Anna si racconta
di
Marcela1979
genere
bisex
Mi chiamo Anna e questa è la storia di quello che succede tra me e Riccardo, mio marito. Nessuno la conosce, nemmeno le mie amiche più intime. Per tutti siamo la coppia normale: casa, lavoro, vacanze d’estate, i genitori che chiedono quando faremo un figlio.
Ma tra noi, quando si chiudono le porte, la verità è un’altra. Più sporca, più autentica, più nostra.
Non è iniziato subito. All’inizio ero la ragazza che si vergogna perfino a spogliarsi con la luce accesa, quella che lascia le fantasie nella testa, convinta che certe cose si fanno solo nei porno. Ma Riccardo mi guardava con quella fame negli occhi, quella voglia che mi faceva sentire desiderata fino a farmi tremare. Da lui ho imparato che il corpo non mente.
Una sera, dopo mesi che stavamo insieme, mentre lo prendevo in bocca, mi sono lasciata andare: la lingua è scivolata più in basso, tra le sue cosce, tra le chiappe. Ho sentito il suo respiro spezzarsi, il corpo che si irrigidiva.
«Anna…» ha sussurrato, imbarazzato, quasi a chiedere scusa per il piacere che stava provando.
Ma io volevo andare oltre. Mi piaceva sentirlo perdere il controllo.
La prima volta si è tirato indietro, mi ha spostata con la mano, ma gli ho visto negli occhi la voglia di mollare tutto e lasciarsi andare. La seconda volta abbiamo bevuto troppo, ridevamo per ogni cazzata, la pelle accaldata, la testa leggera. Gli ho preso il cazzo in bocca e mentre lo succhiavo, ho fatto scivolare un dito su per il culo, piano, senza fretta.
Non si è più tirato indietro.
Quella notte è cambiato tutto. Gli sono salita addosso, la lingua ovunque, le dita che esploravano. Sentivo il suo corpo aprirsi sotto di me, il respiro che si faceva corto, le mani che mi cercavano ovunque. Quando gli ho chiesto:
«Ne vuoi un altro?»
mi ha guardata con gli occhi persi, rossi di desiderio, e ha detto solo:
«Sì. Due, Anna, infilane due.»
Così l’ho fatto. Ho sentito il suo piacere esplodermi in bocca, caldo e salato, mentre si lasciava andare senza più vergogna. L’ho ingoiato tutto, senza pensarci nemmeno un secondo.
Il giorno dopo, ancora eccitati, siamo andati insieme in un sexy shop. Ci vergognavamo, ridevamo come ragazzini, ma quando ho visto quel piccolo dildo rosa gli ho detto:
«Proviamo? Voglio vederti godere ancora.»
La sera stessa eravamo a letto, io sopra di lui, il dildo che scivolava piano tra le sue chiappe, lui che gemeva come non avevo mai sentito. Mi eccitava il potere che avevo su di lui, la sua fiducia, la sua voglia di lasciarsi andare.
Ma non ci è voluto molto perché anche quello diventasse poco. Dopo qualche settimana mi sono presentata a casa con uno strapon. Nero, deciso, senza più dubbi.
Riccardo mi guardava con una fame che mi faceva tremare le gambe.
«Spogliati, sdraiati. Voglio scoparti io, adesso.»
Non ha detto una parola, si è messo a pancia in giù, pronto, aperto, bagnato solo dal mio desiderio.
Quando gliel’ho infilato dentro piano, centimetro dopo centimetro, sentivo il mio sesso grondare, letteralmente. Le sue mani stringevano le lenzuola, il culo che si muoveva sotto di me, le gambe che tremavano.
«Va tutto bene?» gli ho chiesto, anche se sapevo già la risposta.
«Più forte, Anna. Scopami davvero.»
E l’ho fatto. L’ho preso, l’ho scopato come non avrei mai creduto di poter fare. Lui gemeva, si lasciava andare, mi supplicava di non fermarmi.
