Iniziò tutto con una masturbazione

di
genere
etero

Giulio si avvicinò a Bianca con un sorriso malizioso, i suoi capelli neri e crespi che gli ricadevano sul viso, accentuando lo sguardo seducente che aveva affinato negli anni di conquiste facili. Era un uomo di 27 anni, con un fisico scolpito da anni di palestra e un'aria da Casanova che faceva impazzire le donne: spalle larghe, addominali definiti che si intravvedevano ora che si era tolto la camicia, lasciando esposta la pelle abbronzata e liscia, percorsa da un sottile velo di sudore per l'eccitazione crescente.

Bianca, la sua matrigna, era lì davanti allo specchio, congelata nel mezzo del suo momento privato, il viso arrossato e gli occhi nocciola intensi spalancati per lo shock. Aveva 30 anni, una bellezza matura e curata, con capelli biondi vaporosi che le incorniciavano il volto perfetto, e un corpo da urlo, frutto di ore dedicate alla palestra: seni pieni e sodi che premevano contro la lingerie rossa di seta, un corpetto che avvolgeva la sua vita stretta e accentuava le curve generose dei fianchi e delle cosce toniche. Ma ciò che la rendeva irresistibile in quel momento era la sua vulnerabilità erotica – le sue dita erano ancora intrappolate tra le cosce, dove si era stata toccando con urgenza, esplorando la sua intimità bagnata e pulsante.

Prima che Giulio irrompesse, Bianca era persa in un rituale di piacere solitario, i respiri affannati che echeggiavano nella stanza. Si era appoggiata allo specchio, le gambe leggermente divaricate, la mano destra scivolata sotto l'orlo della lingerie per sfiorare il clitoride gonfio, sfregandolo con movimenti circolari lenti e insistenti. Le sue labbra erano socchiuse in un gemito soffocato, il corpo che tremava mentre le dita affondavano più a fondo, scivolando tra le labbra umide e calde della sua fica, bagnata dal desiderio represso. "Oh, Dio," aveva mormorato tra sé, immaginando il tocco di qualcuno – forse persino di Giulio, in un segreto proibito – mentre si masturbava con foga, il profumo muschiato del suo eccitamento che riempiva l'aria.

Ora, con Giulio così vicino, l'atmosfera si era caricata di una tensione erotica palpabile, un misto di imbarazzo e brama che rendeva l'aria pesante e afosa. Lui le sfiorò la spalla con la mano, sentendo la seta della lingerie sotto le dita, e lei rabbrividì, il suo corpo che tradiva il desiderio nonostante le proteste. "Non è come sembra," balbettò lei di nuovo, ma la sua voce era debole, le guance in fiamme mentre le sue dita, ancora umide, si ritraevano lentamente dal suo sesso gocciolante.

Giulio rise piano, il suono basso e provocante, i suoi occhi che scivolavano sul corpo di lei, soffermandosi sulle curve evidenziate dalla lingerie rossa. "Davvero? Allora dimmi, Bianca, non ti stavi toccando quella fica così disperatamente? Ti manca così tanto mio padre che devi farlo da sola, con quelle dita che ti fanno tremare?" La sua voce era un sussurro roco, carico di malizia, mentre le sue mani le slacciavano il corpetto, esponendo i seni pieni e turgidi, i capezzoli eretti che imploravano attenzione.

Bianca deglutì, il suo corpo che si arrese all'eccitazione; si avvicinò ancora di più, premendo contro di lui, sentendo l'erezione dura premere contro il suo ventre. "Senti... io non volevo..." mormorò, ma le parole si persero in un gemito quando lui le afferrò un seno, stringendolo con forza, e con l'altra mano le divaricò le cosce per riprendere dove lei aveva interrotto. Le sue dita scivolarono di nuovo sulla sua intimità, ora con più intensità, sfregando il clitoride gonfio mentre lei si inarcava contro di lui, l'atmosfera erotica che esplodeva in un turbine di respiri affannati e corpi sudati.

"E se non dico nulla a mio padre?" sussurrò Giulio, le labbra a un soffio dalle sue, il suo respiro caldo che le accarezzava la pelle. "Tu mi darai quel regalino, vero? Magari ti faccio vedere come si fa davvero..." La stanza era avvolta in un'aura peccaminosa, l'odore di sesso e desiderio che saturava l'aria, mentre i loro corpi si fondevano in un abbraccio proibito, pronti a oltrepassare ogni limite.


