Come iniziare 3

di
genere
bisex

Che poi in quella torrida estate successe anche altro.
Mia madre spariva per andare a giocare a carte ogni pomeriggio ed ogni sera, dopo cena e fino alle ore piccole, mentre io non avevo sempre voglia di stare con la banda dei bagni e quindi la sera, magari, mi infilavo nella cucina dell'appartamento (il torrido sottotetto di un palazzo di recentissima costruzione) con un taglierino, un paio d forbici, un tubetto di colla e la busta di un modellino da costruire.
A volte, annoiato, andavo su un terrazzino, scavalcavo la ringhiera e poi salivo lungo la falda del tetto e guadagnavo il lastricato solare del palazzo, da cui scrutavo tutte le finestre illuminate del circondario, sperando di vedere qualcuno che facesse sesso...
Una sera -ricordo che ero alle prese con la busta di costruzione del Triplano Fokker del Barone Rosso, stampato ovviamente in plastica di un vivido rosso- sentii aprire la porta e mi affacciai nel corridoio: era Giuliana, la sorellina venticinquenne dell'amica di mia madre, col suo ragazzo, tale Arturo, il tipico capellone magrissimo, coi baffoni.
Ciao! Ciao! E si chiusero nella stanza di Giuliana.
Io per un po' tornai ai miei pezzetti di stirene rosso, ma poi cominciai a pensare a cosa potessero mai fare in quella cameretta...
Con tutte le paure possibili (dal cadere al rientro improvviso di mia madre o della sua amica, all'essere sorpreso!) decisi di uscire sul terrazzino e da lì, raggiungere il lastricato solare e poi scendere sulla falda, superare la ringhiera del terrazzino della camera di Giuliana e infine accostarmi all'angolo delle persiane (chiuse) e sbirciare dentro tra le stecche.
Avevo già considerato che se non si viene illuminati o se non ci si mette in controluce, chi è allo scuro resta poco visibile da chi è in piena luce e quindi, con tutte le paure narrate prima, spiai per la prima volta una coppia.
Si erano logicamente denudati e, quando arrivai io, Giuliana era stesa sul letto e Arturo su di lei, che si muoveva ritmicamente, ma senza... fare scintille, ecco! Ed anche lei, sembrava tollerare, più che partecipare. Il letto era di fronte alla portafinestra e quindi li vedevo bene, dalla testa ai piedi...
Dopo qualche minuto considerai soddisfatta la mia curiosità e riflettendo che più passava il tempo, più rischiavo di essere sorpreso, ripiegai in cucina, al mio modellino.
Però quella prima esperienza da guardone mi... frizzava dentro e sentivo la necessità di parlarne, di condividerla con qualcun altro.
Il giorno dopo, incontrai Paola ed Betta, due ragazze del paese di un paio d'anni più grandi di me, con le quali avevo fatto amicizia.
Non ricordo come ci arrivammo, ma ad un certo momento, mentre passeggiavamo sotto un porticato dove rimessavano le barche, gli confidai la mia esperienza di guardone acrobata della sera prima.
Loro si scambiarono uno sguardo e ridacchiarono e poi Paola, che era quella più decisa, mentre Betta si accontentava di seguirla, mi cominciò ad interrogare: «Ma Arturo come ce l'ha? Grosso?» io mi schernii: «Ma non lo so, non glie lo ho visto! Lui era sopra di lei e si muoveva su e giù, ma io li vedevo solo sul fianco...»
Paola insistette, sperando che gli potessi dare quella informazione sul suo compaesano, ma ovviamente, se non avevo visto, non potevo raccontare...
«Ma i seni, a Giuliana, li hai visti?» Indagò la mia amica. «Beh, solo uno... solo quello dalla mia parte... Arturo le stava sopra e quindi non vedevo l'altro seno...»
«Ma come li aveva i capezzoli???» Insistette. Vedendo la mia espressione spersa, perfezionò la domanda: « Sì, intendo grossi e dritti o rilassati... E l'areola era larga o piccola e chiara o scura?»
«Beh, non so... normali... (era forse il primo seno nudo che vedevo dal vivo e non nel biancoenero sgranato dei rotocalchi che acquistavo di nascosto e quindi non avevo pietre di paragone. Anzi: ricordo che i seni erano sempre con la pecetta per censurare i capezzoli ed il primo seno nudo che vidi era quello delle ballerine del Moulin Rouge, ma la foto era stata ritoccata e capezzoli con aureole semplicemente spariti: io guardai queste globosità incongrue e pensai: “Che schifo!... Uhm... ma tanto so che poi mi piaceranno...”)
Allora Paola si guardò in giro con fare furtivo e poi, soddisfatta della relativa intimità del porticato ombroso, pieno di barche e deserto, mi guardò con un'espressione strana e disse «Che imbranato che sei!! Guarda, erano come questo, chiari, scuri???» e si scopri per pochi secondi un seno, col capezzolo eretto e deliziosamente rosa, che quasi non si distingueva l'areola dal triangolo bianchissimo, che era restato velato dal sole dalla stoffa del bikini.
Strabuzzai gli occhi e allungai timidamente una mano, ma lei fece un passetto indietro, ricoprendosi e burlandosi di me: «Giù le mani! Sei solo un porcellino! Scommetto che non avevi mai visto una donna nuda...» Annuii, vergognoso.
E lei, sadicamente: «E allora non hai mai visto QUESTO!» e in un lampo si abbassò le mutandine del bikini, mostrano l'area bianchissima e il folto triangolo di riccioletti scuri.
Credo che l'esibizione non sia durata più di un secondo o due, ma l'immagine è rimata incisa nella ma memoria.
Lei, sadicamente, mentre Betta ridacchiava sommessamente, mi mandò via: «Non sei neanche capace di spiare una coppia! E ti invexendi (Espressione ligure che si pronuncia invescendi, col la E chiusa e che significa 'andare in confusione, in frenesia') se vedi un po' di tette o di pelo! Adesso vattene via, sei solo un porcellino patetico! E se dici a qualcuno di quello che hai visto di me, ti sputtano con Arturo!»
Ed io corsi via, con la voglia di piangere e la paura che Paola raccontasse davvero le mie gesta.

