Paola, suo genero e...

di
genere
incesti

2. Le giornate scorrono in un ritmo sospeso. Marco esce per lavoro, mio nipote va a scuola, e io resto in casa. Le faccende, la cucina, i panni da stirare... tutto sembra normale. Ma sotto questa facciata di tranquillità c'è un fuoco che non si spegne.
Lui torna la sera, a volte stanco, altre sorridente. Mi abbraccia quando ci incrociamo nel corridoio, e il mio corpo reagisce a quel contatto. Le mani che si sfiorano, i sussurri che diventano sempre più intimi.
Un venerdì sera, dopo aver messo a letto il bambino, ci ritroviamo sul divano. La televisione accesa, immagini che scorrono senza che nessuno le guardi. Marco si avvicina, la sua coscia sfiora la mia. Il respiro si fa più lento.
«Paola...» sussurra, la voce profonda, calda.
Mi volto, i suoi occhi mi fissano, la sua mano si posa sulla mia coscia, lenta, sicura.
«Marco...»
Non c'è bisogno di dire altro. Mi bacia, le sue labbra premono contro le mie, e io mi perdo. Il bacio diventa più profondo, le sue mani che mi stringono, il calore del suo corpo che si mescola al mio.
Mi solleva, senza smettere di baciarmi, mi porta in camera. La porta si chiude dietro di noi, e io mi lascio cadere sul letto, lo guardo mentre si toglie la camicia, il petto che si tende, il respiro pesante.
Si china su di me, le mani che scivolano sui miei fianchi, il suo corpo che preme contro il mio. Lo sento, caldo, desideroso. E mi lascio andare.
I nostri corpi si cercano, si trovano. È sempre più intenso, più vorace. E io mi perdo in lui.
Ma la vera sfida è quando la domenica mattina mia figlia torna per vedere suo figlio. Mi sforzo di mantenere la calma, di sorridere mentre sorseggiamo il caffè insieme, di ascoltare i suoi racconti superficiali su quella nuova vita che ha scelto.
E Marco? Sorride, la guarda con una gentilezza che mi ferisce e mi eccita al tempo stesso. Perché solo io so cosa c'è dietro quei sorrisi, solo io conosco la fame che lo divora quando restiamo soli.
Una domenica, mentre mia figlia gioca in giardino con il bambino, io sto preparando il pranzo in cucina. Marco arriva alle mie spalle, mi cinge la vita.
«Non dovresti...» sussurro, ma la mia voce tradisce il desiderio.
«Non posso farne a meno.»
Le sue mani scivolano sotto la mia maglietta, mi stringe contro di lui, il suo respiro sul mio collo.
«Marco... ci vedono...»
«Mi fai impazzire, Paola...»
Il cuore mi batte forte, mi volto e lo bacio, un bacio rapido, affamato.
«Dopo...» gli sussurro.
Il pranzo scorre tra risate forzate, frasi di circostanza. Mia figlia che non sospetta nulla, che sorride ignara. E Marco che mi lancia occhiate, che mi fa tremare senza toccarmi.
Quando se ne va, il bambino resta con noi, corre in salotto a giocare con i suoi pupazzi.
E noi? Ci guardiamo.
«In camera, adesso...» sussurro.
Lui mi prende per mano, ci chiudiamo dentro. E lì, lontani da occhi indiscreti, ci lasciamo andare. Il desiderio ci consuma, ci rende selvaggi.
E ogni volta è più forte.
La nostra passione divora tutto. Ogni giorno, ogni notte. Marco è instancabile, mi cerca, mi prende con una fame che non sembra saziarsi mai. Ma c'è qualcosa di nuovo nei suoi occhi, un’ombra che non riesco a ignorare.
Una sera, mentre siamo a letto, il suo telefono vibra. Un messaggio. Lui lo guarda, sorride. Io fingo di non notare, ma dentro di me si agita un sospetto.
«Chi era?» chiedo con la voce più neutra possibile.
«Una collega. Roberta.»
Non dice altro, ma il nome mi rimane in testa. Roberta. Non una semplice collega. La vedo nei suoi occhi, nei suoi silenzi quando guarda il telefono.
E io, invece di arrabbiarmi, mi sento divorare da un desiderio ancora più forte. Mi eccita l'idea che Marco possa desiderare un'altra. Mi eccita l'idea di vederlo, di guardarlo mentre cerca un altro corpo.
Una mattina, mentre beviamo il caffè, glielo dico.
«Perché non inviti Roberta a cena? Qui, con noi.»
Lui mi guarda, sorpreso. «Paola, ma cosa dici?»
Sorrido, passo un dito sulle sue labbra. «Forse è curiosa di conoscerci. E tu... sei curioso di lei, vero?»
Il suo sguardo si fa più cupo. «Non dovresti... non dovremmo...»
«Marco, io so cosa vuoi. E ti voglio ancora di più quando vedo i tuoi desideri.»
Per qualche giorno non ne parliamo più. Ma io vedo il suo turbamento, il modo in cui mi guarda, come se cercasse di capire fino a che punto sono seria.
Poi, un venerdì sera, mentre siamo sul divano, mi dice:
«Roberta ha accettato. Verrà a cena domani.»
Un brivido mi attraversa. Sento il sangue accelerare. Ma non mostro nulla.
«Perfetto. Preparerò qualcosa di speciale.»
Il giorno dopo sistemo la casa, preparo la tavola, scelgo il vestito più elegante ma aderente, uno di quelli che mi fascia il corpo e lascia intravedere tutto ciò che deve. Un po' di profumo dietro le orecchie, un filo di rossetto.
Quando Roberta arriva, è perfetta. Giovane, bella, sicura. I capelli castani sciolti sulle spalle, un sorriso luminoso. Marco sembra affascinato, la guarda come non l’ho mai visto guardare nessun’altra.
