Se decriptando un file

di
genere
tradimenti

Qualche giorno fa ho trovato un file secretato, sul tablet di mia moglie che lei aveva lasciato a casa. A caso, tentai di indovinare la password fra le tante che lei usava, e con un po’ di intuizione e fortuna, trovai la soluzione. Rientrando lei a casa, in fretta, copiai il tutto in una mia cartella e ora finalmente posso leggere.

Diario – lei:
L’idraulico arrivò in anticipo. Non era giovane come pensavo, ma un uomo maturo, rughe profonde, baffi giallastri, mani grandi, ruvide, mi sorrise con calma, ma i suoi occhi mi percorsero in silenzio.
Mi guardò il seno senza pudore.
“Bel vestito, signora.
Era una battuta, ma mi sentii arrossire.
Io – leggendo:
Mi strofino le tempie. Perché sento già una fitta di gelosia? È solo un complimento… eppure lei lo ha scritto. Vuol dire che le è rimasto impresso.
Diario – lei:
Mentre lavorava sotto il lavello, le spalle si muovevano lente, sicure. Ogni tanto si voltava a guardarmi, un’occhiata rapida che mi faceva stringere lo stomaco. Passammo in bagno.
Doveva controllare i tubi, invece allargò le gambe della tuta. Il suo cazzo, grosso e gonfio, spingeva contro la stoffa. “Vuoi dare un’occhiata? Dai, tocca.”
Non protestai. Mi lasciai infilarlo in mano e rimasi senza fiato.
Io – leggendo:
Il respiro mi si blocca. Lei… la mia Alice… che lo tocca, che non dice no. Le dita mi tremano mentre scorrono sulla pagina. Sono geloso, furioso, ma sento il sangue andare giù. Perché non riesco a fermarmi?
Diario – lei:
Mi prese per i capelli e abbassò la zip: il suo cazzo mi rimbalzò sulle labbra. Non potevo più tornare indietro. Lo succhiavo come se fossero nettare.
Io – leggendo:
Mi manca l’aria. Mi sembra di vederla, le labbra di mia moglie avvinghiate a quel membro sconcio. Una fitta di rabbia, ma anche un calore bruciante che mi scende in basso. Cristo, sto diventando complice.
Diario – lei:
Mi piegò sul tavolo della cucina con una forza che non ammetteva repliche. La faccia schiacciata sul legno freddo, le mani grosse che mi tenevano ferma come fossi un animale da macello. Con una spinta secca entrò in me, senza chiedere. Urlai, ma non di dolore.
Ogni colpo era un colpo di martello. Il tavolo scricchiolava, i piatti tremavano, io perdevo il respiro.
“Stai godendo come una vacca, lo senti?” ansimava nel mio orecchio, sputando parole sporche e fiato caldo.
Sentii le sue unghie graffiarmi le anche, mentre affondava più forte. Il mio corpo reagiva tradendomi: venivo a scosse, con i muscoli che si stringevano intorno a lui.
“Troia… ecco cos’eri, nascosta sotto la faccia da mogliettina. Ti ho riconosciuta subito. Ti scopo fino a spaccarti.”
Sbatté ancora, più violento, fino a che l’orgasmo mi esplose in gola come un grido rotto.
Io – leggendo:
Le lettere ballano. Mi sembra di sentire il rumore di quel tavolo, i gemiti di lei, la voce roca di lui che la insulta. Ogni parola è una pugnalata e insieme un richiamo.
La immagino piegata, il culo che sobbalza sotto i colpi, la faccia premuta sul legno. E lei che gode. Gode davvero. Le sue mammelle morbide e pesanti che credevo solo mie fra quelle mani luride che li palpano, soppesano, li fanno rimbalzare.
Sento la rabbia, sì, ma anche un’eccitazione che mi brucia. Le mani sudano, e non posso negarlo: sto diventando duro.
Come cazzo è possibile? È mia moglie, e io sto leggendo di lei che gode come una puttana con un personaggio sudicio… e mi sto eccitando.
Diario – lei:
Lo sentii gonfiarsi dentro di me, i colpi più rapidi, sgraziati, animaleschi.
“Ti riempio, troia… prendi tutto, non scappi più.”
Un grugnito, e poi lo schianto caldo della sua sborra che mi inondava. Ondate spesse, calde, che colavano giù per le cosce mentre lui ancora mi teneva premuta sul tavolo.
Mi sentivo sporca, devastata, ma incredibilmente eccitata. Il seme caldo che sgocciolava dentro di me era come un marchio, un sigillo della mia nuova natura.
Lui rise, ancora ansimante: “Così si fa, signora. Sei mia adesso. Dentro di te ci sono io, e ci resterò a lungo.”
E io, con la voce rotta, sussurrai: “Sì… resta in me… fammi tua fino in fondo.”
Io – leggendo:
Mi manca il respiro. Mi vedo la scena davanti: lei piegata, i suoi fianchi che tremano, la sborra che cola da lei. E lei che… lo chiede, lo invoca, eccitatissima.
Il cuore mi urla in petto: tradimento, umiliazione, schifo. Ma sotto, più forte, un bruciore insopportabile.
La voglio così come la descrive. Voglio vederla mentre geme piena di un altro.
Non posso negarlo: l’immagine mi eccita più di qualsiasi ricordo nostro.
Sto affogando in questo abisso, e non riesco a staccarmi.

di
scritto il
2015-12-19
1 3 . 1 K
visite
2 3
voti
valutazione
7.9
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Gargano

racconto sucessivo

Se decriptando un file 2
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.