Nicole Ninfomane: Notte di Fuoco

di
genere
prime esperienze

«Tu non hai idea di quanto io lo desideri…» sussurrò mentre iniziava a sfregarsi contro di me. «Sono una maledetta ninfomane del tuo cazzo. Me lo sogno la notte, lo sento dentro anche quando non ci sei.»

Le posizionai le mani sui fianchi, sentendo il calore del suo corpo tremare sotto le dita. Nicole guidò la punta del mio cazzo sulla sua fessura, scivolandoci sopra con lentezza, con quella sua dannata voglia che la rendeva irresistibile. La sua figa era calda, bagnata, aperta e affamata.

«Nicole…»

«Zitto… fammelo sentire. Fammi godere come solo tu sai fare.»

Si abbassò di colpo, inghiottendomi fino in fondo. Un gemito le esplose in gola mentre iniziava a muovere il bacino, con movimenti lenti e profondi, poi sempre più veloci. I suoi occhi chiusi, la bocca socchiusa, il respiro spezzato.

«La senti… la mia figa come ti prende? È tua. Solo tua. Tienimi forte, scopami forte…»

Le mani sui suoi fianchi diventavano artigli, la guidavo in un ritmo sempre più selvaggio. Il suo culo rimbalzava contro il mio bacino, con quel rumore umido e osceno che mi faceva impazzire. Lei si piegò in avanti, offrendo il culo, e io non resistevo.

«Così… sì… così! Prendimi anche lì, fammelo sentire ovunque…»

Spalancò le chiappe e passai il pollice lentamente tra le sue pieghe, poi lo spinsi dentro mentre continuavo a scoparla. Lei urlò un “Sì!” selvaggio, mentre il corpo le tremava in un orgasmo devastante.

«Non smettere! Riempimi… voglio il tuo cazzo dappertutto! Nella figa… nel culo… in bocca! Sfondami!»

La tirai su per i capelli e la baciai con violenza, poi la spinsi in ginocchio. Lei aprì la bocca, lingua fuori, occhi lucidi.

«Lo vuoi?»

«Dammi tutto… fammi ingoiare il tuo cazzo, fammi sentire il sapore della tua voglia…»

Glielo infilai in bocca, sentendo le sue labbra stringersi intorno a me. Era famelica, lo succhiava con una fame da puttanella devota. Lo leccava, lo ingoiava fino in fondo, mentre si masturbava con la mano tra le gambe.

«Sborra, ti prego… sborra nella mia bocca, voglio tutto…»

L’ultima spinta, profonda, la sua gola che si chiudeva su di me… e venni con un ringhio, eiaculando dentro di lei mentre lei gemeva, godendo ancora.

Rimase lì, inginocchiata, con la lingua fuori, raccogliendo le ultime gocce. Poi si passò un dito tra le gambe, lo leccò e disse:

«Domani voglio ricominciare all’alba. La tua figa personale… ce l’hai qui davanti. E non è mai sazia.»

Ma non aspettò l’alba.



Si alzò lentamente dal pavimento, si passò la lingua sulle labbra ancora sporche di me, con un sorriso sporco e fiero.

«Non ho finito…» sussurrò. «Ora voglio che mi scopi come se fosse l’ultima volta. Voglio che mi spacchi, che mi faccia urlare, che mi faccia svenire con il cazzo ancora dentro.»

Mi spinse sul letto, salì a cavalcioni e si calò di nuovo su di me con una violenza selvaggia. La sua figa, grondante e calda, mi risucchiò con un rumore osceno, mentre il suo sguardo mi sfidava.

«Così… sì! Dio, sì! Ce l’ho di nuovo dentro… sento il tuo cazzo che mi scava la figa!»

Iniziò a cavalcarmi con una furia animale, i seni che ballavano davanti ai miei occhi, le mani che mi graffiavano il petto, il respiro che diventava un rantolo impazzito.

«Guarda come ti scopo… sono la tua puttana! Fammi male, fammi godere ancora… voglio venire come una troia!»

La presi per i fianchi e la girai, costringendola a mettersi a quattro zampe. Senza avvisarla, le infilai due dita nella figa mentre la lingua le scivolava sul buco del culo. Lei urlò, si piegò in avanti, tremando.

«No… così vengo subito… Cristo… sììì, continua, leccami il culo!»

Poi la presi di nuovo da dietro, senza pietà. Le mani le tiravano i capelli, il mio cazzo la possedeva fino in fondo.

«Ti piace quando ti scopo così, puttanella?»

«Sì! Sì! Ancora! Scopami il culo, fammi sentire tutto il tuo cazzo dentro! Spingilo fino in fondo!»

Non ci fu più controllo. La tenni schiacciata al letto, con il mio cazzo che la dominava da dietro, dentro ogni suo spazio, in un ritmo animalesco. Lei venne ancora, tremando, urlando come una indemoniata.

«Sto venendo! Sto venendo! Sì! Sì! Vieni anche tu! Vieni dentro il mio culo! Riempimi!»

E io venni. Con una forza bestiale. Scaricai tutto in lei, in fondo, mentre lei spingeva ancora indietro per non perdere nemmeno una goccia. Rimase lì, esausta, con il mio seme che colava lentamente giù dalle sue cosce e dal culo devastato.



Epilogo – L’alba sulla pelle

Eravamo crollati, nudi e intrecciati, tra lenzuola sudate e lenzuola strappate. Nicole aveva la testa sul mio petto, il respiro lento, gli occhi socchiusi e un sorriso di pura soddisfazione.

Mi passò una mano sull’addome, poi più giù, fino a trovare di nuovo il mio cazzo, ancora semi-duro, sporco di lei.

«Lo sai… non potrei mai farne a meno.» sussurrò. «Anche se mi hai spaccata… ti giuro che potrei ricominciare ora. Anche solo per sentirti tremare dentro me…»

«Sei pazza.»

«Sono tua.»

Si sollevò, mi baciò piano sulla bocca, poi si mise a cavalcioni ancora una volta. Lentamente. Senza furia. Solo per sentirci. Solo per appartenerci.

La luce dell’alba entrava dalla finestra. Lei cominciò a muoversi piano, sussurrando:

«L’ultima… e poi facciamo colazione. Ma con il tuo cazzo ancora dentro.»

E io, ormai totalmente perso in lei, non potevo che annuire, affondare le mani nei suoi fianchi e lasciarla dominarmi ancora. Perché quando una donna ti ama con la figa, il cuore e la bocca, non esistono pause. Solo un eterno ritorno.
scritto il
2025-06-21
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