Io lo guardavo e mi sentivo potente, invincibile, bagnata all’inverosimile. Lui è venuto senza nemmeno toccarsi.
Io sono venuta insieme a lui, senza nemmeno sfiorarmi la figa, solo sentendolo sotto di me, piena del suo piacere.
Da allora è il nostro segreto, la nostra fame, la cosa che ci tiene vivi e complici, sporchi e sinceri. Nessuno sa quanto mi eccita sentire il suo corpo cedere sotto il mio, nessuno immagina che la donna che vedono per strada, perbene, elegante, è capace di prendere suo marito e fargli urlare il mio nome mentre lo scopo.
Da mesi ogni volta che scopo con Riccardo, la fantasia mi brucia tra le cosce. Le nostre notti sono diventate una droga. Gli scopo il culo finché mi implora di lasciarlo venire, io grondo talmente tanto che finisco a squirtare sulle sue gambe. Ma c’è una cosa che non gli ho ancora detto, un pensiero sporco che mi toglie il sonno.
Una notte, subito dopo che mi è venuto tra le mani e io mi sono leccata le dita, glielo butto lì, mentre il suo corpo ancora vibra di piacere:
«Sai cosa voglio, Riccardo? Voglio vederti mentre ti scopa un altro uomo.»
Lui si blocca, gli occhi spalancati, il respiro sospeso. Per un attimo temo di aver esagerato, di avergli sparato addosso un desiderio troppo grosso da sopportare.
«Sei impazzita?» sussurra. Ma nella voce non c’è rabbia, c’è solo paura. E voglia.
Non dico niente, mi limito a sorridergli, le dita ancora appiccicose del suo sperma.
«Pensaci,» gli dico.
Non ne parliamo per giorni, ma ogni volta che scopo con lui so che gli sto lasciando il tarlo dentro.
Poi, una sera, mi dice:
«Se vuoi davvero… scegli tu. Ma deve essere qualcuno che conosco, qualcuno che sia pulito.»
Non ci metto molto. La mente va subito a Jamal e Federica, la coppia che ogni tanto invitiamo a cena, amici senza peli sulla lingua, lei una troia meravigliosa col culo più grosso che abbia mai visto, tette che ti fanno venire voglia di affogarci dentro e una bocca che potrebbe contenere un cazzo di trenta centimetri senza nemmeno sforzarsi.
Lui, Jamal, creolo, pelle scura, muscoli che sembrano pietra e una presenza che mette soggezione solo a starci vicino. Il pacco sotto i pantaloni non lascia spazio a dubbi: Federica non si è certo accontentata di uno qualunque.
Propongo una cena. Niente di speciale, almeno in apparenza: una bottiglia di rosso, qualche piatto fatto con cura, chiacchiere e qualche battuta pesante come al solito. L’atmosfera si scalda subito.
Federica mi aiuta in cucina, le mani che mi sfiorano il fianco, la voce bassa all’orecchio:
«Vi vedo sempre più affiatati tu e Riccardo. Cosa combinate di bello, eh?»
Sorrido senza rispondere.
Jamal ride con Riccardo, bevono, si studiano, l’energia in casa è elettrica.
A tavola gli sguardi sono sempre più espliciti. Federica mastica il pane e si lecca le labbra, gli occhi che vanno da me a Riccardo, a Jamal, quasi volesse provocare una reazione.
Mi piego in avanti, la mano sulla coscia di Riccardo sotto il tavolo.
Gli sussurro:
«Se vuoi che sia io a dirlo, dammi solo un cenno.»
Riccardo mi guarda, le guance arrossate, il respiro che già si fa più veloce.
Annuisce.
Alzo il bicchiere e guardo Federica negli occhi:
«Vi va di giocare con noi stasera?»
Un silenzio breve, poi la bocca di Federica si piega in un sorriso sporco:
«Solo se si gioca sul serio.»
Jamal non dice nulla, ma i suoi occhi brillano, e la tensione tra noi quattro diventa un’unica corrente sotto pelle.
