La cena ufficiale, caffè e ammazza caffè.
di
Lucrezia
genere
orge
Orgia, si bè non quella che a cui state sicuramente pensando, o forse dovrei piuttosto scrivere ordalia ma non c'è nei generi letterari proposti da questo sito.
D'altronde devo aggiungere che forse anche nominare Il giudizio divino è qui esagerato, forse è meglio iniziare con la prima legge di Murphy, quella che ha generato il tutto, la frase primigenia, le sante parole: "se qualcosa può andar male, certamente lo farà".
Ebbene, per prima cosa devo dire che il luogo prescelto non era esattamente come avevo predetto nel racconto precedente, no se possibile ancora peggio.
Va detto che nel considerare la "location" hanno anche pensato al basso reddito di molti dei partecipanti, perciò si saranno detti, vada per la pizzeria.
PIZZERIA? Ma come, la cena ufficiale, quella che sancisce l'unione tra la festa principe del cattolicesimo e la più prosaica festa consumistica, me la fai in pizzeria! Ma almeno non dirlo all'ultimo momento; ma almeno di che sarà una cena informale.
Ma come non l'avete capito, se si va in pizzeria si prevede il jeans in luogo della gonna, lo scarponcino o al limite una snickers al posto delle décolleté con tacco nove, e non esagero se dico che una delle signore era andata bene oltre quella misura.
Personalmente opto per qualcosa di informale e allo stesso tempo elegante, da abbinare ai due pendenti in acciaio e brillanti che la Giò mi ha regalato; e giuro che quando ho aperto il pacco mi è preso un colpo, il motore ha perso qualche giro, non me l'aspettavo e sinceramente ho pensato di mandare a farsi benedire la cena (facile) e pure il capo (improbabile).
Pantalone grigio slim, maglia bianca tenuta su da una cinta nera, giacca grigia con grossi bottoni pure neri, borsa stesso colore, ma décolleté leopardate (nota di colore) con tacco basso, eh no cari miei, ci tengo ai miei malleoli. Concludo con un'acconciatura semplice, capelli tirati all'indietro e tenuti su con una spilla con perle (era della nonna) e ovviamente il regalo più bello che pende dalle mie orecchie volutamente lasciate scoperte.
Che figa, sì mi piaccio, e poi devo far passare in secondo piano che arriverò sola.
Fuori piove a dirotto ma per fortuna il locale è solo due chilometri da casa, Giovanna vuole accompagnarmi, poi passerà a riprendermi, va bene andiamo, dirò che sono arrivata in Taxi spero solo non mi vedano arrivare.
In ritardo, scelta non casuale, non voglio arrivare quando sono tutti lì ai convenevoli iniziali; andate pure avanti io arrivo sicuramente, tenetemi un posto.
Entro e vedo Antonio, uno dei miei vecchi dirigenti, al solito col bicchiere in mano, mi guarda e mi saluta con un cenno della mano; sempre superiore lui, sempre distante e altero, sempre stronzo diciamolo.
Mi fa cenno di proseguire, ora si è dato anche l'incarico di vigile, o forse gli rode il culo perché la segretaria, che ben inteso non si filava di striscio, ora è suo pari grado, propendo per questa seconda ipotesi.
Va bè sti cazzi ma se queste sono le premesse della serata "annamo bene, annamo propio bene" come eloquentemente diceva la Sora Lella.
Proseguo nella sala principale ma non vedo nessuno, poi un cameriere mi fa cenno di scendere, sala inferiore, scendo.
Nemmeno la Wanda Osiris ai tempi di mio nonno faceva un effetto tale, scendo la scala e mi accoglie un'ovazione, ma che cazzo, avete bevuto tutti, ma siete scemi, ma ci conosciamo da più di vent'anni, va bè non tutti i più vecchi, ma insomma dai scherziamo?
Ma no, mi hanno organizzato l'ingresso scenografico per il mio compleanno, che carini, sono ferma sull'ultimo gradino e li osservò, avete presente Amici miei, quando il conte Raffaello Mascetti si ferma a osservare e commenta fra se e se il pubblico che ha davanti, o meglio ancora, lo stesso Ugo Tognazzi in Cattivi pensieri (se non l'avete ancora visto, fatelo al più presto) ebbene io uguale!
Eccoli lì, venti o venticinque personaggi, da chi ammicca a chi ride sguaiatamente, chi è o fa l'annoiato a chi dorme già, avrà staccato da poco.
