Becky e il sesso sfrenato
di
Mauro Virgilio Marone
genere
trio
BECKY E IL SESSO SFRENATO
Becky era distesa sul divano, ancora con il sorriso sulle labbra dopo aver chiuso la chiamata con Mary. Il suo corpo, nudo sotto una vestaglietta di seta rossa appena accennata, trasudava impazienza. Nella testa ripeteva quella frase che si era detta già nel pomeriggio:
*"Tra due giorni faccio 19 anni… e quale migliore occasione di farmi Tom?"*
Tom, il biondo del college, 19 anni appena compiuti, corpo scolpito da anni di allenamento, spalle larghe, addome che sembrava cesellato, e quel sorriso arrogante da atleta che sapeva di piacere. Ma soprattutto… la fama. Tutte sussurravano di lui, e non era per i suoi tempi in pista o i punti segnati: era per *quello* che teneva nei pantaloni.
Poi, il campanello.
Becky si alzò, piedi nudi sul parquet, la vestaglia aperta quel tanto da lasciar intravedere la sua pelle liscia. Aprì la porta e Tom era lì: jeans attillati, maglietta che lasciava intuire pettorali tesi e vene sulle braccia. Un mezzo sorriso, poi uno sguardo che scese sotto il nodo della sua vestaglia.
«Ciao, Becky…» disse lui, con una voce bassa e calda, già carica di elettricità.
Non servì altro. Lei lo afferrò per la maglietta, tirandolo dentro, e la porta si richiuse con un tonfo.
Si baciarono subito, labbra che si scontravano con forza, lingue intrecciate, respiri già pesanti. Le mani di Tom scesero lungo i fianchi di lei, stringendola con possesso animalesco. Sentiva il suo petto contro di sé, duro e caldo, mentre lei, sorridendo fra un bacio e l’altro, gli slacciava i jeans.
E lì lo vide.
Quando il tessuto cadde, infilò subito la mano dentro il boxer e lo tirò fuori. Le sue dita non riuscivano a chiudersi attorno completamente: lungo, spesso, pulsante, con la pelle calda e venosa che sembrava fremere sotto il tocco. Ventidue centimetri pieni, massicci, protesi verso l’alto come un’arma pronta. Becky inspirò profondamente, un brivido le attraversò la schiena.
«Cristo, Tom…» sussurrò, mordendosi il labbro, «…ora capisco perché tutte ti vogliono.»
Lui sorrise, e con una mossa rapida le fece scivolare la vestaglia a terra, lasciandola nuda. Le guardò il seno sodo, i capezzoli già tesi, e poi giù fino al pube, liscio e invitante. Non disse una parola: si chinò per baciarla sul collo, risalendo fin dietro l’orecchio mentre con una mano le stringeva il sedere. L’altra mano, invece, guidava già sé stesso contro di lei.
Becky, eccitata fino al tremito, si mise a cavalcioni su di lui sul divano. Il glande sfiorava la sua apertura, la differenza di dimensioni faceva fremere ogni muscolo del suo corpo. Con un sospiro carico di brama, si calò lentamente su quell’asta mostruosa, sentendo ogni centimetro aprirla, riempirla, spingerle dentro ondate di piacere che le strapparono un gemito gutturale.
«Oh… fottutamente… sì…» ansimò lei, muovendosi piano all’inizio, per poi lasciarsi andare in colpi rapidi e profondi, il suono umido e ritmico che riempiva la stanza.
Tom la afferrò per i fianchi, guidandola con forza, i muscoli delle braccia che si tendevano per sostenerla agli affondi più violenti. Il suo respiro era caldo sul collo di lei, il corpo di lui batteva con potenza sotto il suo. Becky sapeva muoversi: rotazioni lente del bacino alternate a spinte rapide, cercando ogni volta di prenderlo ancora più in fondo, fino alla radice.
Il tempo sembrava sciogliersi in un vortice di carne, sudore e ansiti. Lei graffiava le sue spalle, lui le mordeva i capezzoli, i fianchi, la base del collo. Il loro sesso era puro istinto, animalesco, privo di dolcezza calcolata: solo corpi che si bramavano, fino a perdersi.
---
Becky era ancora sdraiata sul letto, le cosce leggermente divaricate, il respiro lento ma il sorriso malizioso stampato in volto. Avevano appena finito un’ora prima, e Tom, sudato e ansimante, si era lasciato cadere accanto a lei. Ma bastò uno dei suoi sguardi provocanti per riaccenderlo.
Lui si tirò su, gli occhi puntati su di lei. Senza dire nulla, le afferrò le gambe e la fece girare a pancia in giù. Becky gemette piano, già intuendo cosa stava per succedere. Tom gliele sollevò, lasciandola con il culo alto e il petto contro le lenzuola. Le mani forti le aprirono le natiche, rivelando quel piccolo anello che lui bagnò con la lingua per un istante, facendola sussultare, prima di poggiare lì la punta dura e calda del suo cazzo.
«Oh… cazzo, Tom…» sussurrò lei, mordendosi il cuscino.
Con un colpo lento e deciso, iniziò a penetrarla, centimetro dopo centimetro. Lei gemette più forte, stringendolo e sentendo quel bruciore iniziale che si mescolava subito a un’ondata di piacere atroce. Tom le teneva i fianchi come se temesse che potesse scappare, affondando sempre più, finché non si sentì completamente immerso in lei.
Poi cominciò il ritmo: spinte profonde, tese, fatte con tutto il peso del suo corpo, tanto che Becky si aggrappava alle lenzuola per non essere sbattuta in avanti. Il suono dei loro corpi che si scontravano riempiva la stanza, insieme ai gemiti di lei e ai respiri ansanti di lui.
«Ti piace, puttana?» le ringhiò all’orecchio, piegandosi su di lei.
«Sì… più forte!» urlò Becky, spingendo indietro i fianchi per prenderlo ancora più a fondo.
Tom aumentò la velocità, entrandole con una foga animale, fino a quando le gambe iniziarono a tremare e il sudore gli colava dal petto sulla schiena di lei. Con un ultimo affondo possente, gemette forte e si lasciò cadere sopra di lei, completamente esausto. Si rotolò di lato, ancora ansante, e chiuse gli occhi.
Il sonno lo prese in pochi minuti.
---
**Mattina dopo.**
Tom si stiracchiò nel letto, la luce filtrava tra le tende. Becky dormiva su un fianco, ancora nuda, i capelli sparsi sul cuscino. Lui si alzò, si fece una doccia veloce – l’acqua calda gli scivolava sui muscoli e cancellava l’odore della notte di sesso – poi si vestì, salutandola con un mezzo sorriso mentre usciva.
