Costretto a venire
di
Mins78
genere
gay
Stavo seduto alla mia scrivania, in un noioso pomeriggio primaverile.
Tra qualche minuto avrei avuto un appuntamento di lavoro con un impresario edile per una grossa fornitura.
L'impresario lo conoscevo di vista, uomo distinto, del nord Italia, noto per il suo estro e i suoi soldi, ma non avevamo mai collaborato con la loro impresa. In zona hanno molti cantieri e sarebbe stato un bel colpo entrare nel loro giro d'affari.
Puntuale, come un orologio svizzero, vedo dalla finestra il suo suv parcheggiare, mi alzo dalla poltrona e mi avvio verso la porta dell'ufficio per accoglierlo nel migliore dei modi possibili.
Dopo i soliti convenevoli e il caffè offerto, iniziano a parlare di lavoro, scendiamo nei minimi dettagli e il tempo passa.
Sono contento, sono consapevole che si sta creando un bel feeling.
Mi fa i complimenti per la mia professionalità, mi dice che apriranno a breve altri cantieri e mi potresti tenere in considerazione per diverse forniture, ne sono felicissimo, ma non mostro l'entusiasmo che effettivamente provo, giusto per non dare un idea di eccessiva disponibilità.
Ormai è tardi, bussano alla porta interrompendo il nostro discorso, è il mio socio che annuncia che se ne sta andando, rimarremo quindi soli e di mettere l'allarme quando andiamo via.
Il mio socio, frettoloso di andarsene, saluta rapidamente entrambi senza troppi fronzoli.
L'impresario nota il suo comportamento e sottolinea che pare sia l'unica persona socievole dello studio. Faccio capire che è la stanchezza della lunga giornata che ha reso il mio socio brusco, ma che in realtà non lo è assolutamente.
Inizia un discorso molto lungo su quanto reputa importante la fiducia ed il cameratismo fra uomini, non solo nello sport, ma anche nel lavoro.
Sottolinea che la vita di spogliatoio di una squadra di un qualsiasi sport fa il bene o il male del team.
Mi chiede quindi se io e il mio socio abbiamo tale rapporto. Certamente! Esclamo, continuo raccontando quanto spesso andiamo a giocare a tennis, ne siamo due appassionati.
Quindi vi vedete nudi? Mi chiede lui.
Ovviamente, rispondo, ma comincio a fare fatica a capire dove vuole andare a parare.
Mi dice che il rapporto che si sta creando fra noi, lavorativamente parlando, dovrà essere lo stesso di quello di uno spogliatoio di calcio, che giocare bene nel proprio ruolo fidandosi ciecamente del team sarà fondamentale e mi chiede quanto sono bravo a giocare in squadra e quanto sono disposto a mettermi a disposizione per vincere la metaforica partita.
Senza pensare troppo gli rispondo: Totalmente!
A quel punto l'impresario, con il suo accento del nord e il suo vestito griffato, sistemandosi la cravatta, con un sorriso un po' beffardo mi chiede:
Quindi metteresti le tue palle nelle mie mani?
Rimango interdetto e non rispondo, non saprei cosa rispondere, la domanda stessa mi pareva strana, prima che il mio cervello elaborasse qualcosa continuò: se dubiti come posso mettere le mie palle nelle tue mani? Se ti affido la fornitura di questo cantiere è esattamente quello che succederà!
Cercai di rassicurarlo in tutti i modi possibili, ma alla fine lui mi disse:
Tutte bellissime parole, ma sono i fatti quelli che contano, tira fuori le palle e mettile in mano, se fai quello che ti chiedo ti firmo il contratto sta sera.
Quel contratto era importante, ma la richiesta era assurda, pensai velocemente e immaginai che fosse una prova, che appena avessi fatto il verso di slacciare i pantaloni sarebbe scoppiato in una gran risata, così mi alzai , mi misi accanto alla scrivania e mi slacciai la cintura e i pantaloni, lui non rise, anzi si lecco leggermente le labbra.
Quel contratto era importante per il nostro studio, non sapevo come uscire da quella situazione, poi un'idea attraverso la mia mente: fai inta di essere dal medico!!!
Abbassai le mutande e rimasi immobile guardando altrove.
L'imprenditore mi afferrò rapidamente le palle e comincio a dirmi che adesso lui aveva in mano le mie fragilità, ma anche il punto del mio piacere, che avrebbe potuto farmi male o bene. Mentre parlava e parlava e parlava ancora, usando metafore di ogni genere continuava a massaggiarmi le palle e sfiorarmi il pene che iniziò ad indurirsi, (sono sempre stato uno dall'erezione facile, ma non avevo neppure pensato che potesse accadere).
Notato l'inturgidimento l'impresario iniziò lentamente a toccare il frenulo e a quel punto, senza avere una reazione eccessiva, ma al tempo stesso senza far sospiro di piacere, chiesi se la prova fosse stata superata.
