I marinai
di
Petulka
genere
orge
Petra fu svegliata nel cuore della notte da un sacco nero calato sulla testa. Mani ruvide la sollevarono da terra, una corda le serrò i polsi mentre un uomo le sussurrava all’orecchio: «Sei proprietà nostra, cagna. E oggi ti inculeremo a turno.» La caricarono su un camioncino scassato, le ruote che sferravano sulla sabbia del deserto fino a che non raggiunsero un porto sommerso di nebbia, dove un cargo arrugginito attendeva con il portellone aperto. «Porta lei,» ordinò un uomo con un pizzetto e un anello d’oro al naso. Petra, nuda e legata come un salame, fu gettata su una passerella di ferro, i polsi ammanettati a una catena che la trascinò dentro la stiva.
Il buio odorava di sale, ruggine e sperma vecchio. I 35 marinai la attendevano in cerchio, con cazzi già duri come ganci da macellaio. Uno, con un cazzo coperto di tatuaggi tribali e pelle scura come il carbone, le strappò la benda dagli occhi. «Sei qui per una cosa sola, troia. Prendere tutti quanti. E non uscirai finché non sarai zuppa di sborra.» Petra, in preda al panico, cercò di divincolarsi, ma il miliardario la fissò con uno sguardo assassino. «Fai la brava o ti lego a testa in giù sul molo a prenderti i granchi in culo.»
Il primo marinaio, un tipo con un cazzo lungo e sottile come un ferro da calza, le ficcò la verga in bocca, costringendola a succhiarla con la testa martellata da due uomini che la tenevano ferma. «Smettila di mordere, cagna!» urlò lui, schiaffandole il cazzo sul naso fino a farla sanguinare. Petra, con il sangue che colava sulla lingua, succhiò con più forza, sentendo il cazzo pulsare come una biscia. Quando lui esplose, lo sperma le inondò la gola, costringendola a vomitare a causa del volume. «Cazzo, è piena di sborra fino ai polmoni!» rise un marinaio, mentre un altro le si piazzava davanti, un glande così grosso che le spaccò le labbra vaginali al primo colpo. «Fammi sentire quanto sei stretta, cagna!» grugnì, affondando fino alle palle. Petra urlò, il corpo che si inarcava inutilmente, mentre un terzo le ficcava un cazzo nella bocca, costringendola a soffocare con la lingua che sbatteva sul palato. «Mangia, troia! Questo te lo inculerò dopo!»
La stiva divenne un inferno. Petra fu legata a una rete di corda, appesa come un trofeo, mentre i marinai si avvicendavano su di lei. Uno con un cazzo curvo verso il basso le spaccò il culo, il sangue che scorreva a rivoli. «Sei una cazzo di pornostar, eh?» ringhiò, mentre un altro le sputava in viso prima di infilarglielo in bocca. «Bevi il mio cazzo, troia!» Quando un marinaio con un pene coperto di piercing le strappò un urlo strozzato nel clitoride, il dolore si mescolò al piacere, e Petra ebbe un orgasmo così violento da spruzzare umori a tre metri, inondando la rete e il pavimento. «Squirta come un cazzo di geyser!» urlò il miliardario, masturbandosi con lo sperma che gli colava sul polso.
Il turno successivo fu ancora più crudele. Petra fu gettata su un tavolo da lavoro pieno di chiodi, il culo che si apriva a ogni spinta. Un marinaio con un cazzo da 30 cm le ficcò un coltello tra i denti. «Se non tieni aperta la bocca, te lo pianto in gola,» le promise, infilandole il cazzo fino a toccarle le tonsille. Un altro, con un prepuzio lungo come una tenda beduina, le spaccò il culo a suon di pompate, il suo sperma che le colava a fiotti dalle cosce. «Sei una cazzo di spugna per la sborra!» rise, mentre Petra, ormai un budello dilatato, urlava a ogni getto.
Ma il peggio arrivò quando i marinai decisero di «condividere». Tre di loro la presero per le gambe, spalmandole la fica con olio per «scivolare meglio». Uno, con un cazzo pieno di vene sporgenti, le ficcò il glande nella gola, costringendola a deglutire. Il secondo le strappò le mutandine strappate che le erano rimaste e la penetrò con un cazzo freddo e appiccicoso, mentre il terzo, con un pene a forma di martello, le dilatava il culo fino a farle uscire il sangue. «Due cazzi per la cagna!» urlò qualcuno, e Petra sentì le pareti della fica e dell’ano lacerarsi sotto il doppio assalto. Quando tutti e tre esplosero dentro di lei, Petra ebbe un orgasmo così intenso da svenire, lo sperma che le riempiva l’intestino come un cancro.
La notte si fece bestiale. Petra, ormai un budello martoriato, venne trascinata sul molo, il culo che penzolava nell’aria fredda. «Ora ti inculiamo tutti insieme,» disse un uomo, e i 35 marinai si schierarono come un plotone d’esecuzione. Il primo le infilò il cazzo nella fica, il secondo nel culo, il terzo in bocca. Poi vennero gli altri, a gruppi di tre, pompando a ritmo incessante. Alcuni la sborarono in viso, altri le schizzarono sperma dentro le orecchie, il naso, le pieghe del culo. Quando uno con un cazzo pieno di herpes le strappò un urlo strozzato nel clitoride, Petra ebbe uno squirt che inondò la schiena del marinaio dietro di lui, lo sperma e i fluidi che si mescolavano in una pozza disgustosa. «Fateci sentire quanto sei assetata di cazzo!» urlò il miliardario, e i marinai le sputarono addosso, il viso di Petra che brillava sotto la luna per la sborra e la saliva.