Becky rimase lì, nuda, soddisfatta. Ancora sentiva un piacevole indolenzimento tra le gambe e dietro. Si alzò lentamente, iniziò a sistemarsi i capelli quando il cellulare sul comodino iniziò a squillare.
Sul display: **Mary**.
Becky sorrise, rispose con tono malizioso:
«Pronto?»
La voce di Mary dall’altro capo: «Devo raccontarti una cosa… ma prima… tu? Hai fatto tardi ieri?»
Becky rise piano, la voce roca: «Oh sì… e credimi, amica… è stata una *serata indimenticabile*.»
Becky, nuda sul letto, col telefono ancora in mano dopo aver sentito la voce di Mary, perse per un attimo il filo della conversazione. Il cervello si era già riacceso su *quel* pensiero. Quello della notte appena passata.
Le tornò davanti agli occhi Tom – il suo corpo sopra di lei, il suo cazzo duro, spesso e pulsante che le apriva il buco stretto punto per punto. Rivide mentalmente il momento in cui lui le aveva afferrato i fianchi da dietro, tirandola a sé mentre la punta calda spingeva dentro con lentezza assassina. Sentì di nuovo quel bruciore iniziale, quel misto di dolore e piacere che le aveva fatto mordere le lenzuola e gemere come una troia in calore.
Era come se potesse ancora percepire la pelle calda sulle natiche, le mani di lui che la tenevano ferma e la usavano senza pietà. Ogni spinta la faceva urlare dentro, il cazzo di Tom le scopava il culo con colpi profondi e rabbiosi, facendola sbattere contro il materasso. Quel suono viscido, lubrificato dal loro sudore e da ogni goccia di saliva che lui aveva sputato là dietro, le rimbombava in testa come un metronomo di pura porcheria.
Le ricordava le parole sporche che lui le aveva sussurrato all’orecchio, mentre la scopava senza smettere:
«Ti piace, puttana? Ti piace sentirtelo piantato nel culo?»
E lei, senza fiato, l’aveva implorato: «Sì… scopami più forte… fammi male…»
Si ricordò il momento in cui il piacere aveva schiacciato completamente il dolore: ogni nervo teso, ogni respiro corto, il calore dentro che pulsava fino a farle tremare le gambe. E quando lui aveva spinto dentro tutto, fino a sentire le palle batterle contro, lei aveva capito di essere persa, di volere solo che non si fermasse mai.
E quell’ultima, devastante penetrazione… un colpo secco, brutalmente profondo, mentre lui le afferrava i capelli tirandole la testa all’indietro e lei gemeva con la voce rotta, sudata, aperta, usata e felice.
Becky sospirò mentre parlava con Mary, ma la mente era ancora lì, immersa in quelle immagini di cazzo in culo, sudore, pelle, e il sapore sporco della notte precedente. Un brivido le attraversò la schiena.
Il piccolo tavolino all’angolo era ormai “il loro” da mesi: stesse tazze di cappuccino, lo zucchero sfuso nella zuccheriera di vetro scheggiata, e quell’atmosfera sospesa del pomeriggio, quando il bar si svuota e i rumori si fanno più soffusi.
Becky arrivò per ultima, i capelli sciolti e un sorriso che già prometteva guai. Mary e Tatiana stavano già sorseggiando lentamente, immerse nell’odore di caffè e nelle luci calde. Tatiana, con i suoi lunghi capelli biondi che cadevano morbidi sulla giacca beige, sembrava la più composta — ma anche quella che ascoltava più attentamente.
Becky si lasciò cadere sulla sedia, incrociò le gambe e prese subito il controllo della conversazione.
Tatiana, curiosa, si sporse un po’ in avanti: «Quindi… ieri sera… avete *scopato*?» domandò, alzando appena un sopracciglio.
Mary abbassò lo sguardo per un istante, un piccolo sorriso sulle labbra:
«Io con Steve… beh, è stato dolce. Lentissimo… quasi tenero. È stato… carinissimo.»
Becky rise, decisamente meno riservata:
«Io invece con Tom… penetrazione *anale*. E guarda, mi brucia ancora il culo!» disse ridendo, facendosi ventaglio con la mano.
Tatiana inarcò le sopracciglia e scosse piano la testa: «Sfacciata e volgare…»
Becky si sporse verso di lei:
«Oh, non fare la schizzinosa… vuoi dirmi che con Anton non vi siete mai lasciati andare a un po’ di… *perversione*?»
Tatiana fece spallucce: «Sesso… tradizionale. Io sotto e lui sopra.»
Becky arricciò le labbra, socchiudendo gli occhi: «Banale… neanche un pompino?»
Tatiana esitò un attimo, poi disse piano: «Io… no.»
«Cazzo dentro figa e basta,» scrollò la testa Becky, sorridendo con un filo di malizia. «Ah, ti sei persa certe gioie, credimi.»
Tatiana abbassò gli occhi verso la tazza, sfiorando il bordo con un dito: «Io… vado bene così.»
Fu Mary a spezzare quella tensione sottile: «Ragazze, e se ci facessimo una serata tra noi? Solo noi tre… senza uomini, senza regole?»
«Un pigiama party?» chiese Tatiana, sollevando lo sguardo, meno in imbarazzo.
«Sì! Ed è perfetto farlo a casa mia,» intervenne Becky con entusiasmo, «i miei genitori sono via fino a dopodomani.»
Mary rise: «Cibo spazzatura e chiacchiere da pettegolezzo.»
Becky aggiunse, abbassando un po’ la voce ma con un luccichio negli occhi: «Magari parliamo dei nostri rispettivi… ragazzi.»
«Allora domani sera?» propose Mary.
«Domani sera,» confermarono Tatiana e Becky quasi in coro.
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La ciotola dei pop corn era ormai quasi vuota, le patatine sparse tra tovagliolini spiegazzati e lattine di cola lasciate aperte sul tavolino basso del salotto. Becky, seduta a gambe incrociate sul tappeto, scostò una ciocca di capelli dal viso, con quello sguardo che Tatiana già riconosceva: stava per proporre qualcosa di… non proprio innocente.
«Ehi…» iniziò, mordicchiando un chicco di pop corn rimasto tra le dita, «se facessimo come in quei video che si trovano su certi siti…?»
Mary alzò lo sguardo incuriosita. «Che intendi?»
Becky sorrise maliziosa: «Sai, quelle challenge tra ragazze… il giochino: se perdi, ti spogli di un indumento.»