Caro mio, rispose lui, dai tempo al tempo, la resistenza è fondamentale, nel lavoro possono capitare mille imprevisti, momenti alti e bassi, per adesso sei solo all'inizio di un momento positivo, adesso potresti avere voglia ma dopo il primo appagamento come reagirai?
Questo farneticava, cazzo avrà voluto dire, mi devo forse rivestire e cercare di salutarlo il più velocemente possibile. Proprio mentre stavo per riprendere il controllo gli squillò il telefono, rispose e facendo segno che sarebbe tornato subito uscì dalla stanza.
Mi rivestii velocemente, stavo per rimettere la camicia dentro i pantaloni quando rientrò dicendomi che era arrivato un suo collaboratore e se potevo aprire il cancello esterno per farlo parcheggiare, lo feci e nel frattempo pensai che il peggio era passato, con il suo collaboratore presente non avrebbe potuto fare altro che una normale trattativa.
Quando il collaboratore arrivò nell'ufficio lo informò dei vari dettagli che avevamo trattato e che eravamo arrivati al punto fondamentale della fiducia.
Il collaboratore annuì e capendo al volo quello che il suo titolare intendeva si congedo per andare a prendere rapidamente qualcosa in macchina.
Non ci stavo capendo nulla, ma intanto avevo lanciato la stampa del contratto, una firma un saluto e via a casa....
Mentre poggiavo i fogli sulla scrivania il collaboratore tornò con un flacone in mano, lo fa vedere al suo capo tenendolo fra il pollice e l'indice, sembrava contenere una sorta di sapone liquido.
L'impresario mi disse che potevamo continuare da dove avevano interrotto, mi chiede nuovamente di mettere le palle nelle sue mani. Oddio questa situazione si sta trasformando in un incubo, penso fra me e me.
Un po' scazzato e sfinito mi abbassano i pantaloni e lo faccio fare, ma questa volta non afferra subito la palle, mentre ho le mutande alle ginocchia, pone il palmo della mano verso il suo collaboratore che versa un liquido e mi porta la mano sul pene, dalla sensazione direi che è un lubrificante. Il ragazzo si pone dietro di me, faccio per girarmi e l'imprenditore mi dice con tono perentorio: ti ricordi il discorso della fiducia??? Rilassati, anche lui gioca nella tua squadra.
Irrigidisco la mascella, ma allo stesso tempo, mi sento costretto a fare quel che mi dice e quella sensazione mi crea eccitazione. Mentre il ragazzo è dietro di me, lui inizia a toccarmi il cazzo con movimenti quasi impercettibili, godo, e sinceramente sono stanco per nasconderlo, mi lascio andare e proprio in quel momento il ragazzo mi afferra le braccia da dietro, come a tenerti fermo e al tempo stesso per sostenermi.
Il mio pene è eretto e lui lo tocca con una leggerezza che mi crea delle scariche di piacere che mi arrivano al cervello, tiro indietro la testa poggiandola sulla spalla del ragazzo dietro di me, sento una sensazione nuova, guardo nuovamente in basso e vedo che ha poggiato le sue labbra sul mio glande, non le muove , solo le dita continuano a muoversi, lentamente, ma il piacere è tanto, sto per venire e lo dico, nessuna risposta, ora deduco a cosa servono le sue labbra sulla punta del mio cazzo.
Vengo e vengo parecchio, ma nessuna goccia si spreca, le gambe mi tremano ma vengo sostenuto da dietro.
Dopo qualche istante il rumore del mio sospirare viene sovrastato dalla voce dell'imprenditore: questa è stata la parte facile adesso arriva il picco negativo, la sensazione piacevole che ti hanno dato le mie dita adesso diventerà fastidio.
Continuava a massaggiarmi il cazzo, ma il post orgasmo rendeva la sensazione quasi dolorosa, il ragazzo dietro mi teneva più forte impedendomi di muovermi e di togliermi da quella situazione.
Il capo iniziò a massaggiare il perineo facendomi riposare il cazzo e disse: vediamo quanto sei dedito al sacrificio, posso contare su di te tutte le volte che avrò bisogno? Adesso ho bisogno di te ancora.
Prese tutto il cazzo in bocca e iniziò a succhiare avidamente, il fastidio tornò ad essere piacere, godevo ma non riuscivo a venire ancora.
Dopo qualche minuto l'imprenditore si staccò dal mio uccello per dire al suo aiutante che aveva bisogno del suo intervento.
Il ragazzo mi infilò un dito in culo dopo averlo lubrificato con la sua saliva cercando la prostata. Un mio gemito fece capire al capo che il ragazzo era riuscito nel suo intento e prese a succhiare nuovamente.
Tra pompino e massaggio alla prostata mi arresi nuovamente al piacere e dopo poco venni nuovamente.
