Mediterraneo
di
Metrox
genere
confessioni
Mi hanno suggerito di scrivere tre o quattro righe acchiappa-lettori in cui siano citate, anche non in ordine alfabetico, parole chiaramente evocative come cazzo, fica e culo, senza dimenticare tette o poppe.
Non mi costa nulla farlo, e l’ho fatto.
Onestamente, qui non credo che serva, e mi spiace dire anche che qui non si scopa. Pertanto chi non è d’accordo passi pure oltre, non mi offendo.
In realtà conto sulla comprensione di coloro che possono capire gli effetti di una più che abbondante grigliata di pesce e di parecchi bicchieri di troppo di Vermentino fresco.
Tra un rutto e l’altro cerco di smaltire i postumi qui, dietro casa.
Sto con i gomiti appoggiati sulla ringhiera della scalinata che porta al Municipio ed osservo una luna splendida; da questa postazione vedo la piana con le serre e, più a destra, ciò che resta delle Alpi.
Sarebbe il momento ideale per accendere una sigaretta, se non avessi smesso di fumare almeno quindici anni fa.
Guardando il mare, laggiù, mi è venuto, improvviso ed inaspettato, un pensiero: è un’idea folle, quasi un desiderio, di “mediterraneo”, non saprei come spiegare meglio. Con tutto quello che comporta un pensiero del genere, che in questo caso non è riferito ad un nome proprio, bensì ad un concetto.
Mediterraneo in quanto ambiente, aria, profumi, persone. Spesso ci dimentichiamo il valore pieno di certe associazioni di idee. Comunque il mio pensiero è “mediterraneo”nella sua totalità, non mi riferisco al nostro Sud.
Per noi “che abbiamo visto Genova” (cit.) purtroppo il rischio è di buttarla in politica, o in criminalità o, peggio ancora, in pizzica e triccheballacche. Luoghi comuni triti e ritriti.
Mediterraneo, un concetto fatto di mare e di sole, principalmente, e arbusti piegati dal vento. E, per quanto mi riguarda, anche di occhi di donne che guardano lontano, profondi e neri.
Lo so che è un immaginario standard, ma è quello che mi suggerisce in questo momento la mia ispirazione, probabilmente condizionata da antichi rivoli d'informazione, giusta o sbagliata che sia.
Se chiudo gli occhi, vedo una casa di pietra a picco sul mare. Vorrei quel vento folle che fa incazzare, ma che regala i colori più belli. Vorrei un cane felice di stare sdraiato all'ombra di un ulivo, un tavolo di legno sotto un patio di uva e, sopra, un tocco di formaggio, un bicchiere di vino e pane senza sale.
Vorrei che l'aria mi portasse l'odore dell' erica e dei pini, e vorrei una donna con un vestito leggero che svolazza un pochino, che sia lucida di sudore tra i seni e sulla nuca, sotto i capelli nerissimi. Vorrei che odorasse di miele e di grano maturo, e che il bianco dei suoi occhi fosse come acqua cristallina che zampilla.
La notte non vorrei mai dormire e vorrei che queste notti fossero calde e profumate, il silenzio rotto soltanto dal volteggiare delle pale sopra il letto, e che fosse come dipinto sul muro un geco impassibile che osserva il suo mondo.
Vorrei che la mia donna sorridesse mentre facciamo l'amore, e vorrei che si chiamasse Maria.
**********
Tutto qua. A pensarci bene, anche i miei sono perfetti luoghi comuni.
Però adesso inizia a far freddo.
Mani in tasca e grattatina alle palle, me ne vado a dormire.
metr0pol@libero.it
3
voti
voti
valutazione
4.7
4.7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Guendalina
Commenti dei lettori al racconto erotico