Giulio la dominava completamente, le sue mani esperte che esploravano il corpo di Bianca come se fosse una proprietà da conquistare. La sua fica era un trionfo di umidità e desiderio, le labbra gonfie e rosee che si aprivano invitanti, luccicanti di un liquido viscido e trasparente che scorreva copioso tra le cosce. Era calda, pulsante, con un odore muschiato e inebriante che riempiva l'aria, come un frutto maturo e succoso pronto per essere sbranato. Le labbra esterne erano carnose e infiammate, separate da una fessura profonda e scivolosa, dove il clitoride eretto sporgeva come un piccolo gioiello sensibile, e l'interno era una cavità vellutata, stretta ma cedevole, che si contraeva avida intorno a qualunque cosa osasse penetrarla.

Mentre lui la teneva inchiodata contro lo specchio, una mano le artigliava i seni con una ferocia brutale, stringendo la carne morbida e piena fino a farle sfuggire un gemito strozzato. Le sue dita affondavano nei seni turgidi di Bianca, pizzicando i capezzoli eretti con forza sadica – li torceva, li tirava, facendoli indurire ancora di più, come se volesse marchiarla. Ogni strizzata era un'onda di dolore misto a piacere che le saettava dritta alla spina dorsale, facendole inarcare la schiena e premere il petto contro la sua mano, implorando più dolore, più intensità. "Sì, così, stronzo, fammi male," ansimava lei, il respiro affannato, mentre i capezzoli pulsavano di un bruciore delizioso, rossi e gonfi sotto le sue dita crudeli.

L'altra mano di Giulio era un'arma di piacere devastante, le dita che si insinuavano nella sua fica bagnata con precisione chirurgica. Iniziò con due dita, affondandole lentamente nel calore viscido, sentendo le pareti interne contrarsi intorno a lui come una morsa setosa e bollente. La sua fica era un pozzo di umidità, le dita che scivolavano dentro e fuori con facilità, sfregando contro le rugosità interne, sfiorando il punto G con colpi ritmici che le facevano tremare le gambe. Bianca sentiva ogni movimento come un fulmine: il modo in cui le sue dita curvano si strofinavano contro le pareti sensibili, generando ondate di calore che le risalivano fino al ventre, facendole contrarre i muscoli e inondarla di un piacere liquido e travolgente. "Oh, cazzo, sì, così profondo," gemeva lei, il corpo scosso da brividi, la fica che si contraeva e si bagnava ancora di più, il liquido che le colava lungo le cosce in rivoli appiccicosi. Ogni affondo delle sue dita era un'esplosione di sensazioni – il freddo metallo del suo anello che sfiorava l'entrata, il suono umido e osceno di schiaffi bagnati che echeggiava nella stanza – e lei era alla sua mercè, il clitoride che pulsava sotto il pollice di lui, sfregato con circoli rapidi e crudeli che la portavano sull'orlo del baratro.

Ma Bianca ne voleva di più, il desiderio che le bruciava nelle vene come fuoco liquido. "Che ne dici di farmi sentire la tua durezza?" ansimò, la voce rotta da un misto di vergogna e libidine, le parole che uscivano come un ordine disperato. "Mettimelo dentro, fammi godere come una troia, scopami fino a farmi urlare!"

Giulio sorrise con un ghigno diabolico, i denti bianchi che brillavano nel bagliore della stanza, e si slacciò la zip dei pantaloni con un gesto rapido e famelico. Estrasse il suo cazzo, un mostro di carne dura e pulsante, così grosso da farla quasi indietreggiare per lo shock. Era un'arma imponente: lungo almeno 20 centimetri, spesso come il polso di lei, con vene sporgenti che lo percorrevano come fiumi gonfi, la pelle tesa e liscia, di un rosa scuro venato di rosso, e la cappella larga e bulbosa, gocciolante di umori che luccicava come perla liquida. Era più grosso di quello di suo marito – più lungo, più spesso, una bestia primordiale che prometteva di sfondarla – e Bianca lo fissò con un misto di paura e eccitazione, il cuore che le martellava nel petto. "Che dici? È più grosso di quello di tuo marito, vero?" ridacchiò lui, stringendolo alla base, facendolo sobbalzare minaccioso.