La serata era appena iniziata.....
Tra qualche minuto avrei avuto un appuntamento di lavoro con un impresario edile per una grossa fornitura.
L'impresario lo conoscevo di vista, uomo distinto, del nord Italia, noto per il suo estro e i suoi soldi, ma non avevamo mai collaborato con la loro impresa. In zona hanno molti cantieri e sarebbe stato un bel colpo entrare nel loro giro d'affari.
Puntuale, come un orologio svizzero, vedo dalla finestra il suo suv parcheggiare, mi alzo dalla poltrona e mi avvio verso la porta dell'ufficio per accoglierlo nel migliore dei modi possibili.
Dopo i soliti convenevoli e il caffè offerto, iniziano a parlare di lavoro, scendiamo nei minimi dettagli e il tempo passa.
Sono contento, sono consapevole che si sta creando un bel feeling.
Mi fa i complimenti per la mia professionalità, mi dice che apriranno a breve altri cantieri e mi potresti tenere in considerazione per diverse forniture, ne sono felicissimo, ma non mostro l'entusiasmo che effettivamente provo, giusto per non dare un idea di eccessiva disponibilità.
Ormai è tardi, bussano alla porta interrompendo il nostro discorso, è il mio socio che annuncia che se ne sta andando, rimarremo quindi soli e di mettere l'allarme quando andiamo via.
Il mio socio, frettoloso di andarsene, saluta rapidamente entrambi senza troppi fronzoli.
L'impresario nota il suo comportamento e sottolinea che pare sia l'unica persona socievole dello studio. Faccio capire che è la stanchezza della lunga giornata che ha reso il mio socio brusco, ma che in realtà non lo è assolutamente.
Inizia un discorso molto lungo su quanto reputa importante la fiducia ed il cameratismo fra uomini, non solo nello sport, ma anche nel lavoro.
Sottolinea che la vita di spogliatoio di una squadra di un qualsiasi sport fa il bene o il male del team.
Mi chiede quindi se io e il mio socio abbiamo tale rapporto. Certamente! Esclamo, continuo raccontando quanto spesso andiamo a giocare a tennis, ne siamo due appassionati.
Quindi vi vedete nudi? Mi chiede lui.
Ovviamente, rispondo, ma comincio a fare fatica a capire dove vuole andare a parare.
Mi dice che il rapporto che si sta creando fra noi, lavorativamente parlando, dovrà essere lo stesso di quello di uno spogliatoio di calcio, che giocare bene nel proprio ruolo fidandosi ciecamente del team sarà fondamentale e mi chiede quanto sono bravo a giocare in squadra e quanto sono disposto a mettermi a disposizione per vincere la metaforica partita.
Senza pensare troppo gli rispondo: Totalmente!
A quel punto l'impresario, con il suo accento del nord e il suo vestito griffato, sistemandosi la cravatta, con un sorriso un po' beffardo mi chiede:
Quindi metteresti le tue palle nelle mie mani?
Rimango interdetto e non rispondo, non saprei cosa rispondere, la domanda stessa mi pareva strana, prima che il mio cervello elaborasse qualcosa continuò: se dubiti come posso mettere le mie palle nelle tue mani? Se ti affido la fornitura di questo cantiere è esattamente quello che succederà!
Cercai di rassicurarlo in tutti i modi possibili, ma alla fine lui mi disse:
Tutte bellissime parole, ma sono i fatti quelli che contano, tira fuori le palle e mettile in mano, se fai quello che ti chiedo ti firmo il contratto sta sera.
Quel contratto era importante, ma la richiesta era assurda, pensai velocemente e immaginai che fosse una prova, che appena avessi fatto il verso di slacciare i pantaloni sarebbe scoppiato in una gran risata, così mi alzai , mi misi accanto alla scrivania e mi slacciai la cintura e i pantaloni, lui non rise, anzi si lecco leggermente le labbra.
Quel contratto era importante per il nostro studio, non sapevo come uscire da quella situazione, poi un'idea attraverso la mia mente: fai inta di essere dal medico!!!
Abbassai le mutande e rimasi immobile guardando altrove.
L'imprenditore mi afferrò rapidamente le palle e comincio a dirmi che adesso lui aveva in mano le mie fragilità, ma anche il punto del mio piacere, che avrebbe potuto farmi male o bene. Mentre parlava e parlava e parlava ancora, usando metafore di ogni genere continuava a massaggiarmi le palle e sfiorarmi il pene che iniziò ad indurirsi, (sono sempre stato uno dall'erezione facile, ma non avevo neppure pensato che potesse accadere).
Notato l'inturgidimento l'impresario iniziò lentamente a toccare il frenulo e a quel punto, senza avere una reazione eccessiva, ma al tempo stesso senza far sospiro di piacere, chiesi se la prova fosse stata superata.
