sicuro.
E per la prima volta dopo tanto, troppo tempo... il mio corpo risponde.
Sento il calore che nasce, lento, tra le cosce.
Sento il bisogno.

Stringo le gambe, il respiro si fa più corto.
La mia mano si ferma appena più a lungo là dove pulsa il desiderio.
Chiudo gli occhi.
Mi abbandono.

Il giorno dopo, quasi senza rendermene conto, mi ritrovo di nuovo lì.
Stesso orario, stessa fatica.
O almeno così dovrebbe essere.

In realtà non riesco a concentrarmi su nulla.
Sento il battito accelerare per motivi che non hanno nulla a che vedere con il tapis roulant o gli squat.

Eccolo.
È lì.
Come la sera prima.

Indossa una canotta grigia aderente e dei pantaloncini neri, leggeri, che seguono il movimento dei suoi muscoli come un guanto.
Mi sforzo di sembrare distratta, di far finta di non guardarlo, mentre in realtà ogni mio sguardo è catturato da lui.

È giovane, sì.
Ma non ha nulla dell’arroganza vuota dei ragazzi che si specchiano continuamente.
È concentrato.
Silenzioso.
Ogni gesto, ogni movimento parla di forza, di controllo.

Le spalle larghe, il petto definito ma non eccessivo, il ventre piatto con appena l'accenno di una linea che scende verso i fianchi.
La pelle, leggermente dorata, lucida di sudore, come se emanasse calore.
E le gambe... forti, nervose, tese sotto la stoffa leggera dei pantaloncini.

È allora che il mio sguardo si abbassa.
Quasi senza volerlo.
Quasi senza osare.

Un rigonfiamento deciso rompe la linea piatta del tessuto.
Una massa viva, densa, appena trattenuta da quell'esile barriera.
La gola mi si stringe.
Sento il sangue pulsare nelle tempie, tra le gambe.
Un calore umido che sale, impudente, inarrestabile.

Distolgo lo sguardo di scatto, il viso in fiamme, come se qualcuno avesse potuto leggermi dentro.
Cerco di distrarmi, di scacciare le immagini che mi invadono, ma ormai è inutile.

A casa, di nuovo

Torno a casa in silenzio, senza quasi ascoltare le parole vuote che mi rivolge mio marito.
Salgo in bagno.
Chiudo la porta.
Mi spoglio lentamente, come se ogni gesto fosse una confessione.

L'acqua calda cade sulla pelle, ma stavolta non cerco di lavarmi via nulla.
Non voglio dimenticare.
Non voglio reprimere.

Chiudo gli occhi.
Le mani scivolano dolcemente lungo il mio corpo, senza più innocenza.
Sento il desiderio liquido, profondo, svegliarsi dentro di me, riempirmi come un fiume sommerso da troppo tempo.

Le immagini scorrono rapide nella mia mente: il suo sorriso accennato, la curva arrogante sotto i pantaloncini, la promessa di qualcosa che mi farebbe tremare le gambe e gemere senza vergogna.
Le dita si muovono più lente, più sicure.
Un gemito sommesso sfugge dalle labbra, perso nel vapore.

Vengo piano, in silenzio, mordendomi il labbro, tremando sotto l'acqua come una donna che finalmente si riscopre viva.

Davanti allo specchio - descrizione dettagliata di Claudia

Mi guardo.
Non di sfuggita, non con l’indifferenza stanca che ormai accompagna ogni gesto quotidiano.
Mi guardo davvero.

Sono lì, ancora umida di piacere, l'asciugamano che scivola piano lungo i fianchi.
E per la prima volta da tanto tempo vedo la donna che sono.

Alta, un metro e sessantanove di pelle ancora tesa, muscoli vivi sotto la superficie.
Il lavoro costante in palestra ha scolpito il mio corpo, mi ha donato gambe snelle e forti, con polpacci scolpiti e cosce che raccontano di corse, affondi, chilometri di fatica.
Il sedere — il mio piccolo orgoglio — è sodo, alto, perfettamente disegnato a mandolino, quasi una sfida aperta alla gravità e al tempo.

Il seno — una terza piena, rotonda — si solleva con il respiro ancora accelerato.
La pelle è morbida, compatta, punteggiata qua e là da minuscole gocce d’acqua che scivolano come dita invisibili.