Mangiamo, parliamo. Io sorrido, li osservo. Roberta ride alle sue battute, i loro sguardi si incrociano. E io sento quel desiderio oscuro crescere dentro di me.
Verso altro vino, e Roberta si lascia andare. La sua mano sfiora quella di Marco, le loro dita si incrociano per un attimo, poi si staccano.
«Scusate, vado un attimo in bagno...» dice lei, alzandosi.
Resto sola con Marco. Mi guarda, nervoso.
«Paola, forse... è meglio che...»
«Marco, ti piace, vero?» sussurro, avvicinandomi a lui.
«Paola...»
Gli prendo la mano, la porto sul mio seno, sotto il vestito.
«Anche a me piace guardarti. Anche a me piace sapere che ti desiderano.»
Lui ansima, mi bacia, affamato. Le nostre mani si cercano, ma la porta del bagno si apre.
Roberta ci guarda, sorpresa.
«Oh... scusate, non volevo interrompere...»
«Non stai interrompendo.» Mi alzo, mi avvicino a lei, sorrido. «Roberta, hai mai pensato di restare per un po’?»
Il suo sguardo è incerto, ma vedo la curiosità nei suoi occhi.
«Io... non so... Marco...»
Mi volto verso di lui. «Marco, cosa ne pensi?»
Lui è immobile, incerto. Ma poi mi guarda, i suoi occhi bruciano.
«Penso che sarebbe... interessante.»
Roberta sorride, si morde il labbro. «Allora... forse... potrei restare un po’...»
Roberta sorride, e quel sorriso nasconde un mondo che non avevo previsto. Non è solo curiosa, è affamata. Lo capisco subito, da come mi guarda, da come le sue dita sfiorano quelle di Marco.
Restiamo in salotto, il vino scorre, e io mi godo lo spettacolo. Roberta si avvicina a Marco, gli parla a bassa voce, la sua risata è un sussurro caldo. Le sue mani si posano sulla coscia di lui, la gonna che scivola un po’ più su.
«Sei proprio bello, Marco...» mormora, e io sento un brivido.
Lui ride, imbarazzato, ma io lo conosco. Vedo il desiderio nei suoi occhi.
«E Paola?» chiede Roberta, voltandosi verso di me.
Mi alzo, mi avvicino, il mio seno che sfiora il suo braccio. «Paola è qui. E ha tanta voglia di divertirsi.»
Roberta mi guarda, le sue labbra si aprono in un sorriso malizioso. Senza pensarci, la bacio. Le sue labbra sono morbide, calde. La mia lingua trova la sua, e sento le sue mani stringermi i fianchi.
Marco ci osserva, ipnotizzato.
«Non restare lì fermo, Marco...» gli sussurro.
Lui si alza, si avvicina. Roberta mi bacia il collo, poi il seno, le sue mani che mi sollevano il vestito. Marco si china su di noi, le sue labbra cercano le mie. Sento il calore dei suoi baci, il suo corpo che preme contro di noi.
Roberta scivola giù, le sue mani che mi tolgono le mutandine, la sua lingua che mi sfiora. Un gemito mi sfugge, le sue labbra che mi divorano, le sue dita che si infilano dentro di me.
«Paola... sei così calda...» sussurra.
Marco si inginocchia accanto a lei, la prende per i capelli, la bacia, e io vedo la sua mano che scivola tra le cosce di Roberta. Lei geme, si stringe a lui, la sua lingua che gioca con la mia.
Non resisto più. Mi sfilo il vestito, nuda davanti a loro. Marco mi afferra, mi bacia, e il suo cazzo duro preme contro il mio ventre. Lo afferro, caldo, pulsante, e lo guido tra le mie labbra.
Lo sento scivolare dentro, mi riempie, e io gemo, mi lascio andare. Roberta si stende accanto a noi, si accarezza, i suoi gemiti che si mescolano ai miei.
Marco si muove dentro di me, le sue mani che stringono i miei fianchi. Roberta si avvicina, le sue labbra trovano il mio seno, la sua lingua gioca sui miei capezzoli.
«Ti piace guardarmi, vero?» sussurra, e io annuisco, perdendomi tra loro.
Mi giro, mi inginocchio, la bocca di Roberta sul mio sesso, mentre Marco mi prende da dietro. Le sue spinte sono forti, mi aprono, mi riempiono.
«Sei una troia incredibile, Paola...» ansima, e quelle parole mi fanno tremare.
«Sì... sì, sono la tua troia...»
Roberta sorride, la sua lingua che mi esplora, le sue dita che mi penetrano.
Quando Marco geme, sento il calore del suo piacere che mi riempie, ma non si ferma. Roberta gli prende il cazzo, lo succhia, lo pulisce, e lui torna subito duro.
«Non mi bastate mai...» sorride, i suoi occhi che bruciano.
Si sposta su Roberta, la stende, la lecca, le apre le cosce. Io resto a guardare, il mio corpo in fiamme, le dita che scivolano sul mio sesso.
Li vedo unirsi, i loro gemiti che riempiono la stanza. E io non resisto. Mi avvicino, la mia lingua si unisce alla loro, i miei baci che percorrono il corpo di Roberta.
Le nostre bocche si cercano, si divorano, e Marco ci possiede entrambe, le sue mani che ci stringono, il suo corpo che si muove tra noi.
Quando finalmente ci lasciamo cadere sul letto, sudati, ansimanti, io sorrido.
«Questo è solo l’inizio...» sussurro, e vedo i loro occhi che brillano.
Siamo tre corpi affamati, tre desideri che si mescolano. E nessuno di noi vuole fermarsi.
scritto il
2025-05-21
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