“Laura – La Puttana Che Sei”

di
genere
prime esperienze

Capitolo 2 – Le regole le fa il mio cazzo

Il messaggio arrivò alle 02:14 di notte:

“Sono sotto. Scendi. E portalo duro.”

Aprii la porta del palazzo e lei era lì.
Stivaletti, niente intimo, trench aperto.
Sotto: solo pelle.
Nuda.
Pronta.
Troia.

— Stanotte mi servi solo per scopare. Non parlare. Non pensare. Fammi male.

Appena entrati, si mise in ginocchio.
Senza togliersi il trench.
Me lo tirò fuori e iniziò a masturbarlo con le tette, poi con la bocca, insieme.

Lo leccava come una pazza, sbavandolo, passandoci la lingua da sotto i testicoli fino alla punta.
Se lo schiaffeggiava in faccia da sola.

— Vuoi una puttana? Guarda cosa sono diventata per colpa tua…

Si girò, si mise a quattro zampe, aprì il culo e si infilò due dita da sola nella figa:

— Sono gocciolante solo a sentirti respirare. Vieni a prendermi, senza pietà.

Ci saltai sopra come un animale.
La scopai con rabbia, a secco, senza protezione.
Ogni colpo faceva schioccare le sue chiappe contro il mio ventre.

Le afferrai i fianchi e glielo buttai dentro con tutto me stesso, sentendola gemere, poi urlare, poi godere scomposta, senza freni, una cagna sfatta.

— Sì! Spaccamela! Fammi la figa a pezzi, ti prego!

Il suo corpo tremava, squirtava senza controllo.
Il pavimento era zuppo.
I miei addominali lucidi del suo succo.

Poi mi guardò, rideva, sporca, trucco colato, sesso negli occhi.

— Adesso voglio che mi tratti come una troia vera. Mi apri il culo, mi sputi dentro e mi vieni in faccia. Capito, bastardo?

Mi sfidava.
Ed era quello che volevo.
Le infilai un dito dietro, poi due.
Poi glielo ficcai tutto nel culo, mentre lei si mordeva le dita per non urlare troppo.

Le scopai il culo con forza. Senza freni.
Le prendevo la testa, gliela tiravo indietro per guardarla in faccia mentre la distruggevo dietro.

Il suo sfintere si adattava a ogni colpo.
Ma lei voleva di più.

— Schiavizzami! Rovinami! Trattami da troia!

Le diedi uno schiaffo sul viso. Poi un altro sul culo.
Le tirai i capelli e la feci inginocchiare davanti a me.

Le venni in faccia sborrando forte, sulle labbra, sugli occhi, sulla lingua.
Lei leccava tutto, senza perdere una goccia, orgogliosa di essere la mia puttana.

Poi si pulì con due dita, se le mise in bocca e disse:

— Mi servi ogni volta che ho voglia di essere usata. E io ho voglia. Sempre.



Finale del Capitolo

Quella notte dormì nuda sul pavimento.
Col culo ancora aperto.
La figa rossa.
E il mio seme addosso.

Sussurrò prima di addormentarsi:

— Io non ti amo. Io ti voglio. Sempre. Ovunque. Come la tua puttana.
scritto il
2025-06-05
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