: La perla in mezzo alle gambe di Giliola
di
Angelo B
genere
prime esperienze
Prefazione
Ci sono donne che passano.
E poi c’è Giliola.
Lei non passava: lasciava il segno, ovunque.
Nel letto. Sulla pelle. Nella mente.
La sua perla non era solo piacere.
Era un richiamo. Una condanna dolce. Una dannazione da cui non vuoi salvarti.
E io… ci sono entrato. A occhi aperti.
⸻
Il racconto
La prima volta che la vidi, indossava una camicia bianca troppo grande e nulla sotto.
Giliola era tornata per un mese da Lisbona, ospite di sua sorella, la mia coinquilina.
Capelli raccolti, piedi nudi, pelle ambrata. Non camminava: scivolava sul parquet.
Il primo sguardo bastò. E lo capì subito.
La sera stessa mi fece sedere accanto a lei sul divano. Vino rosso, luci basse, silenzio carico.
«Sai qual è il mio segreto?»
Non aspettò risposta.
Prese la mia mano e la guidò tra le sue cosce nude.
Era calda. Bagnata. Aperta.
«La mia perla… vuole essere nutrita.»
Mi inginocchiai.
La leccai con fame.
Era velluto e fuoco.
Lei si offriva e si muoveva come se danzasse, gemendo in un ritmo che sembrava musica.
Mi graffiava la nuca. Mi tirava dentro.
E quando venne, tremò.
Tutta.
Poi mi cavalcò.
Con cattiveria dolce.
Mi prese fino in fondo, fino all’ultimo respiro.
Mi svuotò. Mi strinse.
E poi sparì.
Tre giorni dopo tornò. Senza preavviso.
Vestita di nero. Tacchi. Rossetto.
«Questa notte comando io.»
Mi spogliò con lo sguardo.
Mi legò i polsi con una sciarpa di seta.
«Fermo. Tocca a me.»
Si mise a cavalcioni su di me.
Senza dire nulla, mi guidò dentro.
La sua perla era viva, palpitante, più calda della prima volta.
«Guardami negli occhi. Fino alla fine.»
Mi stava usando.
E mi piaceva da morire.
Si muoveva in cerchio, si fermava, riprendeva, sussurrava parole sporche.
Poi si girò.
A quattro zampe sul letto.
Guardandomi nello specchio.
«Guardami mentre mi distruggi.»
E io… la presi come voleva.
Più forte. Più profondo.
Finché urlò.
Finché tremò di nuovo.
Finché mi graffiò il petto e si accasciò sul letto.
Restammo così. Nudi. Sudati. Legati.
⸻
Epilogo
All’alba non c’era più.
Solo il letto disfatto e un biglietto.
“Tu l’hai vista. Tu l’hai sentita.
Ma la mia perla…
non è di nessuno.”
Firmato:
Giliola
Ci sono donne che passano.
E poi c’è Giliola.
Lei non passava: lasciava il segno, ovunque.
Nel letto. Sulla pelle. Nella mente.
La sua perla non era solo piacere.
Era un richiamo. Una condanna dolce. Una dannazione da cui non vuoi salvarti.
E io… ci sono entrato. A occhi aperti.
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Il racconto
La prima volta che la vidi, indossava una camicia bianca troppo grande e nulla sotto.
Giliola era tornata per un mese da Lisbona, ospite di sua sorella, la mia coinquilina.
Capelli raccolti, piedi nudi, pelle ambrata. Non camminava: scivolava sul parquet.
Il primo sguardo bastò. E lo capì subito.
La sera stessa mi fece sedere accanto a lei sul divano. Vino rosso, luci basse, silenzio carico.
«Sai qual è il mio segreto?»
Non aspettò risposta.
Prese la mia mano e la guidò tra le sue cosce nude.
Era calda. Bagnata. Aperta.
«La mia perla… vuole essere nutrita.»
Mi inginocchiai.
La leccai con fame.
Era velluto e fuoco.
Lei si offriva e si muoveva come se danzasse, gemendo in un ritmo che sembrava musica.
Mi graffiava la nuca. Mi tirava dentro.
E quando venne, tremò.
Tutta.
Poi mi cavalcò.
Con cattiveria dolce.
Mi prese fino in fondo, fino all’ultimo respiro.
Mi svuotò. Mi strinse.
E poi sparì.
Tre giorni dopo tornò. Senza preavviso.
Vestita di nero. Tacchi. Rossetto.
«Questa notte comando io.»
Mi spogliò con lo sguardo.
Mi legò i polsi con una sciarpa di seta.
«Fermo. Tocca a me.»
Si mise a cavalcioni su di me.
Senza dire nulla, mi guidò dentro.
La sua perla era viva, palpitante, più calda della prima volta.
«Guardami negli occhi. Fino alla fine.»
Mi stava usando.
E mi piaceva da morire.
Si muoveva in cerchio, si fermava, riprendeva, sussurrava parole sporche.
Poi si girò.
A quattro zampe sul letto.
Guardandomi nello specchio.
«Guardami mentre mi distruggi.»
E io… la presi come voleva.
Più forte. Più profondo.
Finché urlò.
Finché tremò di nuovo.
Finché mi graffiò il petto e si accasciò sul letto.
Restammo così. Nudi. Sudati. Legati.
⸻
Epilogo
All’alba non c’era più.
Solo il letto disfatto e un biglietto.
“Tu l’hai vista. Tu l’hai sentita.
Ma la mia perla…
non è di nessuno.”
Firmato:
Giliola
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