Mi alzo, porto Federica in camera. Lascio la porta socchiusa, voglio che Riccardo e Jamal sentano i nostri respiri, le risate basse, le mani che esplorano.
Poi sento i loro passi dietro di noi.
Mi volto e guardo mio marito: è pronto, è bagnato d’attesa, e io sto per dargli tutto quello che ha sempre sognato e che fino a ieri aveva paura di chiedere.
Non c’è bisogno di parole quando ci spogliamo. La stanza profuma già di sesso solo a guardarci. Federica ride sguaiata mentre si strappa la maglietta, le tette grosse che ballano e fanno venire sete a tutti. Jamal si toglie la cintura, i muscoli che guizzano sotto la pelle scura. Riccardo mi guarda, le mani che tremano, gli occhi pieni di paura e fame. Io mi sento viva, la figa in fiamme, il cuore che batte in mezzo alle gambe.
Federica si inginocchia davanti a Jamal e gli tira giù i pantaloni.
«Guarda qui, Anna, guarda che roba si mangia la tua amica.»
Il cazzo di Jamal le sbatte contro la faccia, grosso e nero, la bocca di Federica si spalanca e lui glielo infila fino in fondo, la tiene per i capelli e comincia a muoversi piano, poi più forte, facendole sbavare tutta la bocca.
Io prendo Riccardo, lo metto seduto sul bordo del letto, mi inginocchio e gli lecco il cazzo già duro. Lui geme, la mano che mi spinge la testa giù, sempre più giù.
Mi fermo, glielo lecco ovunque, poi scendo con la lingua sul buco, lenta, decisa, la faccia schiacciata tra le sue chiappe mentre lo sento già ansimare.
Dietro di me Federica gode, sbava, si strofina la figa bagnata contro la gamba di Jamal.
«Dai, Anna, fammi vedere come lo apri il marito.»
Mi eccito ancora di più, gli infilo un dito, poi due, la lingua che gira intorno al suo buco, Riccardo che perde la testa e mi supplica:
«Ancora, Anna, ficcamelo dentro.»
Apro il cassetto, tiro fuori lo strapon, lo indosso davanti a tutti senza pudore. Jamal ride, si accarezza il cazzo enorme, Federica gode solo a guardarci.
Mi metto dietro Riccardo, glielo infilo piano, centimetro dopo centimetro, mentre lui si aggrappa alle lenzuola, le gambe che tremano, la voce che mi urla addosso tutto il suo piacere.
«Sì, Anna, scopami, fammi male.»
Federica, nel frattempo, si spalma sulla faccia di Jamal, gli ficca la figa in bocca e gode senza ritegno, le urla che si mischiano ai gemiti di mio marito.
Io accelero, glielo do forte, sento la sua sborra che gli sale e quando viene grida il mio nome, la faccia rossa, le lacrime agli occhi.
Mi tiro fuori, ancora bagnata, la figa che pulsa dal desiderio.
Jamal mi guarda, mi fa segno di avvicinarmi.
«Vieni qui, bianca, adesso voglio vederti godere.»
Federica si butta su Riccardo, gli monta la faccia, le tette che gli sbattono sulla bocca, la figa umida che lo schiaccia fin quasi a soffocarlo.
Io mi inginocchio davanti a Jamal, il suo cazzo ancora lucido della saliva di Federica, glielo lecco, glielo succhio, poi me lo infila dentro senza pietà.
Mi prende da dietro, le mani che mi afferrano i fianchi, il cazzo che mi spacca in due, sento la figa aprirsi, mi fa male ma è quel dolore che diventa piacere puro, la pelle che brucia, il corpo che si tende tutto.
Sento Riccardo sotto Federica che la lecca, la morde, la fa urlare, le mani che le strizzano il culo, la faccia persa tra quelle cosce larghe.
Jamal mi scopa forte, mi tiene piegata in due, la faccia schiacciata contro il materasso, le mani che mi graffiano la schiena.
«Guarda tuo marito, Anna, guarda come gode sotto quella troia.»
