Il passaggio
di
RackHammer
genere
etero
Esco dal’ufficio che piove ma per mia fortuna ho l’ombrello, quindi mi incammino verso la macchina.
Per raggiungerla devo attraversare un sottopasso e quando arrivo dall’altra parte la situazione è peggiorata.
Piove a dirotto e si è alzato il vento, anche con l’ombrello finirei per arrivare all’auto bagnato fradicio, ed essendo inverno non sarebbe piacevole.
Decido di aspettare nella speranza che si calmi almeno un po’.
A qualche passo da me c’e una ragazza che discute in modo animato al telefono ed è impossibile non sentire cosa dice.
“.. te l’ho detto.. Si, lo so.. Ma è un ora che aspetto e non passa.. Ma che ne so, ci sarà traffico per la pioggia o ci sarà stato un incidente.. Certo che ho controllato l’app ma deve essere bloccata o hanno rinunciato ad aggiornare gli orari.. Senti, devi solo dirmi se passi a prendermi o no.. Ok, mi arrangio. Come vuoi..”
Riattacca in modo brusco e inizia a insultare chiunque ci fosse stato dall’altro lato della conversazione.
Senza rendermene conto ho tirato fuori dalla tasca le chiavi dell’auto e ho iniziato a giocarci con le dita mentre guardavo la pioggia e ascoltavo la telefonata.
Perplesso le fisso per un attimo prima di rimetterle in tasca.
La ragazza mi si avvicina.
“Mi scusi lei è in macchina? Riuscirebbe a darmi un passaggio fino alla metropolitana?”
Mi volto verso la ragazza. Devo dire che è parecchio carina.
“Eh.. si sono in macchina. Ha detto la metropolitana? Non è per strada ma comunque non ho problemi a portala se le va bene.”
“Si,si.. grazie. Mi ha salvata. L’autobus non passa e non sapevo proprio come fare.”
“C’e sempre traffico a quest’ora e con la pioggia peggiora.”
Guardando fuori sembra si sia calmato un po’, quindi ci incamminiamo verso l’auto.
Per strada ci presentiamo, Lei si chiama Gaia.
Raggiunta l’auto, saliamo e partiamo.
All’inizio la strada sembra abbastanza scorrevole ma a metà del percorso ci ritroviamo in coda nel traffico.
Siamo ancora lì quando le squilla il telefono.
“Pronto.. Come dove sono? Per strada.. No, non sono a piedi. Ho trovato un passaggio.. Che ti interessa?.. No, non lo conosci.. Ma che dici.. Non ci penso proprio.. Sei tu che non sei voluto venire a prendermi.. Ma che vuoi.. Ma piantala.. Mi stai facendo incazzare.. Avevo bisogno e non ne hai voluto sapere e ora te ne esci con queste paranoie?.. Ah è così? E’ questo che pensi?.. Sai che ti dico? Dopo per ringrazialo gli faccio un bel pompino.” riattacca e spegne il cellulare.
“Ma guarda che stronzo. Pure le scenate di gelosia mi fà. Pensa, voleva che scendessi e andassi a piedi sotto la pioggia.”
“Visto la coda magari ci metteresti di meno.” Le sorrido e sorride anche lei.
Avanziamo un pò nel traffico e restiamo in silenzio ,ma poco dopo lei riprende
“Ehm.. per quello che ho detto prima.. alla fine della telefonata..” esita
“.. sei stato gentile e non sei male.. però non credo..”
“Tranquilla, non ti chiederò di farlo veramente.. Anche se non mi sarebbe dispiaciuto.. sei una bella ragazza..”
“Ehm.. Grazie.” non ho bisogno di guardarla in faccia per capire che è in imbarazzo.
“E poi non sono uno che si accontenterebbe solo di un pompino” rido e ride anche lei.
“Sei uno pretenzioso allora.”
“Più che altro, per quanto sarebbe piacevole, non credo che mi sentirei soddisfatto senza poter ricambiare.”
