I pionieri dell'oro
di
Figliofelicegaudente
genere
incesti
Ciao, sono Henry, un uomo di 55 anni, divorziato, con una figlia di 23 anni, Taylor.
Lavoro, o meglio mi diverto a lavorare, come ricercatore d'oro nell'Outback australiano.
Il lavoro è sicuramente sfiancante e faticoso, ma non mancano mai le sorprese che ti fanno emozionare, esultate e gioire.
A volte le ricerche danno scarsi risultati, altre volte sono raccolte eccezionali.
È un lavoro con alti e bassi.
Quest'anno alla caccia all'oro si è unita a me Taylor.
Sta studiando ingegneria e geologia, con i suoi studi può essere un valido aiuto.
L'apprezzamento che abbiamo in concessione si trova a circa 300 km dalla città più vicina.
Così siamo attrezzati con tutto l'occorrente per stare fuori almeno tre settimane.
È un lavoro rischioso, perché se succede qualcosa, sei solo e devi contare solo sulle tue forze.
L'unico contatto che hai con l'esterno è il sistema radio a radiofrequenza.
La ricerca dell'oro avviene tramite metal detector, camminando sul terreno, sotto al sole, tra i cespugli.
Devo ammettere che da quando Taylor è con me, sono più felice.
Non solo perché mia figlia sembra voler proseguire l'attività di famiglia, ma anche perché ho un'altra persona con cui parlare la sera.
È una ragazza aperta e spigliata, con la quale si può parlare di tutto.
Purtroppo nei primi dieci giorni non siamo stati molto fortunati, abbiamo trovato solo poche pepite, di pochi grammi, che non bastano neanche a coprire le spese della spedizione.
Ma la ricerca continua, e mia figlia studiando bene la mappa del sito, si accorge che quasi al confine dell'appezzamento c'è il letto di un vecchio torrente ormai in secca da secoli.
Così ci spostiamo lì e inizia la ricerca.
Il primo giorno non è stato un gran chè.
Ma dal secondo le cose sono migliorate.
Gli studi di mia figlia hanno dato una svolta alla stagione, anche se non basta ancora.
Come obiettivo stagionale ci siamo dati il target di 80.000 dollari, al momento siamo a poco meno di 15.000.
Lontani dall'obiettivo lei è un po' sconsolata, ancora non sa che basta davvero poco per rovesciare una situazione negativa.
È il bello e il brutto di questo mestiere.
Con poco sei alle stelle e con poco sei al tappeto.
E così è stato.
Taylor nel suo metal detector ha un segnale forte, molto forte.
Mi chiama e inizio a scavare.
Sono andato giù più di mezzo metro prima di trovarla.
Ed è stato qualcosa di magico.
Una pepita da quasi 350 grammi!
Un ritrovamento più unico che raro!
E ha salvato la stagione, da sola ha circa un valore di 30.000 dollari!
Taylor è al settimo cielo, balla, ride, piange.
Non sta nella pelle dalla felicità.
Così quella sera decidiamo di aprire " quella bottiglia ".
È una bottiglia di champagne, che si tiene al fresco per festeggiare il raggiungimento dell'obiettivo o la fine della stagione.
Ma questo ritrovamento va festeggiato come si deve.
Un bel falò, carne alla griglia, musica e champagne!
Mangiamo, festeggiamo, e vuotiamo la bottiglia.
Parliamo, ridiamo, lei è un fiume in piena, euforica.
Anche io sono su di giri.
Iniziamo a ballare.
E col passare del tempo, siamo sempre più vicini.
Non so cosa sia successo, ma ci ritroviamo a ballare abbracciati.
Stando abbracciato a lei, sento il suo seno che preme sul mio petto.
Sento il calore del suo corpo, sento il profumo della sua pelle.
Sarà stato l'alcol, sarà che è da un po' che non sto con una donna, ma ho un'erezione incontrollata.
Ho il mio pene duro che preme sul suo ventre.
Lei si accorge della mia eccitazione, si ferma dal ballare e mi guarda dritto negli occhi.
Ci fissiamo negli occhi per qualche secondo, poi improvvisamente le nostre bocche si cercano.
Ci baciamo, le nostre lingue si cercano e si intrecciano avidamente.
Un bacio lungo e appassionato.
Quando ci stacchiamo, le nostre mani cercano il corpo dell'altra persona.
Ci spogliamo a vicenda, velocemente, quasi a strapparci i vestiti da dosso.
In pochissimi secondi siamo nudi.
Ci buttiamo letteralmente uno addosso all'altra, ci divoriamo con le bocche.
La mia bocca passa dalla sua, sul suo collo, sul suo seno.
Succhio avidamente i suoi capezzoli.
