Nicole – La mia putinha preferita
di
Angelo B
genere
incesti
Prefazione
C’è un desiderio che non si spegne mai.
Un fuoco che arde anche quando pensi di averlo domato.
Una voglia che non ha nome, ma un volto sì. Anzi, due.
Nicole è la mia nipote brasiliana, ma nulla in lei è innocente. Ha occhi che sanno tutto, labbra che mentono solo per farti godere di più, e un corpo fatto per peccare. È giovane, sfacciata, esibizionista. Si offre con la naturalezza di chi è nata per essere scopata.
E poi c’è Gis, mia cognata, sua zia. Donna piena, madre, incinta del nostro amore. Quella che prima ha ceduto, poi ha preso il comando. È carne e anima, madre e amante, ventre che cresce e bocca che comanda. Con lei ho costruito un regno. Con Nicole l’ho incendiato.
Quella notte non fu solo sesso.
Fu unione, possesso, abbandono e rinascita.
Fu paradiso e rovina insieme, e noi tre — in mezzo — senza più paura di nulla.
⸻
Nicole – La mia putinha preferita
La notte era calda, umida, piena di promesse.
Dal terrazzo della villa si sentiva il rumore del mare mescolarsi al ronzio lontano delle cicale. Le luci basse disegnavano ombre sensuali sui corpi nudi. Nicole si muoveva a piedi scalzi, solo con un pareo trasparente annodato ai fianchi, che lasciava intravedere tutto quello che volevo vedere. E volevo tutto.
Lei era la mia putinha. La mia nipote brasiliana, la più sfacciata, la più giovane, la più vogliosa. La migliore. Quella che non aveva più bisogno di chiedere. Bastava uno sguardo, e sapeva già come farsi usare.
Gis era sul divano, seminuda, un top che le stringeva il seno e mutandine che non riuscivano più a contenere il desiderio. Era incinta, ormai si vedeva, e lo portava con una fierezza che mi mandava fuori di testa. Donna piena, morbida, calda, pronta a condividermi con Nicole, come già era successo tante volte. Ma quella sera era diversa. Nicole era carica. Aveva uno sguardo da femmina in calore.
«Tio…» sussurrò, avvicinandosi. «Me deixa ser sua putinha hoje de novo? Inteira? Até o fim?»
Non risposi. Le presi la faccia tra le mani e le infilai la lingua in bocca con violenza. Lei gemeva, si strofinava su di me, cercando il mio cazzo già duro sotto i pantaloni. Gis si era alzata. Si toccava lentamente, guardandoci. Si stava bagnando solo a guardarci.
Nicole si inginocchiò. «Quero sentir ele… agora.» Mi abbassò i pantaloni con foga e tirò fuori il cazzo con entrambe le mani, affamata. Me lo sbatté in faccia, sulle guance, sul mento, poi iniziò a succhiare, profonda, veloce, sfacciata. Lo ingoiava con quei suoi occhi enormi puntati nei miei, e ogni tanto si fermava solo per dire: «Tio… me fode como sua vadia… por favor.»
Le presi la testa e glielo ficcai tutto in gola. Lei non protestò, ansimava e si strofinava la fica con due dita mentre mi prendeva in bocca fino in fondo. Mi veniva da svenire da quanto era brava. Gis si avvicinò e si inginocchiò accanto a lei. Mi prese le palle e iniziò a succhiarle mentre Nicole continuava a ingoiare il cazzo, con i capelli che ondeggiavano.
Era un trio perfetto. Due bocche, quattro mani, una sola direzione: il piacere più sporco.
Quando non ce la feci più, le tirai su entrambe. Spinsi Nicole contro il muro e la sollevai. Non indossava nulla sotto quel pareo. La sua fessura calda e bagnata si aprì contro il mio cazzo come una promessa. Entrai dentro di lei con uno spingardo secco, e lei urlò: «Issoooo! Me fode! Me abre todinha!»
Cominciai a scoparla contro il muro, mentre Gis si toccava e le leccava i capezzoli. Il rumore dei nostri corpi, dei gemiti, dell’odore di sesso, riempiva la stanza. Le mani di Nicole mi graffiavano la schiena, i suoi morsi sul collo mi facevano impazzire. Gis la baciava sulla bocca, le prendeva i capelli e le diceva: «Mostra pro tio como você é vadia mesmo… mostra que você é nossa putinha.»