Riconosco i miei Boyz del magazzino che ora fanno la ola e si fanno largo per avermi tra loro, e ci andrei pure, per spirito di gruppo, poi l'Antonio, quello che l'altra volta mi ha detto che finalmente avrebbe conosciuto mio marito, mi rivolge la parola al suo solito modo, parlando in tono troppo alto con parole metà in italiano e metà in friulano e mi chiede del marito; non capisco se è davvero interessato o mi sta prendendo per il culo, strano però perché al magazzino non ho detto a nessuno che convivo con una donna e non con uomo, comunque preferisco propendere per il peggio ed essere prevenuta, il tipo è troppo eccitabile ed è meglio prevenire che curare certe uscite, in fondo con chi condivido il letto saranno pur fatti miei.
E no, il capo ci mette del suo, mi chiede che fine ha fatto quella santa donna che mi sopporta, è a casa, rispondo, non voleva venire e dicendo ciò mi siedo accanto ad una signora un po' sulle sue ma che mi fa spazio, le sorrido a mo' di ringraziamento e mi siedo tra lei e i Boyz.
La signora è la proprietaria di un negozio di intimo nostra cliente, anche lei è sola, mi chiede se è davvero il mio compleanno, le dico che aimé sì e ne compio 42.
Mi chiede anche perché sono sola e le rispondo semplicemente che è meglio così, che la compagnia è troppo eterogenea per presentare loro chi amo, a quel punto lei intelligentemente comprende facendo uno più uno tra il discorso del capo e la mia risposta a lei e mi fa cenno di aver capito facendo sì con la testa e sorridendo.
Che la cena abbia inizio miei gentili ospiti.
Allora, parliamone, ospiti paganti, ma insomma anche questa se la poteva risparmiare, ma il capo è famoso per gli sproloqui ed infatti rincara la dose con i soliti discorsi sul quanto siamo bravi, che nonostante i tempi difficili abbiamo tenuto, su quanto è brava la sottoscritta che è riuscita a far fronte ad ogni richiesta dei negozi nostri clienti nonostante le difficoltà oggettive...
Io mi sento in imbarazzo, davanti agli stronzi... ops ai miei vecchi dirigenti io sono una parvenu e non mi piace mettermi in mostra, e già vedo le loro facce, e che cavolo, noi facciamo questo e quello, salti mortali carpiati e tu elogi sta zoccola che fino a ieri contava le bolle di carico, e noi?
E voi cari miei: non avete la figa, che qui è un accessorio necessario, non siete modesti e soprattutto vi sentite arrivati fino al punto di non fare un cazzo. E ve lo dico pure, voi avete una segretaria per ognuno mentre io cari miei, faccio tutto da sola, scarico bilici, sistemo le merci e le smisto, poi prendo le telefonate e infilo ordini e le faccio partire per i negozi.
Voi arrivate in ufficio dopo le nove e alle cinque siete già spariti, io inizio alle cinque, ma del mattino e vado avanti fino alla fine. I miei ragazzi mi osannano perché mi vedono non già come un capo ma come una di loro, e voi come siete visti? Tranquilli lo so, ero anch'io una vostra segretaria, ricordate?
Voi girate in BMW ed io in Dacia Duster, voi volete il ristorante di grido, a me invece la pizza va bene e sapete che c'è, visto che si farà "alla romana" mi prendo pure la più costosa.
La mia vicina, che per la cronaca si chiama Vincenza mi chiede se sono io quella che risponde al telefono quando manda gli ordini al magazzino, rispondo che sì sono io, piacere Lucrezia e iniziamo una discussione tra merci in transito, uomini, donne, ridiamo di quel che può succedere in un negozio e insomma siamo in sintonia.
La pizza è buona, e vorrei vedere, il cuoco ha pure vinto dei premi di livello nazionale ed estero, il vino è leggero, anche troppo per me che non reggo l'alcool, mi gira la testa e voglio uscire, Vincenza si offre di accompagnarmi.
Siamo in veranda, oltre piove e non si può andare, fumiamo e buttiamo la cenere in un posacenere su un tavolino davanti a noi; in un passaggio Vincenza mi sfiora la mano, io la guardo e le sorrido, poi le dico che sono fidanzata e che per scelta non vado con altre donne, anche se in altre circostanze avrei detto sì.
E così parliamo di noi, di uomini e di donne.
Poi si torna giù, nella bolgia dei lussuriosi e dei gaudenti; c'è qualche ammiccamento di troppo, sento volare parole grosse, guardo il capo con aria interrogativa, lui a cenni mi fa capire che poi mi spiega, qualcuno arriva a chiedermi cosa abbiamo fatto io e la signora in bagno di sopra, spiego che eravamo fuori a fumare, ah sì, strano perché le donne vanno sempre in bagno insieme, e calca su quella parola "insieme".