“Quindi sei uno da 69?”
“Non mi dispiace, ma la trovo una posizione scomoda. Preferisco più l’alternarsi, meglio poi se inizio io.”
“Ah è cosi? e sei bravo?”
“Non ho ricevute lamentele, ma magari è stato solo per gentilezza. Magari fingevano anche gli orgasmi. Non posso saperlo. Per saperlo dovresti provare.” rido.
Scende il silenzio.
Approfittando di un attimo che siamo fermi, le do una rapida occhiata. E’ rossa in volto. Mi sa che ho esagerato.
“Scusa. Volevo metterla sul ridere ma probabilmente ho esagerato. Non volevo metterti in imbarazzo.”
“No, tranquillo non sono.. cioè, si sono imbarazzata ma sono anche un po’.. eccitata.. ecco.. Sarà il parlare di sesso con una persona appena conosciuta.. Nella sua macchina.. Dovrei essere preoccupata e invece la cosa mi eccita.”
“Sarà un miscuglio delle due cose.”
“Si, può essere.. “ finalmente la coda sembra iniziare a muoversi e, lentamente, avanziamo.
Lei resta un attimo in silenzio.
“Sai, al mio ragazzo non piace leccarla..”
“Davvero? Esistono ancora uomini così?”
“Si è una delle poche cose che non vuole fare.. E’ bravo con le dita ed è anche ben dotato quindi non è che dovrei lamentarmi.. ma tende a dare poco spazio ai preliminari e alcune volte conclude senza riuscire a soddisfarmi del tutto.. ma può capitare giusto?”
“Si, certo. E’ capitato anche a me..”
“Vero? E’ normale ma.. mi piacerebbe provare ad essere.. come dire.. soddisfatta per prima? Chiedo troppo?”
“Non direi. Poi voi donne potete aver più orgasmi.. quindi essere soddisfatta per prima non esclude il poter fare anche altro dopo. Noi uomini invece ci smontiamo dopo essere venuti e ci vuole un po’ per recuperare.. se non ci addormentiamo prima.” lei ride però mi sembra una risata strana.
Decido di cambiare discorso.
“Siamo arrivati vicino a casa mia. Da qui alla metro ci vogliono poco più di cinque minuti.”
“Vivi da solo?” la domanda mi prende alla sprovvista.
“Bè, si. se non si contano i pesci dell’acquario. Sono single.”
“Mi chiedevo se.. ti andava di.. di farmeli vedere?”
Esito un secondo per la sorpresa.
“Eh? Si, certo.. se ti va e se sei sicura..”
“Io.. n.. Si, sono curiosa di vederli e magari.. possiamo.. capire se.. sei veramente bravo.”
Non diciamo altro.
Alla prima traversa svolto e torno indietro. Poco dopo parcheggio sotto casa e saliamo da me.
Mi faccio dare la giacca e la metto via con la mia
“Posso offrirti qualcosa da bere?”
“Un bicchiere d’acqua va benissimo. Grazie.”
Mentre lo vado a prendere mi chiedo cosa sto facendo.
Non la conosco per niente.. però è un occasione che mi pentirei di non aver colto.
Quando le porto il bicchiere è davanti all’acquario in sala, vicino all’ingresso, e sta guardando i pesci.
Si volta verso di me e preso il bicchiere ne beve un lungo sorso.
“I pesci li ho visti. Si potrebbe passare all’altra cosa.” Mi sorride. Ha le guancie rosse.
Le prendo il bicchiere dalle mani e lo appoggio su un mobile lì vicino.
Accarezzo una sua guancia e la sento tremare.
“Ne sei sicura?” la guardo negli occhi e lei ricambia.
“Io.. Si..” La bacio dolcemente. Le sue labbra sono fresche e umide.
La prendo per mano e la accompagno fino al divano.
La bacio di nuovo e poi la faccio sedere.
Mi metto in ginocchio davanti a lei.