Perché io son sempre stato attratto dalle donne, ma mi rendevo perfettamente conto che un quattordicenne timido ed imbranato aveva zero possibilità di fare 'qualcosa' con una donna; d'altra parte, le mie pulsioni sessuali cominciavano a spingere prepotentemente e decisi con lucidità che “se non trottano i cavalli, anche gli asini van bene”, cioè che in attesa di una bella storia d'amore con una donna, potevo sfogarmi con gli uomini.
Avevo deciso di smettere i miei viaggetti in treno: i risultati non valevano la pena di sbattersi, spendere i miei pochi soldi in biglietti e fare il tutto con il terrore di essere sorpreso o anche di trovare qualche carabiniere che decidesse di fare qualche domanda a quel ragazzino solo...
Inoltre settembre stava finendo e quindi si stava avvicinando il rientro in città e la terza media che mi attendeva, dal primo ottobre.
Non stupitevi per la terza media a quattordici anni: in seconda media ero sbottato col preside della scuola, perchè avevo reagito ad un atto di bullismo e lui mi aveva comminato dei giorni di sospensione: la mia reazione («Lei è un figlio di puttana!») mi aveva condannato: «Cognome, io ti boccio!»
E in effetti, figlio di puttana, ma di parola, eh!
Avevo trascorso tutta l'estate a provare a... uscire con una ragazza, ma forse la mia mancanza di sicurezza e la mia imbranataggine mi avevano condannato alla solitudine.
Però, tornato in città, avrei finito quel mitico 1969 in bellezza!!!

-segue-
di
scritto il
2022-08-03
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