"Intimità a tre dopo cena" - Capitolo 2
di
penna
genere
confessioni
Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
Per contatti: pennaefantasia@gmail.com
Fu il giovedì seguente, dopo la lezione di salsa con la coreografia ancora da perfezionare, che Loretta, nel parcheggio, propose con voce leggera ma occhi decisi una nuova esperienza da condividere.
«E se andassimo a cena fuori? Solo noi tre. Un posto raffinato… magari fuori città.»
Mauro, che stava bevendo dell’acqua accanto alla sua automobile, sollevò lo sguardo e la osservò per qualche istante. Poi annuì.
Carlo fu più esitante. «Intendi come…?»
«Come amici, se vuoi. Come complici, se ti va. Come persone che si stanno conoscendo, ma che hanno già condiviso qualcosa di profondo.»
Non servì altro. Venerdì sera, con la luce primaverile che indugiava ancora sulle colline, Carlo raggiunse la coppia in un ristorante fronte lago. Il tavolo era appartato, con vista sull’acqua increspata dalla brezza.
Loretta indossava un vestito color smeraldo, morbido e setoso, con una scollatura leggera che lasciava intravedere la curva delle clavicole. Mauro aveva un completo grigio chiaro, raffinato nella sua semplicità. Carlo, invece, optò per una camicia blu notte, che faceva risaltare i suoi occhi curiosi.
La conversazione scivolò, a tratti leggera, a tratti più intensa. Parlarono di musica, di cinema, di ricordi d’infanzia. Ma tra le parole fluttuavano sguardi, allusioni, silenzi carichi. Ogni volta che Loretta incrociava gli occhi di Carlo, sembrava dirgli qualcosa che non aveva bisogno di essere detto. Mauro osservava, partecipava con la calma consapevole di chi conosce bene le correnti sotto la superficie.
Il vino scese lento, rosso e vellutato. Il cibo era solo un pretesto, le forchette spesso dimenticate mentre le dita si toccavano sul tavolo.
Quando uscirono dal ristorante, l’aria della sera era fresca e profumata. Non dissero dove sarebbero andati: fu Loretta a prendere l’iniziativa. Camminarono lungo il pontile, silenziosi, fino a una piccola barca ormeggiata.
«Ci aspetta», disse lei, e Mauro, dal portafogli, recuperò disinvolto una chiave.
All’interno della barca, di proprietà della coppia, lo spazio era stretto ma accogliente: legno lucido, cuscini bianchi, luci soffuse. Una cabina, un letto matrimoniale e il lieve sciabordio dell’acqua tutt’attorno.
Si sedettero sul letto, in silenzio. Poi Mauro prese la mano di Carlo, in un gesto lento e meditato.
«Tu ci piaci», disse con voce profonda. «A mia moglie tanto quanto a me.»
Carlo lo guardò, sorpreso. Fin dalla prima lezione di salsa era sempre stato incuriosito dalla coppia, dalla loro elegante, tacita complicità. Ma ora sentiva che qualcosa si stava davvero aprendo. Mauro gli sorrise, e lo sguardo non aveva niente di ambiguo: solo verità e desiderio sincero.
Fu Loretta a sciogliere il primo nodo, sfilandosi le scarpe e lasciando che il vestito le scivolasse lungo i fianchi. Era bellissima, nel corpo di una donna che emanava una carica sensuale ed erotica. Carlo le si avvicinò, le cinse con decisione i fianchi e le baciò con calma il basso ventre, mentre Mauro li osservava. Poi, senza fretta, si tolse anche lui la giacca e la camicia, rimanendo vicino a loro, sfiorandoli entrambi con la punta delle dita e assecondando i loro movimenti di passione.
Quella notte fu diversa dalla prima. Non c’era più l’elemento dell’inconsapevolezza per Carlo, ma un equilibrio nuovo, in cui tutti e tre partecipavano attivamente. Mauro non era più solo spettatore: si avvicinava a Carlo, lo sfiorava con le mani e gli baciava il corpo, e in quegli attimi si creava una nuova intimità maschile, fragile e intensa, inedita.
Carlo accoglieva, curioso e aperto, e nel contatto dei loro corpi non c’era incertezza, bensì desiderio condiviso, in un’esplorazione reciproca accompagnata dalla femminilità di Loretta. La sua mano guidava, accarezzava, avvolgeva. Le loro energie si mescolavano come in una danza a tre, fatta di sussurri, respiri affannati, mani intrecciate. Ogni gesto era scelto, ogni carezza un’offerta.
Quando si sdraiarono esausti, il lago continuava a muoversi impercettibile sotto di loro. Nessuno parlava: solo il suono dell’acqua e il respiro lento che si fondeva in uno solo.
Loretta, stesa tra i due uomini, si voltò prima verso Mauro, poi verso Carlo.