Le sfilo le scarpe. Le accarezzo le gambe dalla caviglia fino ai fianchi.
Le slaccio i pantaloni e inizio a sfilarglieli.
Lei mi lascia fare, seguendo le mie mani con lo sguardo.
Accarezzo la sue pelle calda.
Le bacio una coscia, poco sopra al ginocchio e inizio a risalire allargandole lentamente le gambe, finché una mia guancia sfiora la sua intimità.
Ripeto la cosa con l’altra gamba e arrivato all’intimità inizio a baciarla lungo i bordi degli slip.
La sento fremere.
Sono indeciso se sfilarle gli slip o spostarle. Decido per quest’ultima dopo averci dato un bacio sopra.
Quando scopro la sua intimità, la sento trattenere il respiro.
Vi avvicino le labbra, la sento fremere di nuovo quando il mio respiro glie la solletica.
Ne avverto l’odore.
Tiro fuori la lingua e inizio a passarne la punta sul bordo esterno.
Le sfugge un gemito.
Proseguo lentamente, spostandomi verso l’interno.
Sento il sapore del suo piacere in bocca.
Vagamente vedo le sue mani accarezzare il proprio corpo.
Si scopre un po’.
Spingo la lingua dentro di lei. La muovo.
La tiro fuori e inizio a stimolare il clitoride per un attimo, bagnandolo della mia saliva e del suo piacere.
Spingo la lingua di nuovo dentro di lei. La avvolgo tra le mie labbra e la succhio.
Le sue mani si spostano sulla mia testa e il suo corpo si tende.
Torno a stuzzicare il clitoride, glie lo succhio.
Il suo copro si tende di nuovo. Geme.
Proseguo così finché non la sento venire e il piacere mi riempie la bocca.
Continuo a leccargliela ancora, finché non la sento rilassarsi.
Mi sollevo e le accarezzo il ventre.
Lei mi guarda e mi sorride.
“Si.. direi proprio che te la cavi bene..”
Si tira su e mi bacia. Una sua mano scivola sul mio cavallo. Si stacca dalle mie labbra e mi sorride.
“A questo punto potremmo anche arrivare fino in fondo..” guarda un orologio
“..però prima è meglio se avviso a casa che faccio tardi.”
Si alza e raggiunge la borsa. Tira fuori il cellulare e impreca, rendendosi conto che è ancora spento.
Appena lo accende le arrivano una decina di messaggi e diverse chiamate perse.
Non fa in tempo a leggere i messaggi che il telefono inizia a squillare, quindi risponde.
“Pronto.. Ma che vuoi.. Non volevo sentirti e l’ho spento.. ancora con questa storia?.. Se lo vuoi sapere ho fatto come volevi e sono scesa.. si.. mi avrà presa per pazza. Contento?.. Come? ah.. Non lo so. Facciamo che cerco un cartello e ti richiamo.. si, ok. A dopo.”
Sbuffa. Mi guarda, poi il suo sguardo scende sulla mia erezione e si morde le labbra.
“Scusa, ma a quanto pare devo proprio andare. Alla fine è venuto fino alla metropolitana.. io.. mi dispiace.”
Mi tiro su, lei mi si avvicina e mi bacia.
“Tranquilla. Risolverò da solo.” le faccio l’occhiolino e ridiamo.
“avrei voluto.. ma chissà che scenate mi farà già così..” sbuffa di nuovo.
Il suo corpo preme contro il mio. Esita un attimo.
“Mi daresti il tuo numero? Così ti chiamo e magari organizziamo per.. riprendere il discorso un altra volta.” mi sorride con malizia.
“Volentieri.” mentre si riveste e si mette in ordine, prendo il telefono e le lascio il mio numero.
Presa la giacca la accompagno alla porta e le do un paio di indicazioni per arrivare alla via principale che è poco lontana.
Mi ringrazia e dopo avermi baciato di nuovo, va via.