Io lo guardo con aria severa poi gli do dello scemo e se ha certi pruriti, poteva pure salire a controllare, magari si fumava pure lui una sigaretta così si calmava.
Tranquilla! Una mano si fa spazio sul tavolo, tranquilla Lucrezia; è il capo, ha quel sorriso con cui è solito ammiccare per dire che è d'accordo ma non è il caso di replicare, di non aggiungere benzina su un fuoco già troppo alto.
Io mi dico basta, poi dico ai "miei ragazzi", quando torno facciamo i conti, quindi mando un messaggio a Giovanna "vienimi a prendere o qui faccio una strage".
Dico che vado in bagno, poi rivolta al cretino di prima, sola!
Salgo inseguita dal capo, mi chiede scusa, nemmeno lui pensava che sarebbe andata così, che farà i conti con chi di dovere e saranno cazzi, sì ha proprio detto così, saranno cazzi. Poi vuole pagare il mio conto per scusarsi, uomini, ma non capite mai un cazzo?
No tranquillo, lo pago io non preoccuparti, sono passata al tu sperando comprenda; che sono incazzata, almeno questo l'ha capito, poi sulle implicazioni sociali che questa serata ha generato non penso o forse no, lui ha buone risorse per comprendere ma io sono sfiduciata riguardo l'umanità.
Pago il mio conto, poi vedo la macchina con Giovanna dentro, saluto il capo con un bacio sulla guancia che lo sconcerta, e sconcerta anche me, non so perché l'ho fatto.
Corro, sono in macchina, bacio a Giovanna e che guardino pure e si facciano tutte le seghe non solo mentali che vogliono. Lei: tanto male? Peggio e ti sei persa il meglio, portami a bere che è meglio.
Andiamo fuori città verso un locale in campagna che però si rivela per essere chiuso, va bene lo stesso tanto non voglio alcool per ubriacarmi mi basta lei.
Facciamo sesso in auto, è un bel po' che non ne facciamo, ci siamo imborghesite ora solo a letto in camere riscaldate. In auto di notte fa freddo ma ci scaldiamo tra noi.
Adesso sono a casa, non dormo e sono le tre di mattina. Tra poco partiremo per Linz, non ci siamo mai state ed è un buon motivo per andarci, mando queste righe a voi, esorcizzo l'incazzatura rendendovi partecipi della festa e di come l'umanità a volte da il meglio di se stessa.
Auf Wiedersehen bis bald.
D'altronde devo aggiungere che forse anche nominare Il giudizio divino è qui esagerato, forse è meglio iniziare con la prima legge di Murphy, quella che ha generato il tutto, la frase primigenia, le sante parole: "se qualcosa può andar male, certamente lo farà".
Ebbene, per prima cosa devo dire che il luogo prescelto non era esattamente come avevo predetto nel racconto precedente, no se possibile ancora peggio.
Va detto che nel considerare la "location" hanno anche pensato al basso reddito di molti dei partecipanti, perciò si saranno detti, vada per la pizzeria.
PIZZERIA? Ma come, la cena ufficiale, quella che sancisce l'unione tra la festa principe del cattolicesimo e la più prosaica festa consumistica, me la fai in pizzeria! Ma almeno non dirlo all'ultimo momento; ma almeno di che sarà una cena informale.
Ma come non l'avete capito, se si va in pizzeria si prevede il jeans in luogo della gonna, lo scarponcino o al limite una snickers al posto delle décolleté con tacco nove, e non esagero se dico che una delle signore era andata bene oltre quella misura.
Personalmente opto per qualcosa di informale e allo stesso tempo elegante, da abbinare ai due pendenti in acciaio e brillanti che la Giò mi ha regalato; e giuro che quando ho aperto il pacco mi è preso un colpo, il motore ha perso qualche giro, non me l'aspettavo e sinceramente ho pensato di mandare a farsi benedire la cena (facile) e pure il capo (improbabile).
Pantalone grigio slim, maglia bianca tenuta su da una cinta nera, giacca grigia con grossi bottoni pure neri, borsa stesso colore, ma décolleté leopardate (nota di colore) con tacco basso, eh no cari miei, ci tengo ai miei malleoli. Concludo con un'acconciatura semplice, capelli tirati all'indietro e tenuti su con una spilla con perle (era della nonna) e ovviamente il regalo più bello che pende dalle mie orecchie volutamente lasciate scoperte.
Che figa, sì mi piaccio, e poi devo far passare in secondo piano che arriverò sola.