Geme.
La sua bocca fa altrettanto, e quando arriva sui miei capezzoli li succhia con tale forza da farmi male.
Ma mi piace.
Ci sdraiamo per terra.
Sono sopra di lei.
Il mio membro turgido si punta sulla sua vulva.
È bagnata, molto bagnata.
Le sue gambe si intrecciano sulla mia schiena.
Mi abbraccia forte, mi stringe a lei.
Inizio ad entrare dentro di lei, lentamente.
Mi sto gustando ogni sensazione che mi da.
La sento sospirare.
Comincio a muovermi dentro di lei, lei col bacino asseconda il mio ritmo.
È così avvinghiata a me, che quasi non riesco a muovermi, se non la parte bassa del corpo.
Ci baciamo e per tutto il tempo dell'amplesso continuiamo a baciarci.
Sto per venire, ma cerco di resistere perché sento che anche lei è prossima all'orgasmo.
Esplodiamo all'unisono in un orgasmo violento, travolgente.
Crollo sul suo corpo.
Rimaniamo immobili, abbracciati.
Pochi minuti dopo, senza parlare, ci dirigiamo al camper, nella doccia.
Entriamo insieme e ci laviamo a vicenda.
È bellissima, è davvero molto bella.
Non mi sono mai reso davvero conto di quanto bella sia mia figlia.
Mi inginocchio e con la bocca cerco il suo sesso.
Bacio, succhio, lecco la sua vulva.
La mia lingua esplora ogni millimetro del suo essere più intimo.
Viene ancora.
Viene nella mia bocca mentre con le mani mi tiene ferma la testa nel mezzo delle sue gambe.
Poi mi fa alzare e prendendomi la mano mi porta sul letto.
Ora è lei che con la bocca si prende cura della mia verga.
Il piacere che mi sta dando è unico.
Ha una bocca fatata.
Si mette su di me e si impala sul mio membro, inizia a cavalcarmi.
Con le mani spinge sulle mie spalle, inchiodandomi al letto.
È lei che è al comando ora.
Quel suo modo di muoversi, quel suo modo di fare, quel suo modo di guardarmi mi stanno mandando in estasi.
Raggiungo rapidamente l'apice del piacere e le vengo dentro.
Si abbandona sul mio corpo, ansimante.
Rimaniamo abbracciati e così ci addormentiamo.
L'alba di un nuovo giorno ci sorprende ancora avvinghiati l'uno all'altra.
Lavoro, o meglio mi diverto a lavorare, come ricercatore d'oro nell'Outback australiano.
Il lavoro è sicuramente sfiancante e faticoso, ma non mancano mai le sorprese che ti fanno emozionare, esultate e gioire.
A volte le ricerche danno scarsi risultati, altre volte sono raccolte eccezionali.
È un lavoro con alti e bassi.
Quest'anno alla caccia all'oro si è unita a me Taylor.
Sta studiando ingegneria e geologia, con i suoi studi può essere un valido aiuto.
L'apprezzamento che abbiamo in concessione si trova a circa 300 km dalla città più vicina.
Così siamo attrezzati con tutto l'occorrente per stare fuori almeno tre settimane.
È un lavoro rischioso, perché se succede qualcosa, sei solo e devi contare solo sulle tue forze.
L'unico contatto che hai con l'esterno è il sistema radio a radiofrequenza.
La ricerca dell'oro avviene tramite metal detector, camminando sul terreno, sotto al sole, tra i cespugli.
Devo ammettere che da quando Taylor è con me, sono più felice.
Non solo perché mia figlia sembra voler proseguire l'attività di famiglia, ma anche perché ho un'altra persona con cui parlare la sera.
È una ragazza aperta e spigliata, con la quale si può parlare di tutto.
Purtroppo nei primi dieci giorni non siamo stati molto fortunati, abbiamo trovato solo poche pepite, di pochi grammi, che non bastano neanche a coprire le spese della spedizione.
Ma la ricerca continua, e mia figlia studiando bene la mappa del sito, si accorge che quasi al confine dell'appezzamento c'è il letto di un vecchio torrente ormai in secca da secoli.
Così ci spostiamo lì e inizia la ricerca.
Il primo giorno non è stato un gran chè.
Ma dal secondo le cose sono migliorate.
Gli studi di mia figlia hanno dato una svolta alla stagione, anche se non basta ancora.
Come obiettivo stagionale ci siamo dati il target di 80.000 dollari, al momento siamo a poco meno di 15.000.
Lontani dall'obiettivo lei è un po' sconsolata, ancora non sa che basta davvero poco per rovesciare una situazione negativa.
È il bello e il brutto di questo mestiere.