Io resto un attimo fermo in sala, indeciso se andare a sfogarmi o preparare per cenare.
Per raggiungerla devo attraversare un sottopasso e quando arrivo dall’altra parte la situazione è peggiorata.
Piove a dirotto e si è alzato il vento, anche con l’ombrello finirei per arrivare all’auto bagnato fradicio, ed essendo inverno non sarebbe piacevole.
Decido di aspettare nella speranza che si calmi almeno un po’.
A qualche passo da me c’e una ragazza che discute in modo animato al telefono ed è impossibile non sentire cosa dice.
“.. te l’ho detto.. Si, lo so.. Ma è un ora che aspetto e non passa.. Ma che ne so, ci sarà traffico per la pioggia o ci sarà stato un incidente.. Certo che ho controllato l’app ma deve essere bloccata o hanno rinunciato ad aggiornare gli orari.. Senti, devi solo dirmi se passi a prendermi o no.. Ok, mi arrangio. Come vuoi..”
Riattacca in modo brusco e inizia a insultare chiunque ci fosse stato dall’altro lato della conversazione.
Senza rendermene conto ho tirato fuori dalla tasca le chiavi dell’auto e ho iniziato a giocarci con le dita mentre guardavo la pioggia e ascoltavo la telefonata.
Perplesso le fisso per un attimo prima di rimetterle in tasca.
La ragazza mi si avvicina.
“Mi scusi lei è in macchina? Riuscirebbe a darmi un passaggio fino alla metropolitana?”
Mi volto verso la ragazza. Devo dire che è parecchio carina.
“Eh.. si sono in macchina. Ha detto la metropolitana? Non è per strada ma comunque non ho problemi a portala se le va bene.”
“Si,si.. grazie. Mi ha salvata. L’autobus non passa e non sapevo proprio come fare.”
“C’e sempre traffico a quest’ora e con la pioggia peggiora.”
Guardando fuori sembra si sia calmato un po’, quindi ci incamminiamo verso l’auto.
Per strada ci presentiamo, Lei si chiama Gaia.
Raggiunta l’auto, saliamo e partiamo.
All’inizio la strada sembra abbastanza scorrevole ma a metà del percorso ci ritroviamo in coda nel traffico.
Siamo ancora lì quando le squilla il telefono.
“Pronto.. Come dove sono? Per strada.. No, non sono a piedi. Ho trovato un passaggio.. Che ti interessa?.. No, non lo conosci.. Ma che dici.. Non ci penso proprio.. Sei tu che non sei voluto venire a prendermi.. Ma che vuoi.. Ma piantala.. Mi stai facendo incazzare.. Avevo bisogno e non ne hai voluto sapere e ora te ne esci con queste paranoie?.. Ah è così? E’ questo che pensi?.. Sai che ti dico? Dopo per ringrazialo gli faccio un bel pompino.” riattacca e spegne il cellulare.
“Ma guarda che stronzo. Pure le scenate di gelosia mi fà. Pensa, voleva che scendessi e andassi a piedi sotto la pioggia.”
“Visto la coda magari ci metteresti di meno.” Le sorrido e sorride anche lei.
Avanziamo un pò nel traffico e restiamo in silenzio ,ma poco dopo lei riprende
“Ehm.. per quello che ho detto prima.. alla fine della telefonata..” esita
“.. sei stato gentile e non sei male.. però non credo..”
“Tranquilla, non ti chiederò di farlo veramente.. Anche se non mi sarebbe dispiaciuto.. sei una bella ragazza..”
“Ehm.. Grazie.” non ho bisogno di guardarla in faccia per capire che è in imbarazzo.
“E poi non sono uno che si accontenterebbe solo di un pompino” rido e ride anche lei.
“Sei uno pretenzioso allora.”
“Più che altro, per quanto sarebbe piacevole, non credo che mi sentirei soddisfatto senza poter ricambiare.”
“Quindi sei uno da 69?”