Tatiana corrugò la fronte, stringendo il cuscino che teneva in grembo. «Ma… non so…»
Mary, dopo un momento di esitazione, abbozzò un sorriso complice: «Mmm… perché no? Sarebbe divertente. Strip poker?»
«O ancora più semplice,» rincarò Becky, «carta alta vince, carta bassa perde… e via un pezzo di vestito.» Scoppiò a ridere, un po’ eccitata dall’idea.
Tatiana scosse la testa, arrossendo. «Non lo posso fare…»
Mary disse: «Io invece ci voglio provare. Tranquilla… basta che non finiamo come in *quei* filmati dove alla fine si baciano tutte…»
Tatiana fece un mezzo sorriso imbarazzato: «Non avete ritegno.»
«Oh, ma sciogliti un po’, Taty!» ribatté Becky, dandole una leggera spinta sulla spalla. «Dai, iniziamo subito. Mary, mescola le carte!»
Le tre si sedettero a cerchio, le gambe incrociate sul tappeto, le carte ben mischiate al centro. La luce morbida dell’abat-jour, nella penombra del salotto, creava un’atmosfera intima ma elettrica.
**Primo giro**.
Le carte esplosero sul tappeto. Becky pescò un *tre* di cuori, Tatiana un nove, Mary un dieci. Becky rise, battendo una mano sulla coscia: «Ok, regole sono regole.»
Con un gesto teatralmente lento, si slacciò i bottoni del pigiama di sopra e lo lasciò scivolare giù dalle spalle, rivelando un reggiseno blu liscio, che abbracciava un seno pieno e ben sodo. Mary arrossì, poggiandosi meglio sul cuscino: «Belle bocce…»
Becky le lanciò un’occhiata maliziosa: «E io non vedo l’ora di vedere le tue, tesoro.»
**Secondo giro.**
Le carte girarono di nuovo. Tatiana pescò un due di fiori: perse senza possibilità di recupero. Si morse il labbro, poi si tolse piano la maglietta del pigiama, rivelando una canottiera bianca aderente che lasciava intuire la forma delicata del suo seno. Becky la fissava, divertita: «Mh, si comincia a rivelare qualcosa…» Tatiana abbassò lo sguardo, ma un sorriso le tradiva la curiosità.
**Terzo giro.**
Sconfitta ancora Becky, stavolta con un quattro. «Accidenti…» ridacchiò, già in piedi per sfilarsi i pantaloni del pigiama. Come una modella che fa il suo ingresso, li fece scivolare giù lentamente, rivelando un paio di mutandine quasi trasparenti, azzurrine, con un discreto ricamo frontale e i fianchi sottili che evidenziavano la pelle liscia.
Mary sollevò le sopracciglia: «E chiamale normali…»
**Quarto giro.**
Mary pescò il punteggio più basso. Senza troppa esitazione — anche se con un rossore evidente sulle guance — tolse la parte superiore del pigiama, restando in reggiseno color crema. I suoi movimenti erano un misto di timidezza e di una strana eccitazione che iniziava a permeare l’aria.
Il gioco continuò tra sorrisi, battute e sguardi che duravano qualche secondo di troppo… finché la situazione finale si presentò così: Mary in intimo coordinato, Becky già topless con solo le mutandine sottili, Tatiana in canottiera e slip.
Mary inclinò la testa verso l’amica più sfacciata: «Becky, sei in svantaggio…»
«E allora?» fece lei con un ghigno, «Significa solo che il meglio sta per arrivare…»
---
Le carte erano ormai sparse sul tappeto, come i vestiti delle tre. L’atmosfera era densa, quasi palpabile, carica di eccitazione trattenuta a stento. Becky, con il seno ancora gonfio di desiderio, sedeva a gambe divaricate, dita che giocherellavano pigre sul bordo delle sue mutandine umide, lo sguardo dominante fisso sulle due “prede”.
Mary e Tatiana si scambiarono uno sguardo curioso e teso, poi allungarono la mano verso il mazzo. Le dita si sfiorarono, e quel semplice contatto fece vibrare l’aria.
Tatiana pescò lentamente… un **cuore**. «Bacio, dunque…» mormorò quasi a denti stretti.
Mary sorrise, un sorriso misto tra malizia e timidezza. Si avvicinarono piano, i seni nudi che si sfioravano prima ancora che le labbra si incontrassero. Poi il bacio: lento, esplorativo, labbra morbide che si cercavano, lingue che si sfioravano in un gioco ancora incerto ma già rovente. Becky gemeva a bassa voce mentre osservava, le dita affondando appena sotto l’elastico.
«Ancora…» ordinò lei, e il bacio si fece più profondo. Mary prese il mento di Tatiana con fermezza, e la divorò con un gemito breve ma intenso. Le mani cominciarono a scivolare: una su un fianco, l’altra a sfiorare un capezzolo già teso. Tatiana rabbrividì.
Tocca a Mary pescare. La carta: **quadri**. Becky scoppiò in una risata bassa e lasciva: «Oh sì… nel cassetto, forza.»
Tatiana, visibilmente arrossata, aprì il cassetto e tirò fuori un fallo di gomma color carne, liscio, lungo e imponente. Mary lo prese in mano, con un sorriso volutamente provocante verso Becky, e lo passò a Tatiana. «Sdraiati» le sussurrò.
Tatiana si ritrovò supina sul tappeto, gambe leggermente tremanti. Mary si posizionò tra le sue cosce, una mano a carezzarle il pube, l’altra che iniziava a premere la punta del giocattolo contro le sue grandi labbra già lucide. Tatiana gemette appena il silicone cominciò a penetrarla, lenta e calda progressione che la fece inarcare la schiena, le mani che cercavano invano un appiglio. Becky, nel frattempo, aveva finalmente infilato la mano dentro le mutandine e stava massaggiandosi il clitoride, respirando affannosamente.
Ogni spinta era un suono umido, un respiro ansante, una tensione che aumentava. Mary, godendosi la scena, si lasciava sfuggire frasi sussurrate: «Ti piace… sì, ti piace… apriti bene per me…» Becky non reggeva quasi più, la sua mano si muoveva veloce, mentre dall’altra accarezzava un capezzolo duro come pietra.
Quando Mary estrasse lentamente il fallo, un filo trasparente e brillante lo univa ancora all’intimità palpitante di Tatiana. «Bellissimo…» ansimò Becky.