Risalgo con lo sguardo verso il volto.
Occhi verdi, vivi, profondi, bordati da ciglia lunghe, intensificate da sopracciglia ben disegnate, arcuate con cura.
La bocca a cuore, piena, ancora arrossata, ha una curva naturale che invita al peccato.
Il naso dritto, deciso, dona equilibrio al viso dai tratti dolci ma non banali.
I capelli castano chiaro, lisci e lucenti, si adagiano sulle spalle, tagliati netti, incorniciando il viso con una semplicità raffinata.

Mi accarezzo distrattamente il fianco, lasciando che le dita seguano le linee sottili del mio ventre.
Non sono perfetta.
Non sono giovane.
Ma... sono bella.
E stasera me ne rendo conto più che mai.

La terza volta è diversa.
Non è più una casualità.
So già cosa voglio, lo sento dentro.
E questa volta non posso ignorarlo.

Scelgo l'outfit con cura.
Voglio che mi noti.
Voglio che non possa fare a meno di guardarmi.
Ma, al tempo stesso, voglio che non si accorga subito di quanto sto facendo.

Mi guardo davanti allo specchio, il corpo teso, il cuore che batte più forte.
Oggi indosso una canotta nera, aderente, che lascia intravedere ogni dettaglio del mio seno, il reggiseno che non posso non sentire, la pressione dolce e costante.
I pantaloni da ginnastica, a vita alta, modellano le mie gambe perfette, scolpite dai giorni di allenamento.
E sotto, indosso le scarpe da ginnastica con la suola che fa risaltare il mio camminare.

I miei capelli castani sono raccolti in una coda bassa, ma qualche ciocca sfiora la parte posteriore del collo, in modo che ogni tanto scivoli dolcemente sulla pelle.
Ma è il mio sguardo che cambia: oggi non sono più solo un volto tra tanti.
Sono un invito.
Un'esca.

Quando arrivo in palestra, lui è lì.
Lo vedo all’ingresso, intento a regolare la posizione di una macchina per gli addominali.
Il corpo è perfetto.
Perfetto nel suo essere naturale, potente senza ostentazione.
Eppure il mio sguardo non riesce più a staccarsi da lui.

Inizio con il riscaldamento, ma la mente è già altrove, su di lui.
Ogni mio movimento è studiato, pensato, quasi calcolato per farsi notare.
Quando passo vicino a lui, il mio corpo si fa più morbido, più sinuoso.
Sento il suo sguardo che mi segue, ma lui non osa guardarmi direttamente.
Non ancora.

Ogni mio passo è scandito, quasi come una danza che solo io posso sentire.
Mi avvicino al tapis roulant e, quando mi metto a correre, mi assicuro di essere proprio di fronte a lui.
Lui non può fare a meno di guardarmi ora.
Lo sento.
Lo sento sulla pelle.

Le gambe si muovono veloci, ma i miei occhi sono fissati sui suoi.
La tensione tra noi cresce, ed è palpabile, come se l’aria tra di noi fosse carica di elettricità.

E poi, non posso fare a meno di notarlo:
un movimento involontario, ma così evidente.
Lì, sotto i pantaloncini, un rigonfiamento che non si può ignorare.
Non riesco a trattenere un sorriso appena accennato, un sorriso che nessuno potrebbe interpretare, ma che io so benissimo cosa significa.

Mi fermo dal tapis roulant, cercando di sembrare casuale, ma dentro sono un vulcano che sta per esplodere.

Il sudore scorre sulla mia pelle, ma non sono ancora pronta a lasciare la palestra.
La prima cosa che faccio è dirigermi verso la zona docce. Mi piace questo momento, l’acqua che scivola sul corpo stanco, ma anche il pensiero che posso prendermi il mio spazio e fare qualcosa di diverso oggi.

Lascio cadere i miei vestiti da allenamento, il corpo nudo sotto il getto d’acqua che mi avvolge. Ogni goccia è un sollievo, ma anche un preambolo a ciò che sto per fare.
La doccia mi rilassa, ma mi prepara. Sento il corpo che si risveglia, le gambe e il seno che riprendono energia. È il momento di mettermi in gioco.