Fuori piove a dirotto ma per fortuna il locale è solo due chilometri da casa, Giovanna vuole accompagnarmi, poi passerà a riprendermi, va bene andiamo, dirò che sono arrivata in Taxi spero solo non mi vedano arrivare.
In ritardo, scelta non casuale, non voglio arrivare quando sono tutti lì ai convenevoli iniziali; andate pure avanti io arrivo sicuramente, tenetemi un posto.
Entro e vedo Antonio, uno dei miei vecchi dirigenti, al solito col bicchiere in mano, mi guarda e mi saluta con un cenno della mano; sempre superiore lui, sempre distante e altero, sempre stronzo diciamolo.
Mi fa cenno di proseguire, ora si è dato anche l'incarico di vigile, o forse gli rode il culo perché la segretaria, che ben inteso non si filava di striscio, ora è suo pari grado, propendo per questa seconda ipotesi.
Va bè sti cazzi ma se queste sono le premesse della serata "annamo bene, annamo propio bene" come eloquentemente diceva la Sora Lella.
Proseguo nella sala principale ma non vedo nessuno, poi un cameriere mi fa cenno di scendere, sala inferiore, scendo.
Nemmeno la Wanda Osiris ai tempi di mio nonno faceva un effetto tale, scendo la scala e mi accoglie un'ovazione, ma che cazzo, avete bevuto tutti, ma siete scemi, ma ci conosciamo da più di vent'anni, va bè non tutti i più vecchi, ma insomma dai scherziamo?
Ma no, mi hanno organizzato l'ingresso scenografico per il mio compleanno, che carini, sono ferma sull'ultimo gradino e li osservò, avete presente Amici miei, quando il conte Raffaello Mascetti si ferma a osservare e commenta fra se e se il pubblico che ha davanti, o meglio ancora, lo stesso Ugo Tognazzi in Cattivi pensieri (se non l'avete ancora visto, fatelo al più presto) ebbene io uguale!
Eccoli lì, venti o venticinque personaggi, da chi ammicca a chi ride sguaiatamente, chi è o fa l'annoiato a chi dorme già, avrà staccato da poco.
Riconosco i miei Boyz del magazzino che ora fanno la ola e si fanno largo per avermi tra loro, e ci andrei pure, per spirito di gruppo, poi l'Antonio, quello che l'altra volta mi ha detto che finalmente avrebbe conosciuto mio marito, mi rivolge la parola al suo solito modo, parlando in tono troppo alto con parole metà in italiano e metà in friulano e mi chiede del marito; non capisco se è davvero interessato o mi sta prendendo per il culo, strano però perché al magazzino non ho detto a nessuno che convivo con una donna e non con uomo, comunque preferisco propendere per il peggio ed essere prevenuta, il tipo è troppo eccitabile ed è meglio prevenire che curare certe uscite, in fondo con chi condivido il letto saranno pur fatti miei.
E no, il capo ci mette del suo, mi chiede che fine ha fatto quella santa donna che mi sopporta, è a casa, rispondo, non voleva venire e dicendo ciò mi siedo accanto ad una signora un po' sulle sue ma che mi fa spazio, le sorrido a mo' di ringraziamento e mi siedo tra lei e i Boyz.
La signora è la proprietaria di un negozio di intimo nostra cliente, anche lei è sola, mi chiede se è davvero il mio compleanno, le dico che aimé sì e ne compio 42.
Mi chiede anche perché sono sola e le rispondo semplicemente che è meglio così, che la compagnia è troppo eterogenea per presentare loro chi amo, a quel punto lei intelligentemente comprende facendo uno più uno tra il discorso del capo e la mia risposta a lei e mi fa cenno di aver capito facendo sì con la testa e sorridendo.
Che la cena abbia inizio miei gentili ospiti.
Allora, parliamone, ospiti paganti, ma insomma anche questa se la poteva risparmiare, ma il capo è famoso per gli sproloqui ed infatti rincara la dose con i soliti discorsi sul quanto siamo bravi, che nonostante i tempi difficili abbiamo tenuto, su quanto è brava la sottoscritta che è riuscita a far fronte ad ogni richiesta dei negozi nostri clienti nonostante le difficoltà oggettive...
Io mi sento in imbarazzo, davanti agli stronzi... ops ai miei vecchi dirigenti io sono una parvenu e non mi piace mettermi in mostra, e già vedo le loro facce, e che cavolo, noi facciamo questo e quello, salti mortali carpiati e tu elogi sta zoccola che fino a ieri contava le bolle di carico, e noi?