Le carte sul tappeto erano ormai umide di calore e respiri. Ogni giro aveva spogliato non solo i corpi, ma anche ogni tentativo di pudore. Becky, il sorriso storto sulle labbra e gli occhi febbrili, mescolò lentamente il mazzo con gesti lenti e ipnotici.
«Avanti… vediamo chi gode per prima» disse con voce roca.
Tatiana pescò: **picche**. Becky si leccò le labbra: «Allora… ti scopi con le dita, tesoro, e lo fai davanti a noi.» Tatiana si mise seduta, gambe aperte, il sesso lucido di desiderio. Iniziò a sfiorarsi piano con due dita: un gemito basso le uscì dalle labbra mentre il pollice accarezzava il proprio clitoride. Mary la guardava fissamente, le labbra socchiuse, il petto che si alzava e abbassava.
Ora toccava a Mary. La carta: **cuori**. «Baciarsi…» sorrise Becky. Ma Mary non si accontentò di un bacio sulle labbra. Si chinò tra le cosce di Tatiana, la lingua calda che si insinuò subito tra le grandi labbra, assaggiandola senza esitazione. Un suono sporco e umido riempì la stanza. Tatiana sussultò, afferrando i capelli di Mary e tirandola più dentro: «Leccami… più forte… sì, così, succhia il clitoride…» ansimava, mentre le dita ancora pompavano dentro di sé.
Becky si era tolta le mutandine, buttandole accanto al mazzo di carte. Si massaggiava la figa, bagnatissima, osservando le due con un’eccitazione feroce. «Ora invertitevi» ordinò. Mary si sdraiò supina, le gambe aperte, mostrando la sua figa rasata e lucida. Tatiana si abbassò subito, la lingua guizzante che tracciava il contorno delle piccole labbra, succhiando poi il clitoride di Mary come se fosse l’unica fonte d’acqua nel deserto. Mary gemeva forte, muovendo i fianchi in avanti per spingere più a fondo la bocca dellamica.
L’odore di sesso era denso, quasi vibrante nell’aria. Becky non resisteva più. Si avvicinò, afferrò la nuca di Tatiana e la spinse verso di sé. Il viso di Tatiana si trovò sommerso nel sesso caldo e aperto di Becky. L’odore era forte, muschiato, il sapore pieno di eccitazione. Tatiana iniziò a leccarla, salendo e scendendo dalla fessura al clitoride, mentre Mary si portava di lato e le passava una mano sulle natiche di Becky, infilandole due dita dentro senza preavviso.
Becky gemette forte, piegando la schiena, afferrando i capelli di entrambe e guidandole, isterica di piacere. «Sì… così… succhiami… leccami forte… più veloce…»
Le lingue lavoravano insieme: Mary sul clitoride, Tatiana che affondava all’interno, le dita che entravano ed uscivano con suono bagnato e osceno. Le cosce di Becky tremavano, il respiro spezzato in singhiozzi di lussuria, fino a quando un orgasmo potente le squassò tutto il corpo. Gemette senza controllo, stringendo le teste delle due contro di sé mentre esplodeva, bagnandole con il proprio sapore.
Si lasciò cadere all’indietro, ansimante, il seno che si alzava e abbassava rapido. Mary e Tatiana, i visi lucidi e le labbra gonfie di baci e sesso, si guardarono un istante, poi strisciarono sui fianchi di Becky e iniziarono a baciarla insieme, alternando le labbra alle morsicate leggere, finché tutte e tre non rimasero accasciate esauste, nude e sudate, il mazzo di carte dimenticato sul pavimento impregnato di desiderio.
Il pavimento era una tela di lenzuola stropicciate, mutandine abbandonate e un odore forte di sesso e pelle calda. Becky, ancora in preda a scosse residue dell’orgasmo, si passò la lingua sulle labbra e sorrise maliziosa alle altre due.
«Adesso voglio farvi provare qualcosa… così quando tornerete dai vostri fidanzati, saprete come farli impazzire.»
Si spostò a carponi, il sedere alto e le cosce ancora luccicanti. Mary e Tatiana si scambiarono un’occhiata complice, poi si avvicinarono. Tatiana passò dietro Becky, incollando la bocca alla sua figa ancora calda e bagnata, e iniziò a leccarla con movimenti circolari, alternando morbidi succhi al clitoride con affondate rapide della lingua dentro la vagina.
Mary, davanti, fece sdraiare Becky e si mise tra le sue gambe, ma invece di concentrarsi sulla stessa fessura, aprì bene l’interno coscia e infilò due dita forti e lente, andando a cercare quel punto in profondità che faceva sussultare Becky ad ogni passata. Intanto le sue labbra si attaccavano al capezzolo eretto, succhiandolo e mordicchiandolo mentre la mano lavorava.
Tatiana, vedendo Becky arcuarsi per il piacere, infilò anche un dito nel suo ano, massaggiandolo e spingendo piano, mentre continuava a far vibrare la lingua sulla figa. Becky cominciò a mugolare frasi sconnesse, le mani affondate nei capelli di entrambe:
«Oh Dio… sì… lì… più forte… entrambe… fami venire, fami venire…»
Mary aumentò il ritmo delle dita, il suono bagnato che riempiva la stanza, mentre Tatiana spingeva e succhiava in perfetto sincronismo. A quel punto, Mary si sfilò dalla posizione, si sdraiò accanto e prese Tatiana per i fianchi, spingendo il viso di quest’ultima più a fondo tra le cosce di Becky, mentre le sue stesse dita iniziarono a penetrare Tatiana da dietro. Il corpo di Tatiana reagì subito, spingendo indietro il bacino per riceverle sempre più a fondo.
Lì, nella stessa sequenza di gemiti e respiri roventi, si era creato un ponte fisico: Becky che godeva tra due bocche, Tatiana che si contorceva per il doppio piacere, Mary che orchestrava tutto come un direttore d’orchestra del peccato.
Quando Becky esplose di nuovo, questa volta urlando e irrigidendosi, uno spruzzo caldo le uscì dalla figa, bagnando il mento di Tatiana e colando sulle dita di Mary. L’orgasmo la lasciò esausta, ma Mary e Tatiana continuarono a muoversi: Tatiana cavalcò le dita di Mary fino a urlare e tremare di piacere, mentre Mary, eccitatissima, si sdraiò e spinse Becky a godersela, chiudendo il cerchio.