Esco dalla doccia e, mentre l’acqua scivola via dal corpo, mi asciugo lentamente, con movimenti calmi ma misurati. Voglio che lui mi noti. Ogni gesto è pensato, studiato.
Mi fermo davanti allo specchio, guardandomi con attenzione.
Oggi è il mio giorno.
Il trucco lo applico con precisione: eyeliner perfetto, rossetto rosso fuoco che mi rende ancora più sensuale. Le labbra sono carnose, invitanti, pronte per essere notate.
Poi scelgo un dolcevita nero, leggermente trasparente, sotto il quale non metto il reggiseno. La stoffa accarezza il mio seno, ma non lo nasconde. I leggings neri effetto pelle aderiscono perfettamente alle gambe sode, mostrando ogni curva.
Alto, il tacco che slancia la figura. Mi guardo una volta di più, soddisfatta. Il gioco è iniziato.

Mi dirigo verso la sala pesi, con passo deciso, le punte dei tacchi che risuonano nel silenzio della palestra.
Lui è lì. Lo vedo subito, impegnato con un esercizio. I suoi occhi si alzano, e per un istante si fermano su di me.
Non ci sono dubbi: mi ha notata.

Il nostro sguardo si incrocia per un attimo, breve, ma intenso. È tutto.
Il mio corpo non può fare a meno di avvertire la scintilla di quel contatto.


Di nuovo in palestra

Il suono della musica in sottofondo alla palestra sembra più lontano mentre mi avvicino alla zona pesi. Sono in attesa di una reazione, ma non so cosa aspettarmi. Eccolo, Andrea, il ragazzo che mi ha fatto girare la testa più volte in palestra. Non lo guardo più con indifferenza, ma mi rendo conto che forse è più di un semplice corpo giovane e ben allenato.

Mi avvicino con un po' di titubanza, ma lui si accorge subito di me e alza lo sguardo. Non è un sorriso da bravo ragazzo, ma un sorriso sicuro, quasi furbo. "Ciao, Claudia", dice con un tono che mi sembra un po' più personale del solito.

"Hey, Andrea", rispondo, cercando di mantenere una certa compostezza, ma sento che la tensione sale.

"Guarda," continua, con una disinvoltura che mi mette subito un po' a disagio, "c'è una cena la settimana prossima per gli iscritti alla palestra. Mi chiedevo se ti andrebbe di venire con me."

Le parole suonano come una proposta senza grandi implicazioni. Il suo tono è quello di chi cerca solo compagnia, senza grandi aspettative. Un brivido mi percorre la schiena, ma non so se è eccitazione o preoccupazione. "Andrea, non so... c'è una grande differenza di età tra di noi", rispondo, cercando di mettere in evidenza l'ostacolo più evidente.

Lui mi guarda con uno sguardo che mi sembra quasi divertito, come se la mia esitazione fosse prevedibile. "Non è un problema per me. Anzi, le donne mature sono molto più interessanti. Più esperte, più divertenti, e soprattutto senza tutte quelle cose da ragazzi. Non cerco una storia, solo un po' di compagnia."

Le sue parole sono dirette, senza giri di parole. Non sta cercando di farmi innamorare di lui, e questo, in un certo senso, mi mette ancora più a disagio, ma anche più incuriosita. "Non devi preoccuparti," aggiunge con un sorriso che non è affettuoso, ma un po' sornione. "E poi, chi se ne frega dell’età?"

Mi sento confusa. Voglio dirgli di no, ma c'è qualcosa che mi attira in lui, forse proprio per la sua mancanza di pretese. "Va bene," rispondo alla fine, più per curiosità che per altro. "Andiamo."

"Perfetto," dice lui, prendendo il suo telefono con una certa nonchalance. "Allora scambiamoci i numeri così organizziamo tutto."

Ci scambiamo i numeri di cellulare, e mentre lo guardo digitare il mio numero, capisco che Andrea non è il tipo che si fa scrupoli. Il suo interesse è esclusivamente fisico, ma la cosa mi incuriosisce ancora di più.


La Preparazione

Sono nel mio bagno, la luce soffusa mi accarezza mentre mi guardo allo specchio, l’aria di casa è calma, ma dentro di me sento crescere una tensione sottile. Mi avvicino al lavandino, prendendo il mio kit di trucco con mano decisa. Ho già deciso: questa sera non voglio passare inosservata. La cena con Andrea è una sfida, ma anche una tentazione che non posso ignorare.

Inizio con l'eyeliner, tracciando una linea decisa che parte dall'angolo interno dell'occhio e si alza verso l'esterno, per un effetto allungato che rende il mio sguardo più intenso. Poi passo all'ombretto, una tonalità scura che applico delicatamente sulla palpebra mobile, sfumando verso l’esterno per accentuare l’angolo degli occhi. Il mio sguardo ora è profondo, seducente, capace di incatenare chiunque mi guardi.