La sospinse con violenza contro il bordo del letto, facendola cadere a faccia in su, le gambe divaricate e la fica che stillava umidità, le labbra aperte e invitanti, pronte a essere invase. Salì sopra di lei come un predatore, il cazzo che sfiorava l'entrata della sua fica, e con un affondo possente la penetrò, affondando fino in fondo con un unico, brutale colpo. Bianca urlò, il respiro che si bloccava in gola mentre si sentiva riempire completamente – era come se lui la stesse squarciando, il cazzo che si insinuava nelle sue profondità, stirando le pareti interne fino al limite, un'invasione che le toglieva il fiato. Ogni centimetro era una tortura deliziosa: il calore del suo membro che bruciava contro le sue carni sensibili, le vene che sfregavano contro le sue pareti, facendola tremare di un piacere crudele e primordiale.

Lui iniziò a scoparla con energia selvaggia, i fianchi che pompavano con colpi brutali e ritmici, il suono dei loro corpi che sbattevano uno contro l'altro – schiaffi umidi e osceni – echeggiava nella stanza. Ogni spinta era un terremoto: la penetrava fino in fondo, il cazzo che batteva contro il suo utero, facendole sentire un misto di dolore e estasi che le risaliva la spina dorsale. Bianca si sentiva sconquassata, il corpo che sobbalzava sotto di lui, le tette che rimbalzavano selvagge mentre lui le stringeva i fianchi per tenerla ferma. Le sensazioni erano travolgenti – il calore bruciante del suo cazzo che la sfondava, il sudore che le incollava la pelle, il profumo di sesso che le saturava i polmoni – e lei si perse in un mondo di libidine pura, le unghie che gli graffiavano la schiena, gridando: "Sì, cazzo, più forte, scopami come la troia che sono!"

Poi, con un ruggito animale, Giulio esplose dentro di lei, il cazzo che pulsava violentemente mentre riversava fiotti caldi e densi di sborra nel suo ventre, inondandola di un calore appiccicoso che la fece contrarsi in spasmi. Bianca sentì l'orgasmo travolgerla come un'onda gigantesca: partì dal profondo della sua fica, un'esplosione di piacere che le fece contrarre tutti i muscoli, il clitoride che scoppiava in un fuoco d'artificio, e urlò il suo nome – "Giulio, cazzo, Giulio!" – mentre il mondo si dissolveva in un turbine di estasi, il corpo scosso da tremori incontrollabili, la fica che si stringeva intorno a lui come a mungere ogni goccia del suo seme. Fu un orgasmo primordiale, che la lasciò esausta e tremante, il respiro affannato e il corpo madido di sudore, persa in un abisso di piacere proibito.

Bianca si inginocchiò davanti a Giulio, le ginocchia che sfregavano contro il pavimento ruvido, mentre lui la guardava dall'alto in basso con un ghigno soddisfatto. "Sei proprio una troia affamata," le ringhiò lui, afferrandole i capelli e guidando la sua bocca verso il suo cazzo duro e pulsante. Lei lo prese tra le labbra, sentendo il sapore salato della sua pelle mista al sudore e al pre-sborra che già gocciolava dalla punta. La sua lingua lavorava con precisione, avvolgendosi intorno all'asta spessa, succhiando con forza mentre le vene gli pulsavano contro il palato. Ogni movimento era meccanico ma esperto, le sue labbra si stringevano e si rilassavano in un ritmo che aveva perfezionato nei suoi incontri segreti. Giulio gemeva, spingendo i fianchi in avanti, ficcandole il cazzo in fondo alla gola fino a farla tossire e lacrimare, ma lei non si fermò. "Cazzo, sei brava, troia," grugnì lui, le mani che le stringevano la testa come se fosse un giocattolo. Bianca sentiva il sapore acre del suo sperma che iniziava a risalire, e lo ingoiò tutto, ogni goccia, mentre lui esplodeva nella sua bocca con un ruggito animalesco. Lei deglutì, il liquido viscido che le scivolava giù per la gola, lasciando un bruciore persistente.