Alzo la testa e vedo Riccardo che viene, la bocca ancora piena di Federica, il viso sporco dei suoi umori.
Io vengo insieme a lui, urlando, il cazzo di Jamal che mi riempie fino in fondo, la figa che scoppia di piacere, il corpo che si piega e si arrende.
Federica si sdraia accanto a noi, mi prende la testa tra le mani e mi bacia sporca di tutto, la lingua che sa di cazzo e di figa, le mani che mi accarezzano ovunque.
Jamal viene dentro di me, lo sento caldo, pesante, rimane fermo un attimo, poi si tira fuori piano, soddisfatto.
Quando tutto sembra finito, il fiato corto, il sudore sulla pelle, sento ancora la figa che pulsa e il desiderio che non si è spento. Mi volto verso Riccardo, lo guardo negli occhi mentre lui è ancora tra le gambe di Federica, la faccia sporca dei suoi umori. Sorrido, mi passo la lingua sulle labbra, poi guardo Jamal, ancora duro, ancora pronto.
Mi avvicino a Riccardo, gli sussurro nell’orecchio, la voce roca di voglia:
«Lo vuoi, amore? Vuoi sentirlo dentro di te? Vuoi che Jamal ti scopi davanti a me, davanti a tutti?»
Riccardo mi guarda, le pupille dilatate, il respiro che si spezza. Si morde il labbro, abbassa lo sguardo, poi annuisce.
«Sì, Anna. Lo voglio. Fammi tuo, fammi suo.»
Federica sorride, si passa una mano sulle tette sudate, si avvicina a Riccardo e lo bacia sporca, la lingua che gli gira in bocca.
«Che porco sei, Riccardo…»
Jamal si avvicina, il cazzo gonfio che fa paura solo a guardarlo. Mi metto dietro Riccardo, lo accarezzo, lo preparo con le dita, gli sussurro:
«Respira, amore. Ora ti apro io, poi lui ti fa suo.»
Federica si inginocchia davanti a Riccardo, gli prende il cazzo in bocca, lo fa diventare di nuovo duro, mentre io gli apro il culo, le dita che scivolano facili, la pelle che trema.
Jamal si inginocchia dietro, si passa la mano sul cazzo, lo punta e con uno sguardo mi chiede il permesso. Io annuisco.
Gli infila la punta, piano, Riccardo geme, si aggrappa alle lenzuola, io lo tengo fermo e gli sussurro di lasciarsi andare.
Jamal lo prende, entra profondo, centimetro dopo centimetro, il respiro di Riccardo si spezza, un misto di dolore e piacere che gli trasforma la faccia.
Federica lo guarda, la bocca ancora piena del suo cazzo, io lo accarezzo, lo bacio, gli lecco il collo.
Jamal inizia a muoversi, lento, poi più forte, le mani che stringono i fianchi di Riccardo.
«Brava puttanella, Anna, guarda come glielo faccio sentire al tuo uomo.»
Riccardo geme, si lascia andare, il cazzo duro che pulsa tra le labbra di Federica.
Io sono bagnata fradicia, la figa che esplode, la vista di mio marito preso da un altro mi manda fuori di testa.
Gli sussurro parole sporche, lo incito, lo accarezzo, gli lecco il petto, le spalle, sento le lacrime di piacere che gli scendono dagli occhi.
Jamal lo scopa con forza, lo riempie, il suono delle loro carni che si sbattono riempie la stanza.
Federica lo fa venire ancora, lo beve, se lo gusta, io vengo solo a guardarli, la figa che mi cola sulle cosce, le dita che si affondano tra le labbra bagnate.
Quando Jamal viene dentro Riccardo, lo sento tremare, urlare, il corpo che si piega sotto il peso del piacere, la faccia sporca, gli occhi persi.
Lo stringo, lo bacio, lo accarezzo.
«Ora sei davvero mio, Riccardo. Nostro.»
Restiamo così, tutti e quattro, incollati, sporchi, senza più vergogna.