Le tre rimasero intrecciate, tremanti, con il sudore che colava e le dita intrecciate tra cosce e pelli. I loro corpi pulsavano ancora, e mentre si accarezzavano piano, Becky bisbigliò:
«Con quello che avete imparato stasera, i vostri uomini non sapranno più distinguere paradiso e inferno…»
--- Continua--
Becky era distesa sul divano, ancora con il sorriso sulle labbra dopo aver chiuso la chiamata con Mary. Il suo corpo, nudo sotto una vestaglietta di seta rossa appena accennata, trasudava impazienza. Nella testa ripeteva quella frase che si era detta già nel pomeriggio:
*"Tra due giorni faccio 19 anni… e quale migliore occasione di farmi Tom?"*
Tom, il biondo del college, 19 anni appena compiuti, corpo scolpito da anni di allenamento, spalle larghe, addome che sembrava cesellato, e quel sorriso arrogante da atleta che sapeva di piacere. Ma soprattutto… la fama. Tutte sussurravano di lui, e non era per i suoi tempi in pista o i punti segnati: era per *quello* che teneva nei pantaloni.
Poi, il campanello.
Becky si alzò, piedi nudi sul parquet, la vestaglia aperta quel tanto da lasciar intravedere la sua pelle liscia. Aprì la porta e Tom era lì: jeans attillati, maglietta che lasciava intuire pettorali tesi e vene sulle braccia. Un mezzo sorriso, poi uno sguardo che scese sotto il nodo della sua vestaglia.
«Ciao, Becky…» disse lui, con una voce bassa e calda, già carica di elettricità.
Non servì altro. Lei lo afferrò per la maglietta, tirandolo dentro, e la porta si richiuse con un tonfo.
Si baciarono subito, labbra che si scontravano con forza, lingue intrecciate, respiri già pesanti. Le mani di Tom scesero lungo i fianchi di lei, stringendola con possesso animalesco. Sentiva il suo petto contro di sé, duro e caldo, mentre lei, sorridendo fra un bacio e l’altro, gli slacciava i jeans.
E lì lo vide.
Quando il tessuto cadde, infilò subito la mano dentro il boxer e lo tirò fuori. Le sue dita non riuscivano a chiudersi attorno completamente: lungo, spesso, pulsante, con la pelle calda e venosa che sembrava fremere sotto il tocco. Ventidue centimetri pieni, massicci, protesi verso l’alto come un’arma pronta. Becky inspirò profondamente, un brivido le attraversò la schiena.
«Cristo, Tom…» sussurrò, mordendosi il labbro, «…ora capisco perché tutte ti vogliono.»
Lui sorrise, e con una mossa rapida le fece scivolare la vestaglia a terra, lasciandola nuda. Le guardò il seno sodo, i capezzoli già tesi, e poi giù fino al pube, liscio e invitante. Non disse una parola: si chinò per baciarla sul collo, risalendo fin dietro l’orecchio mentre con una mano le stringeva il sedere. L’altra mano, invece, guidava già sé stesso contro di lei.
Becky, eccitata fino al tremito, si mise a cavalcioni su di lui sul divano. Il glande sfiorava la sua apertura, la differenza di dimensioni faceva fremere ogni muscolo del suo corpo. Con un sospiro carico di brama, si calò lentamente su quell’asta mostruosa, sentendo ogni centimetro aprirla, riempirla, spingerle dentro ondate di piacere che le strapparono un gemito gutturale.
«Oh… fottutamente… sì…» ansimò lei, muovendosi piano all’inizio, per poi lasciarsi andare in colpi rapidi e profondi, il suono umido e ritmico che riempiva la stanza.
Tom la afferrò per i fianchi, guidandola con forza, i muscoli delle braccia che si tendevano per sostenerla agli affondi più violenti. Il suo respiro era caldo sul collo di lei, il corpo di lui batteva con potenza sotto il suo. Becky sapeva muoversi: rotazioni lente del bacino alternate a spinte rapide, cercando ogni volta di prenderlo ancora più in fondo, fino alla radice.
Il tempo sembrava sciogliersi in un vortice di carne, sudore e ansiti. Lei graffiava le sue spalle, lui le mordeva i capezzoli, i fianchi, la base del collo. Il loro sesso era puro istinto, animalesco, privo di dolcezza calcolata: solo corpi che si bramavano, fino a perdersi.
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Becky era ancora sdraiata sul letto, le cosce leggermente divaricate, il respiro lento ma il sorriso malizioso stampato in volto. Avevano appena finito un’ora prima, e Tom, sudato e ansimante, si era lasciato cadere accanto a lei. Ma bastò uno dei suoi sguardi provocanti per riaccenderlo.
Lui si tirò su, gli occhi puntati su di lei. Senza dire nulla, le afferrò le gambe e la fece girare a pancia in giù. Becky gemette piano, già intuendo cosa stava per succedere. Tom gliele sollevò, lasciandola con il culo alto e il petto contro le lenzuola. Le mani forti le aprirono le natiche, rivelando quel piccolo anello che lui bagnò con la lingua per un istante, facendola sussultare, prima di poggiare lì la punta dura e calda del suo cazzo.
«Oh… cazzo, Tom…» sussurrò lei, mordendosi il cuscino.
Con un colpo lento e deciso, iniziò a penetrarla, centimetro dopo centimetro. Lei gemette più forte, stringendolo e sentendo quel bruciore iniziale che si mescolava subito a un’ondata di piacere atroce. Tom le teneva i fianchi come se temesse che potesse scappare, affondando sempre più, finché non si sentì completamente immerso in lei.
Poi cominciò il ritmo: spinte profonde, tese, fatte con tutto il peso del suo corpo, tanto che Becky si aggrappava alle lenzuola per non essere sbattuta in avanti. Il suono dei loro corpi che si scontravano riempiva la stanza, insieme ai gemiti di lei e ai respiri ansanti di lui.
«Ti piace, puttana?» le ringhiò all’orecchio, piegandosi su di lei.
«Sì… più forte!» urlò Becky, spingendo indietro i fianchi per prenderlo ancora più a fondo.
Tom aumentò la velocità, entrandole con una foga animale, fino a quando le gambe iniziarono a tremare e il sudore gli colava dal petto sulla schiena di lei. Con un ultimo affondo possente, gemette forte e si lasciò cadere sopra di lei, completamente esausto. Si rotolò di lato, ancora ansante, e chiuse gli occhi.
Il sonno lo prese in pochi minuti.
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**Mattina dopo.**
Tom si stiracchiò nel letto, la luce filtrava tra le tende. Becky dormiva su un fianco, ancora nuda, i capelli sparsi sul cuscino. Lui si alzò, si fece una doccia veloce – l’acqua calda gli scivolava sui muscoli e cancellava l’odore della notte di sesso – poi si vestì, salutandola con un mezzo sorriso mentre usciva.