All’alba, Petra era una maschera di sperma, sangue e sabbia. Il miliardario, con un bicchiere di whisky in mano, la sollevò per i capelli. «Contenta?» le chiese, e Petra, con gli occhi spiritati e la voce rauca, sussurrò: «Portami dove cazzo vuoi. Ma non smettere mai.»
Il buio odorava di sale, ruggine e sperma vecchio. I 35 marinai la attendevano in cerchio, con cazzi già duri come ganci da macellaio. Uno, con un cazzo coperto di tatuaggi tribali e pelle scura come il carbone, le strappò la benda dagli occhi. «Sei qui per una cosa sola, troia. Prendere tutti quanti. E non uscirai finché non sarai zuppa di sborra.» Petra, in preda al panico, cercò di divincolarsi, ma il miliardario la fissò con uno sguardo assassino. «Fai la brava o ti lego a testa in giù sul molo a prenderti i granchi in culo.»
Il primo marinaio, un tipo con un cazzo lungo e sottile come un ferro da calza, le ficcò la verga in bocca, costringendola a succhiarla con la testa martellata da due uomini che la tenevano ferma. «Smettila di mordere, cagna!» urlò lui, schiaffandole il cazzo sul naso fino a farla sanguinare. Petra, con il sangue che colava sulla lingua, succhiò con più forza, sentendo il cazzo pulsare come una biscia. Quando lui esplose, lo sperma le inondò la gola, costringendola a vomitare a causa del volume. «Cazzo, è piena di sborra fino ai polmoni!» rise un marinaio, mentre un altro le si piazzava davanti, un glande così grosso che le spaccò le labbra vaginali al primo colpo. «Fammi sentire quanto sei stretta, cagna!» grugnì, affondando fino alle palle. Petra urlò, il corpo che si inarcava inutilmente, mentre un terzo le ficcava un cazzo nella bocca, costringendola a soffocare con la lingua che sbatteva sul palato. «Mangia, troia! Questo te lo inculerò dopo!»
La stiva divenne un inferno. Petra fu legata a una rete di corda, appesa come un trofeo, mentre i marinai si avvicendavano su di lei. Uno con un cazzo curvo verso il basso le spaccò il culo, il sangue che scorreva a rivoli. «Sei una cazzo di pornostar, eh?» ringhiò, mentre un altro le sputava in viso prima di infilarglielo in bocca. «Bevi il mio cazzo, troia!» Quando un marinaio con un pene coperto di piercing le strappò un urlo strozzato nel clitoride, il dolore si mescolò al piacere, e Petra ebbe un orgasmo così violento da spruzzare umori a tre metri, inondando la rete e il pavimento. «Squirta come un cazzo di geyser!» urlò il miliardario, masturbandosi con lo sperma che gli colava sul polso.
Il turno successivo fu ancora più crudele. Petra fu gettata su un tavolo da lavoro pieno di chiodi, il culo che si apriva a ogni spinta. Un marinaio con un cazzo da 30 cm le ficcò un coltello tra i denti. «Se non tieni aperta la bocca, te lo pianto in gola,» le promise, infilandole il cazzo fino a toccarle le tonsille. Un altro, con un prepuzio lungo come una tenda beduina, le spaccò il culo a suon di pompate, il suo sperma che le colava a fiotti dalle cosce. «Sei una cazzo di spugna per la sborra!» rise, mentre Petra, ormai un budello dilatato, urlava a ogni getto.
Ma il peggio arrivò quando i marinai decisero di «condividere». Tre di loro la presero per le gambe, spalmandole la fica con olio per «scivolare meglio». Uno, con un cazzo pieno di vene sporgenti, le ficcò il glande nella gola, costringendola a deglutire. Il secondo le strappò le mutandine strappate che le erano rimaste e la penetrò con un cazzo freddo e appiccicoso, mentre il terzo, con un pene a forma di martello, le dilatava il culo fino a farle uscire il sangue. «Due cazzi per la cagna!» urlò qualcuno, e Petra sentì le pareti della fica e dell’ano lacerarsi sotto il doppio assalto. Quando tutti e tre esplosero dentro di lei, Petra ebbe un orgasmo così intenso da svenire, lo sperma che le riempiva l’intestino come un cancro.
La notte si fece bestiale. Petra, ormai un budello martoriato, venne trascinata sul molo, il culo che penzolava nell’aria fredda. «Ora ti inculiamo tutti insieme,» disse un uomo, e i 35 marinai si schierarono come un plotone d’esecuzione. Il primo le infilò il cazzo nella fica, il secondo nel culo, il terzo in bocca. Poi vennero gli altri, a gruppi di tre, pompando a ritmo incessante. Alcuni la sborarono in viso, altri le schizzarono sperma dentro le orecchie, il naso, le pieghe del culo. Quando uno con un cazzo pieno di herpes le strappò un urlo strozzato nel clitoride, Petra ebbe uno squirt che inondò la schiena del marinaio dietro di lui, lo sperma e i fluidi che si mescolavano in una pozza disgustosa. «Fateci sentire quanto sei assetata di cazzo!» urlò il miliardario, e i marinai le sputarono addosso, il viso di Petra che brillava sotto la luna per la sborra e la saliva.
All’alba, Petra era una maschera di sperma, sangue e sabbia. Il miliardario, con un bicchiere di whisky in mano, la sollevò per i capelli. «Contenta?» le chiese, e Petra, con gli occhi spiritati e la voce rauca, sussurrò: «Portami dove cazzo vuoi. Ma non smettere mai.»
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