Canzoni #3

di
genere
etero

La settimana mi è passata davanti insopportabile e lenta. Come se i giorni fossero caduti in ginocchio uno dopo l'altro lasciandomi senza difese, accumulando tutte le mie ossessioni e i miei sforzi. Costa fatica essere sempre quella più intelligente, quella più controllata, quella che assorbe le tensioni di tutti, quella perfetta. Sempre.

È la mia vita. Per tanti versi la adoro, ma la sopporto solo perché sono Black & White, Yin e Yang. Di giorno Hannah Montana che fa sognare le ragazzine e di notte Miley Cyrus che lecca l'enorme cazzo di cioccolato che ha regalato a Liam Hemsworth per il suo compleanno. Sono la versione Gen Z e bitchy di Jekyll & Hyde. Io vi racconto solo la parte Hyde, ovviamente, l'altra sarebbe noiosa.

E altrettanto ovviamente stasera sono Miss Hyde, con in testa un'idea perversa e diversa dal solito: quella di sentirmi addosso gli sguardi di tutti.

Da ragazzina facevo questo gioco: quando mi accorgevo che un uomo mi guardava - ma non doveva essere da solo, doveva esserci una donna con lui - sostenevo quella occhiata furtiva, lo facevo fino alla fine, in modo impertinente. Era un gioco per sentirmi più grande e ridere dell’imbarazzo che un faccino pulito come il mio poteva provocare con la sua sfacciataggine, non avevo intenti seduttivi. Semmai assecondavo e nutrivo inconsapevolmente la parte "stronza" della mia personalità. Poi con il tempo le cose sono andate in modo diverso. Ho ricambiato molti meno sguardi ma ho cominciato a provare il piacere di sentirmeli addosso. Camminare ed essere fissata, sfiorata sulla pelle dal desiderio. A volte mi basta solo concentrarmi su quello, mi eccita.

Stasera fa freddo, fa caldo, piove, non piove… non so cosa mettermi addosso. Ma alla fine il vestito è corto e sottile, e potrei anche decidere di fare qualcosa per sentirmi più zoccola. Per esempio rinunciare al bra. È un inizio, le Tac dei ragazzi indugiano se si imbattono sulle forme in rilievo dei capezzoli, anche quando sono piccoli come i miei. E io VOGLIO che li fissino. Più li fissano e più mi diventano duri e sensibili, più mi diventano duri e sensibili più mi bagno. Va bene, ok, stasera niente bra.

Mi sto rendendo un oggetto preda dei più depravati pensieri maschili? Ma sì, certo, è ovvio. Il punto è proprio questo, cazzo. Stasera io VOGLIO essere un oggetto da esposizione e farli sbavare così. VOGLIO perdermi negli sguardi arrapati e dimenticare me stessa. Niente eccessi, non ho nemmeno intenzione di sbroccare di brutto, desidero restare lucida per godermeli tutti quegli sguardi, uno per uno. D’accordo, forse per aiutarmi prenderò qualcosa, ma senza esagerare. Preghiera all'Angelo Custode: poiché conosco me stessa e i miei buoni propositi, se mi capitasse di esagerare prenditi cura di me.

Ma a volte, per colpa di uno sguardo, le cose possono cambiare molto in fretta. E infatti cambiano. Quando la percezione arriva prima della comprensione ti ci puoi ritrovare dentro senza nemmeno accorgertene. Un po' come la poesia, avete presente? Inizialmente non la capisci, forse non la capirai mai davvero. Ma la "senti", o se non altro "senti" quella parte che vuoi sentire e che parla a te.

Le cose cambiano quando mi accorgo di lui, e ogni mio progetto comincia a vacillare. Ha posato gli occhi su di me e capisco subito che non mi guarda come i maschi guardano una bella ragazza il sabato notte. Mi guarda come se cercasse di leggere il mio stato d’animo e capire cosa ho dentro, non per capire se "questa ci sta". E continua a farlo anche dopo che ho risposto "sì" al suo "bevi qualcosa?".

