Piazza dei Mirti pt17
di
Andrea MCMLXXXIV
genere
confessioni
La scritta in digitale recita: "Roma Tiburtina", Carmen la legge con un misto di tristezza: "le vacanze durano sempre poco".
L' autista intanto carica i bagagli mentre i passeggeri scambiano le ultime chiacchiere con i loro cari.
Chiuso il portellone dei bagagli l' autista invita i passeggeri a salire a bordo.
Lasciato il paese Carmen guarda fissa fuori dal finestrino, nella sua mente, oltre alla tristezza, si annida un dubbio.
Quell' anno a Roma l' ha profondamente cambiata, il brutto anatroccolo è diventato cigno, quindi la domanda che la perseguita è: "Che fare con Lollo?".
Se da una parte è innamorata dall' altra c'è la rivalsa di recuperare il tempo perduto e provare nuove esperienze.
Arrivata a Roma, oppressa da quella botta di caldo umido, Carmen viene accolta da Laura.
La donna aveva chiesto, dietro compenso extra, a Carmen di aiutarla per i preparativi per la riapertura.
Certo, Laura avrebbe potuto chiederlo a chiunque ma ha scelto Carmen perché voleva darle spiegazioni.
Laura non è una tipa a cui piace perdere tempo in giri di parole quindi arriva subito al dunque.
"Carmen quello che hai visto va avanti da un anno. A me piace il sesso in tutte le sue forme e mi difendo ancora bene".
Carmen in realtà non voleva parlare di quello, nonostante ormai per lei il sesso non era tabù essere considerata una voyeur ancora le provoca vergogna: "Laura tu non devi darmi spiegazioni, è la tua vita...".
Sapeva che quel tentativo era vano ma non ha trovato di meglio per sviare il discorso.
Laura: "Lo so, ma io queste cose voglio spiegartele lo stesso, quindi tranquillizzati".
Carmen, ormai arresa, la ascolta: "Chi partecipa a questo incontri è consenziente e lo fa senza costrizione alcuna.
Tutto è iniziato con Oumar, quel giorno, appena finito il servizio, eravamo rimasti io, Oumar e Franco. Stavamo pulendo la cucina quando a Franco gli squilla il telefono, la figlia, allora appena maggiorenne e neopatentata aveva avuto un incidente in macchina, per fortuna niente di serio, solo qualche punto in fronte.
Quel periodo avevo un vezzo, portarmi a letto un africano ma Oumar, nonostante avesse mostrato più volte che gli piacevo, più di tanto non si sbilanciava.
Dal canto mio avevo sempre cercato di scindere la passione per il sesso con il lavoro ma sarà stata la primavera o la curiosità di provare un cazzo africano, beh con lui non ci sono riuscita.
Quando c'erano i clienti ero il suo capo, mi comportavo con distacco ma appena chiusa la serranda ho cominciato pure a cercare il contatto fisico.
Una Domenica però ero più decisa del previsto.
Mi strusciavo a lui e sentivo che lì sotto c'era una bella consistenza ma avevo Franco come terzo incomodo.
Allora, visto che lui non ha la macchina, mi sono offerta di riaccompagnarlo a casa.
Una volta arrivati sotto casa sua gli chiedo di andare in bagno, ovviamente era una scusa.
Una volta dentro casa sono andata in bagno e sono uscita senza reggiseno.
Dovevi vedere la faccia di Oumar, pallido, non sembrava nemmeno africano.
Mentre mi stuzzicavo i capezzoli lo guardo fisso negli occhi.
Lui rimane a bocca aperta, provava a farfugliare qualcosa ma non ci riusciva.
Allora mi sono avvicinata a lui, gli ho toccato il pacco, poi ho messo le mani dentro le mutande che a malapena lo contenevano".
Carmen ascolta sempre più presa.
"Tiro fuori quell' arnese, il più grosso e lungo che abbia mai visto, eppure ne ho visti.
Alla vista è toccato a me rimanere imbambolata, anche la consistenza, di legno.
Ho cominciato a segarlo e a prenderlo in bocca, mica mi entrava, rischiavo il soffocamento.
Poi non ti dico la sotto come stavo, bagnata fradicia.
Poi mi ha spogliato, siamo andati nel letto e, sopra di me, ha cominciano a scoparmi, beh una forza incredibile, nel giro di due tre minuti avrò avuto quattro orgasmi, e tutti belli potenti.
Lui era instancabile, ma a vent'anni lo capisco, mi pompava come un dannato.