Un accenno di blush sulle guance e il rossetto rosso fuoco che tanto adoro. Lo stendo con cura, accentuando il contorno delle labbra con una matita più scura, per renderle più piene e invitanti. Mi fermo un momento, guardandomi allo specchio: la donna che vedo riflessa è diversa, più decisa, più sensuale. Ma è solo l'inizio.

Passo al resto. Tolgo il mio abbigliamento sportivo con movimenti lenti, per godermi la sensazione di libertà mentre mi vesto. Indosso il mio tanga nero in seta, aderente, che lascia poco all'immaginazione. Poi, il push-up coordinato, che solleva e definisce il mio seno, conferendogli una forma più piena, perfetta per il miniabito che ho scelto.

Indosso le autoreggenti nere, con la loro sensazione di tessuto che si adagia sulla pelle, creando una linea morbida e sinuosa. Il tocco finale sono i tacchi alti, che slanciano ulteriormente le gambe e accentuano ogni passo. Mi guardo di nuovo allo specchio: il riflesso che vedo è quello di una donna sicura di sé, consapevole del suo fascino.

Un fremito di incertezza attraversa il mio corpo, ma lo allontano. Mi sento potente, seducente, pronta a scoprire cosa succederà stasera.

Poi, prima di uscire, guardo il mio telefono: il messaggio di Andrea è ancora lì, come una promessa di qualcosa che potrebbe cambiare. Ma anche di qualcosa che potrebbe restare solo un gioco, una fantasia. Scivolo una mano sui capelli, li sistemo una volta di più, e lascio il bagno.

Mio marito non si è nemmeno accorto che sono pronta. Non mi guarda più come una volta, non si ferma più a guardarmi con desiderio. La sua distrazione, però, è il mio lasciapassare.

La macchina scivola silenziosa lungo la strada, la musica bassa in sottofondo, ma la mia mente è tutta concentrata su quello che sta per accadere. Ogni curva mi avvicina a un'esperienza che non posso prevedere, ma che sono pronta ad affrontare. L'idea di Andrea, di quella cena e soprattutto di come mi guarderà, mi eccita più di quanto ammetta a me stessa. In fondo, sono stanca di essere solo la madre, la moglie. Questa sera voglio essere solo io. Voglio godermi ogni istante, senza pensare a nulla se non al piacere che mi aspetta.

Arrivata al parcheggio della palestra, faccio un respiro profondo e mi fermo un attimo. Il cuore batte più forte del solito, ma non posso più tirarmi indietro. Esco dalla macchina con sicurezza, il rumore dei tacchi che battono sull’asfalto mi accompagna. Il miniabito scivola sul mio corpo in modo sensuale, le autoreggenti ben tese sui miei fianchi, il mio passo è deciso, ma non posso fare a meno di sentire l'attenzione degli sguardi che seguono il mio cammino. Ogni movimento è un richiamo, ogni curva un gioco irresistibile.

Quando entro, la sala è già piena di persone, ma è Andrea che spicca subito. Lo vedo in fondo, al banco del bar, e il suo sguardo è diretto verso di me. C'è una scintilla nei suoi occhi, una promessa di qualcosa che è già nell'aria.

Mi avvicino, il mio cuore sembra accelerare ad ogni passo. Quando arrivo vicino a lui, Andrea non perde tempo: con un sorriso che mi fa sentire subito al centro dell'attenzione, mi saluta con due baci sulle guance, ma così vicini alle labbra che riesco quasi a percepire il suo respiro. La sua mano, audace, cinge la mia vita e scivola rapidamente sopra i miei glutei, fermandosi un istante, come se volesse tenermi più vicina. Il suo abbraccio si prolunga, avvolgendomi più strettamente, e in quel momento posso percepire ogni muscolo del suo corpo contro il mio. La sua fisicità è imponente, il calore che trasmette attraverso il suo abbraccio mi fa sentire piccola, ma desiderata, come se fosse l'unica cosa che conta in quel momento.

“Sei splendida,” mi sussurra all'orecchio, la sua voce calda che vibra dentro di me. “Molto sexy.”