E voi cari miei: non avete la figa, che qui è un accessorio necessario, non siete modesti e soprattutto vi sentite arrivati fino al punto di non fare un cazzo. E ve lo dico pure, voi avete una segretaria per ognuno mentre io cari miei, faccio tutto da sola, scarico bilici, sistemo le merci e le smisto, poi prendo le telefonate e infilo ordini e le faccio partire per i negozi.
Voi arrivate in ufficio dopo le nove e alle cinque siete già spariti, io inizio alle cinque, ma del mattino e vado avanti fino alla fine. I miei ragazzi mi osannano perché mi vedono non già come un capo ma come una di loro, e voi come siete visti? Tranquilli lo so, ero anch'io una vostra segretaria, ricordate?
Voi girate in BMW ed io in Dacia Duster, voi volete il ristorante di grido, a me invece la pizza va bene e sapete che c'è, visto che si farà "alla romana" mi prendo pure la più costosa.
La mia vicina, che per la cronaca si chiama Vincenza mi chiede se sono io quella che risponde al telefono quando manda gli ordini al magazzino, rispondo che sì sono io, piacere Lucrezia e iniziamo una discussione tra merci in transito, uomini, donne, ridiamo di quel che può succedere in un negozio e insomma siamo in sintonia.
La pizza è buona, e vorrei vedere, il cuoco ha pure vinto dei premi di livello nazionale ed estero, il vino è leggero, anche troppo per me che non reggo l'alcool, mi gira la testa e voglio uscire, Vincenza si offre di accompagnarmi.
Siamo in veranda, oltre piove e non si può andare, fumiamo e buttiamo la cenere in un posacenere su un tavolino davanti a noi; in un passaggio Vincenza mi sfiora la mano, io la guardo e le sorrido, poi le dico che sono fidanzata e che per scelta non vado con altre donne, anche se in altre circostanze avrei detto sì.
E così parliamo di noi, di uomini e di donne.
Poi si torna giù, nella bolgia dei lussuriosi e dei gaudenti; c'è qualche ammiccamento di troppo, sento volare parole grosse, guardo il capo con aria interrogativa, lui a cenni mi fa capire che poi mi spiega, qualcuno arriva a chiedermi cosa abbiamo fatto io e la signora in bagno di sopra, spiego che eravamo fuori a fumare, ah sì, strano perché le donne vanno sempre in bagno insieme, e calca su quella parola "insieme".
Io lo guardo con aria severa poi gli do dello scemo e se ha certi pruriti, poteva pure salire a controllare, magari si fumava pure lui una sigaretta così si calmava.
Tranquilla! Una mano si fa spazio sul tavolo, tranquilla Lucrezia; è il capo, ha quel sorriso con cui è solito ammiccare per dire che è d'accordo ma non è il caso di replicare, di non aggiungere benzina su un fuoco già troppo alto.
Io mi dico basta, poi dico ai "miei ragazzi", quando torno facciamo i conti, quindi mando un messaggio a Giovanna "vienimi a prendere o qui faccio una strage".
Dico che vado in bagno, poi rivolta al cretino di prima, sola!
Salgo inseguita dal capo, mi chiede scusa, nemmeno lui pensava che sarebbe andata così, che farà i conti con chi di dovere e saranno cazzi, sì ha proprio detto così, saranno cazzi. Poi vuole pagare il mio conto per scusarsi, uomini, ma non capite mai un cazzo?
No tranquillo, lo pago io non preoccuparti, sono passata al tu sperando comprenda; che sono incazzata, almeno questo l'ha capito, poi sulle implicazioni sociali che questa serata ha generato non penso o forse no, lui ha buone risorse per comprendere ma io sono sfiduciata riguardo l'umanità.
Pago il mio conto, poi vedo la macchina con Giovanna dentro, saluto il capo con un bacio sulla guancia che lo sconcerta, e sconcerta anche me, non so perché l'ho fatto.
Corro, sono in macchina, bacio a Giovanna e che guardino pure e si facciano tutte le seghe non solo mentali che vogliono. Lei: tanto male? Peggio e ti sei persa il meglio, portami a bere che è meglio.
Andiamo fuori città verso un locale in campagna che però si rivela per essere chiuso, va bene lo stesso tanto non voglio alcool per ubriacarmi mi basta lei.
Facciamo sesso in auto, è un bel po' che non ne facciamo, ci siamo imborghesite ora solo a letto in camere riscaldate. In auto di notte fa freddo ma ci scaldiamo tra noi.
Adesso sono a casa, non dormo e sono le tre di mattina. Tra poco partiremo per Linz, non ci siamo mai state ed è un buon motivo per andarci, mando queste righe a voi, esorcizzo l'incazzatura rendendovi partecipi della festa e di come l'umanità a volte da il meglio di se stessa.
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