La vagina di Bianca era un inferno di sensazioni contrastanti: ancora bagnata e gonfia dal sesso precedente, pulsava di un desiderio insaziabile, come se ogni terminazione nervosa fosse in fiamme. Il calore umido tra le sue cosce non si era spento; al contrario, si era intensificato, un'urgenza primitiva che le faceva contrarre i muscoli interni, bramando più di quanto avesse già avuto. Era stanca, le gambe tremanti per l'energia spesa, ma la voglia di Giulio era come una droga – un bisogno viscerale che le torceva lo stomaco e le faceva prudere la fica, pronta a essere riempita di nuovo. "Ne voglio ancora," ansimò, la voce roca e disperata, il corpo che tradiva la sua stanchezza con un'umidità fresca che le colava lungo l'interno coscia. Ogni pensiero razionale era svanito; voleva solo lui, il suo cazzo possente, a sfogarsi dentro di lei, a dominarla completamente.

Ma Giulio aveva altri piani. "Troia insaziabile," sibilò, strappando un preservativo dalla tasca e infilandoselo con un gesto rapido e brutale. La voltò di scatto, spingendola sul letto con il culo in aria, esposta e vulnerabile. Lei sentì un brivido di paura "No, il culo no," implorò, la voce rotta da lacrime che le scorrevano lungo le guance, sapendo esattamente cosa stava per accadere. Ma lui non la ascoltò; la afferrò per i fianchi, il suo cazzo avvolto nel lattice che premeva contro l'ano stretto e resistente. Con una spinta violenta, sfondò la barriera, facendola urlare di dolore puro e lancinante. Era come se una lama rovente le stesse squarciando le viscere; il bruciore era insopportabile, ogni movimento lo faceva affondare più a fondo, stirando i muscoli oltre il limite. Bianca gridava contro le coperte, il viso premuto sul materasso per soffocare i suoni, mentre lui pompava con ferocia, il suo corpo che sbatteva contro il suo culo con schiaffi umidi e violenti. Il dolore era travolgente, un'onda di agonia che le toglieva il fiato, mescolata a una umiliazione profonda che le faceva girare la testa. Non c'era piacere in questo, solo una brutale dominazione che la riduceva a un oggetto, il suo ano che si contraeva inutilmente intorno a lui, cercando di espellerlo ma fallendo miseramente. Giulio grugnì come un animale, accelerando i colpi fino a quando non raggiunse il culmine, svuotandosi nel preservativo con un ultimo affondo crudele.

Alla fine, Giulio si ritrasse, lasciando Bianca crollata sul letto in un mucchio tremante. Dolore fisico ma, incredibilmente quasi piacevole. il culo le pulsava di un dolore sordo e bruciante, come se fosse stato strappato, e lacrime le rigavano il viso mentre singhiozzava piano, il corpo scosso da singulti. Le cosce erano appiccicose di fluidi misti, la vagina ancora contratta in un desiderio non soddisfatto che ora si mescolava a un vuoto nauseante. Si rannicchiò su se stessa, nuda e umiliata, il respiro affannoso e irregolare, mentre lui afferrava il preservativo usato, lo avvolgeva in un pezzo di carta e lo portava via con un'ultima risata sprezzante. "Ti piace masturbarti, scopare e fare pompini, ma odi essere inculata? Sei proprio una troia strana," borbottò, prima di chiudere la porta e andarsene, lasciandola sola nel silenzio opprimente, un fascio di dolore e desiderio represso sul letto sfatto.

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Giulio rimase accovacciato nel suo angolo segreto, il cuore che gli batteva forte nel petto mentre i suoni attutiti dal corridoio filtravano attraverso la parete sottile. Sentiva tutto con una chiarezza crudele: i gemiti smorzati di Bianca, finti e meccanici come sempre, che si mescolavano ai grugniti rozzi e animaleschi di suo padre. "Oh, sì, papà," gemeva lei, la voce artefatta, piena di un entusiasmo forzato che Giulio conosceva fin troppo bene – era tutta una recita, un dannato spettacolo per tenere buono quel vecchio bastardo. I colpi ritmici del letto che sbatteva contro il muro echeggiavano nella notte, un ritmo grezzo e irregolare, come un animale che monta senza grazia. Giulio si morse il labbro per soffocare una risata amara, immaginando la scena: suo padre, sudato e goffo, che pompava dentro di lei con il suo cazzo flaccido, mentre Bianca, la troia insaziabile, pensava solo a lui, a Giulio, al suo tocco vero, al suo dominio autentico. "Fottiti, vecchio," sussurrò Giulio tra sé, stringendo i pugni, il suo cazzo che si induriva nei pantaloni al pensiero di come lei fingesse quegli orgasmi, urlando nomi sbagliati mentre la sua mente era occupata da lui. Il suono finale, un grugnito di suo padre che culminava in un gemito strozzato, lo fece sorridere sadicamente – sapeva che Bianca non aveva provato un briciolo di piacere reale, solo un vuoto che lui avrebbe riempito più tardi.

