La nascita di Marika 4

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trans

Il fine settimana ero molto pensieroso; riflettevo su ciò che sarebbe potuto accadere.
La mattina del sabato mi svegliai e sentii Cesare parlare con mio padre. Si stavano riferendo a me, anche se non riuscivo a capire le parole. Andai in cucina per fare colazione e mia madre mi spiegò che Cesare stava proponendo a mio padre di farmi frequentare un corso di informatica, così da poter lavorare da lui come impiegato durante l’estate.
Annuii: «Sì, me l’ha chiesto e ho accettato. Se tu e papà non avete nulla in contrario, mi piacerebbe farlo. Potrebbe essermi utile anche in futuro.»
Mia madre sorrise: erano d’accordo, e mio padre si fidava molto di Cesare, vista la loro lunga amicizia.
Finita la colazione, andai a farmi una doccia e poi a prepararmi. Quando tornai in sala, mio padre, sorridente, mi disse: «Allora vai con Cesare a casa sua. Starai con Fabio questo fine settimana e poi domani sera partirete insieme per il corso.»
Risposi che per me andava bene. Ritornai in camera a prendere la valigia che mia madre aveva già preparato, poi salutai i miei genitori e seguii Cesare fino all’auto.
Cesare era una presenza forte e rassicurante. La sua personalità carismatica lo portava decidere rapidamente e a esercitare una naturale leadership su chi lo circondava.
Partimmo e, dopo qualche chilometro, mi accorsi che stavamo uscendo da Roma. Incerto, gli chiesi dove fossimo diretti. «Andiamo a casa di Barby, come stabilito» rispose.
Barby, o “Signora Barbara”, come mi invitò a chiamarla, era una donna elegante, sicura di sé e con un carisma naturale. Parlava con fermezza ma sempre senza apparire troppo stronza, aveva un lato teatrale che la rendeva affascinante e leggermente intimidatoria. Era esperta in comunicazione e immagine, e il suo ruolo sarebbe stato quello di guidarmi attraverso un percorso di crescita personale per il mio cambiamento.
Arrivati davanti al villino, Barbara ci accolse con un sorriso misurato. Dopo qualche scambio di parole con Cesare, che mi salutò con un ciao, rimanemmo soli. Mi guidò in una cameretta e mi spiegò: «Dormirai qui. Da domani iniziamo il percorso che abbiamo programmato insieme. Ti guiderò passo passo.»
Annuii, un po’ emozionato e un po’ intimidito. Lei mi disse "chiamami Signora Barbara," aggiunse con un sorriso severo, "almeno finché sarai qui con me. Ora andiamo a cena, poi riposati: domani sarà una giornata intensa."

La mattina seguente, Barbara mi portò in un centro estetico di una sua amica. Mi fecero una cura delle mani e dei piedi, e poi il parrucchiere propose un taglio moderno che addolciva i lineamenti, rendendomi più sicura e consapevole di me stessa.
Successivamente, Barbara mi consegnò alcuni abiti molto sexy scelti con cura per un esercizio di stile e postura, spiegando che l’obiettivo era esplorare aspetti diversi della mia immagine e della mia presenza. Mi mostrò come indossare ogni elemento con attenzione e mi guidò lungo il percorso.
Durante il tragitto verso casa, Barbara mi chiese se avessi fame. Risposi di sì. «Perfetto, allora andiamo da un amico,» disse ridendo. «Oggi offri tu… ma non preoccuparti, parlerò io con lui: è parte dell’esperienza che stai facendo.»
Dopo pochi chilometri ci fermammo in un ristorante sul mare. Appena entrati, Barbara chiese di Alberto, il proprietario, che poco dopo arrivò e salutò calorosamente Barbara. Alberto era un uomo di bell’aspetto: occhi azzurri, fisico tonico e ben strutturato, capelli biondi e mossi che gli conferivano un’aria elegante. Salutò Barbara con un gesto caloroso e i due scambiarono un sorriso di complicità, chiaro segno della loro lunga amicizia e collaborazione. Osservandoli, percepii subito la confidenza che li legava, un’intesa che rendeva l’atmosfera più calda.
Dopo qualche istante, si avvicinarono e Alberto disse: «Venite, ho un tavolo libero nel privè.» Io e Barbara ci accomodammo e pranzammo insieme. Al termine del pasto, Barbara disse al cameriere di chiamare Alberto, che arrivando disse allo stesso "non voglio essere disturbato per nessun motivo", poi guardò Barbara e insieme guardarono me, lei rivolta a me mi disse "Ringrazia Alberto per averci offerto il pranzo" e alzandosi cominciò a baciarlo in bocca, mentre lo baciava con una mano gli accarezzava il petto lentamente, la mano poi scese fino alla cintura, gli apri lentamente i pantaloni e con movimenti sensuali fece uscire il cazzo, che svetto subito davanti al mio viso, io ero imbambolata, poi senti la mano di Barbara dietro la testa e staccandosi da Alberto mi disse in modo perentorio "succhialo troia" io non capì più nulla solo che dovevo succhiare quel cazzo, solo che io volevo succhiare quel cazzo, lo volevo dentro la mia bocca.
Schiusi le labbra e lo feci entrare in bocca, caldo duro, lo volevo tutto, e con le labbra cominciai a cingere l'asta dura, lo stavo segando con le labbra, mentre la lingua slinguava il fusto su cui scorreva copiosamente la saliva, sentivo Barbara mugolare mentre si baciava con Alberto, che improvvisamente si irrigidì e mi scaricò tutta la sborra in gola diversi fiotti di sborra calda senza dolce, poi altri due fiotti meno potenti, mi staccai lasciandolo con il cazzo pulito, lui mi guardò e poi guardando Barbara gli disse, ma dove hai trovato sta' troietta? Barbara sorrise e gli disse e la troia di Cesare, io la devo trasformare ed educare per lui...Bene disse per me siamo a posto, tornate quando volete magari la prossima volta andiamo in camera, lo salutammo e salite in auto partimmo per tornare a casa di Barbara.
scritto il
2025-12-04
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