Il suo respiro vicino al mio collo, la sua mano che resta sulla mia schiena, a sfiorare appena la parte più sensibile… il mio corpo reagisce come una fiamma che brucia sotto la sua presa. Il tocco di Andrea è tanto naturale quanto intimo, e l’intensità del suo abbraccio mi fa battere il cuore. Non so come finirà questa sera, ma sono pronta a vivere ogni istante di questa attesa.

La cena è un susseguirsi di piatti e bicchieri di vino, ma le parole di Andrea, e i suoi gesti, sono l’unica cosa che riesco a notare. Ogni volta che alza il bicchiere, Andrea trova il modo di sfiorarmi la mano o la schiena. Il suo tocco è lieve, ma intenzionale, e non posso fare a meno di sentire il calore che lascia sulla mia pelle.

Quando il cameriere versa ancora vino nel mio bicchiere, Andrea si avvicina un po' di più, e con una mano che si posa sulla parte posteriore della sedia, accorcia la distanza tra noi. Il suo sguardo è fisso sul mio, e un sorriso malizioso gioca sulle sue labbra. Mi accorgo che sono più consapevole di lui di quanto vorrei ammettere. Ogni movimento, ogni suo gesto sembra studiato per accendere qualcosa dentro di me. La sua pazienza sembra non avere limiti, ma io so che sotto quella calma apparente c’è una voglia di possedermi che non riuscirà a nascondere a lungo.

"Claudia, il tuo sguardo... è magnetico," mi sussurra all'orecchio mentre il cameriere si allontana. Il suo respiro caldo mi accarezza la pelle e ogni parola mi arriva come un sussurro nel buio di una stanza che sembra diventare sempre più intima.

“Mi piace come ti muovi, mi piace come sei…” la sua mano, ora più audace, scivola lentamente lungo il braccio, fino a fermarsi sul bordo del mio vestito. Non c'è nulla di casuale in quel tocco, e il mio corpo reagisce istintivamente. Inizialmente cerco di trattenere quella fiamma che sembra crescere, faccio un sorriso un po' imbarazzato e distolgo lo sguardo. La verità è che mi sento viva come non mi succede da tempo.

Andrea nota la mia ritrosia e ne approfitta. "Non essere timida," mi sussurra, e la sua voce ha un tono che non lascia spazio a fraintendimenti. “So che ti piaccio, posso vederlo nei tuoi occhi.” La sua mano si sposta di nuovo, più su, e questa volta si ferma proprio sotto il mio seno, sulla parte superiore della coscia. Non riesco a muovermi, non posso. Il suo tocco è più deciso ora, il suo corpo è vicino al mio, e l’odore del suo profumo mi avvolge come una nebbia densa.

C’è un conflitto dentro di me. Da una parte cerco di mantenermi sotto controllo, di non farmi troppo coinvolgere, ma dall'altra, ogni parola di Andrea mi scuote, ogni sua carezza mi fa sentire desiderata in un modo che non ricordavo. Quando mi scosta una ciocca di capelli dall’orecchio e mi sussurra qualcosa di malizioso, sento una scarica di eccitazione che mi percorre la schiena. Non posso più fare la ritrosa.

Un sorriso quasi impercettibile si forma sulle mie labbra. Con un movimento lento, mi giro verso di lui, i nostri volti così vicini che posso percepire il suo respiro, pesante, e la sua mano che continua a giocare lungo il mio corpo. “Non pensi che stiamo esagerando un po'?” sussurro, ma la mia voce non ha la fermezza che vorrei. La verità è che non voglio fermarmi.

“Stai cercando di fuggire da me?” mi chiede Andrea, il suo tono più provocatorio ora. “Perché credo che tu non possa resistermi.”

Andrea continua a versare il vino nel mio bicchiere, e ogni sorso che prendo sembra avvicinarmi sempre di più a una decisione che so non riuscirò più a rimandare. Le sue mani sono sempre più audaci, e non mi sfuggono i piccoli tocchi che mi manda, sempre più insistenti. Adesso è la sua mano sulla mia gamba. È calda e decisa, ma delicata allo stesso tempo. La sensazione di quella pelle che sfiora la mia mi manda subito un brivido lungo la schiena, ma non lo fermo.

Sento la sua mano salire lentamente, sfiorando l'orlo delle mie autoreggenti. Un brivido mi percorre, e mentre lui si avvicina, mi accorgo che la sua mano non si ferma al limite del tessuto, ma oltrepassa l'orlo. Andrea sta toccando la mia pelle vellutata, e la sensazione di calore mi fa venire voglia di lasciarmi andare. C’è qualcosa di irresistibile nei suoi tocchi, un qualcosa che mi fa sentire viva in un modo che non provavo da tempo.