Io mi sento viva, lui distrutto e felice, Jamal soddisfatto, Federica con la bocca che ancora sa di sborra.
Ma tra noi, quando si chiudono le porte, la verità è un’altra. Più sporca, più autentica, più nostra.
Non è iniziato subito. All’inizio ero la ragazza che si vergogna perfino a spogliarsi con la luce accesa, quella che lascia le fantasie nella testa, convinta che certe cose si fanno solo nei porno. Ma Riccardo mi guardava con quella fame negli occhi, quella voglia che mi faceva sentire desiderata fino a farmi tremare. Da lui ho imparato che il corpo non mente.
Una sera, dopo mesi che stavamo insieme, mentre lo prendevo in bocca, mi sono lasciata andare: la lingua è scivolata più in basso, tra le sue cosce, tra le chiappe. Ho sentito il suo respiro spezzarsi, il corpo che si irrigidiva.
«Anna…» ha sussurrato, imbarazzato, quasi a chiedere scusa per il piacere che stava provando.
Ma io volevo andare oltre. Mi piaceva sentirlo perdere il controllo.
La prima volta si è tirato indietro, mi ha spostata con la mano, ma gli ho visto negli occhi la voglia di mollare tutto e lasciarsi andare. La seconda volta abbiamo bevuto troppo, ridevamo per ogni cazzata, la pelle accaldata, la testa leggera. Gli ho preso il cazzo in bocca e mentre lo succhiavo, ho fatto scivolare un dito su per il culo, piano, senza fretta.
Non si è più tirato indietro.
Quella notte è cambiato tutto. Gli sono salita addosso, la lingua ovunque, le dita che esploravano. Sentivo il suo corpo aprirsi sotto di me, il respiro che si faceva corto, le mani che mi cercavano ovunque. Quando gli ho chiesto:
«Ne vuoi un altro?»
mi ha guardata con gli occhi persi, rossi di desiderio, e ha detto solo:
«Sì. Due, Anna, infilane due.»
Così l’ho fatto. Ho sentito il suo piacere esplodermi in bocca, caldo e salato, mentre si lasciava andare senza più vergogna. L’ho ingoiato tutto, senza pensarci nemmeno un secondo.
Il giorno dopo, ancora eccitati, siamo andati insieme in un sexy shop. Ci vergognavamo, ridevamo come ragazzini, ma quando ho visto quel piccolo dildo rosa gli ho detto:
«Proviamo? Voglio vederti godere ancora.»
La sera stessa eravamo a letto, io sopra di lui, il dildo che scivolava piano tra le sue chiappe, lui che gemeva come non avevo mai sentito. Mi eccitava il potere che avevo su di lui, la sua fiducia, la sua voglia di lasciarsi andare.
Ma non ci è voluto molto perché anche quello diventasse poco. Dopo qualche settimana mi sono presentata a casa con uno strapon. Nero, deciso, senza più dubbi.
Riccardo mi guardava con una fame che mi faceva tremare le gambe.
«Spogliati, sdraiati. Voglio scoparti io, adesso.»
Non ha detto una parola, si è messo a pancia in giù, pronto, aperto, bagnato solo dal mio desiderio.
Quando gliel’ho infilato dentro piano, centimetro dopo centimetro, sentivo il mio sesso grondare, letteralmente. Le sue mani stringevano le lenzuola, il culo che si muoveva sotto di me, le gambe che tremavano.
«Va tutto bene?» gli ho chiesto, anche se sapevo già la risposta.
«Più forte, Anna. Scopami davvero.»
E l’ho fatto. L’ho preso, l’ho scopato come non avrei mai creduto di poter fare. Lui gemeva, si lasciava andare, mi supplicava di non fermarmi.
Io lo guardavo e mi sentivo potente, invincibile, bagnata all’inverosimile. Lui è venuto senza nemmeno toccarsi.
Io sono venuta insieme a lui, senza nemmeno sfiorarmi la figa, solo sentendolo sotto di me, piena del suo piacere.
