La metamorfiga di Fabiana II – La masturbazione

di
genere
etero

Dopo l’esperienza del glory hole non può più tornare indietro. Fabiana lo sa. Lo sente, mentre è sdraiata sul letto e riposa nel suo desiderio.
E immagina un uomo, uno qualsiasi, senza volto che di adopera sulla sua figa. Sente la sua figa come se potesse vederla.
Labbra esterne. Morbide. Piene. Scure di desiderio. Quando l’umo la apre con le dita, senti il calore che sale, come il respiro di un animale pronto ad accogliere. Le vede gonfiarsi di più mentre immagina l’uomo le bacia, le lecca. E poi aprirsi come per spiccare il volo su quel volto senza volto.
Le labbra interna sono bagnate, sottili, vellutate. Quando la lingua dell’uomo senza volto le sfiora, si tendono, si fanno corde vive, e la guidano verso il centro. Si sente fremere . Ogni tocco immaginario è una vibrazione che la attraversa.
Immagina la lingua che cerca il clitoride. Non lo cerca come un bottone. Lo cerca come un segreto Avvolto nel cappuccio, timido solo all’inizio. La lingua lo lecca piano, ci gira introno e il suo clitoride comincia a uscire A pulsare. A respirare sulla bocca dell’uomo senza volto.
Ora l’ingresso della su figa è vivo. Caldo. Bagnato. Lo sente pulsare contro punta della lingua che spinge per entrare piano, con rispetto, ma con fame. Le labbra si chiudono sulla lingua come per succhiarla . Come se volesse trattenerla dentro per non lasciarla più andare.
Riconosce ogni centimetro di quel corpo senza volto come se fosse nato per stare li. Sente le labbra sulla figa e con la voce, gemendo, comincia a guidarle. Ora gli occhi di Fabiana sono sospesi in un lussuoso vuoto, coperte dal braccio riverso. Sente le dita dell’uomo senza volto aprirle le labbra della figa e i suoi occhi guardare dentro come si guarda un segreto.
Sente il fiato poi le labbra si serrano sulle piccole labbra, succhiano, mollano la presa, lasciano spazio alla lingua nervosa che entra appuntita e sul canale si allarga, si muove, gira trema.
E la sua figa risponde, si stringe si bagna chiede alla lingua di restare, fino alla vittoria. Non con champagne brinda, ma con l’effluvio potente del suo orgasmo. La notte ora è buia, dentro Fabiana non c’è riposo.
Si alza dal letto. Non accende luci. Va verso l’altra stanza. Lì c’è un vecchio letto in ferro battuto, con una barra orizzontale alla base. La guarda. Non è mai stata erotica. Fino a stanotte. Si abbassa. Si mette a cavalcioni sulla barra. Allarga le cosce. Non serve bagnarsi. È già pronta da minuti. Fa scivolare la figa contro il ferro. Prima piano. Poi con più decisione. La piega del metallo le apre le labbra. Le grandi si separano. Le piccole si distendono, si tendono. Il clitoride si strofina contro la curva liscia.
Lei geme. Morde il braccio. Non può urlare, ma lo farebbe. Sale. Scende. Si inarca. Si piega. Si strofina come una cagna in calore sul bordo del letto che per anni è stato solo arredo.
Quando sente che sta per venire, si stacca. Vuole di più. Vuole dentro. Corre in cucina. Apre lo sgabuzzino. Afferra una bomboletta sray, un deodorante, ma ora ha il profumo di un cazzo.
Si inginocchia. Fa scivolare la punta tra le labbra. Le apre di nuovo la figa con la punta. Scivola dentro. Lentamente. Deliberatamente. Lo prende tutto. Fino in fondo. Il metallo, fraddo, duro. La figa che pulsa come un tamburo tribale. Comincia a muoversi. Dentro. Fuori. Colpi lunghi, bagnati. Si masturba contro il muro, con le gambe divaricate e le mani appoggiate su un tavolo. Spinge, si ritrae, spinge ancora …. Quando viene, il corpo le trema. La bomboletta scivola fuori con un rumore liquido.
Ma non è finita. La figa le brucia. La bomboletta non l’ha svuotata. L’ha accesa. Cammina per casa come una ladra. Ma non cerca oggetti. Sta cercando cazzi nascosti. Apre un cassetto. Lo trova. Un giravite lungo, manico spesso, con la testa a croce. Dove fissarlo? Un tagliere, certo; con un martello. Lo blocca con forza. Un’ asta dura che punta in su. Il corpo è nudo, segnato da gocce di sudore.
