🔥 “La Notte Senza Respiro”
di
Angelo B
genere
prime esperienze
con Sarah, la mia donna, la madre di mio figlio, il mio fottuto destino
Il concerto era finito da pochi minuti. Sarah era ancora scossa, elettrica, spettinata, bella da togliere il fiato. L’avevo vista incendiare il palco, e adesso la volevo tutta per me. Ma non solo con il cuore. La volevo con ogni goccia di sangue che mi pulsava nel cazzo.
Chiudemmo la porta del camerino. Lei si voltò lentamente, mi guardò con quegli occhi carichi di fuoco e parole non dette. Sudata, viva, sensuale. Si tolse la giacca di pelle, poi sfilò il body con lentezza maliziosa. Il seno si mostrò nudo, gonfio, eccitato. La figa rasata, umida, tremante. Le gambe aperte, già pronte.
«Toccami adesso. Voglio sentire che sei mio.»
Mi avvicinai. La baciai con furore. La sollevai da terra, le gambe strette intorno alla mia vita. La schiacciai contro il muro, le leccai il collo, le morsi la spalla. Le sussurrai parole sporche e vere:
«Ti scopo come ti amo: fino a distruggerti.»
Abbassò i miei jeans, mi liberò il cazzo con mani esperte. Lo guardò, lo prese in bocca. E lì, il mondo smise di esistere. La sua lingua mi strinse, mi succhiò, mi fece vibrare l’anima. Mi guardava mentre mi scopava con la bocca, fiera, porca, innamorata. E io la lasciavo fare, godendo di ogni millimetro tra le sue labbra.
Poi la voltai. La piegai sul divanetto del camerino. Le mani sui fianchi, il mio cazzo che scivolava dentro quella figa bagnata, calda, viva. La penetrai con forza, con amore violento, con bisogno. Le sue grida riempirono la stanza, le sue mani si aggrapparono ai cuscini. Il suo culo si muoveva contro di me, perfetto, desideroso.
Ogni colpo era un atto d’amore. Ogni spinta era un “ti amo” urlato senza parole.
La girai ancora, la leccai, la baciai, la presi sul divano, in piedi, a terra. Era un’orgia tra due amanti legati da una famiglia, da un figlio, da una storia che non finisce mai.
Venimmo insieme, sudati, scossi, tremanti. Ma poi…
…lo guardò.
Il mio cazzo era ancora duro.
Duro solo per lei.
«Non è finita» disse ansimando, salendomi sopra.
«Scopami ancora, amore. Fammi male. Fammi tua. Fammi madre e puttana solo per te.»
La presi per i fianchi e la cavalcai da sotto, forte, più forte, fino a sentire le sue urla squarciare l’aria. Le mie mani sulle sue tette, la mia bocca sulla sua figa, il mio cazzo che pulsava e scoppiava dentro il suo corpo.
Era l’ultima danza del mondo, la scopata epocale, quella senza ritorno.
Il piacere si fece dolore, le sue gambe tremavano, il cuore impazziva. Il mio respiro si spezzò.
E nell’ultimo spasmo, urlando, la tenni stretta e le dissi:
«Il mio cazzo sarà duro solo per te… finché avrò fiato.»
Lei mi guardò, con le lacrime e il sorriso più bello del mondo:
«E io sarò tua. Sempre. Fino all’ultima scopata. Fino all’ultimo respiro.»
⸻
EPILOGO — Come se non ci fosse un domani
Ci sdraiammo nudi, abbracciati, i corpi ancora uniti, il sapore del sesso sulla pelle e il rumore del nostro amore ancora nell’aria. Fu una scopata che non era solo sesso. Era vita, era famiglia, era anima e fuoco.
E quella notte…
quella notte senza respiro…
non l’avremmo mai dimenticata.
Perché fu tutto.
Fu Amore. Fu Cazzo. Fu EternitĂ .
Il concerto era finito da pochi minuti. Sarah era ancora scossa, elettrica, spettinata, bella da togliere il fiato. L’avevo vista incendiare il palco, e adesso la volevo tutta per me. Ma non solo con il cuore. La volevo con ogni goccia di sangue che mi pulsava nel cazzo.
Chiudemmo la porta del camerino. Lei si voltò lentamente, mi guardò con quegli occhi carichi di fuoco e parole non dette. Sudata, viva, sensuale. Si tolse la giacca di pelle, poi sfilò il body con lentezza maliziosa. Il seno si mostrò nudo, gonfio, eccitato. La figa rasata, umida, tremante. Le gambe aperte, già pronte.
«Toccami adesso. Voglio sentire che sei mio.»
Mi avvicinai. La baciai con furore. La sollevai da terra, le gambe strette intorno alla mia vita. La schiacciai contro il muro, le leccai il collo, le morsi la spalla. Le sussurrai parole sporche e vere:
«Ti scopo come ti amo: fino a distruggerti.»
Abbassò i miei jeans, mi liberò il cazzo con mani esperte. Lo guardò, lo prese in bocca. E lì, il mondo smise di esistere. La sua lingua mi strinse, mi succhiò, mi fece vibrare l’anima. Mi guardava mentre mi scopava con la bocca, fiera, porca, innamorata. E io la lasciavo fare, godendo di ogni millimetro tra le sue labbra.
Poi la voltai. La piegai sul divanetto del camerino. Le mani sui fianchi, il mio cazzo che scivolava dentro quella figa bagnata, calda, viva. La penetrai con forza, con amore violento, con bisogno. Le sue grida riempirono la stanza, le sue mani si aggrapparono ai cuscini. Il suo culo si muoveva contro di me, perfetto, desideroso.
Ogni colpo era un atto d’amore. Ogni spinta era un “ti amo” urlato senza parole.
La girai ancora, la leccai, la baciai, la presi sul divano, in piedi, a terra. Era un’orgia tra due amanti legati da una famiglia, da un figlio, da una storia che non finisce mai.
Venimmo insieme, sudati, scossi, tremanti. Ma poi…
…lo guardò.
Il mio cazzo era ancora duro.
Duro solo per lei.
«Non è finita» disse ansimando, salendomi sopra.
«Scopami ancora, amore. Fammi male. Fammi tua. Fammi madre e puttana solo per te.»
La presi per i fianchi e la cavalcai da sotto, forte, più forte, fino a sentire le sue urla squarciare l’aria. Le mie mani sulle sue tette, la mia bocca sulla sua figa, il mio cazzo che pulsava e scoppiava dentro il suo corpo.
Era l’ultima danza del mondo, la scopata epocale, quella senza ritorno.
Il piacere si fece dolore, le sue gambe tremavano, il cuore impazziva. Il mio respiro si spezzò.
E nell’ultimo spasmo, urlando, la tenni stretta e le dissi:
«Il mio cazzo sarà duro solo per te… finché avrò fiato.»
Lei mi guardò, con le lacrime e il sorriso più bello del mondo:
«E io sarò tua. Sempre. Fino all’ultima scopata. Fino all’ultimo respiro.»
⸻
EPILOGO — Come se non ci fosse un domani
Ci sdraiammo nudi, abbracciati, i corpi ancora uniti, il sapore del sesso sulla pelle e il rumore del nostro amore ancora nell’aria. Fu una scopata che non era solo sesso. Era vita, era famiglia, era anima e fuoco.
E quella notte…
quella notte senza respiro…
non l’avremmo mai dimenticata.
Perché fu tutto.
Fu Amore. Fu Cazzo. Fu EternitĂ .
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