Più tardi quella notte, mentre la casa era avvolta in un silenzio pesante e il russare di suo padre echeggiava come un tuono lontano, Bianca scivolò fuori dalla stanza come un'ombra furtiva. Il corridoio era buio, illuminato solo dalla luna che filtrava dalle finestre, e lei si muoveva con passi leggeri, il corpo ancora caldo e appiccicoso dal sesso precedente. Arrivata alla porta di Giulio, la aprì piano, senza fare rumore, e sgusciò dentro. L'aria della stanza era densa, carica di un'aspettativa elettrica. Lei esitò per un istante, gli occhi che si adattavano alla penombra, poi si tolse i vestiti con una fretta disperata, come se ogni secondo perso fosse una tortura. La maglietta le scivolò via per prima, rivelando i seni pieni e sodi che ondeggiavano liberi, i capezzoli già duri per l'eccitazione. Abbassò i pantaloncini e le mutandine in un unico movimento, lasciandoli cadere a terra con un fruscio morbido, e rimase nuda, la pelle che brillava alla debole luce. La sua fica era ancora umida, gocciolante dal coito forzato, ma ora pulsava di un desiderio vero, affamato. Camminò verso il letto dove Giulio era sdraiato, il corpo di lei che si muoveva con una grazia sensuale, i fianchi che dondolavano, le cosce che sfregavano una contro l'altra, lasciando una scia di umidità. "Ho dovuto fingere," mormorò lei, premendo il corpo contro quello di lui, la pelle calda e sudata che aderiva alla sua, i seni schiacciati sul suo petto, la fica che sfiorava il suo cazzo già eretto attraverso i pantaloni. "Sborrami come Dio comanda, Giulio – fammi sentire qualcosa di vero, cazzo."

Giulio non perse tempo. Con un ringhio basso e famelico, la afferrò per i fianchi, le dita che affondavano nella carne morbida, marchiandola come sua. La tirò sul letto, facendola cadere sotto di lui con un tonfo, e in un istante era sopra di lei, il suo corpo che la schiacciava contro le lenzuola. "Brutta troia, lo sapevo che stavi fingendo," sibilò lui, la voce piena di un misto di rabbia e desiderio, mentre le separava le cosce con forza, esponendo la sua fica bagnata e gonfia. Con una mano le afferrò i capelli, tirandole la testa indietro per baciarla con violenza, le labbra che si scontravano in un bacio brutale, le lingue che si intrecciavano in un duello feroce. L'altra mano guidò il suo cazzo, duro come l'acciaio, verso l'ingresso di lei – non c'era dolcezza, solo una penetrazione cruda e inesorabile. Spinse dentro con un affondo potente, sfondandola fino in fondo, il suo cazzo che si infilava nella fica stretta e viscida, stirando le pareti interne con un bruciore delizioso. Bianca urlò, un gemito vero stavolta, di puro piacere misto a dolore, mentre lui iniziava a pompare con foga, i fianchi che sbattevano contro i suoi con schiaffi umidi e ritmici. Ogni colpo era profondo e selvaggio, il suo cazzo che la riempiva completamente, sfregando contro il suo clitoride e facendola inarcare, le unghie che gli graffiavano la schiena. "Ecco, troia, questo è come si scopa," grugnì lui, accelerando il ritmo, il sudore che gli colava sul corpo mentre la dominava, il suo cazzo che pulsava dentro di lei, pronto a esplodere. Bianca si aggrappò a lui, le gambe avvolte intorno alla sua vita, il corpo che tremava in un orgasmo autentico, finalmente reale, mentre lui la sbatteva senza pietà, rivendicandola come sua in mezzo alle tenebre della notte.