E Nicole obbediva. Si piegò a quattro zampe, con la fica spalancata, gocciolante, e il culetto tremante. Le infilai due dita dentro mentre la scopavo, poi tre, poi il pollice nel culo. Nicole gemeva e tremava, ma non diceva mai basta. Anzi: «Coloca mais, tio… me enche… me faz tua.»
Non c’erano più limiti. La presi anche da dietro, poi la feci inginocchiare su Gis e la costrinsi a leccarle la fica mentre io le aprivo il culo piano piano. Nicole si lasciò penetrare ovunque, completamente, senza opporsi, come una vera putinha devota.
Quando le venni dentro, nel culo, lei tremava ancora. Mi guardò e disse: «Sou sua. Sempre. Me usa do jeito que quiser.»
E Gis, con un sorriso stanco ma complice, aggiunse: «Ela é nossa. E amanhã… a gente continua.»
⸻
Epilogo
Erano le quattro del mattino. I nostri corpi erano incollati, caldi, stanchi. Nicole era sdraiata su Gis, la testa tra i suoi seni, le gambe intrecciate con le mie. Ci respiravamo addosso, lentamente, come se il tempo avesse finalmente rallentato per concederci un momento eterno.
Nessuno parlava. Non servivano parole.
Nicole mi guardò. Gli occhi pieni di lacrime e di gioia. «Eu te amo, tio… de verdade. Não só como homem… mas como tudo.»
Gis la baciò sulla fronte. Poi guardò me. «Ela é nossa. E nós somos dela. Agora… e pra sempre.»
Non era più solo un gioco. Non era più solo una notte di sesso. Era una famiglia che ci eravamo scelti, uniti da qualcosa di più forte del sangue: il piacere sincero, la fiducia cieca, l’amore totale.
Stavamo costruendo un mondo nostro, fatto di verità, di corpi uniti, di promesse sussurrate tra gemiti. E se il domani non fosse mai arrivato, saremmo morti felici. Perché in quella notte avevamo vissuto tutto. Senza pudore. Senza regole. Senza limiti.
Solo noi tre, nel nostro piccolo paradiso.
C’è un desiderio che non si spegne mai.
Un fuoco che arde anche quando pensi di averlo domato.
Una voglia che non ha nome, ma un volto sì. Anzi, due.
Nicole è la mia nipote brasiliana, ma nulla in lei è innocente. Ha occhi che sanno tutto, labbra che mentono solo per farti godere di più, e un corpo fatto per peccare. È giovane, sfacciata, esibizionista. Si offre con la naturalezza di chi è nata per essere scopata.
E poi c’è Gis, mia cognata, sua zia. Donna piena, madre, incinta del nostro amore. Quella che prima ha ceduto, poi ha preso il comando. È carne e anima, madre e amante, ventre che cresce e bocca che comanda. Con lei ho costruito un regno. Con Nicole l’ho incendiato.
Quella notte non fu solo sesso.
Fu unione, possesso, abbandono e rinascita.
Fu paradiso e rovina insieme, e noi tre — in mezzo — senza più paura di nulla.
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Nicole – La mia putinha preferita
La notte era calda, umida, piena di promesse.
Dal terrazzo della villa si sentiva il rumore del mare mescolarsi al ronzio lontano delle cicale. Le luci basse disegnavano ombre sensuali sui corpi nudi. Nicole si muoveva a piedi scalzi, solo con un pareo trasparente annodato ai fianchi, che lasciava intravedere tutto quello che volevo vedere. E volevo tutto.
Lei era la mia putinha. La mia nipote brasiliana, la più sfacciata, la più giovane, la più vogliosa. La migliore. Quella che non aveva più bisogno di chiedere. Bastava uno sguardo, e sapeva già come farsi usare.
Gis era sul divano, seminuda, un top che le stringeva il seno e mutandine che non riuscivano più a contenere il desiderio. Era incinta, ormai si vedeva, e lo portava con una fierezza che mi mandava fuori di testa. Donna piena, morbida, calda, pronta a condividermi con Nicole, come già era successo tante volte. Ma quella sera era diversa. Nicole era carica. Aveva uno sguardo da femmina in calore.
