Ambra – La Bocca del Piacere

di
genere
prime esperienze

Parte I – Il Risveglio dei Sensi

La prima volta che ho baciato Ambra non è stato sulle labbra.
È stata la sua bocca a baciarmi. A divorarmi.
Aveva 45 anni, ma il corpo di una dannata ventenne affamata. Alta, magra, i capelli lunghi e mossi che le cadevano sulle spalle nude. Occhi marroni caldi, ma bastava uno sguardo per capire che lì dentro c’era solo voglia. Una voglia nera. Sporca. Perversa.

La conobbi in un pomeriggio di giugno, nell’afa stanca di un albergo in collina. Il sole colava dai vetri, il silenzio era rotto solo dal mio respiro e dal tacco delle sue scarpe sul pavimento in marmo. Ambra entrò senza dire nulla, chiuse la porta e si inginocchiò davanti a me.

— «Ho la bocca calda, Angel… fammi sentire il sapore dell’inferno.»

Non risposi. Ero già duro, lo ero da quando l’avevo vista per l’ultima volta, settimane prima, nel suo vestito nero senza reggiseno.
Lei mi guardò mentre apriva la zip. Nessuna esitazione, nessuna timidezza. Era nata per questo. Per servire con la bocca. Per pregare il mio cazzo come un dio pagano.

Quando le sue labbra lo sfiorarono, chiusi gli occhi.
Non lo succhiava. Lo adorava. Lo leccava come se potesse leggerci dentro. E lo faceva lentamente, con una fame controllata, come una belva addestrata al piacere.
Ogni volta che lo ingoiava, gemeva piano. Sapeva che mi faceva impazzire.

— «Sei già tutto bagnato, amore… ti piace quando ti guardo così mentre ti prendo in gola?»

Mi prese con due mani, mentre la lingua girava intorno al glande con una precisione da artista. Mi leccava le palle, mi mordicchiava, sputava, si puliva la bocca col dorso della mano, solo per sporcarsela di nuovo.

Lì capii che Ambra non era solo una bocca. Era la bocca del piacere.

— «Non venire ancora, Angel. Ti voglio dentro prima. Voglio che mi sfondi. Così poi, quando tornerai in gola, saprò che sapore ha il mio stesso culo.»

Mi alzai, gliela diedi sulle labbra. Lei la baciò come si bacia una croce prima dell’estasi. Poi si voltò, senza dire altro, mettendosi a quattro zampe sul tappeto davanti al letto. Il culo teso, magro e pronto. La fessura già lucida, aperta, come se avesse sentito tutto il desiderio accumulato nelle settimane lontani.

La presi così. Da dietro. Mentre lei gemeva con la bocca ancora sporca. E quando cominciò a venirmi incontro con le anche, sussurrò:

— «Adesso vienimi in bocca. Voglio sentire il tuo sapore mentre gocciola dalla mia gola.»



Parte II – Fino all’Ultima Goccia

Ambra si leccava le dita.
Seduta sul letto, con le cosce ancora aperte e la pelle segnata dai miei morsi. Aveva il trucco sciolto, la bocca sporca del mio sperma e il sorriso di chi non ha ancora finito.

— «Non pensare che sia bastato. Adesso voglio usarla davvero, la mia bocca.»

Si avvicinò lentamente, in ginocchio, mentre il mio cazzo, appena svuotato, stava già risalendo con la foga che solo lei sapeva risvegliare.
Ambra non aveva pietà. Aveva fame. Di me. Di piacere. Di sottomissione.

Mi prese in mano e cominciò a leccare il glande come se dovesse pulirlo, sputando e leccando, tirando fuori la lingua fino alla gola.
Poi se lo infilò in bocca fino in fondo. Fino a soffocare.

— «Fammi male, Angel. Scopami la gola. Sono solo la tua troia. La tua bocca. Il tuo buco personale.»

Le mani dietro la testa, gliela tirai avanti. Iniziai a pompare, dritto, deciso. Le sbattevo contro il viso come una bestia.
Lei non tossiva. Godeva.

La sentivo ansimare, mugolare, con le lacrime che scendevano dagli occhi. Ma non si fermava. Quando tiravo fuori il cazzo dalla gola, sorrideva, con la saliva che le colava sul mento e il mascara disfatto.

— «Mettilo anche dietro… poi fammi leccare tutto. Voglio ingoiarmi il mio sapore mescolato al tuo.»

La voltai, il culo stretto e teso. Lo aprii con le mani. Le infilai un dito, poi due. Calda. Allenata.
Mi guardò da sotto.