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Giulio la guardò con un misto di tenerezza e lussuria, i loro corpi ancora intrecciati sotto le lenzuola umide, il calore della stanza che avvolgeva tutto come un velo di sudore e desiderio. Bianca era lì, nuda e sfinita, ma i suoi occhi brillavano di una fame inesauribile, il corpo che ancora pulsava per le sessioni precedenti. I suoi seni si alzavano e abbassavano con respiri affannosi, la pelle arrossata e lucida, la fica gonfia e sensibile, gocciolante di umori misti. "Ti stai abituando," le disse lui con un sorriso malizioso, la mano che scivolava giù tra le sue cosce, le dita che sfioravano delicatamente la sua vagina, tracciando circoli lenti intorno alle labbra gonfie e umide. Era un tocco diverso dal solito, quasi dolce, come se finalmente avesse deciso di trattarla come una regina invece che come una troia da scopare e basta – le sue dita esploravano con cura, sfregando il clitoride con un tocco leggero, facendola sussultare e gemere piano, un suono basso e gutturale che riempiva la stanza.

Bianca si lasciò andare contro di lui, il corpo che si modellava al suo, le curve morbide che aderivano al suo petto muscoloso. "Dobbiamo sistemare le cose," mormorò lei, la voce tremante mentre le sue dita gli accarezzavano il collo, scendendo poi sul suo cazzo, ancora semieretto e pulsante, un mostro di energia che non sembrava voler cedere. "È chiaro che non mi sento a mio agio con tuo padre... ma ho bisogno dei suoi soldi, e anche tu. Facciamo rimanere le cose come stanno e poi vediamo che succede." Le parole le uscivano a fatica, interrotte dai brividi che le provocava la sua mano tra le gambe, le dita che ora si insinuavano più a fondo, esplorando l'interno viscido e caldo della sua fica, sfregando contro le pareti sensibili con una delicatezza che contrastava con la loro passione selvaggia.

Giulio annuì, il viso chino su di lei, e la baciò piano, le labbra che si posavano sulle sue con una tenerezza inaspettata, le lingue che si incontravano in un bacio profondo e languido, non più aggressivo come prima. Le sue mani continuavano a esplorarla, una che le massaggiava i seni, pizzicando i capezzoli duri fino a farla ansimare, l'altra che manteneva quel ritmo gentile sulla sua fica, accarezzandola come se fosse un tesoro da venerare. Si abbracciarono stretti, i corpi che si fondevano in un groviglio di carne calda e sudata – le sue gambe si avvolsero intorno a lui, le cosce che stringevano i suoi fianchi, mentre lei gli passava le unghie leggere sulla schiena, tracciando linee invisibili di piacere. "Sei una puttana astuta," le sussurrò lui all'orecchio, la voce bassa e affettuosa, "ma sei la mia puttana." Bianca sorrise contro le sue labbra, il respiro che si accelerava, il desiderio che ribolliva di nuovo nonostante la stanchezza.

Inevitabilmente, il tocco dolce si trasformò in qualcosa di più urgente. Giulio non poté resistere: rotolò su di lei, il suo cazzo che si induriva completamente tra loro, premendo contro la sua pancia. Con un gemito, la penetrò lentamente questa volta, non con la violenza di prima, ma con una profondità calcolata, il suo cazzo che scivolava dentro la fica bagnata e accogliente, riempiendola fino in fondo. Bianca inarcò la schiena, un urlo soffocato che le sfuggì dalle labbra mentre lui iniziava a muoversi, i fianchi che ondeggiavano in un ritmo costante e profondo, non affondi rapidi ma colpi lenti e potenti che le sfregavano contro il punto giusto, facendola tremare di piacere. "Cazzo, sei così stretta ancora," grugnì lui, le mani che le afferravano i fianchi per guidarla, il suo cazzo che pulsava dentro di lei, stirando le pareti interne con ogni spinta. Lei lo avvolse con le gambe, stringendolo più forte, il corpo che si muoveva in sincronia con il suo, i seni che ballonzolavano contro il suo petto, i gemiti che si trasformavano in un coro di estasi.

Il sesso era inevitabile, un'esplosione di energia che non si esauriva – lui la scopava con una forza rinnovata, il sudore che gli colava sul viso mentre accelerava, i testicoli che schiaffeggiavano contro la sua fica con schiocchi umidi. Bianca venne per prima, il corpo scosso da convulsioni, la fica che si contraeva intorno al suo cazzo come una morsa, inzuppandolo di umori. Lui la seguì poco dopo, riempiendola con un getto caldo e abbondante, il suo seme che la inondava mentre crollava su di lei, esausto ma soddisfatto. Rimasero lì, ansimanti e appiccicati, il respiro che si mescolava nell'aria pesante della stanza, sapendo che questa danza pericolosa con il padre di lui sarebbe continuata, ma per ora, erano solo loro due.
scritto il
2025-08-01
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