I vicini - cap.3

di
genere
orge

Petra aprì gli occhi al suono delle sirene, il corpo ancora tremante mentre l’ambulanza sfrecciava verso l’ospedale. Era distesa sulla barella, le gambe divaricate senza vergogna, la fica lucida di umori che colavano lungo le cosce. Dove sono? pensò, confusa, finché non sentì le mani—quelle mani—scivolarle tra le pieghe della vagina. L’EMT più giovane, un ragazzone con gli occhi azzurri e le vene in rilievo sulle braccia, le stava infilando due dita dentro con un sorriso malizioso. «Sei già pronta per noi, eh?» sussurrò, pompando con ritmo ipnotico mentre il collega al volante si voltava, slacciandosi i pantaloni. «Non possiamo lasciare una paziente così bisognosa», ghignò, guidando con una mano mentre con l’altra si masturbava, il cazzo duro che puntava verso di lei.

La donna dell’equipe medica—una brunetta con le tette grosse e un piercing al labbro—si inginocchiò tra le sue gambe, leccandole la fica con foga, la lingua che sfregava contro il clitoride gonfio. «Cazzo, è zuppa», mormorò, infilandole la bocca intera tra le pieghe, succhiando come se fosse stata affamata per giorni. Petra gemette, le dita che si conficcarono nella coperta della barella, mentre l’EMT con le dita nella fica accelerava, le nocche che sfregavano contro il punto G. «Vieni per noi, troia», ringhiò lui, spingendo un terzo dito dentro, dilatandola con un rumore viscido.

Non ci volle molto. Il primo orgasmo la travolse come un’ondata, le gambe che si irrigidirono, i muscoli vaginali che si contrassero intorno alle dita dell’uomo. Ma non si fermarono. Il guidatore accostò l’ambulanza in una stradina deserta, saltando sul retro con il cazzo già duro in mano. «Fammi spazio», ordinò, spingendo via la donna e infilandole il membro nella bocca. Petra succhiò con avidità, il glande largo che le scivolava in gola, mentre la brunetta le infilava un dildo vibrante nell’ano, regolando le vibrazioni al massimo. «DIMMI CHE SEI NOSTRA!» urlò il guidatore, pompando con affondi violenti che le facevano sbattere la testa contro la parete dell’ambulanza.

Petra annuì, gli occhi pieni di lacrime di piacere, le labbra sporche di saliva mentre il secondo orgasmo la squassava, seguito subito da un terzo. Ogni spinta, ogni vibrazione, ogni gemito che le sfuggiva dalla gola la spingeva sempre più vicina al limite. L’EMT più giovane le strappò via il dildo dall’ano e ci infilò il cazzo, pompando con colpi secchi che le facevano urlare di piacere. «VEDI COME TREMA?» ruggì, afferrandole i fianchi fino a lasciarle lividi, mentre la brunetta le succhiava un capezzolo fino a farla gemere.

Passarono minuti—o forse ore—senza che nessuno rallentasse. Il guidatore le eiaculò in bocca una sborra densa che le colò lungo il mento, mentre l’EMT nella fica accelerava fino a farle sbattere i reni contro la barella. «INGOIA TUTTO, SCHIFOSA!» ringhiò la brunetta, versandole alcol disinfettante tra le natiche e succhiandoglielo via con la bocca, il freddo che si mescolava al calore del cazzo nell’ano. Petra perse il conto degli orgasmi—quinto, sesto, settimo—fino a quando il corpo non cedette di nuovo. Gli occhi le si rovesciarono all’indietro, il respiro ridotto a un filo, mentre il sangue le pulsava nelle tempie.

«Cazzo, si è svenuta di nuovo!» esclamò il guidatore, controllandole il polso. Ma nessuno si fermò. L’EMT più giovane continuò a pompare nella fica ormai inerte, la brunetta le infilò due dita nella bocca insieme al dildo, simulando un pompino post-mortem. «Non importa se è svenuta», sibilò, «il suo corpo sa cosa fare». E aveva ragione: anche priva di sensi, Petra ebbe un ottavo orgasmo, le gambe che si contrassero da sole, la fica che pulsò intorno al cazzo che la riempiva.

Quando finalmente si fermarono, esausti, la caricarono di nuovo in ambulanza, il corpo di Petra ancora caldo, le labbra sporche di sperma e umori. «All’ospedale diranno che è stata una crisi cardiaca», rise il guidatore, rimettendo in moto. Ma Petra, nel suo incoscio, sognò già il prossimo viaggio. Perché sapeva che non sarebbe stata l’ultima volta. Non quando ogni svenimento era solo l’inizio di qualcosa di più.
scritto il
2025-10-27
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