Probabilmente è in questo momento che il mio corpo comincia a parlare per me e prima di me. Qualche cosa di solito riesco a controllarla, qualche altra no. Il mio sguardo che si sofferma sul suo, il modo in cui mi sporgo verso di lui quando parla... mi rendo conto di cosa sto facendo, ma non riesco a evitarlo e in fin dei conti nemmeno lo vorrei. Il mio "mi annoio" si traduce in un "mi sono stancata di questo rincorrersi di sguardi, adesso scegli tu il gioco e fammi divertire".

- Potremmo farcele insieme - dice tirando fuori due paste colorate di giallo.
- Perché no?
- Potremmo conoscerci meglio.
- Stanotte sarebbe fantastico!

Ops, ho detto “stanotte”? Lui ha detto "potremmo farcele insieme" e io ho risposto "perché no?". E poi ho accennato casualmente a questa notte? No, dai, davvero? Sì ok, l'ho detto, ma mi è scappato. Giuro. Ma se prima mi elettrizzavano gli sguardi anonimi della gente, ora sono elettrizzata per come mi guarda lui. E se prima non ero bagnata adesso lo sono.

Tuttavia... è vero, ci sono notti senza ritegno in cui mi piace sparare dritto, oppure rispondere al fuoco di chi spara dritto. Ma questa non è una notte così. Lui è uno che gioca il gioco delle allusioni e delle confidenze-che-presto-diventano-troppo-confidenziali, delle risate, delle ginocchia che si toccano per caso e delle spinte date per scherzo. Rubacuori, rubacuori, ahahah… sì, lui è quello che mia nonna chiamerebbe un rubacuori. Non avevo messo in conto di incontrarne uno così. Ma forse è inutile confessargli che per me non è mai un affare di cuore. E poi scommetto che lo sa già.

E infine, certamente, ci baciamo. Perché in fondo non è che ci siamo incontrati al bar a prendere un caffè. E anche perché ho baciato per molto meno. Non è un bacio pornografico e nemmeno passionale. È “intenso”. Ne sono travolta, non me l’aspettavo. Sono eccitata, ma già lo ero, e sono stranamente incerta e confusa: la vita può essere così vaga quando qualcuno di nuovo ci entra dentro e tu non riesci a capire se vuole quello che vuoi anche tu. Scommetto che è capitato anche a lui, a volte andare a botta sicura è praticamente impossibile. L’unica cosa sicura, in realtà, è che domani farò qualcosa e che in questo qualcosa lui non ci sarà. E nemmeno dopodomani. Ma questo non significa che non possa rendermi felice adesso. Mentre aspetto, penso a quando mi ha chiesto "ti stai divertendo?". Mi domando se io e lui abbiamo la stessa idea di divertimento, vorrei che dicesse qualcosa, facesse qualcosa.

Balliamo, ci accarezziamo, ci baciamo.

Come finisce questo gioco?

- Sei eccitata… - dice passando con il dorso di un dito sul capezzolo che preme sotto il top.

Il capezzolo indurito non c’entra niente, fremo perché l’ha detto come se mi avesse letto dentro. Sento la scossa, il brivido. E poi lo scenario che si ribalta improvvisamente e che mi spinge a rischiare.

Non perché mi ha baciata, no. E nemmeno perché mi ha detto “sei eccitata”. Ma perché subito dopo ha aggiunto “domani devo partire”.

- Rimani...

Questo non mi è scappato. È proprio quello che intendevo dire. È curioso, io non sono una che dice "rimani". Semmai me lo sento chiedere, semmai io sono quella che sgattaiola fuori dalle case alle sei di mattina. Ma stavolta volevo dirlo io. E mi sento... beh, si sta sempre sulle spine quando si attende una risposta, no?

Mi vuoi? Non mi vuoi? Abbiamo bevuto insieme, abbiamo condiviso pasticche, ci siamo baciati, ci siamo toccati. È per questo che ho detto "rimani". Baciami e accarezzami i capelli ancora, fammi saltare il cervello. Sbucciami, sbottonami e spogliami.

È questa la fine del gioco, non ce n'è un'altra possibile. Non farmi tornare a casa senza avere dimenticato me stessa per un po'. Non riconsegnarmi alle mie ossessioni, ai giorni che cadono in ginocchio uno dopo l'altro lasciandomi senza difese, alle mie paure di non saper essere quella che gli altri si aspettano che io sia. Portami via e rimani.