“Non mi dispiace, ma la trovo una posizione scomoda. Preferisco più l’alternarsi, meglio poi se inizio io.”
“Ah è cosi? e sei bravo?”
“Non ho ricevute lamentele, ma magari è stato solo per gentilezza. Magari fingevano anche gli orgasmi. Non posso saperlo. Per saperlo dovresti provare.” rido.
Scende il silenzio.
Approfittando di un attimo che siamo fermi, le do una rapida occhiata. E’ rossa in volto. Mi sa che ho esagerato.
“Scusa. Volevo metterla sul ridere ma probabilmente ho esagerato. Non volevo metterti in imbarazzo.”
“No, tranquillo non sono.. cioè, si sono imbarazzata ma sono anche un po’.. eccitata.. ecco.. Sarà il parlare di sesso con una persona appena conosciuta.. Nella sua macchina.. Dovrei essere preoccupata e invece la cosa mi eccita.”
“Sarà un miscuglio delle due cose.”
“Si, può essere.. “ finalmente la coda sembra iniziare a muoversi e, lentamente, avanziamo.
Lei resta un attimo in silenzio.
“Sai, al mio ragazzo non piace leccarla..”
“Davvero? Esistono ancora uomini così?”
“Si è una delle poche cose che non vuole fare.. E’ bravo con le dita ed è anche ben dotato quindi non è che dovrei lamentarmi.. ma tende a dare poco spazio ai preliminari e alcune volte conclude senza riuscire a soddisfarmi del tutto.. ma può capitare giusto?”
“Si, certo. E’ capitato anche a me..”
“Vero? E’ normale ma.. mi piacerebbe provare ad essere.. come dire.. soddisfatta per prima? Chiedo troppo?”
“Non direi. Poi voi donne potete aver più orgasmi.. quindi essere soddisfatta per prima non esclude il poter fare anche altro dopo. Noi uomini invece ci smontiamo dopo essere venuti e ci vuole un po’ per recuperare.. se non ci addormentiamo prima.” lei ride però mi sembra una risata strana.
Decido di cambiare discorso.
“Siamo arrivati vicino a casa mia. Da qui alla metro ci vogliono poco più di cinque minuti.”
“Vivi da solo?” la domanda mi prende alla sprovvista.
“Bè, si. se non si contano i pesci dell’acquario. Sono single.”
“Mi chiedevo se.. ti andava di.. di farmeli vedere?”
Esito un secondo per la sorpresa.
“Eh? Si, certo.. se ti va e se sei sicura..”
“Io.. n.. Si, sono curiosa di vederli e magari.. possiamo.. capire se.. sei veramente bravo.”
Non diciamo altro.
Alla prima traversa svolto e torno indietro. Poco dopo parcheggio sotto casa e saliamo da me.
Mi faccio dare la giacca e la metto via con la mia
“Posso offrirti qualcosa da bere?”
“Un bicchiere d’acqua va benissimo. Grazie.”
Mentre lo vado a prendere mi chiedo cosa sto facendo.
Non la conosco per niente.. però è un occasione che mi pentirei di non aver colto.
Quando le porto il bicchiere è davanti all’acquario in sala, vicino all’ingresso, e sta guardando i pesci.
Si volta verso di me e preso il bicchiere ne beve un lungo sorso.
“I pesci li ho visti. Si potrebbe passare all’altra cosa.” Mi sorride. Ha le guancie rosse.
Le prendo il bicchiere dalle mani e lo appoggio su un mobile lì vicino.
Accarezzo una sua guancia e la sento tremare.
“Ne sei sicura?” la guardo negli occhi e lei ricambia.
“Io.. Si..” La bacio dolcemente. Le sue labbra sono fresche e umide.
La prendo per mano e la accompagno fino al divano.
La bacio di nuovo e poi la faccio sedere.
Mi metto in ginocchio davanti a lei.
Le sfilo le scarpe. Le accarezzo le gambe dalla caviglia fino ai fianchi.