— «Fammelo entrare. Lo voglio sentire nel culo, fino in fondo.»

Lo feci. Lentamente. Poi più forte. Più profondo.
Ambra gemeva come una cagna in calore, mi supplicava di non fermarmi, di scoparla ovunque, di riempirle ogni buco.
Quando venni di nuovo, stavolta nel suo culo, lei si rigirò e cominciò a leccarmi, lentamente, da dietro i testicoli fino alla punta.

— «Lo voglio tutto… fino all’ultima goccia. Il tuo sapore… è la mia colazione, Angel.»



Parte III – Come se non ci fosse un domani

Erano le sei del mattino.
Fuori, il cielo cominciava a schiarirsi, ma nella stanza regnava ancora l’oscurità del vizio. Il profumo del nostro sudore, del sesso, della saliva e della sborra era ovunque. E Ambra… Ambra era lì, distesa sul letto, nuda, con le gambe aperte, le dita che si accarezzavano lentamente.

Mi guardò con la bocca sporca e un sorriso da puttana consapevole.

— «Non abbiamo ancora finito, Angel. Voglio sentirmi riempita di nuovo. Tutta. In ogni buco.»

Non c’era tempo da perdere. Il mio cazzo era già duro, ancora intriso del sapore di lei. Mi avvicinai, glielo poggiai sulle labbra. Ambra lo baciò, poi se lo fece scivolare dentro. Lo succhiava come una dannata. Una vera bocca del piacere.

Poi si voltò e si mise a quattro zampe. La figa era arrossata, gonfia, grondante. Il culo, ancora più aperto di prima, invitante. La lingua le usciva tra le labbra mentre si toccava davanti.

La presi così. Prima in figa. Poi in culo. Poi ancora in bocca.
Un ciclo perfetto. Sesso puro. Nessun pensiero. Nessuna parola.

Ambra godeva con ogni fibra, ogni foro, ogni gemito.

— «Cazzo sì, scopami così… ficca tutto… anche le dita, la lingua, la tua voglia sporca!»

Quando stavo per venire, mi inginocchiai sul letto. Lei spalancò la bocca. Si masturbava con una mano e si infilava due dita nel culo con l’altra, mentre gemeva come un demonio.

Le venni in bocca. Tutto. Fino all’ultima goccia.
E lei ingoiò. Sorridendo. Soddisfatta.

— «Ora sì, Angel… ora sono tutta tua. Bocca, fica, culo. Tienili sempre con te.»

E la guardai così, completamente usata, completamente viva, con il sorriso dell’estasi che nessun peccato potrà mai cancellare.
Epilogo – L’Alba del Peccato

Erano le sei del mattino.
Fuori, il cielo cominciava a schiarirsi, ma nella stanza regnava ancora l’oscurità del vizio. Il profumo del nostro sudore, del sesso, della saliva e della sborra era ovunque. E Ambra… Ambra era lì, distesa sul letto, nuda, con le gambe aperte, le dita che si accarezzavano lentamente.

Mi guardò con la bocca sporca e un sorriso da puttana consapevole.

— «Non abbiamo ancora finito, Angel. Voglio sentirmi riempita di nuovo. Tutta. In ogni buco.»

Non c’era tempo da perdere. Il mio cazzo era già duro, ancora intriso del sapore di lei. Mi avvicinai, glielo poggiai sulle labbra. Ambra lo baciò, poi se lo fece scivolare dentro. Lo succhiava come una dannata. Una vera bocca del piacere.

Poi si voltò e si mise a quattro zampe. La figa era arrossata, gonfia, grondante. Il culo, ancora più aperto di prima, invitante. La lingua le usciva tra le labbra mentre si toccava davanti.

La presi così. Prima in figa. Poi in culo. Poi ancora in bocca.
Un ciclo perfetto. Sesso puro. Nessun pensiero. Nessuna parola.

Ambra godeva con ogni fibra, ogni foro, ogni gemito.

— «Cazzo sì, scopami così… ficca tutto… anche le dita, la lingua, la tua voglia sporca!»

Quando stavo per venire, mi inginocchiai sul letto. Lei spalancò la bocca. Si masturbava con una mano e si infilava due dita nel culo con l’altra, mentre gemeva come un demonio.

Le venni in bocca. Tutto. Fino all’ultima goccia.
E lei ingoiò. Sorridendo. Soddisfatta.

— «Ora sì, Angel… ora sono tutta tua. Bocca, fica, culo. Tienili sempre con te.»

E la guardai così, completamente usata, completamente viva, con il sorriso dell’estasi che nessun peccato potrà mai cancellare.
scritto il
2025-06-26
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