Si abbassa sopra il giravite. Lo punta. La figa è gonfia, rossa, scaldata come una brace sotto la pelle. Inizia a calarsi. Millimetro per millimetro. Il grosso manico le apre le labbra. Le spacca le piccole come un morso che le prende da dentro. La cappella immaginaria le entra. La penetra. Lei geme. Il suono è sordo, esce dal petto, vibra tra le costole. Scende. Lo prende tutto. Il culo si abbassa fino al legno. La figa è completamente impalata.
Comincia a cavalcare. Su e giù. Su e giù. Le tette ballano. Il ventre si contrae. Ogni volta che scende, il clitoride sfrega contro il legno ruvido. Ogni risalita la fa sentire più vuota — e per questo accelera. Ma non basta. Lo sa. Vuole di più.
Cosa? Si alza. Barcolla. Il frigo, lo apre. Lo vede: il cetriolo. Grosso. Verde. Fresco. Lo prende. Toglie il manico di plastica del giravite, rimane il ferro. Pianta il cetriolo sopra, un colpo secco, poi lo avvita. Il metallo dentro. La polpa fuori. E si siede di nuovo. Più affondata. Più piena.
Gli occhi sono chiusi, le ciglia tremano, una lacrima di piacere le scivola lungo la guancia. La bocca è semiaperta, le labbra gonfie, umide, come dopo un pompino troppo lungo. Si muovono appena, come se parlassero a un cazzo immaginario. Le guance arrossate. La fronte imperlata. Il collo teso verso l’alto. E il respiro. Aperto. Rotto. Animale. Le tette rimbalzano ad ogni colpo. Pesanti. Sudate. Vere.
Il ventre si muove a ondate. Ogni affondo fa contrarre il basso addome, come se volesse risucchiare dentro tutto il cazzo che non ha. E mentre si masturba, non è più una donna. È bisogno puro. Le mani stringono il piano del tagliere. Le dita si piegano, affondano nel legno. Le unghie graffiano. La figa si stringe. Si contrae da sola attorno al cetriolo, ogni affondo fa un suono più bagnato, più disperato.
Il clitoride batte. Il ventre è tirato come una corda pronta a spezzarsi. E la bocca…la bocca si apre. «Fottimi Marco…» un sussurro caldo. «…spingilo dentro… più… Sergio… sì… Sergio, prendimi…» la voce si spezza, si increspa, trema. «Marek … scopami… fammi tua, fammi venire. Anche tu Djamal…Nik… oh Nik… vienimi dentro, ti prego …»
E la figa si stringe, si contrae. Diventa un pugno carnale attorno al cetriolo. E l’orgasmo arriva. Totale. Un terremoto tra le cosce. Il corpo si piega. La schiena si inarca. La bocca urla senza suono. Viene. A lungo. A scosse. A strappi.
E mentre viene, continua a dire quei nomi. Come se fossero veri. Come se l’avessero sentita. Resta lì. Seduta sul pavimento. La schiena poggiata al mobile. Il cetriolo ancora infilato, mezza radice ancora dentro. Come una lama che non vuole uscire. Il corpo è scosso. Non solo per l’orgasmo. Per la verità che è emersa da dentro. Le mani le tremano.
Le cosce anche. La pelle è sporca, segnata, ma non se ne vergogna. Si sente viva. Finalmente viva. Fa scivolare fuori il cetriolo. Un suono liquido, lungo. La figa resta aperta un istante. Poi si richiude, pulsando ancora. Si alza. Va in bagno. Non accende la luce. Si guarda nello specchio scuro. Le labbra gonfie. Il seno umido. Il viso segnato, ma fiero. Si sciacqua tra le gambe. Solo acqua. Non vuole cancellare tutto. Poi rientra in camera. Si stende nel letto. Le lenzuola sono fredde. Ma lei è ancora calda di uomini immaginari. Si gira su un fianco.
Chiude gli occhi. Un ultimo pensiero prima di addormentarsi: Ho voglia di cazzo. Sempre. Come un respiro che non si spegne, come una carezza che non si dimentica, come un sussurro che continua a bagnarmi dentro. Rivede l’uomo senza volto. Dietro di lui una folla di uomini senza volto Li vuole. Parla loro.
«Quando vi troverò, sarò pronta. Bagnata di attesa. Pronta per essere scopata, ma prima scopatemi la mente … poi il resto. Fatemi sentire il vostro desiderio e sarò pronta ad accogliervi. La mia figa non è più la stessa si è trasformata, non nella forma ma nelle possibilità .
E’ la mia metamorfiga.
Ora è una figa vera. Non fredda, non finta, non costruita. Viva. Umida. Aperta. Una figa è pronta ad accogliervi, senza fretta, ad aprirsi come un fiore di notte, a tenervi per ore, tra le labbra, tra le pieghe, mentre il mio piacere diventa anche il vostro. »
scritto il
2025-05-06
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