Le slaccio i pantaloni e inizio a sfilarglieli.
Lei mi lascia fare, seguendo le mie mani con lo sguardo.
Accarezzo la sue pelle calda.
Le bacio una coscia, poco sopra al ginocchio e inizio a risalire allargandole lentamente le gambe, finché una mia guancia sfiora la sua intimità.
Ripeto la cosa con l’altra gamba e arrivato all’intimità inizio a baciarla lungo i bordi degli slip.
La sento fremere.
Sono indeciso se sfilarle gli slip o spostarle. Decido per quest’ultima dopo averci dato un bacio sopra.
Quando scopro la sua intimità, la sento trattenere il respiro.
Vi avvicino le labbra, la sento fremere di nuovo quando il mio respiro glie la solletica.
Ne avverto l’odore.
Tiro fuori la lingua e inizio a passarne la punta sul bordo esterno.
Le sfugge un gemito.
Proseguo lentamente, spostandomi verso l’interno.
Sento il sapore del suo piacere in bocca.
Vagamente vedo le sue mani accarezzare il proprio corpo.
Si scopre un po’.
Spingo la lingua dentro di lei. La muovo.
La tiro fuori e inizio a stimolare il clitoride per un attimo, bagnandolo della mia saliva e del suo piacere.
Spingo la lingua di nuovo dentro di lei. La avvolgo tra le mie labbra e la succhio.
Le sue mani si spostano sulla mia testa e il suo corpo si tende.
Torno a stuzzicare il clitoride, glie lo succhio.
Il suo copro si tende di nuovo. Geme.
Proseguo così finché non la sento venire e il piacere mi riempie la bocca.
Continuo a leccargliela ancora, finché non la sento rilassarsi.
Mi sollevo e le accarezzo il ventre.
Lei mi guarda e mi sorride.
“Si.. direi proprio che te la cavi bene..”
Si tira su e mi bacia. Una sua mano scivola sul mio cavallo. Si stacca dalle mie labbra e mi sorride.
“A questo punto potremmo anche arrivare fino in fondo..” guarda un orologio
“..però prima è meglio se avviso a casa che faccio tardi.”
Si alza e raggiunge la borsa. Tira fuori il cellulare e impreca, rendendosi conto che è ancora spento.
Appena lo accende le arrivano una decina di messaggi e diverse chiamate perse.
Non fa in tempo a leggere i messaggi che il telefono inizia a squillare, quindi risponde.
“Pronto.. Ma che vuoi.. Non volevo sentirti e l’ho spento.. ancora con questa storia?.. Se lo vuoi sapere ho fatto come volevi e sono scesa.. si.. mi avrà presa per pazza. Contento?.. Come? ah.. Non lo so. Facciamo che cerco un cartello e ti richiamo.. si, ok. A dopo.”
Sbuffa. Mi guarda, poi il suo sguardo scende sulla mia erezione e si morde le labbra.
“Scusa, ma a quanto pare devo proprio andare. Alla fine è venuto fino alla metropolitana.. io.. mi dispiace.”
Mi tiro su, lei mi si avvicina e mi bacia.
“Tranquilla. Risolverò da solo.” le faccio l’occhiolino e ridiamo.
“avrei voluto.. ma chissà che scenate mi farà già così..” sbuffa di nuovo.
Il suo corpo preme contro il mio. Esita un attimo.
“Mi daresti il tuo numero? Così ti chiamo e magari organizziamo per.. riprendere il discorso un altra volta.” mi sorride con malizia.
“Volentieri.” mentre si riveste e si mette in ordine, prendo il telefono e le lascio il mio numero.
Presa la giacca la accompagno alla porta e le do un paio di indicazioni per arrivare alla via principale che è poco lontana.
Mi ringrazia e dopo avermi baciato di nuovo, va via.
Io resto un attimo fermo in sala, indeciso se andare a sfogarmi o preparare per cenare.
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