Caro mio, rispose lui, dai tempo al tempo, la resistenza è fondamentale, nel lavoro possono capitare mille imprevisti, momenti alti e bassi, per adesso sei solo all'inizio di un momento positivo, adesso potresti avere voglia ma dopo il primo appagamento come reagirai?
Questo farneticava, cazzo avrà voluto dire, mi devo forse rivestire e cercare di salutarlo il più velocemente possibile. Proprio mentre stavo per riprendere il controllo gli squillò il telefono, rispose e facendo segno che sarebbe tornato subito uscì dalla stanza.
Mi rivestii velocemente, stavo per rimettere la camicia dentro i pantaloni quando rientrò dicendomi che era arrivato un suo collaboratore e se potevo aprire il cancello esterno per farlo parcheggiare, lo feci e nel frattempo pensai che il peggio era passato, con il suo collaboratore presente non avrebbe potuto fare altro che una normale trattativa.
Quando il collaboratore arrivò nell'ufficio lo informò dei vari dettagli che avevamo trattato e che eravamo arrivati al punto fondamentale della fiducia.
Il collaboratore annuì e capendo al volo quello che il suo titolare intendeva si congedo per andare a prendere rapidamente qualcosa in macchina.
Non ci stavo capendo nulla, ma intanto avevo lanciato la stampa del contratto, una firma un saluto e via a casa....
Mentre poggiavo i fogli sulla scrivania il collaboratore tornò con un flacone in mano, lo fa vedere al suo capo tenendolo fra il pollice e l'indice, sembrava contenere una sorta di sapone liquido.
L'impresario mi disse che potevamo continuare da dove avevano interrotto, mi chiede nuovamente di mettere le palle nelle sue mani. Oddio questa situazione si sta trasformando in un incubo, penso fra me e me.
Un po' scazzato e sfinito mi abbassano i pantaloni e lo faccio fare, ma questa volta non afferra subito la palle, mentre ho le mutande alle ginocchia, pone il palmo della mano verso il suo collaboratore che versa un liquido e mi porta la mano sul pene, dalla sensazione direi che è un lubrificante. Il ragazzo si pone dietro di me, faccio per girarmi e l'imprenditore mi dice con tono perentorio: ti ricordi il discorso della fiducia??? Rilassati, anche lui gioca nella tua squadra.
Irrigidisco la mascella, ma allo stesso tempo, mi sento costretto a fare quel che mi dice e quella sensazione mi crea eccitazione. Mentre il ragazzo è dietro di me, lui inizia a toccarmi il cazzo con movimenti quasi impercettibili, godo, e sinceramente sono stanco per nasconderlo, mi lascio andare e proprio in quel momento il ragazzo mi afferra le braccia da dietro, come a tenerti fermo e al tempo stesso per sostenermi.
Il mio pene è eretto e lui lo tocca con una leggerezza che mi crea delle scariche di piacere che mi arrivano al cervello, tiro indietro la testa poggiandola sulla spalla del ragazzo dietro di me, sento una sensazione nuova, guardo nuovamente in basso e vedo che ha poggiato le sue labbra sul mio glande, non le muove , solo le dita continuano a muoversi, lentamente, ma il piacere è tanto, sto per venire e lo dico, nessuna risposta, ora deduco a cosa servono le sue labbra sulla punta del mio cazzo.
Vengo e vengo parecchio, ma nessuna goccia si spreca, le gambe mi tremano ma vengo sostenuto da dietro.
Dopo qualche istante il rumore del mio sospirare viene sovrastato dalla voce dell'imprenditore: questa è stata la parte facile adesso arriva il picco negativo, la sensazione piacevole che ti hanno dato le mie dita adesso diventerà fastidio.
Continuava a massaggiarmi il cazzo, ma il post orgasmo rendeva la sensazione quasi dolorosa, il ragazzo dietro mi teneva più forte impedendomi di muovermi e di togliermi da quella situazione.
Il capo iniziò a massaggiare il perineo facendomi riposare il cazzo e disse: vediamo quanto sei dedito al sacrificio, posso contare su di te tutte le volte che avrò bisogno? Adesso ho bisogno di te ancora.
Prese tutto il cazzo in bocca e iniziò a succhiare avidamente, il fastidio tornò ad essere piacere, godevo ma non riuscivo a venire ancora.
Dopo qualche minuto l'imprenditore si staccò dal mio uccello per dire al suo aiutante che aveva bisogno del suo intervento.
Il ragazzo mi infilò un dito in culo dopo averlo lubrificato con la sua saliva cercando la prostata. Un mio gemito fece capire al capo che il ragazzo era riuscito nel suo intento e prese a succhiare nuovamente.
Tra pompino e massaggio alla prostata mi arresi nuovamente al piacere e dopo poco venni nuovamente.
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