Quanti urli avrò tirato fuori, ma così potenti che mi ha dovuto tappare la bocca altrimenti avrei svegliato tutto il condominio".
Carmen domanda come poi sono finiti a scopare in pizzeria.
"Dopo la terza volta a casa sua ho capito che non era fattibile, dovevo urlare, quindi un giorno sono rimasta lì con lui e lì non mi sono tenuta, ho urlato come una posseduta, me lo ha messo dappertutto, in fica, in culo e mi scopava veramente con una forza che non ti dico".
"E Franco?" domanda Carmen.
"Franco è venuto dopo 3/4 mesi, proprio come te anche lui aveva dimenticato una cosa nell' armadietto, solo che, a differenza tua, l' ho invitato a partecipare, e da lì non abbiamo più smesso".
I camerieri del ristorante dove le due stavano pranzando ormai non sanno più con quali occhi guardare le due.
"Si, ma io ti ho visto pure con Ludo", osserva Carmen.
"Ludovica era da un po' che la stavo osservando, ho sempre avuto il sospetto che sia bisex.
La vedevo sorridere specialmente alle donne, sai, forse in quel momento aveva voglia di donna, fatto sta che anche a me piace concedermi un'avventura Lesbo, la dolcezza di quei rapporti rappresenta per me una pausa dal trivellamento del cazzo, e poi tra donne ci capiamo, ma ora arriviamo a te, io sono stata aperta, vorrei che tu lo fossi anche con me, in finale non conosco nulla di te".
Carmen emette un sospirone e comincia a parlare: "Come sai io vengo da un paese del Sud. Hai presente quella ragazza schiva e timida? Beh ero io, non mi mettevo mai niente per attirare le attenzioni, stavo sempre a casa, ero insicura di me.
I miei provavano sempre a spronarmi ma niente, poi alla fine hanno deciso e mi hanno imposto di venire a studiare a Roma.
Dapprima non volevo ma loro mi hanno detto che mi avrebbero pagato gli studi solo se fossi venuta qui, quindi non è che avevo molta scelta".
Laura domanda il perché di questa imposizione.
"Per farmi fare nuove esperienze. Qui a Roma ho mia cugina, il mio perfetto contraltare, molto spigliata e, diciamocelo, molto troia.
C'è stato un momento in cui, appena arrivata, volevo mollare tutto, ma poi lei mi ha fatto capire, anche con toni forti, che sarebbe stata l' ennesima fuga dai miei problemi.
Nei mesi ho cominciato a frequentare la loro comitiva e mi sono fidanzata con Lollo.
Mi sentivo al settimo cielo, avevo voglia di spaccare il mondo".
Carmen si rattristisce.
"Solo che..." la incalza Laura.
"Non ha mai digerito il fatto che avessi trovato lavoro, non ci parliamo da quel giorno, oltre alla tristezza avevo anche voglia, ormai stavo esplorando le gioie del sesso e lui, di colpo me le aveva tolte.
Quel giorno in cui vi ho scoperti sono rimasta lì perché volevo vedere come era fare sesso".
"Potevi partecipare, noi ti avremmo accolto".
"Su quella scalinata sulla spalla destra avevo l' angelo che mi diceva di andarmene e sulla spalla sinistra il diavolo che diceva di buttarmi nelle danze. Non volevo tradire Lollo, quindi, forse senza volerlo, ho trovato un compromesso masturbandomi.
Ti spiavo perché quel momento era la cosa più vicina al sesso che potessi avere".
Laura rimarca il "non volevo" di Carmen.
"Si, giù pochi giorni fa, avevo un tale che mi ronzava intorno tutta l' estate, ci provava ogni volta che poteva, solo un giorno non ci ha provato, alla festa patronale, ma lì ci ho provato io ed ovviamente siamo finiti a scopare sul pianale del suo pickup in mezzo ai campi, di notte".
Al termine del racconto Laura se ne esce con una battuta: "Beh se fossi maschio il pisello non te lo farei mai mancare".
Un cameriere, nel sentire questa frase, ha rischiato di far rovesciare i bicchieri che teneva sul vassoio.
Sommessamente Carmen e Laura ridono.
"Comunque io non costringo nessuno a partecipare, sai che facciamo questi incontri ed inoltre sei anche persona gradita, quindi se vuoi partecipare aspetto un tuo segnale, ma sappi che si scopa forte, specie quando ci sono i maschi".