Becky rimase lì, nuda, soddisfatta. Ancora sentiva un piacevole indolenzimento tra le gambe e dietro. Si alzò lentamente, iniziò a sistemarsi i capelli quando il cellulare sul comodino iniziò a squillare.
Sul display: **Mary**.
Becky sorrise, rispose con tono malizioso:
«Pronto?»
La voce di Mary dall’altro capo: «Devo raccontarti una cosa… ma prima… tu? Hai fatto tardi ieri?»
Becky rise piano, la voce roca: «Oh sì… e credimi, amica… è stata una *serata indimenticabile*.»
Becky, nuda sul letto, col telefono ancora in mano dopo aver sentito la voce di Mary, perse per un attimo il filo della conversazione. Il cervello si era già riacceso su *quel* pensiero. Quello della notte appena passata.
Le tornò davanti agli occhi Tom – il suo corpo sopra di lei, il suo cazzo duro, spesso e pulsante che le apriva il buco stretto punto per punto. Rivide mentalmente il momento in cui lui le aveva afferrato i fianchi da dietro, tirandola a sé mentre la punta calda spingeva dentro con lentezza assassina. Sentì di nuovo quel bruciore iniziale, quel misto di dolore e piacere che le aveva fatto mordere le lenzuola e gemere come una troia in calore.
Era come se potesse ancora percepire la pelle calda sulle natiche, le mani di lui che la tenevano ferma e la usavano senza pietà. Ogni spinta la faceva urlare dentro, il cazzo di Tom le scopava il culo con colpi profondi e rabbiosi, facendola sbattere contro il materasso. Quel suono viscido, lubrificato dal loro sudore e da ogni goccia di saliva che lui aveva sputato là dietro, le rimbombava in testa come un metronomo di pura porcheria.
Le ricordava le parole sporche che lui le aveva sussurrato all’orecchio, mentre la scopava senza smettere:
«Ti piace, puttana? Ti piace sentirtelo piantato nel culo?»
E lei, senza fiato, l’aveva implorato: «Sì… scopami più forte… fammi male…»
Si ricordò il momento in cui il piacere aveva schiacciato completamente il dolore: ogni nervo teso, ogni respiro corto, il calore dentro che pulsava fino a farle tremare le gambe. E quando lui aveva spinto dentro tutto, fino a sentire le palle batterle contro, lei aveva capito di essere persa, di volere solo che non si fermasse mai.
E quell’ultima, devastante penetrazione… un colpo secco, brutalmente profondo, mentre lui le afferrava i capelli tirandole la testa all’indietro e lei gemeva con la voce rotta, sudata, aperta, usata e felice.
Becky sospirò mentre parlava con Mary, ma la mente era ancora lì, immersa in quelle immagini di cazzo in culo, sudore, pelle, e il sapore sporco della notte precedente. Un brivido le attraversò la schiena.
Il piccolo tavolino all’angolo era ormai “il loro” da mesi: stesse tazze di cappuccino, lo zucchero sfuso nella zuccheriera di vetro scheggiata, e quell’atmosfera sospesa del pomeriggio, quando il bar si svuota e i rumori si fanno più soffusi.
Becky arrivò per ultima, i capelli sciolti e un sorriso che già prometteva guai. Mary e Tatiana stavano già sorseggiando lentamente, immerse nell’odore di caffè e nelle luci calde. Tatiana, con i suoi lunghi capelli biondi che cadevano morbidi sulla giacca beige, sembrava la più composta — ma anche quella che ascoltava più attentamente.
Becky si lasciò cadere sulla sedia, incrociò le gambe e prese subito il controllo della conversazione.
Tatiana, curiosa, si sporse un po’ in avanti: «Quindi… ieri sera… avete *scopato*?» domandò, alzando appena un sopracciglio.
Mary abbassò lo sguardo per un istante, un piccolo sorriso sulle labbra:
«Io con Steve… beh, è stato dolce. Lentissimo… quasi tenero. È stato… carinissimo.»
Becky rise, decisamente meno riservata:
«Io invece con Tom… penetrazione *anale*. E guarda, mi brucia ancora il culo!» disse ridendo, facendosi ventaglio con la mano.
Tatiana inarcò le sopracciglia e scosse piano la testa: «Sfacciata e volgare…»
Becky si sporse verso di lei:
«Oh, non fare la schizzinosa… vuoi dirmi che con Anton non vi siete mai lasciati andare a un po’ di… *perversione*?»
Tatiana fece spallucce: «Sesso… tradizionale. Io sotto e lui sopra.»
Becky arricciò le labbra, socchiudendo gli occhi: «Banale… neanche un pompino?»
Tatiana esitò un attimo, poi disse piano: «Io… no.»
«Cazzo dentro figa e basta,» scrollò la testa Becky, sorridendo con un filo di malizia. «Ah, ti sei persa certe gioie, credimi.»
Tatiana abbassò gli occhi verso la tazza, sfiorando il bordo con un dito: «Io… vado bene così.»
Fu Mary a spezzare quella tensione sottile: «Ragazze, e se ci facessimo una serata tra noi? Solo noi tre… senza uomini, senza regole?»
«Un pigiama party?» chiese Tatiana, sollevando lo sguardo, meno in imbarazzo.
«Sì! Ed è perfetto farlo a casa mia,» intervenne Becky con entusiasmo, «i miei genitori sono via fino a dopodomani.»
Mary rise: «Cibo spazzatura e chiacchiere da pettegolezzo.»
Becky aggiunse, abbassando un po’ la voce ma con un luccichio negli occhi: «Magari parliamo dei nostri rispettivi… ragazzi.»
«Allora domani sera?» propose Mary.
«Domani sera,» confermarono Tatiana e Becky quasi in coro.
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La ciotola dei pop corn era ormai quasi vuota, le patatine sparse tra tovagliolini spiegazzati e lattine di cola lasciate aperte sul tavolino basso del salotto. Becky, seduta a gambe incrociate sul tappeto, scostò una ciocca di capelli dal viso, con quello sguardo che Tatiana già riconosceva: stava per proporre qualcosa di… non proprio innocente.
«Ehi…» iniziò, mordicchiando un chicco di pop corn rimasto tra le dita, «se facessimo come in quei video che si trovano su certi siti…?»
Mary alzò lo sguardo incuriosita. «Che intendi?»
Becky sorrise maliziosa: «Sai, quelle challenge tra ragazze… il giochino: se perdi, ti spogli di un indumento.»