Da allora è il nostro segreto, la nostra fame, la cosa che ci tiene vivi e complici, sporchi e sinceri. Nessuno sa quanto mi eccita sentire il suo corpo cedere sotto il mio, nessuno immagina che la donna che vedono per strada, perbene, elegante, è capace di prendere suo marito e fargli urlare il mio nome mentre lo scopo.
Da mesi ogni volta che scopo con Riccardo, la fantasia mi brucia tra le cosce. Le nostre notti sono diventate una droga. Gli scopo il culo finché mi implora di lasciarlo venire, io grondo talmente tanto che finisco a squirtare sulle sue gambe. Ma c’è una cosa che non gli ho ancora detto, un pensiero sporco che mi toglie il sonno.
Una notte, subito dopo che mi è venuto tra le mani e io mi sono leccata le dita, glielo butto lì, mentre il suo corpo ancora vibra di piacere:
«Sai cosa voglio, Riccardo? Voglio vederti mentre ti scopa un altro uomo.»
Lui si blocca, gli occhi spalancati, il respiro sospeso. Per un attimo temo di aver esagerato, di avergli sparato addosso un desiderio troppo grosso da sopportare.
«Sei impazzita?» sussurra. Ma nella voce non c’è rabbia, c’è solo paura. E voglia.
Non dico niente, mi limito a sorridergli, le dita ancora appiccicose del suo sperma.
«Pensaci,» gli dico.
Non ne parliamo per giorni, ma ogni volta che scopo con lui so che gli sto lasciando il tarlo dentro.
Poi, una sera, mi dice:
«Se vuoi davvero… scegli tu. Ma deve essere qualcuno che conosco, qualcuno che sia pulito.»
Non ci metto molto. La mente va subito a Jamal e Federica, la coppia che ogni tanto invitiamo a cena, amici senza peli sulla lingua, lei una troia meravigliosa col culo più grosso che abbia mai visto, tette che ti fanno venire voglia di affogarci dentro e una bocca che potrebbe contenere un cazzo di trenta centimetri senza nemmeno sforzarsi.
Lui, Jamal, creolo, pelle scura, muscoli che sembrano pietra e una presenza che mette soggezione solo a starci vicino. Il pacco sotto i pantaloni non lascia spazio a dubbi: Federica non si è certo accontentata di uno qualunque.
Propongo una cena. Niente di speciale, almeno in apparenza: una bottiglia di rosso, qualche piatto fatto con cura, chiacchiere e qualche battuta pesante come al solito. L’atmosfera si scalda subito.
Federica mi aiuta in cucina, le mani che mi sfiorano il fianco, la voce bassa all’orecchio:
«Vi vedo sempre più affiatati tu e Riccardo. Cosa combinate di bello, eh?»
Sorrido senza rispondere.
Jamal ride con Riccardo, bevono, si studiano, l’energia in casa è elettrica.
A tavola gli sguardi sono sempre più espliciti. Federica mastica il pane e si lecca le labbra, gli occhi che vanno da me a Riccardo, a Jamal, quasi volesse provocare una reazione.
Mi piego in avanti, la mano sulla coscia di Riccardo sotto il tavolo.
Gli sussurro:
«Se vuoi che sia io a dirlo, dammi solo un cenno.»
Riccardo mi guarda, le guance arrossate, il respiro che già si fa più veloce.
Annuisce.
Alzo il bicchiere e guardo Federica negli occhi:
«Vi va di giocare con noi stasera?»
Un silenzio breve, poi la bocca di Federica si piega in un sorriso sporco:
«Solo se si gioca sul serio.»
Jamal non dice nulla, ma i suoi occhi brillano, e la tensione tra noi quattro diventa un’unica corrente sotto pelle.
Mi alzo, porto Federica in camera. Lascio la porta socchiusa, voglio che Riccardo e Jamal sentano i nostri respiri, le risate basse, le mani che esplorano.
Poi sento i loro passi dietro di noi.