Carmen recepisce forte e chiaro il messaggio e, vista la vena di confidenze, le confessa che non aveva mai provato il sesso anale.
"Beh allora non sei pronta, comunque è ora di andare in pizzeria".
L' autista intanto carica i bagagli mentre i passeggeri scambiano le ultime chiacchiere con i loro cari.
Chiuso il portellone dei bagagli l' autista invita i passeggeri a salire a bordo.
Lasciato il paese Carmen guarda fissa fuori dal finestrino, nella sua mente, oltre alla tristezza, si annida un dubbio.
Quell' anno a Roma l' ha profondamente cambiata, il brutto anatroccolo è diventato cigno, quindi la domanda che la perseguita è: "Che fare con Lollo?".
Se da una parte è innamorata dall' altra c'è la rivalsa di recuperare il tempo perduto e provare nuove esperienze.
Arrivata a Roma, oppressa da quella botta di caldo umido, Carmen viene accolta da Laura.
La donna aveva chiesto, dietro compenso extra, a Carmen di aiutarla per i preparativi per la riapertura.
Certo, Laura avrebbe potuto chiederlo a chiunque ma ha scelto Carmen perché voleva darle spiegazioni.
Laura non è una tipa a cui piace perdere tempo in giri di parole quindi arriva subito al dunque.
"Carmen quello che hai visto va avanti da un anno. A me piace il sesso in tutte le sue forme e mi difendo ancora bene".
Carmen in realtà non voleva parlare di quello, nonostante ormai per lei il sesso non era tabù essere considerata una voyeur ancora le provoca vergogna: "Laura tu non devi darmi spiegazioni, è la tua vita...".
Sapeva che quel tentativo era vano ma non ha trovato di meglio per sviare il discorso.
Laura: "Lo so, ma io queste cose voglio spiegartele lo stesso, quindi tranquillizzati".
Carmen, ormai arresa, la ascolta: "Chi partecipa a questo incontri è consenziente e lo fa senza costrizione alcuna.
Tutto è iniziato con Oumar, quel giorno, appena finito il servizio, eravamo rimasti io, Oumar e Franco. Stavamo pulendo la cucina quando a Franco gli squilla il telefono, la figlia, allora appena maggiorenne e neopatentata aveva avuto un incidente in macchina, per fortuna niente di serio, solo qualche punto in fronte.
Quel periodo avevo un vezzo, portarmi a letto un africano ma Oumar, nonostante avesse mostrato più volte che gli piacevo, più di tanto non si sbilanciava.
Dal canto mio avevo sempre cercato di scindere la passione per il sesso con il lavoro ma sarà stata la primavera o la curiosità di provare un cazzo africano, beh con lui non ci sono riuscita.
Quando c'erano i clienti ero il suo capo, mi comportavo con distacco ma appena chiusa la serranda ho cominciato pure a cercare il contatto fisico.
Una Domenica però ero più decisa del previsto.
Mi strusciavo a lui e sentivo che lì sotto c'era una bella consistenza ma avevo Franco come terzo incomodo.
Allora, visto che lui non ha la macchina, mi sono offerta di riaccompagnarlo a casa.
Una volta arrivati sotto casa sua gli chiedo di andare in bagno, ovviamente era una scusa.
Una volta dentro casa sono andata in bagno e sono uscita senza reggiseno.
Dovevi vedere la faccia di Oumar, pallido, non sembrava nemmeno africano.
Mentre mi stuzzicavo i capezzoli lo guardo fisso negli occhi.
Lui rimane a bocca aperta, provava a farfugliare qualcosa ma non ci riusciva.
Allora mi sono avvicinata a lui, gli ho toccato il pacco, poi ho messo le mani dentro le mutande che a malapena lo contenevano".
Carmen ascolta sempre più presa.
"Tiro fuori quell' arnese, il più grosso e lungo che abbia mai visto, eppure ne ho visti.
Alla vista è toccato a me rimanere imbambolata, anche la consistenza, di legno.
Ho cominciato a segarlo e a prenderlo in bocca, mica mi entrava, rischiavo il soffocamento.
Poi non ti dico la sotto come stavo, bagnata fradicia.
Poi mi ha spogliato, siamo andati nel letto e, sopra di me, ha cominciano a scoparmi, beh una forza incredibile, nel giro di due tre minuti avrò avuto quattro orgasmi, e tutti belli potenti.
Lui era instancabile, ma a vent'anni lo capisco, mi pompava come un dannato.