Tatiana corrugò la fronte, stringendo il cuscino che teneva in grembo. «Ma… non so…»
Mary, dopo un momento di esitazione, abbozzò un sorriso complice: «Mmm… perché no? Sarebbe divertente. Strip poker?»
«O ancora più semplice,» rincarò Becky, «carta alta vince, carta bassa perde… e via un pezzo di vestito.» Scoppiò a ridere, un po’ eccitata dall’idea.
Tatiana scosse la testa, arrossendo. «Non lo posso fare…»
Mary disse: «Io invece ci voglio provare. Tranquilla… basta che non finiamo come in *quei* filmati dove alla fine si baciano tutte…»
Tatiana fece un mezzo sorriso imbarazzato: «Non avete ritegno.»
«Oh, ma sciogliti un po’, Taty!» ribatté Becky, dandole una leggera spinta sulla spalla. «Dai, iniziamo subito. Mary, mescola le carte!»
Le tre si sedettero a cerchio, le gambe incrociate sul tappeto, le carte ben mischiate al centro. La luce morbida dell’abat-jour, nella penombra del salotto, creava un’atmosfera intima ma elettrica.
**Primo giro**.
Le carte esplosero sul tappeto. Becky pescò un *tre* di cuori, Tatiana un nove, Mary un dieci. Becky rise, battendo una mano sulla coscia: «Ok, regole sono regole.»
Con un gesto teatralmente lento, si slacciò i bottoni del pigiama di sopra e lo lasciò scivolare giù dalle spalle, rivelando un reggiseno blu liscio, che abbracciava un seno pieno e ben sodo. Mary arrossì, poggiandosi meglio sul cuscino: «Belle bocce…»
Becky le lanciò un’occhiata maliziosa: «E io non vedo l’ora di vedere le tue, tesoro.»
**Secondo giro.**
Le carte girarono di nuovo. Tatiana pescò un due di fiori: perse senza possibilità di recupero. Si morse il labbro, poi si tolse piano la maglietta del pigiama, rivelando una canottiera bianca aderente che lasciava intuire la forma delicata del suo seno. Becky la fissava, divertita: «Mh, si comincia a rivelare qualcosa…» Tatiana abbassò lo sguardo, ma un sorriso le tradiva la curiosità.
**Terzo giro.**
Sconfitta ancora Becky, stavolta con un quattro. «Accidenti…» ridacchiò, già in piedi per sfilarsi i pantaloni del pigiama. Come una modella che fa il suo ingresso, li fece scivolare giù lentamente, rivelando un paio di mutandine quasi trasparenti, azzurrine, con un discreto ricamo frontale e i fianchi sottili che evidenziavano la pelle liscia.
Mary sollevò le sopracciglia: «E chiamale normali…»
**Quarto giro.**
Mary pescò il punteggio più basso. Senza troppa esitazione — anche se con un rossore evidente sulle guance — tolse la parte superiore del pigiama, restando in reggiseno color crema. I suoi movimenti erano un misto di timidezza e di una strana eccitazione che iniziava a permeare l’aria.
Il gioco continuò tra sorrisi, battute e sguardi che duravano qualche secondo di troppo… finché la situazione finale si presentò così: Mary in intimo coordinato, Becky già topless con solo le mutandine sottili, Tatiana in canottiera e slip.
Mary inclinò la testa verso l’amica più sfacciata: «Becky, sei in svantaggio…»
«E allora?» fece lei con un ghigno, «Significa solo che il meglio sta per arrivare…»
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Le carte erano ormai sparse sul tappeto, come i vestiti delle tre. L’atmosfera era densa, quasi palpabile, carica di eccitazione trattenuta a stento. Becky, con il seno ancora gonfio di desiderio, sedeva a gambe divaricate, dita che giocherellavano pigre sul bordo delle sue mutandine umide, lo sguardo dominante fisso sulle due “prede”.
Mary e Tatiana si scambiarono uno sguardo curioso e teso, poi allungarono la mano verso il mazzo. Le dita si sfiorarono, e quel semplice contatto fece vibrare l’aria.
Tatiana pescò lentamente… un **cuore**. «Bacio, dunque…» mormorò quasi a denti stretti.
Mary sorrise, un sorriso misto tra malizia e timidezza. Si avvicinarono piano, i seni nudi che si sfioravano prima ancora che le labbra si incontrassero. Poi il bacio: lento, esplorativo, labbra morbide che si cercavano, lingue che si sfioravano in un gioco ancora incerto ma già rovente. Becky gemeva a bassa voce mentre osservava, le dita affondando appena sotto l’elastico.
«Ancora…» ordinò lei, e il bacio si fece più profondo. Mary prese il mento di Tatiana con fermezza, e la divorò con un gemito breve ma intenso. Le mani cominciarono a scivolare: una su un fianco, l’altra a sfiorare un capezzolo già teso. Tatiana rabbrividì.
Tocca a Mary pescare. La carta: **quadri**. Becky scoppiò in una risata bassa e lasciva: «Oh sì… nel cassetto, forza.»
Tatiana, visibilmente arrossata, aprì il cassetto e tirò fuori un fallo di gomma color carne, liscio, lungo e imponente. Mary lo prese in mano, con un sorriso volutamente provocante verso Becky, e lo passò a Tatiana. «Sdraiati» le sussurrò.
Tatiana si ritrovò supina sul tappeto, gambe leggermente tremanti. Mary si posizionò tra le sue cosce, una mano a carezzarle il pube, l’altra che iniziava a premere la punta del giocattolo contro le sue grandi labbra già lucide. Tatiana gemette appena il silicone cominciò a penetrarla, lenta e calda progressione che la fece inarcare la schiena, le mani che cercavano invano un appiglio. Becky, nel frattempo, aveva finalmente infilato la mano dentro le mutandine e stava massaggiandosi il clitoride, respirando affannosamente.
Ogni spinta era un suono umido, un respiro ansante, una tensione che aumentava. Mary, godendosi la scena, si lasciava sfuggire frasi sussurrate: «Ti piace… sì, ti piace… apriti bene per me…» Becky non reggeva quasi più, la sua mano si muoveva veloce, mentre dall’altra accarezzava un capezzolo duro come pietra.
Quando Mary estrasse lentamente il fallo, un filo trasparente e brillante lo univa ancora all’intimità palpitante di Tatiana. «Bellissimo…» ansimò Becky.
Le carte sul tappeto erano ormai umide di calore e respiri. Ogni giro aveva spogliato non solo i corpi, ma anche ogni tentativo di pudore. Becky, il sorriso storto sulle labbra e gli occhi febbrili, mescolò lentamente il mazzo con gesti lenti e ipnotici.
