Pensieri di una sub - 1

di
genere
masturbazione

Io pratico il masturbo lungo, non dico lo sgrillettamento che ti prende e non puoi farne a meno nella tua doccia o nel bagno della palestra, ma il piacere lento e ben fatto che ti libera la testa, una bella serata tutta per me con i miei giochini, i miei ricordi e le mie fantasie più impossibili. E da un mese per il masturbo scrivo anche. A volte il masturbo parte anche tre giorni prima. Vedo in metro una bella ragazza che ride con due amici, incrocio un gruppo di extracomunitari, la mia collega si lamenta con me del figlio fluid, l'ho visto, è più bello di una ragazza, nel cestone del supermercato trovo un cetriolo maledettamente anatomico, in ascensore sono sola con un uomo e decido che sabato mi prenderò una serata libera. E fino a sabato mi preparo al masturbo, non che ci penso sempre, ma so che mi masturberò e sul lavoro non so perché mi ricordo all'improvviso come mi aveva legata Salvo, in auto mi immagino di avere un pappone che mi fa battere sulla provinciale, in palestra ricordo quando rispondevo davvero agli annunci su bakeca, passo a salutare mia madre e penso a due bei cazzi grossi e nodosi, all'aperitivo bevo e rido come una scema perché non sanno che domani sera mi violenteranno cinque, dieci o venti cubani bellissimi. O non m'invento nessuna assurda follia e penso di rincontrare per una notte qualcuno dei miei stronzi. O esagero e penso di tornare da Salvo, senza mutandine, sono tua gli direi e mi metterei ginocchioni sul suo letto. Lo posso fare in sogno e impazzisco come impazzivo con lui. All'orgasmo galattico ci arrivo dopo due o tre giorni di pensieri fissi.
Me l'ha insegnato Salvo il godimento di far le cose per bene, con metodo e senza alcuna fretta. Come quando aprivo i pacchi che ordinava, tiravo fuori manette, cinghie, mollette, frustini bastardi, vibra telecomandati, intimi da schiava, plug e falli impressionanti come il cazzo di drago e li riponevo di fianco al letto. Stavano lì per giorni fino a quando decideva di usarli e non serviva che lo imploravo di farmeli provare, decideva lui il momento migliore. E godevo da paura. Salvo mi ha insegnato ad aspettare. Il martedì a cena mi diceva quasi per caso che domenica mi avrebbe portata al fiume, alla monta, e io per cinque giorni vibravo come una molla. Avevo venticinque anni, sono stata sua come con nessuno, se lo racconto mi bagno.
Nelle mie serate sono libera, felice e mi amo alla follia, posso fare o rifare tutto senza problemi e sensi di colpa. Lo so, passo per una sfigata a raccontare le seratine solitarie che mi organizzo per benino ma il masturbo più riuscito è stato forse quello di due anni fa dopo Jesolo, ci avevo portato tre giorni un furioso ventisettenne, sei anni meno di me, una soddisfazione. Arrivo il mattino, giornata sulla sabbia e poi di corsa in camera, lo stringevo con le gambe, avevano la pelle ancora rovente per il sole e mi è scattato il masturbo proprio mentre me lo godevo da cagna, mi sono sognata di essere in una gang in Africa e poi per due giorni le porcate peggiori quando ero stesa accanto a lui, quando cenavamo e quando facevamo sesso. Lo spompinavo aggrappata al suo cazzo immaginandomi a Ibiza con Salvo, in una gang reale. Non voglio pensare a quello che ha pensato di me. Siamo tornati presto per evitare le code, in auto il mio masturbo cresceva, mi sono sfogata ancora una volta all'autogrill, a novanta come una troia nascosta tra le auto e poi chiusi in auto, sudata marcia. Rientrata a casa mi sono imposta la calma, ho sfatto il borsone e gettato tutto in lavatrice.
In cameretta ho una cyclette da spinning che ho comprato alle prime avvisaglie di lockdown ed ho usato solo in quei mesi. Il sellino è affusolato come dev'essere nei modelli professionali, una forma che mi eccita, mi ci spingo contro e sento il cazzo grosso e duro del mio mandingo che mi preme in culo e mi taglia le ginocchia. Spingo forte fino a sentire una fitta. Il manubrio è ricurvo con le corna nere. Metto lo step davanti, ci salgo in punta di piedi e mi gratto la figa sul corno duro, è meno grosso del sellino, mi aggrappo con la mano, l'impugnatura è di gomma zigrinata. Mi abbasso le mutandine, con due dita mi allargo le labbra e me la infilo in figa. Solo pochi centimetri, non mi scivola dentro, è ruvida, mi trascina dentro la pelle facendomi mancare. Solo qualche centimetro per bagnarmi e mi tolgo. Ormai non mi fermo più, corro a prendere il lubrificante, la voglio tutto in culo, deve scavarmi da paura.
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scritto il
2024-03-03
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