- Rimani!

Rimani dentro di me con le dita ancora e ancora, con il cazzo ancora e ancora.

Perché ne voglio ancora, cosa importa se ti conosco o non ti conosco? Ti grido "scopami!" e ti supplico di fottermi come una troia perché ogni affondo del tuo cazzo allontana un po' di più ansie, imbarazzi e pensieri che mi tormentano momento per momento di ogni dannato giorno del cazzo. Lo so che quello che dico mentre mi sbatti è idiota, volgare e nemmeno tanto originale. Però è così eccitante. E soprattutto: ogni affondo del tuo cazzo mi devasta il cervello. E dunque chissenefrega di quello che dico.

“Scopami più forte!!! Più forte!”, ecco cosa dico. Dico “sfondami!!!”. E poi mi piace mettermi a quattro zampe e dire: “Adesso fottimi così, fammelo sentire tutto!”. Perché quando sto a quattro zampe è sempre tutto più animale, e se sono io a chiederlo ho la sensazione di avere proprio il cervello spappolato, liquefatto peggio della mia vagina.

And now…

Non penso più alla mia media all’università o al prossimo esame, all'amica da consolare o alla reputazione da far rispettare. Non penso più alla figlia o alla sorella che sono sempre. Non penso nemmeno alla strusciata che ho preso con la macchina. Non ho sensi di colpa, non ho paure, non ho niente di cui preoccuparmi o vergognarmi.

E non ho più ossessioni. Vengono spinte fuori da ogni tuo grugnito che accompagna le intrusioni del tuo cazzo, da ogni tuo insulto, da ogni “da morire!” che rispondo ai tuoi “ti piace, troia?”, da ogni “sì!” che mi strappano le tue percosse sul sedere.

Penso “è come il paradiso” ma mi guardo bene dal dirtelo, perché potresti pensare che stia provando dei sentimenti. E invece sì, i sentimenti li sto provando, ma non quel tipo di sentimenti. Sto provando la leggerezza, la fine di ogni pressione. La libertà così effimera ma così indispensabile.

Ecco quello che sto provando mentre tu mi scopi a sangue.

Zero interesse invece per i tuoi sentimenti, posto che tu li abbia, zero interesse per il modo in cui mi guardavi come se cercassi di leggere la mia anima. Zero interesse per i tuoi pensieri, anche. Del resto, ragazzi, i pensieri di voi tutti diventano molto limitati e sempre gli stessi una volta che hai ammesso "sì sono una zoccola, ma stanotte sono la tua zoccola". La tua mente non è liquefatta come la mia ma poco ci manca, non hai più bisogno di elaborare strategie empatiche per mettermi in orizzontale. Si è spenta definitivamente una volta che mi hai spogliata e ti sei ritrovato davanti il Big Three di tette, fica e culo nudi.

E va bene così, è così che deve essere: puro istinto. Quello che adesso ti fa dimenticare di chiedermi se potevi sborrarmi dentro persino dopo che lo hai fatto, o che ti fa dire "sei proprio una puttana ninfomane" dopo che ti ho chiesto di lasciarti ripulire il cazzo e succhiarlo finché non diventa pronto per la seconda volta. La seconda volta è sempre la migliore, più lunga e più forte, visto che hai capito chi sono e cosa mi piace. Se sei bravo posso avere anche tre orgasmi di fila, la seconda volta, annullarmi tre volte di fila. Ma anche questa è una di quelle cose che non si possono mai sapere prima.

L’unica cosa sicura, in realtà, è che una volta a casa dormirò fino all'ora di pranzo, riposerò pigra e starò bene. Poi mi metterò una gonna lunga e un maglione nero e andrò a trovare mia nonna, incontrerò la mia migliore amica per un aperitivo leggero e ridendo le racconterò tutto, telefonerò a un’altra e lenirò le sue pene esistenziali, declinerò qualche invito con la scusa che il giorno dopo devo svegliarmi presto e andare all'uni. Farò qualcosa, insomma, e in questo qualcosa tu domani non ci sarai. E nemmeno il giorno dopo.

scritto il
2025-04-03
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