Capitolo 7 - Percorso di sottomissione di una moglie schiava
di
Brucomela
genere
sadomaso
Verso le 20 arrivarono da vari luoghi della proprietà le varie schiave sporche e stanche con le piaghe ai piedi… sfinite da una giornata di lavoro che doveva essere durissimo.
Dopo circa un’ora arrivò una donna con un secchio pieno di zuppa, ci riempi le mangiatoie… tutte ci abbuffammo .
Nessuna disse una parola e tutte dopo cena si coricarono per dormire sui vari pagliericci.
Verso le 23 fui svegliata da un frastuono ..erano rientrate dal lavoro altre 8 schiave … non si reggevano in piedi…. chiesi alla schiava anziana chi fossero lei mi guardo con gli occhi tristi e mi disse sono quelle che devo pagare ogni divertimento dei loro padroni che pertanto sono state assegnate alla macina ..lavorano 18/19 ore al giorno e di solito mangiano un giorno si e uno no. Due anni fa una purtroppo non supero la fatica. Il padrone comunque disse che aveva già deciso di cambiarla perché non rendeva più nulla.
Quella sera infatti nessuno porto nulla da mangiare per loro . Caddero tutte a terra letteralmente sfinite e si misero a dormire.
Ero terrorizzata e non riuscii a dormire . alle 330 arrivarono due donne con gli stivali …con dei calci svegliarono le 8 malcapitate che erano rientrate solo poche ore prima ….a fatica si reggevano in piedi le trascinarono fuori dalla stalla e gridavano loro svelte fannullone dovete iniziare a lavorare ….la macina vi aspetta.
La schiava anziana mi disse presto sarebbe toccato anche a noi infatti dopo un’ora arrivo la solita donna con gli stivali ci mise un guinzaglio e ci porto fuori dalla stalla .
La donna consegno me ed altre 5 schiave ad un'altra donna.. fra loro si chiamavano kapo.
Dietro al castello vi era una miniera d’oro ….molte schiave furono dotate di piccone altre di ceste ….a me e ad altre 5 vennero messi dei finimenti di cuoi che passavano fra le gambe, sulle spalle, fra i seni e fra le chiappe …poi fummo imbragate a due a due a dei vagoncini di ferro molto grandi .
Le schiave addette alle ceste riempivano i vagoncini di sassi fino all’orlo e quando la kapo decideva che il vagone era sufficientemente carico con una bella frustata ci ordinava di tirare.
Io mi appoggiai all’imbragatura e iniziai a tirare ma pesavo pochissimo e il vagoncino non si mosse di un millimetro ..per fortuna la mia compagna era più in carne di me ….subito ricevemmo una frustata che ricordo ancora …era una frusta terribile perché aveva alle estremità della palline di ferro che ti laceravano la pelle.
Alla terza frustata sia io che la mia compagna tirammo come due forsennate e finalmente il vagoncino si mosse.
Dovevamo tirarlo sino alla macina che distava circa 1 km dalla cava, con piccoli tratti in salita.
Arrivammo la sfinite il vagoncino venne scaricato e successivamente con il vagoncino vuoto proseguimmo di altri 100 metro sotto un grosso cassone pieno del materiale sminuzzato da portare nel laboratorio.
Il vagone fu caricato all’inverosimile nonostante ci fosse stato dato l’ordine di tirare anche questa volta non si mosse .
Venni avvicinata dalle kapo che presero le briglie e con un bastone iniziarono a picchiarci a forza di botte prendendo ogni rivolo di energia spostammo il vagoncino.
La giornata continuo cosi sino a sera. quando fummo portate nella stalla.
Avevo i piedi tutti sanguinanti perché camminare in quei ciottoli tutti appuntiti mi avevano rotto i piedi inoltre io lavoravo sempre seduta pertanto le gambe mi facevano malissimo perché non avevo muscoli.
I paramenti in cuoi con il sudore e la polvere che si annidava sotto diventavano come carta vetrata facendo irritare terribilmente la pelle soprattutto fra le chiappe, all’inguine e sul petto.