«Tio…» sussurrò, avvicinandosi. «Me deixa ser sua putinha hoje de novo? Inteira? Até o fim?»
Non risposi. Le presi la faccia tra le mani e le infilai la lingua in bocca con violenza. Lei gemeva, si strofinava su di me, cercando il mio cazzo già duro sotto i pantaloni. Gis si era alzata. Si toccava lentamente, guardandoci. Si stava bagnando solo a guardarci.
Nicole si inginocchiò. «Quero sentir ele… agora.» Mi abbassò i pantaloni con foga e tirò fuori il cazzo con entrambe le mani, affamata. Me lo sbatté in faccia, sulle guance, sul mento, poi iniziò a succhiare, profonda, veloce, sfacciata. Lo ingoiava con quei suoi occhi enormi puntati nei miei, e ogni tanto si fermava solo per dire: «Tio… me fode como sua vadia… por favor.»
Le presi la testa e glielo ficcai tutto in gola. Lei non protestò, ansimava e si strofinava la fica con due dita mentre mi prendeva in bocca fino in fondo. Mi veniva da svenire da quanto era brava. Gis si avvicinò e si inginocchiò accanto a lei. Mi prese le palle e iniziò a succhiarle mentre Nicole continuava a ingoiare il cazzo, con i capelli che ondeggiavano.
Era un trio perfetto. Due bocche, quattro mani, una sola direzione: il piacere più sporco.
Quando non ce la feci più, le tirai su entrambe. Spinsi Nicole contro il muro e la sollevai. Non indossava nulla sotto quel pareo. La sua fessura calda e bagnata si aprì contro il mio cazzo come una promessa. Entrai dentro di lei con uno spingardo secco, e lei urlò: «Issoooo! Me fode! Me abre todinha!»
Cominciai a scoparla contro il muro, mentre Gis si toccava e le leccava i capezzoli. Il rumore dei nostri corpi, dei gemiti, dell’odore di sesso, riempiva la stanza. Le mani di Nicole mi graffiavano la schiena, i suoi morsi sul collo mi facevano impazzire. Gis la baciava sulla bocca, le prendeva i capelli e le diceva: «Mostra pro tio como você é vadia mesmo… mostra que você é nossa putinha.»
E Nicole obbediva. Si piegò a quattro zampe, con la fica spalancata, gocciolante, e il culetto tremante. Le infilai due dita dentro mentre la scopavo, poi tre, poi il pollice nel culo. Nicole gemeva e tremava, ma non diceva mai basta. Anzi: «Coloca mais, tio… me enche… me faz tua.»
Non c’erano più limiti. La presi anche da dietro, poi la feci inginocchiare su Gis e la costrinsi a leccarle la fica mentre io le aprivo il culo piano piano. Nicole si lasciò penetrare ovunque, completamente, senza opporsi, come una vera putinha devota.
Quando le venni dentro, nel culo, lei tremava ancora. Mi guardò e disse: «Sou sua. Sempre. Me usa do jeito que quiser.»
E Gis, con un sorriso stanco ma complice, aggiunse: «Ela é nossa. E amanhã… a gente continua.»
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Epilogo
Erano le quattro del mattino. I nostri corpi erano incollati, caldi, stanchi. Nicole era sdraiata su Gis, la testa tra i suoi seni, le gambe intrecciate con le mie. Ci respiravamo addosso, lentamente, come se il tempo avesse finalmente rallentato per concederci un momento eterno.
Nessuno parlava. Non servivano parole.
Nicole mi guardò. Gli occhi pieni di lacrime e di gioia. «Eu te amo, tio… de verdade. Não só como homem… mas como tudo.»
Gis la baciò sulla fronte. Poi guardò me. «Ela é nossa. E nós somos dela. Agora… e pra sempre.»
Non era più solo un gioco. Non era più solo una notte di sesso. Era una famiglia che ci eravamo scelti, uniti da qualcosa di più forte del sangue: il piacere sincero, la fiducia cieca, l’amore totale.
Stavamo costruendo un mondo nostro, fatto di verità, di corpi uniti, di promesse sussurrate tra gemiti. E se il domani non fosse mai arrivato, saremmo morti felici. Perché in quella notte avevamo vissuto tutto. Senza pudore. Senza regole. Senza limiti.
Solo noi tre, nel nostro piccolo paradiso.
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