Mi volto e guardo mio marito: è pronto, è bagnato d’attesa, e io sto per dargli tutto quello che ha sempre sognato e che fino a ieri aveva paura di chiedere.
Non c’è bisogno di parole quando ci spogliamo. La stanza profuma già di sesso solo a guardarci. Federica ride sguaiata mentre si strappa la maglietta, le tette grosse che ballano e fanno venire sete a tutti. Jamal si toglie la cintura, i muscoli che guizzano sotto la pelle scura. Riccardo mi guarda, le mani che tremano, gli occhi pieni di paura e fame. Io mi sento viva, la figa in fiamme, il cuore che batte in mezzo alle gambe.
Federica si inginocchia davanti a Jamal e gli tira giù i pantaloni.
«Guarda qui, Anna, guarda che roba si mangia la tua amica.»
Il cazzo di Jamal le sbatte contro la faccia, grosso e nero, la bocca di Federica si spalanca e lui glielo infila fino in fondo, la tiene per i capelli e comincia a muoversi piano, poi più forte, facendole sbavare tutta la bocca.
Io prendo Riccardo, lo metto seduto sul bordo del letto, mi inginocchio e gli lecco il cazzo già duro. Lui geme, la mano che mi spinge la testa giù, sempre più giù.
Mi fermo, glielo lecco ovunque, poi scendo con la lingua sul buco, lenta, decisa, la faccia schiacciata tra le sue chiappe mentre lo sento già ansimare.
Dietro di me Federica gode, sbava, si strofina la figa bagnata contro la gamba di Jamal.
«Dai, Anna, fammi vedere come lo apri il marito.»
Mi eccito ancora di più, gli infilo un dito, poi due, la lingua che gira intorno al suo buco, Riccardo che perde la testa e mi supplica:
«Ancora, Anna, ficcamelo dentro.»
Apro il cassetto, tiro fuori lo strapon, lo indosso davanti a tutti senza pudore. Jamal ride, si accarezza il cazzo enorme, Federica gode solo a guardarci.
Mi metto dietro Riccardo, glielo infilo piano, centimetro dopo centimetro, mentre lui si aggrappa alle lenzuola, le gambe che tremano, la voce che mi urla addosso tutto il suo piacere.
«Sì, Anna, scopami, fammi male.»
Federica, nel frattempo, si spalma sulla faccia di Jamal, gli ficca la figa in bocca e gode senza ritegno, le urla che si mischiano ai gemiti di mio marito.
Io accelero, glielo do forte, sento la sua sborra che gli sale e quando viene grida il mio nome, la faccia rossa, le lacrime agli occhi.
Mi tiro fuori, ancora bagnata, la figa che pulsa dal desiderio.
Jamal mi guarda, mi fa segno di avvicinarmi.
«Vieni qui, bianca, adesso voglio vederti godere.»
Federica si butta su Riccardo, gli monta la faccia, le tette che gli sbattono sulla bocca, la figa umida che lo schiaccia fin quasi a soffocarlo.
Io mi inginocchio davanti a Jamal, il suo cazzo ancora lucido della saliva di Federica, glielo lecco, glielo succhio, poi me lo infila dentro senza pietà.
Mi prende da dietro, le mani che mi afferrano i fianchi, il cazzo che mi spacca in due, sento la figa aprirsi, mi fa male ma è quel dolore che diventa piacere puro, la pelle che brucia, il corpo che si tende tutto.
Sento Riccardo sotto Federica che la lecca, la morde, la fa urlare, le mani che le strizzano il culo, la faccia persa tra quelle cosce larghe.
Jamal mi scopa forte, mi tiene piegata in due, la faccia schiacciata contro il materasso, le mani che mi graffiano la schiena.
«Guarda tuo marito, Anna, guarda come gode sotto quella troia.»
Alzo la testa e vedo Riccardo che viene, la bocca ancora piena di Federica, il viso sporco dei suoi umori.
Io vengo insieme a lui, urlando, il cazzo di Jamal che mi riempie fino in fondo, la figa che scoppia di piacere, il corpo che si piega e si arrende.