Non riuscivo a muovermi dalla stanchezza …..cercai la vecchia per far due parole ma la vidi ridotta veramente male doveva aver preso botte tutto il giorno .
La settimana si svolse sempre cosi ero distrutta.
Dopo circa un’ora arrivò una donna con un secchio pieno di zuppa, ci riempi le mangiatoie… tutte ci abbuffammo .
Nessuna disse una parola e tutte dopo cena si coricarono per dormire sui vari pagliericci.
Verso le 23 fui svegliata da un frastuono ..erano rientrate dal lavoro altre 8 schiave … non si reggevano in piedi…. chiesi alla schiava anziana chi fossero lei mi guardo con gli occhi tristi e mi disse sono quelle che devo pagare ogni divertimento dei loro padroni che pertanto sono state assegnate alla macina ..lavorano 18/19 ore al giorno e di solito mangiano un giorno si e uno no. Due anni fa una purtroppo non supero la fatica. Il padrone comunque disse che aveva già deciso di cambiarla perché non rendeva più nulla.
Quella sera infatti nessuno porto nulla da mangiare per loro . Caddero tutte a terra letteralmente sfinite e si misero a dormire.
Ero terrorizzata e non riuscii a dormire . alle 330 arrivarono due donne con gli stivali …con dei calci svegliarono le 8 malcapitate che erano rientrate solo poche ore prima ….a fatica si reggevano in piedi le trascinarono fuori dalla stalla e gridavano loro svelte fannullone dovete iniziare a lavorare ….la macina vi aspetta.
La schiava anziana mi disse presto sarebbe toccato anche a noi infatti dopo un’ora arrivo la solita donna con gli stivali ci mise un guinzaglio e ci porto fuori dalla stalla .
La donna consegno me ed altre 5 schiave ad un'altra donna.. fra loro si chiamavano kapo.
Dietro al castello vi era una miniera d’oro ….molte schiave furono dotate di piccone altre di ceste ….a me e ad altre 5 vennero messi dei finimenti di cuoi che passavano fra le gambe, sulle spalle, fra i seni e fra le chiappe …poi fummo imbragate a due a due a dei vagoncini di ferro molto grandi .
Le schiave addette alle ceste riempivano i vagoncini di sassi fino all’orlo e quando la kapo decideva che il vagone era sufficientemente carico con una bella frustata ci ordinava di tirare.
Io mi appoggiai all’imbragatura e iniziai a tirare ma pesavo pochissimo e il vagoncino non si mosse di un millimetro ..per fortuna la mia compagna era più in carne di me ….subito ricevemmo una frustata che ricordo ancora …era una frusta terribile perché aveva alle estremità della palline di ferro che ti laceravano la pelle.
Alla terza frustata sia io che la mia compagna tirammo come due forsennate e finalmente il vagoncino si mosse.
Dovevamo tirarlo sino alla macina che distava circa 1 km dalla cava, con piccoli tratti in salita.
Arrivammo la sfinite il vagoncino venne scaricato e successivamente con il vagoncino vuoto proseguimmo di altri 100 metro sotto un grosso cassone pieno del materiale sminuzzato da portare nel laboratorio.
Il vagone fu caricato all’inverosimile nonostante ci fosse stato dato l’ordine di tirare anche questa volta non si mosse .
Venni avvicinata dalle kapo che presero le briglie e con un bastone iniziarono a picchiarci a forza di botte prendendo ogni rivolo di energia spostammo il vagoncino.
La giornata continuo cosi sino a sera. quando fummo portate nella stalla.
Avevo i piedi tutti sanguinanti perché camminare in quei ciottoli tutti appuntiti mi avevano rotto i piedi inoltre io lavoravo sempre seduta pertanto le gambe mi facevano malissimo perché non avevo muscoli.
I paramenti in cuoi con il sudore e la polvere che si annidava sotto diventavano come carta vetrata facendo irritare terribilmente la pelle soprattutto fra le chiappe, all’inguine e sul petto.
Non riuscivo a muovermi dalla stanchezza …..cercai la vecchia per far due parole ma la vidi ridotta veramente male doveva aver preso botte tutto il giorno .
La settimana si svolse sempre cosi ero distrutta.
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