Ma poi, non so come, una parte di me prende il sopravvento. Non sono più solo Claudia la donna che sta vivendo il momento, ma anche Claudia la moglie, la madre, quella che non vuole cedere completamente, almeno non qui, in pubblico. Mi fermo. La mano di Andrea è ancora sulla mia gamba, ma ora è immobile, come se sentisse il mio cambiamento.

“Non qui,” gli sussurro piano, ma con una fermezza che non lascia spazio a dubbi. Il mio cuore batte forte nel petto, e il respiro mi è più difficile del solito. Voglio che lui capisca che non c'è nessuna reticenza nei miei gesti, solo una necessità di andare oltre questo momento. Voglio vivere il desiderio, ma non in questo contesto, non sotto gli occhi di altri.

Andrea mi guarda con quel sorriso complice che mi fa sentire sia una sfida che una conquista. “Come vuoi, Claudia,” risponde, ma non si scompone. La sua mano si ritira, ma il suo sguardo è un fuoco che mi continua a bruciare. “Solo che ora so che sei pronta.”

Mi alzo dal tavolo con un sorriso che cerco di mantenere sotto controllo, ma il cuore mi batte forte nel petto. Gli lancio uno sguardo, quasi impercettibile, e sussurro qualcosa all'orecchio di Andrea. "Tra due minuti," gli dico, con un accenno di malizia che non riesco a nascondere. Non pronuncia una parola, ma il suo sorriso di risposta mi fa capire che ha capito perfettamente.

Sono consapevole che il tempo sembra dilatarsi all'improvviso. Ogni secondo mi sembra più lungo del precedente, come se il destino stesso stesse aspettando qualcosa. Sento il mio respiro diventare più profondo, ma cerco di mantenere la calma. Quello che sta per succedere è qualcosa che non avevo pianificato, ma che, in fondo, desideravo da tempo.

Mi alzo e mi dirigo verso il bagno. Il mio corpo si muove con un ritmo che ormai è quasi naturale, e nonostante cerchi di sembrare tranquilla, dentro di me sento un brivido di eccitazione. Quando arrivo davanti allo specchio, mi guardo per un attimo, quasi per cercare una conferma. La mia pelle è calda, il respiro è più affannoso, ma mi sento incredibilmente viva. Mi passo una mano tra i capelli, mi assicuro che il mio aspetto sia perfetto, ma so che non è solo il mio aspetto che conta ora. È qualcosa che va oltre, un’energia che mi attraversa e mi rende diversa.

Poco dopo sento la porta aprirsi, e lui entra. Il suo passo è deciso, il suo sguardo fisso su di me, come se non ci fosse nessun altro al mondo. Mi avvicino lentamente, ma ogni centimetro che ci separa sembra una distanza infinita. Quando finalmente ci guardiamo negli occhi, il mondo intorno a noi scompare. Non c’è più nessun altro, solo noi due, in questo piccolo angolo di tempo.

Poi, senza più alcun indugio, ci avviciniamo. Il bacio arriva come una promessa silenziosa, ma in realtà è tutto ciò che avevo immaginato e anche di più. La sua bocca sulla mia è come un fuoco che mi incendia. Il mio cuore batte più forte, il respiro si fa più rapido, e so che da questo momento in poi niente sarà più come prima.

Certo che bacia bene Andrea, la sua lingua sta guizzando nella mia bocca con una voracità unica, mi solletica le labbra e mi fa sentire desiderata. Le mani sono dappertutto, ora mi sta alzando il vestito, mi infila una mano nel tanga, oddio mi sto sciogliendo, sono già bagnata, mi sta infilando un dito dentro, mentre mi sfiora la clitoride con il pollice. Non riesco a respirare se non si stacca.

Da fuori l'immagine è di un erotismo perverso Andrea le sta addosso una mano infilata sotto di lei passando da dietro la sta masturbando mentre con tutto il peso le si appoggia addosso e le loro bocche sembrano fuse in una lotta di lingue intensissima.

Mio dio mi sembra un polipo, una mano sotto e una a toccarmi il seno, in più sento sul ventre la sua eccitazione spingere, è duro come il marmo, e non smette di baciarmi,e io sono oramai al punto di non ritorno, non credo di riuscire a fermarmi.