Federica si sdraia accanto a noi, mi prende la testa tra le mani e mi bacia sporca di tutto, la lingua che sa di cazzo e di figa, le mani che mi accarezzano ovunque.
Jamal viene dentro di me, lo sento caldo, pesante, rimane fermo un attimo, poi si tira fuori piano, soddisfatto.
Quando tutto sembra finito, il fiato corto, il sudore sulla pelle, sento ancora la figa che pulsa e il desiderio che non si è spento. Mi volto verso Riccardo, lo guardo negli occhi mentre lui è ancora tra le gambe di Federica, la faccia sporca dei suoi umori. Sorrido, mi passo la lingua sulle labbra, poi guardo Jamal, ancora duro, ancora pronto.
Mi avvicino a Riccardo, gli sussurro nell’orecchio, la voce roca di voglia:
«Lo vuoi, amore? Vuoi sentirlo dentro di te? Vuoi che Jamal ti scopi davanti a me, davanti a tutti?»
Riccardo mi guarda, le pupille dilatate, il respiro che si spezza. Si morde il labbro, abbassa lo sguardo, poi annuisce.
«Sì, Anna. Lo voglio. Fammi tuo, fammi suo.»
Federica sorride, si passa una mano sulle tette sudate, si avvicina a Riccardo e lo bacia sporca, la lingua che gli gira in bocca.
«Che porco sei, Riccardo…»
Jamal si avvicina, il cazzo gonfio che fa paura solo a guardarlo. Mi metto dietro Riccardo, lo accarezzo, lo preparo con le dita, gli sussurro:
«Respira, amore. Ora ti apro io, poi lui ti fa suo.»
Federica si inginocchia davanti a Riccardo, gli prende il cazzo in bocca, lo fa diventare di nuovo duro, mentre io gli apro il culo, le dita che scivolano facili, la pelle che trema.
Jamal si inginocchia dietro, si passa la mano sul cazzo, lo punta e con uno sguardo mi chiede il permesso. Io annuisco.
Gli infila la punta, piano, Riccardo geme, si aggrappa alle lenzuola, io lo tengo fermo e gli sussurro di lasciarsi andare.
Jamal lo prende, entra profondo, centimetro dopo centimetro, il respiro di Riccardo si spezza, un misto di dolore e piacere che gli trasforma la faccia.
Federica lo guarda, la bocca ancora piena del suo cazzo, io lo accarezzo, lo bacio, gli lecco il collo.
Jamal inizia a muoversi, lento, poi più forte, le mani che stringono i fianchi di Riccardo.
«Brava puttanella, Anna, guarda come glielo faccio sentire al tuo uomo.»
Riccardo geme, si lascia andare, il cazzo duro che pulsa tra le labbra di Federica.
Io sono bagnata fradicia, la figa che esplode, la vista di mio marito preso da un altro mi manda fuori di testa.
Gli sussurro parole sporche, lo incito, lo accarezzo, gli lecco il petto, le spalle, sento le lacrime di piacere che gli scendono dagli occhi.
Jamal lo scopa con forza, lo riempie, il suono delle loro carni che si sbattono riempie la stanza.
Federica lo fa venire ancora, lo beve, se lo gusta, io vengo solo a guardarli, la figa che mi cola sulle cosce, le dita che si affondano tra le labbra bagnate.
Quando Jamal viene dentro Riccardo, lo sento tremare, urlare, il corpo che si piega sotto il peso del piacere, la faccia sporca, gli occhi persi.
Lo stringo, lo bacio, lo accarezzo.
«Ora sei davvero mio, Riccardo. Nostro.»
Restiamo così, tutti e quattro, incollati, sporchi, senza più vergogna.
Io mi sento viva, lui distrutto e felice, Jamal soddisfatto, Federica con la bocca che ancora sa di sborra.
4
voti
voti
valutazione
5.3
5.3
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Marco e la famiglia allargata
Commenti dei lettori al racconto erotico