«Avanti… vediamo chi gode per prima» disse con voce roca.
Tatiana pescò: **picche**. Becky si leccò le labbra: «Allora… ti scopi con le dita, tesoro, e lo fai davanti a noi.» Tatiana si mise seduta, gambe aperte, il sesso lucido di desiderio. Iniziò a sfiorarsi piano con due dita: un gemito basso le uscì dalle labbra mentre il pollice accarezzava il proprio clitoride. Mary la guardava fissamente, le labbra socchiuse, il petto che si alzava e abbassava.
Ora toccava a Mary. La carta: **cuori**. «Baciarsi…» sorrise Becky. Ma Mary non si accontentò di un bacio sulle labbra. Si chinò tra le cosce di Tatiana, la lingua calda che si insinuò subito tra le grandi labbra, assaggiandola senza esitazione. Un suono sporco e umido riempì la stanza. Tatiana sussultò, afferrando i capelli di Mary e tirandola più dentro: «Leccami… più forte… sì, così, succhia il clitoride…» ansimava, mentre le dita ancora pompavano dentro di sé.
Becky si era tolta le mutandine, buttandole accanto al mazzo di carte. Si massaggiava la figa, bagnatissima, osservando le due con un’eccitazione feroce. «Ora invertitevi» ordinò. Mary si sdraiò supina, le gambe aperte, mostrando la sua figa rasata e lucida. Tatiana si abbassò subito, la lingua guizzante che tracciava il contorno delle piccole labbra, succhiando poi il clitoride di Mary come se fosse l’unica fonte d’acqua nel deserto. Mary gemeva forte, muovendo i fianchi in avanti per spingere più a fondo la bocca dellamica.
L’odore di sesso era denso, quasi vibrante nell’aria. Becky non resisteva più. Si avvicinò, afferrò la nuca di Tatiana e la spinse verso di sé. Il viso di Tatiana si trovò sommerso nel sesso caldo e aperto di Becky. L’odore era forte, muschiato, il sapore pieno di eccitazione. Tatiana iniziò a leccarla, salendo e scendendo dalla fessura al clitoride, mentre Mary si portava di lato e le passava una mano sulle natiche di Becky, infilandole due dita dentro senza preavviso.
Becky gemette forte, piegando la schiena, afferrando i capelli di entrambe e guidandole, isterica di piacere. «Sì… così… succhiami… leccami forte… più veloce…»
Le lingue lavoravano insieme: Mary sul clitoride, Tatiana che affondava all’interno, le dita che entravano ed uscivano con suono bagnato e osceno. Le cosce di Becky tremavano, il respiro spezzato in singhiozzi di lussuria, fino a quando un orgasmo potente le squassò tutto il corpo. Gemette senza controllo, stringendo le teste delle due contro di sé mentre esplodeva, bagnandole con il proprio sapore.
Si lasciò cadere all’indietro, ansimante, il seno che si alzava e abbassava rapido. Mary e Tatiana, i visi lucidi e le labbra gonfie di baci e sesso, si guardarono un istante, poi strisciarono sui fianchi di Becky e iniziarono a baciarla insieme, alternando le labbra alle morsicate leggere, finché tutte e tre non rimasero accasciate esauste, nude e sudate, il mazzo di carte dimenticato sul pavimento impregnato di desiderio.
Il pavimento era una tela di lenzuola stropicciate, mutandine abbandonate e un odore forte di sesso e pelle calda. Becky, ancora in preda a scosse residue dell’orgasmo, si passò la lingua sulle labbra e sorrise maliziosa alle altre due.
«Adesso voglio farvi provare qualcosa… così quando tornerete dai vostri fidanzati, saprete come farli impazzire.»
Si spostò a carponi, il sedere alto e le cosce ancora luccicanti. Mary e Tatiana si scambiarono un’occhiata complice, poi si avvicinarono. Tatiana passò dietro Becky, incollando la bocca alla sua figa ancora calda e bagnata, e iniziò a leccarla con movimenti circolari, alternando morbidi succhi al clitoride con affondate rapide della lingua dentro la vagina.
Mary, davanti, fece sdraiare Becky e si mise tra le sue gambe, ma invece di concentrarsi sulla stessa fessura, aprì bene l’interno coscia e infilò due dita forti e lente, andando a cercare quel punto in profondità che faceva sussultare Becky ad ogni passata. Intanto le sue labbra si attaccavano al capezzolo eretto, succhiandolo e mordicchiandolo mentre la mano lavorava.
Tatiana, vedendo Becky arcuarsi per il piacere, infilò anche un dito nel suo ano, massaggiandolo e spingendo piano, mentre continuava a far vibrare la lingua sulla figa. Becky cominciò a mugolare frasi sconnesse, le mani affondate nei capelli di entrambe:
«Oh Dio… sì… lì… più forte… entrambe… fami venire, fami venire…»
Mary aumentò il ritmo delle dita, il suono bagnato che riempiva la stanza, mentre Tatiana spingeva e succhiava in perfetto sincronismo. A quel punto, Mary si sfilò dalla posizione, si sdraiò accanto e prese Tatiana per i fianchi, spingendo il viso di quest’ultima più a fondo tra le cosce di Becky, mentre le sue stesse dita iniziarono a penetrare Tatiana da dietro. Il corpo di Tatiana reagì subito, spingendo indietro il bacino per riceverle sempre più a fondo.
Lì, nella stessa sequenza di gemiti e respiri roventi, si era creato un ponte fisico: Becky che godeva tra due bocche, Tatiana che si contorceva per il doppio piacere, Mary che orchestrava tutto come un direttore d’orchestra del peccato.
Quando Becky esplose di nuovo, questa volta urlando e irrigidendosi, uno spruzzo caldo le uscì dalla figa, bagnando il mento di Tatiana e colando sulle dita di Mary. L’orgasmo la lasciò esausta, ma Mary e Tatiana continuarono a muoversi: Tatiana cavalcò le dita di Mary fino a urlare e tremare di piacere, mentre Mary, eccitatissima, si sdraiò e spinse Becky a godersela, chiudendo il cerchio.
Le tre rimasero intrecciate, tremanti, con il sudore che colava e le dita intrecciate tra cosce e pelli. I loro corpi pulsavano ancora, e mentre si accarezzavano piano, Becky bisbigliò:
«Con quello che avete imparato stasera, i vostri uomini non sapranno più distinguere paradiso e inferno…»
--- Continua--
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