Con poco sei alle stelle e con poco sei al tappeto.
E così è stato.
Taylor nel suo metal detector ha un segnale forte, molto forte.
Mi chiama e inizio a scavare.
Sono andato giù più di mezzo metro prima di trovarla.
Ed è stato qualcosa di magico.
Una pepita da quasi 350 grammi!
Un ritrovamento più unico che raro!
E ha salvato la stagione, da sola ha circa un valore di 30.000 dollari!
Taylor è al settimo cielo, balla, ride, piange.
Non sta nella pelle dalla felicità.
Così quella sera decidiamo di aprire " quella bottiglia ".
È una bottiglia di champagne, che si tiene al fresco per festeggiare il raggiungimento dell'obiettivo o la fine della stagione.
Ma questo ritrovamento va festeggiato come si deve.
Un bel falò, carne alla griglia, musica e champagne!
Mangiamo, festeggiamo, e vuotiamo la bottiglia.
Parliamo, ridiamo, lei è un fiume in piena, euforica.
Anche io sono su di giri.
Iniziamo a ballare.
E col passare del tempo, siamo sempre più vicini.
Non so cosa sia successo, ma ci ritroviamo a ballare abbracciati.
Stando abbracciato a lei, sento il suo seno che preme sul mio petto.
Sento il calore del suo corpo, sento il profumo della sua pelle.
Sarà stato l'alcol, sarà che è da un po' che non sto con una donna, ma ho un'erezione incontrollata.
Ho il mio pene duro che preme sul suo ventre.
Lei si accorge della mia eccitazione, si ferma dal ballare e mi guarda dritto negli occhi.
Ci fissiamo negli occhi per qualche secondo, poi improvvisamente le nostre bocche si cercano.
Ci baciamo, le nostre lingue si cercano e si intrecciano avidamente.
Un bacio lungo e appassionato.
Quando ci stacchiamo, le nostre mani cercano il corpo dell'altra persona.
Ci spogliamo a vicenda, velocemente, quasi a strapparci i vestiti da dosso.
In pochissimi secondi siamo nudi.
Ci buttiamo letteralmente uno addosso all'altra, ci divoriamo con le bocche.
La mia bocca passa dalla sua, sul suo collo, sul suo seno.
Succhio avidamente i suoi capezzoli.
Geme.
La sua bocca fa altrettanto, e quando arriva sui miei capezzoli li succhia con tale forza da farmi male.
Ma mi piace.
Ci sdraiamo per terra.
Sono sopra di lei.
Il mio membro turgido si punta sulla sua vulva.
È bagnata, molto bagnata.
Le sue gambe si intrecciano sulla mia schiena.
Mi abbraccia forte, mi stringe a lei.
Inizio ad entrare dentro di lei, lentamente.
Mi sto gustando ogni sensazione che mi da.
La sento sospirare.
Comincio a muovermi dentro di lei, lei col bacino asseconda il mio ritmo.
È così avvinghiata a me, che quasi non riesco a muovermi, se non la parte bassa del corpo.
Ci baciamo e per tutto il tempo dell'amplesso continuiamo a baciarci.
Sto per venire, ma cerco di resistere perché sento che anche lei è prossima all'orgasmo.
Esplodiamo all'unisono in un orgasmo violento, travolgente.
Crollo sul suo corpo.
Rimaniamo immobili, abbracciati.
Pochi minuti dopo, senza parlare, ci dirigiamo al camper, nella doccia.
Entriamo insieme e ci laviamo a vicenda.
È bellissima, è davvero molto bella.
Non mi sono mai reso davvero conto di quanto bella sia mia figlia.
Mi inginocchio e con la bocca cerco il suo sesso.
Bacio, succhio, lecco la sua vulva.
La mia lingua esplora ogni millimetro del suo essere più intimo.
Viene ancora.
Viene nella mia bocca mentre con le mani mi tiene ferma la testa nel mezzo delle sue gambe.
Poi mi fa alzare e prendendomi la mano mi porta sul letto.
Ora è lei che con la bocca si prende cura della mia verga.
Il piacere che mi sta dando è unico.
Ha una bocca fatata.
Si mette su di me e si impala sul mio membro, inizia a cavalcarmi.
Con le mani spinge sulle mie spalle, inchiodandomi al letto.
È lei che è al comando ora.
Quel suo modo di muoversi, quel suo modo di fare, quel suo modo di guardarmi mi stanno mandando in estasi.
Raggiungo rapidamente l'apice del piacere e le vengo dentro.
Si abbandona sul mio corpo, ansimante.
Rimaniamo abbracciati e così ci addormentiamo.
L'alba di un nuovo giorno ci sorprende ancora avvinghiati l'uno all'altra.
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