Autunno
di
Metrox
genere
etero
Il rumore della pioggia ticchetta sul parabrezza appannato dai nostri fiati caldi ed eccitati, mentre fuori il traffico non accenna a diminuire.
E' molto intrigante il fatto di scegliere di parcheggiare qui mentre sul marciapiede le persone continuano a camminare in fretta, con gli ombrelli accesi, passando proprio accanto a noi nel momento in cui tu allarghi le gambe con malcelata noncuranza.
Togli le mutandine, ti dico, e tu esegui con preoccupazione, guardandoti intorno. Lo fai velocemente e subito rinchiudi le cosce, poi raccogli il mio sguardo di disapprovazione, e allora divarichi un poco le ginocchia.
Appoggio una mano sul seno e sento il tuo cuore che batte impazzito.
Sollevo un poco il tuo vestito, tu ti volti agitata verso il finestrino. So che fra poco ti sfuggirà un no dalla bocca, e sarà quando senti la mia mano che ti sfiora l'interno delle cosce, ma allo stesso tempo ti apri di più, cercando di coprire la mia mano con la stoffa della gonna.
Ti sento rigida e impacciata, e tutto questo mi eccita da morire. Godere dalla tua vergogna è un piacere che purtroppo dura molto poco, ma che io cerco di prolungare al massimo. So che mollerai gli ormeggi non appena sentirai le mie dita frugarti dentro.
Ecco...è adesso.
Il tuo profilo è bellissimo, stai fissando con espressione apparentemente attenta i rivoli di pioggia che scivolano là fuori, sul vetro della macchina, ne scegli uno e lo segui con gli occhi fino a quando scompare, poi ne scegli un altro, e poi un altro ancora. Ti distrai un attimo quando quel bambino fa i capricci perchè vuole qualcosa che non capiamo, e sua madre scapigliata lo sgrida, strattonandogli un braccio con una mano, e nell'altra mano tiene borsa e ombrello. Ti volti, osservi la scena confusa sul finestrino ma sei assente, la mente bloccata sulle sensazioni che arrivano violente dalla tua fica. Tra il parlottìo attutito della donna e le urla del bambino si inserisce il saluto di due persone che s'incontrano appena più avanti, ma il rumore della pioggia nasconde tutto, anche i clacson arrabbiati dell'ora di punta.
Tutto questo mondo agitato è a meno di un metro da noi, diviso solo da una porta d'automobile coi vetri appannati. Questa situazione accende a dismisura i tuoi sensi, sei accaldata, sudata, lo capisco dalla tua fronte lucida illuminata a intermittenza dal neon dell'insegna di una farmacia. Poi vedo le tue labbra che si dischiudono, il tuo respiro che diventa affanno e inizi a muovere il bacino, piano, impercettibilmente, assecondando l'andirivieni del mio dito nei tuoi umori. Ti mordi gli angoli della bocca e il labbro inferiore, e il tuo sospiro prende la cadenza che ci è ben nota, e diventa gemito.
Adoro questo tuo stare pressochè immobile mentre sta montando il piacere. In silenzio, ferma, le palpebre che si abbassano sul bianco degli occhi e la testa reclinata su una spalla.
Che nessuno senta, per carità. Che nessuno veda.
E' molto intrigante il fatto di scegliere di parcheggiare qui mentre sul marciapiede le persone continuano a camminare in fretta, con gli ombrelli accesi, passando proprio accanto a noi nel momento in cui tu allarghi le gambe con malcelata noncuranza.
Togli le mutandine, ti dico, e tu esegui con preoccupazione, guardandoti intorno. Lo fai velocemente e subito rinchiudi le cosce, poi raccogli il mio sguardo di disapprovazione, e allora divarichi un poco le ginocchia.
Appoggio una mano sul seno e sento il tuo cuore che batte impazzito.
Sollevo un poco il tuo vestito, tu ti volti agitata verso il finestrino. So che fra poco ti sfuggirà un no dalla bocca, e sarà quando senti la mia mano che ti sfiora l'interno delle cosce, ma allo stesso tempo ti apri di più, cercando di coprire la mia mano con la stoffa della gonna.
Ti sento rigida e impacciata, e tutto questo mi eccita da morire. Godere dalla tua vergogna è un piacere che purtroppo dura molto poco, ma che io cerco di prolungare al massimo. So che mollerai gli ormeggi non appena sentirai le mie dita frugarti dentro.
Ecco...è adesso.
Il tuo profilo è bellissimo, stai fissando con espressione apparentemente attenta i rivoli di pioggia che scivolano là fuori, sul vetro della macchina, ne scegli uno e lo segui con gli occhi fino a quando scompare, poi ne scegli un altro, e poi un altro ancora. Ti distrai un attimo quando quel bambino fa i capricci perchè vuole qualcosa che non capiamo, e sua madre scapigliata lo sgrida, strattonandogli un braccio con una mano, e nell'altra mano tiene borsa e ombrello. Ti volti, osservi la scena confusa sul finestrino ma sei assente, la mente bloccata sulle sensazioni che arrivano violente dalla tua fica. Tra il parlottìo attutito della donna e le urla del bambino si inserisce il saluto di due persone che s'incontrano appena più avanti, ma il rumore della pioggia nasconde tutto, anche i clacson arrabbiati dell'ora di punta.
Tutto questo mondo agitato è a meno di un metro da noi, diviso solo da una porta d'automobile coi vetri appannati. Questa situazione accende a dismisura i tuoi sensi, sei accaldata, sudata, lo capisco dalla tua fronte lucida illuminata a intermittenza dal neon dell'insegna di una farmacia. Poi vedo le tue labbra che si dischiudono, il tuo respiro che diventa affanno e inizi a muovere il bacino, piano, impercettibilmente, assecondando l'andirivieni del mio dito nei tuoi umori. Ti mordi gli angoli della bocca e il labbro inferiore, e il tuo sospiro prende la cadenza che ci è ben nota, e diventa gemito.
Adoro questo tuo stare pressochè immobile mentre sta montando il piacere. In silenzio, ferma, le palpebre che si abbassano sul bianco degli occhi e la testa reclinata su una spalla.
Che nessuno senta, per carità. Che nessuno veda.
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