Quanti urli avrò tirato fuori, ma così potenti che mi ha dovuto tappare la bocca altrimenti avrei svegliato tutto il condominio".
Carmen domanda come poi sono finiti a scopare in pizzeria.
"Dopo la terza volta a casa sua ho capito che non era fattibile, dovevo urlare, quindi un giorno sono rimasta lì con lui e lì non mi sono tenuta, ho urlato come una posseduta, me lo ha messo dappertutto, in fica, in culo e mi scopava veramente con una forza che non ti dico".
"E Franco?" domanda Carmen.
"Franco è venuto dopo 3/4 mesi, proprio come te anche lui aveva dimenticato una cosa nell' armadietto, solo che, a differenza tua, l' ho invitato a partecipare, e da lì non abbiamo più smesso".
I camerieri del ristorante dove le due stavano pranzando ormai non sanno più con quali occhi guardare le due.
"Si, ma io ti ho visto pure con Ludo", osserva Carmen.
"Ludovica era da un po' che la stavo osservando, ho sempre avuto il sospetto che sia bisex.
La vedevo sorridere specialmente alle donne, sai, forse in quel momento aveva voglia di donna, fatto sta che anche a me piace concedermi un'avventura Lesbo, la dolcezza di quei rapporti rappresenta per me una pausa dal trivellamento del cazzo, e poi tra donne ci capiamo, ma ora arriviamo a te, io sono stata aperta, vorrei che tu lo fossi anche con me, in finale non conosco nulla di te".
Carmen emette un sospirone e comincia a parlare: "Come sai io vengo da un paese del Sud. Hai presente quella ragazza schiva e timida? Beh ero io, non mi mettevo mai niente per attirare le attenzioni, stavo sempre a casa, ero insicura di me.
I miei provavano sempre a spronarmi ma niente, poi alla fine hanno deciso e mi hanno imposto di venire a studiare a Roma.
Dapprima non volevo ma loro mi hanno detto che mi avrebbero pagato gli studi solo se fossi venuta qui, quindi non è che avevo molta scelta".
Laura domanda il perché di questa imposizione.
"Per farmi fare nuove esperienze. Qui a Roma ho mia cugina, il mio perfetto contraltare, molto spigliata e, diciamocelo, molto troia.
C'è stato un momento in cui, appena arrivata, volevo mollare tutto, ma poi lei mi ha fatto capire, anche con toni forti, che sarebbe stata l' ennesima fuga dai miei problemi.
Nei mesi ho cominciato a frequentare la loro comitiva e mi sono fidanzata con Lollo.
Mi sentivo al settimo cielo, avevo voglia di spaccare il mondo".
Carmen si rattristisce.
"Solo che..." la incalza Laura.
"Non ha mai digerito il fatto che avessi trovato lavoro, non ci parliamo da quel giorno, oltre alla tristezza avevo anche voglia, ormai stavo esplorando le gioie del sesso e lui, di colpo me le aveva tolte.
Quel giorno in cui vi ho scoperti sono rimasta lì perché volevo vedere come era fare sesso".
"Potevi partecipare, noi ti avremmo accolto".
"Su quella scalinata sulla spalla destra avevo l' angelo che mi diceva di andarmene e sulla spalla sinistra il diavolo che diceva di buttarmi nelle danze. Non volevo tradire Lollo, quindi, forse senza volerlo, ho trovato un compromesso masturbandomi.
Ti spiavo perché quel momento era la cosa più vicina al sesso che potessi avere".
Laura rimarca il "non volevo" di Carmen.
"Si, giù pochi giorni fa, avevo un tale che mi ronzava intorno tutta l' estate, ci provava ogni volta che poteva, solo un giorno non ci ha provato, alla festa patronale, ma lì ci ho provato io ed ovviamente siamo finiti a scopare sul pianale del suo pickup in mezzo ai campi, di notte".
Al termine del racconto Laura se ne esce con una battuta: "Beh se fossi maschio il pisello non te lo farei mai mancare".
Un cameriere, nel sentire questa frase, ha rischiato di far rovesciare i bicchieri che teneva sul vassoio.
Sommessamente Carmen e Laura ridono.
"Comunque io non costringo nessuno a partecipare, sai che facciamo questi incontri ed inoltre sei anche persona gradita, quindi se vuoi partecipare aspetto un tuo segnale, ma sappi che si scopa forte, specie quando ci sono i maschi".
Carmen recepisce forte e chiaro il messaggio e, vista la vena di confidenze, le confessa che non aveva mai provato il sesso anale.
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