Andrea la gira con il petto verso il muro, non chiede, prende. Le allarga le gambe e dopo aver tirato fuori fai pantaloni il suo membro eretto lo spinge dentro alla tana di Claudia fino in fondo.

Ecco ci siamo, da quanto non venivo desiderata così? Da quanto un uomo non mi bramava in questo modo. Oh si eccolo che entra, sembra non finire mai, lo sento sbattere sul collo dell'utero, è talmente largo che mi sembra di essere sverginata una seconda volta, ma quanto è bello..... mi sta aprendo, allungando, non ragiono più,

"Si Andrea continua spingi, fottimi, fammi godere"

Andrea accelerò il ritmo fino al parossismo, i colpi sempre più forti sollevavano Claudia dal pavimento, il suo corpo venne percorso da un fremito e la sua bocca emise un lunghissimo mugolio di piacere, Claudia stava godendo.

Non ho mai goduto così tanto, mi sta usando come un guanto di carne per il suo splendido cazzo, mi sta facendo perdere la cognizione dello spazio e del tempo. Eccone un'altro che arriva, le gambe nn mi tengono più sono completamente impalata su questo obelisco di carne dura e pulsante. Un altro ancora, continuo a godere, e lui non accenna a rallentare, Che toro che ho trovato questa sera.

Andrea non mollava un colpo continuava a fotterla come se non ci fosse un domani, aveva visto giusto a volerci provare con quella donna, non era né la più giovane né la più figa, ma di sicuro era porca e dimenticata dal mondo come serviva a lui per farne la sua schiava sessuale.

Andrea uscì da lei e senza molti riguardi la fece girare e accovacciare davanti a lui porgendogli il suo cazzo grondante dei suoi umori davanti alla bocca.

"Adesso fammi venire troia"

Ma questo non è un cazzo normale, lo credo bene che mi ha allargato fino quasi a farmi male, è almeno il doppio di quello a cui sono abituata io, adesso vuole che lo faccia venire con l abocca e con le mani, ma io non ho mai fatto cose del genere......certo, ma non mi sono nenahc emai fatta scopare in un bagno pubblico.

Claudia prese a succhiare voracemente il cazzo di Andrea, lo masturbava e succhiava finchè non sentì il membro irrigidirsi ulteriormente e i primi schizzi colpirle il palato. Ma ad Andrea questo non bastava, lo tirò fuori dalla bocca di Claudia e le scaricò tutto il suo piacere sul viso e sul collo. Prendilo tutto troia.

Ma quanta ne ha, è bellissimo sentirlo, profumato, denso, mi sta imbrattando tutta, che bastardo, ma quanto mi piace... adesso lo pulisco tutto per bene e poi penserò a pulirmi.

Andrea la fece alzare non appena ripresosi dal potentissimo orgasmo. "Ti è piaciuto vero punttanella?"

"Si Andrea, mi hai trattato come una vera troia ma devo ammettere che mi hai scopata divinamente, posso solo immaginare cosa potremmo fare in un posto più comodo e non in un bagno pubblico"

Ora devo darmi una ripulita intanto che lui torna al suo posto, sembro una maschera di sperma.

Claudia cercò di rendersi presentabile, ma l'impresa era quasi impossibile. Mandò un messaggio ad Andrea. "non sono più presentabile, esco dalla porta sul retro e vado a pulirmi a casa. Sei stato un vero martello. Grazie"

la risposta nn tardò ad arrivare. "Anche tu mi sei piaciuta molto, se vuoi approfondire la conoscenza il numero ce l'hai, sono sempre disponibile per una bella porcella come te".

Claudia rientra a casa.

Eccomi, felice come non lo ero da tanto, goduta come non lo ero mai stata, Andrea è un vero stronzo ma devo ammettere che mi ha scopata come un toro. Non credo lo rivedrò, se non i palestra ovviamente, adesso sarà lui a ricordare quanto l'ho fatto godere questa sera, di tori ce ne sono tanti da dimenticare, di femmine come me, da ricordare, ben poche.

Spero che anche questo racconto vi sia piaciuto, come per la scorsa serie prediligo l'approccio mentale e non quello fisico per la descrizione dei miei racconti. Se avete commenti li leggerò volentieri qui o via mail a mogliemonella2024@gmail.com
scritto il
2025-04-28
1 . 4 K
visite
1 6
voti
valutazione
7.9
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Oltre le apparenze Finale
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.