“Laura – Fottuta fino a distruggermi”
di
Angelo B
genere
prime esperienze
Prefazione
Non era amore.
Non era passione.
Era brama animalesca.
Un bisogno che bruciava sotto pelle.
Lei era veleno.
Io ero il suo terreno di conquista.
E quella notte…
non ne è rimasto nulla di me, solo il ricordo del suo odore, delle sue urla.
E di come mi ha fottuto.
Fino a farmi a pezzi.
⸻
Il Racconto
Si presentò con una minigonna che era un insulto al pudore e un crop top che lasciava scoperte le tette più arroganti che avessi mai visto.
Senza dire nulla, si avvicinò.
Mi aprì i jeans con i denti.
Mi tirò fuori l’erezione con la stessa cura con cui si strappa un’arma da un fodero.
E cominciò a mangiarmelo vivo.
La lingua di Laura non era solo abile.
Era crudele.
Me lo ingoiava fino in fondo, fino a soffocare, sputando, ansimando, ma senza mollare.
Poi lo risucchiava con forza, a occhi chiusi, godendoselo come una puttana esperta che sa di avere il potere tra le labbra.
Le afferrai i capelli e glielo feci ingoiare più forte.
Lei sbavava, gocciolava, ma non si fermava.
Quando smise, si alzò in piedi e si voltò.
Senza parole.
Si piegò in avanti e si tirò giù le mutandine bianche: zuppissime.
La figa le brillava nel riflesso della lampada, gonfia, tremante, aperta come una bocca che supplica.
Entrai.
In un colpo solo.
Profondo. Violento.
— Sì! Così! Spaccamela! Distruggimela! — gridò.
E io obbedii.
La fotté lì, in piedi, spingendo così forte che ogni colpo era uno schiaffo, uno schianto, un castigo.
I miei testicoli sbattevano contro la sua figa gocciolante, il suono del sesso sporco riempiva la stanza.
Poi la presi per la gola, le infilai due dita in bocca e lei le succhiò come una cagna in calore.
Aveva gli occhi stravolti, le guance rosse, il culo che si muoveva da solo, come se avesse una vita propria.
Le sbattei la faccia sul tavolo, la presi da dietro, le allargai il culo e… lo infilai lì.
Sì, dritto nel culo.
Un urlo. Poi il silenzio. Poi un gemito che diventò orgasmo.
— Non fermarti… fammi male… fammi tua puttana… — sussurrava ansimando.
E io la presi ancora, spingendole la testa contro il legno, sbattendola come un martello contro l’incudine.
Sentivo le sue viscere tremare attorno a me.
Quando venne, squirtò addosso al parquet.
E io, senza dir nulla, le afferrai i capelli, la inginocchiai e le venni in bocca.
Le riempii la lingua, la gola, le labbra.
Lei ingoio tutto. Fino all’ultima goccia.
Poi si passò due dita tra le gambe e le leccò davanti a me, sorridendo:
— Ti ho appena rovinato la vita. E non è ancora finita.
⸻
Epilogo
Quella notte non dormii.
Laura si spogliò di ogni decenza e mi portò con sé.
Mi prese ancora sul pavimento, sul divano, sotto la doccia.
Quando se ne andò all’alba, lasciò il letto sfatto, il mio corpo svuotato, e la mia mente completamente sua.
⸻
Finale a effetto
Non era amore.
Era dipendenza.
E adesso vivo aspettando il messaggio.
Quello con scritto:
“Ci sei? Perché io ho di nuovo voglia di distruggerti.”
Non era amore.
Non era passione.
Era brama animalesca.
Un bisogno che bruciava sotto pelle.
Lei era veleno.
Io ero il suo terreno di conquista.
E quella notte…
non ne è rimasto nulla di me, solo il ricordo del suo odore, delle sue urla.
E di come mi ha fottuto.
Fino a farmi a pezzi.
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Il Racconto
Si presentò con una minigonna che era un insulto al pudore e un crop top che lasciava scoperte le tette più arroganti che avessi mai visto.
Senza dire nulla, si avvicinò.
Mi aprì i jeans con i denti.
Mi tirò fuori l’erezione con la stessa cura con cui si strappa un’arma da un fodero.
E cominciò a mangiarmelo vivo.
La lingua di Laura non era solo abile.
Era crudele.
Me lo ingoiava fino in fondo, fino a soffocare, sputando, ansimando, ma senza mollare.
Poi lo risucchiava con forza, a occhi chiusi, godendoselo come una puttana esperta che sa di avere il potere tra le labbra.
Le afferrai i capelli e glielo feci ingoiare più forte.
Lei sbavava, gocciolava, ma non si fermava.
Quando smise, si alzò in piedi e si voltò.
Senza parole.
Si piegò in avanti e si tirò giù le mutandine bianche: zuppissime.
La figa le brillava nel riflesso della lampada, gonfia, tremante, aperta come una bocca che supplica.
Entrai.
In un colpo solo.
Profondo. Violento.
— Sì! Così! Spaccamela! Distruggimela! — gridò.
E io obbedii.
La fotté lì, in piedi, spingendo così forte che ogni colpo era uno schiaffo, uno schianto, un castigo.
I miei testicoli sbattevano contro la sua figa gocciolante, il suono del sesso sporco riempiva la stanza.
Poi la presi per la gola, le infilai due dita in bocca e lei le succhiò come una cagna in calore.
Aveva gli occhi stravolti, le guance rosse, il culo che si muoveva da solo, come se avesse una vita propria.
Le sbattei la faccia sul tavolo, la presi da dietro, le allargai il culo e… lo infilai lì.
Sì, dritto nel culo.
Un urlo. Poi il silenzio. Poi un gemito che diventò orgasmo.
— Non fermarti… fammi male… fammi tua puttana… — sussurrava ansimando.
E io la presi ancora, spingendole la testa contro il legno, sbattendola come un martello contro l’incudine.
Sentivo le sue viscere tremare attorno a me.
Quando venne, squirtò addosso al parquet.
E io, senza dir nulla, le afferrai i capelli, la inginocchiai e le venni in bocca.
Le riempii la lingua, la gola, le labbra.
Lei ingoio tutto. Fino all’ultima goccia.
Poi si passò due dita tra le gambe e le leccò davanti a me, sorridendo:
— Ti ho appena rovinato la vita. E non è ancora finita.
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Epilogo
Quella notte non dormii.
Laura si spogliò di ogni decenza e mi portò con sé.
Mi prese ancora sul pavimento, sul divano, sotto la doccia.
Quando se ne andò all’alba, lasciò il letto sfatto, il mio corpo svuotato, e la mia mente completamente sua.
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Finale a effetto
Non era amore.
Era dipendenza.
E adesso vivo aspettando il messaggio.
Quello con scritto:
“Ci sei? Perché io ho di nuovo voglia di distruggerti.”
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