«Pensavo potesse essere solo una fantasia, ma ora…»
Per contatti: pennaefantasia@gmail.com
Fu il giovedì seguente, dopo la lezione di salsa con la coreografia ancora da perfezionare, che Loretta, nel parcheggio, propose con voce leggera ma occhi decisi una nuova esperienza da condividere.
«E se andassimo a cena fuori? Solo noi tre. Un posto raffinato… magari fuori città.»
Mauro, che stava bevendo dell’acqua accanto alla sua automobile, sollevò lo sguardo e la osservò per qualche istante. Poi annuì.
Carlo fu più esitante. «Intendi come…?»
«Come amici, se vuoi. Come complici, se ti va. Come persone che si stanno conoscendo, ma che hanno già condiviso qualcosa di profondo.»
Non servì altro. Venerdì sera, con la luce primaverile che indugiava ancora sulle colline, Carlo raggiunse la coppia in un ristorante fronte lago. Il tavolo era appartato, con vista sull’acqua increspata dalla brezza.
Loretta indossava un vestito color smeraldo, morbido e setoso, con una scollatura leggera che lasciava intravedere la curva delle clavicole. Mauro aveva un completo grigio chiaro, raffinato nella sua semplicità. Carlo, invece, optò per una camicia blu notte, che faceva risaltare i suoi occhi curiosi.
La conversazione scivolò, a tratti leggera, a tratti più intensa. Parlarono di musica, di cinema, di ricordi d’infanzia. Ma tra le parole fluttuavano sguardi, allusioni, silenzi carichi. Ogni volta che Loretta incrociava gli occhi di Carlo, sembrava dirgli qualcosa che non aveva bisogno di essere detto. Mauro osservava, partecipava con la calma consapevole di chi conosce bene le correnti sotto la superficie.
Il vino scese lento, rosso e vellutato. Il cibo era solo un pretesto, le forchette spesso dimenticate mentre le dita si toccavano sul tavolo.
Quando uscirono dal ristorante, l’aria della sera era fresca e profumata. Non dissero dove sarebbero andati: fu Loretta a prendere l’iniziativa. Camminarono lungo il pontile, silenziosi, fino a una piccola barca ormeggiata.
«Ci aspetta», disse lei, e Mauro, dal portafogli, recuperò disinvolto una chiave.
All’interno della barca, di proprietà della coppia, lo spazio era stretto ma accogliente: legno lucido, cuscini bianchi, luci soffuse. Una cabina, un letto matrimoniale e il lieve sciabordio dell’acqua tutt’attorno.
Si sedettero sul letto, in silenzio. Poi Mauro prese la mano di Carlo, in un gesto lento e meditato.
«Tu ci piaci», disse con voce profonda. «A mia moglie tanto quanto a me.»
Carlo lo guardò, sorpreso. Fin dalla prima lezione di salsa era sempre stato incuriosito dalla coppia, dalla loro elegante, tacita complicità. Ma ora sentiva che qualcosa si stava davvero aprendo. Mauro gli sorrise, e lo sguardo non aveva niente di ambiguo: solo verità e desiderio sincero.
Fu Loretta a sciogliere il primo nodo, sfilandosi le scarpe e lasciando che il vestito le scivolasse lungo i fianchi. Era bellissima, nel corpo di una donna che emanava una carica sensuale ed erotica. Carlo le si avvicinò, le cinse con decisione i fianchi e le baciò con calma il basso ventre, mentre Mauro li osservava. Poi, senza fretta, si tolse anche lui la giacca e la camicia, rimanendo vicino a loro, sfiorandoli entrambi con la punta delle dita e assecondando i loro movimenti di passione.
Quella notte fu diversa dalla prima. Non c’era più l’elemento dell’inconsapevolezza per Carlo, ma un equilibrio nuovo, in cui tutti e tre partecipavano attivamente. Mauro non era più solo spettatore: si avvicinava a Carlo, lo sfiorava con le mani e gli baciava il corpo, e in quegli attimi si creava una nuova intimità maschile, fragile e intensa, inedita.
Carlo accoglieva, curioso e aperto, e nel contatto dei loro corpi non c’era incertezza, bensì desiderio condiviso, in un’esplorazione reciproca accompagnata dalla femminilità di Loretta. La sua mano guidava, accarezzava, avvolgeva. Le loro energie si mescolavano come in una danza a tre, fatta di sussurri, respiri affannati, mani intrecciate. Ogni gesto era scelto, ogni carezza un’offerta.
Quando si sdraiarono esausti, il lago continuava a muoversi impercettibile sotto di loro. Nessuno parlava: solo il suono dell’acqua e il respiro lento che si fondeva in uno solo.
Loretta, stesa tra i due uomini, si voltò prima verso Mauro, poi verso Carlo.
«Pensavo potesse essere solo una fantasia, ma ora…»
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