Il cliente fedele

di
genere
confessioni

Tania si sedette alla sua scrivania, le dita che tamburellavano nervosamente sulla superficie lucida mentre attendeva l’arrivo di Federico. Era un cliente fedele, sempre puntuale, e lei conosceva ogni dettaglio della sua polizza assicurativa. Ma oggi, c’era qualcosa di diverso nell’aria. Un’elettricità sottile che le faceva vibrare la pelle, come se il solito incontro fosse destinato a trasformarsi in qualcosa di più. Aveva 55 anni, ma il suo sguardo, ogni volta che la guardava, le sembrava più intenso, più profondo di quanto avrebbe dovuto essere.

Quando la porta si aprì, Tania alzò gli occhi, e il suo respiro si fermò per un attimo. Federico era lì, alto e imponente, con un abito scuro che gli fasciava il corpo in modo quasi minaccioso. I suoi occhi, di un grigio penetrante, si posarono su di lei con un’intensità che la fece sussultare. “Tania,” disse, la sua voce profonda che riempì la stanza, “ho bisogno di rinnovare la polizza auto, ma prima… vorrei parlarti di qualcos’altro.”

Lei si alzò, sentendo il suo sguardo seguirla mentre si avvicinava alla finestra. Il sole filtrava attraverso le tende, illuminando la stanza in modo soffuso, ma Tania si sentiva come se fosse sotto i riflettori. “Cosa sarebbe?” chiese, cercando di mantenere un tono professionale, ma la sua voce tradì un leggero tremito. Non sapeva perché, ma la presenza di Federico la metteva a disagio, e allo stesso tempo, la eccitava in modo inspiegabile.

Lui si avvicinò, i suoi passi misurati, e si fermò a pochi centimetri da lei. Il suo profumo, un mix di legno e spezie, la avvolse, facendole girare la testa. “Tu, Tania,” sussurrò, la sua voce calda come velluto, “sei così giovane, così… controllata. Ma io vedo qualcosa in te, una fiamma che aspetta solo di essere accesa.”

Il suo respiro sfiorò il suo orecchio, e Tania sentì un brivido percorrerle la schiena. “Non capisco,” disse, ma le sue parole suonarono deboli, quasi supplichevoli. Non capiva cosa volesse da lei, ma sapeva che non poteva resistere a quella forza che la attirava verso di lui.

Federico sorrise, un sorriso che sapeva di potere e di promesse. “Lascia che ti mostri,” disse, e prima che Tania potesse reagire, le sue mani la afferrarono, guidandola verso un territorio sconosciuto. La fece sedere sulla scrivania, le gambe che penzolavano nel vuoto, e i suoi occhi la scrutarono con un’intensità che la fece sentire nuda, esposta.

“Sei pronta a cedere il controllo, Tania?” chiese, la sua voce un sussurro che la avvolse come una promessa. Lei non rispose, ma il suo silenzio parlò per lei. Non sapeva cosa significasse, ma sapeva che voleva scoprirlo. Federico annui, come se avesse ottenuto la risposta che cercava, e iniziò a muoversi intorno a lei, le sue azioni deliberate, calcolate.

Le tolse la giacca con un gesto lento, rivelando la sua camicetta di seta che aderiva al suo corpo. Poi, con una lentezza che la fece tremare, iniziò a slacciare i bottoni, uno dopo l’altro. Ogni movimento era una danza, una promessa di qualcosa di più, qualcosa che Tania non poteva ancora comprendere.

La stanza era carica di tensione, l’aria densa di desiderio e potere. Federico si avvicinò, il suo corpo a pochi centimetri dal suo, e Tania sentì il calore emanare da lui, come se fosse una fiamma che la attirava verso di sé. Il suo sguardo si posò sul suo collo, e lei sentì il suo respiro accelerare.

“Sei così bella, Tania,” mormorò, la sua voce un sussurro che le fece venire la pelle d’oca. “E presto, sarai mia.” Le sue parole la avvolsero come una rete, e Tania si rese conto che non sapeva cosa l’aspettasse, ma era pronta a scoprirlo. Il futuro era incerto, ma in quel momento, non c’era nient’altro che contasse.

Federico le sfiorò il collo con le labbra, un bacio leggero che la fece tremare. Poi, con un gesto deciso, le slacciò l’ultimo bottone della camicetta, rivelando il pizzo del suo reggiseno. Tania sentì il suo cuore battere all’impazzata, il suo corpo che rispondeva a quel tocco, a quella dominazione.

“Non avere paura,” sussurrò lui, la sua voce un ordine che lei non poteva ignorare. “Lasciati andare, Tania. Lascia che ti guidi.”

Lei chiuse gli occhi, sentendo le sue mani scivolare lungo le sue braccia, poi giù, verso la vita. Il suo tocco era fermo, ma non brutale, come se stesse esplorando un territorio sacro. Tania si sentì aprire, come un fiore che si schiude al sole, e si rese conto che voleva quello, voleva cedere il controllo, voleva essere sua.

Ma proprio quando pensò che sarebbe successo, Federico si fermò. I suoi occhi la scrutarono, come se stesse cercando qualcosa, una conferma, un permesso. “Sei sicura?” chiese, la sua voce un sussurro che le fece venire i brividi.

Tania non rispose, ma il suo silenzio fu più eloquente di qualsiasi parola. Federico sorrise, un sorriso che le fece capire che aveva vinto, che lei era sua. Ma cosa significasse esattamente, Tania non lo sapeva ancora. Il resto, rimaneva da scrivere.

La stanza era immersa in un silenzio carico di promesse, il futuro incerto, ma in quel momento, Tania sapeva solo che voleva scoprirlo, voleva essere guidata da quell’uomo che la guardava come se fosse l’unica cosa che contasse al mondo. E mentre il suo sguardo si posava su di lui, si rese conto che non c’era via di ritorno, che aveva già ceduto il controllo, e che il resto della storia sarebbe stato scritto da Federico, con il suo corpo, con il suo desiderio, con la sua dominazione.

Io sono Luisa Damore, scrittrice per passione. Ho pubblicato un libro "Dentro di me", dove potete trovare la mia essenza. Sarei felice avervi tra i lettori. Un abbraccio
scritto il
2025-09-02
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