La trasformazione di una giovane moglie - Parte 4
di
zorrogatto
genere
dominazione
Quando finì, non erano soddisfatti: anche Carmen, alzandosi la gonna che indossava senza mutande, si mise davanti a lei e poi con le dita si aprì la fica, iniziando infine con lunghi schizzi di piscio ad indirizzarglieli sulla bocca e sul viso, mentre Susanna -immobile- subiva passiva, ma iniziando ad avere conati di vomito, imbrattandosi notevolmente le tette.
Poi, ricoperta di piscio e vomito com'era, le sputarono anche sul viso, ordinandole di andare prima a ripulirsi e poi di ripulire «Quel disgustoso macello» e se ne andarono.
Mia moglie andò in bagno e si mise sotto la doccia, mentre ripulivo; non vedendola più uscire, andai dopo un po' in bagno la vidi sotto il potente getto della doccia, inginocchiata in terra mentre si stava masturbando freneticamente; da li capii che era ninfomane.
Vederla in quelle condizioni, bramosa di sesso, di godimento... un po' mi faceva paura quel suo cambiamento così repentino mi faceva pensare a com'era fino a poco tempo prima: timida, sempre vestina con morigerata dignità, spesso anche elegante, mentre ora era tutto l'opposto e disposta ad eseguire ogni cosa ed a sottostare ad ogni voglia di altri, anche le più turpi..
Quando uscì dal bagno -sempre nuda con i seni gonfi ed arrossati- era strana, quasi contenta .
Non fece alcun accenno a quello che era accaduto poco prima e, come se nulla fosse, iniziò a preparare la cena; la aiutai e ci demmo anche qualche bacio. Naturalmente, avendola lì nuda, qualche palpatina ci sfuggì.
Mentre lei cucinava mi disse: «Per oggi mi sembra ci siamo divertiti... non ti basta?»
Le diedi un bacio dicendole con convinzione: «Ti amo!» e lei mi rispose «Anch'io»
Dopo una bella cenetta prendemmo il caffè in giardino, con lei sempre nuda.
Mi cadde lo sguardo sulla siepe e vidi il vicino che ci guardava.
Mancavano un paio di giorni alla mia trasferta di lavoro ed alla sera Carmen e Tito accomodarono sul divano, ordinando a Susanna di preparare il caffè.
La brasiliana si diresse nella camera da letto ed usci poco dopo, con in mano le pillole di mia moglie; si diresse in bagno e sentimmo tirare lo sciacquone: le aveva gettate e poi, come niente fosse, tornò a sedersi e prendendosi il caffè.
Rimasi un po stupito del gesto, ma subito intervenne Tito: «Da oggi ci saranno cambiamenti a causa di forza maggiore: non la porteremo più dal ginecologo e da oggi non prenderà più nessun anticontraccettiivo»
Intervenni, obiettando che questo non era nei patti.
Replicò Carmen, alzando la voce e dicendomi che loro potevano tutto su Susanna: avevano un contratto che parlava chiaro, firmato da entrambi.
Guardai mia moglie: era pietrificata, ma non apriva bocca.
Nuovamente Tito, guardandomi, disse che dovevo darmi da fare in questi due giorni, per provare ad ingravidarla e che era sicuro che Susanna lo volesse.
Si rivolse a lei chiedendole: «Vero?»
E lei rispose, flebilmente: «Sì... lo vorrei, un bimbo...»
Carmen fece una specie di ghigno e replicò: «Bene, datti da fare allora!»
Poi aggiunse che avevano un problema da risolvere nel loro paese e che sarebbero perciò partiti la sera successiva per il Brasile, ma non sapevano quando sarebbero tornati.
Avevano valutato varie situazioni per Susanna, anche quella di cederla agli albanesi, che sicuramente l'avrebbero fatta battere per la strada, ma questa era una cosa troppo pericolosa.
Allora interloquì Tito, affermando di aver trovato la situazione perfetta.
Tra preoccupazione e curiosità, chiesi quale fosse: già la questione di avere due giorni per ingravidarla, mi preoccupava molto.
Con tono molto autoritario, Tito ci disse che si erano già accordati con un marocchino di 30anni, uno di quelli all'antica, molto dedito alle sue usanze; in pratica Susanna sarebbe stata la sua donna, venendo anche presentata alla sua famiglia e naturalmente doveva anche cambiare il modo di vestire e sottostare
Molto stupiti, io e mia moglie Susanma ci guardammo, rimanendo senza parole per quella imposizione; dissi che non trovavo giusto il tutto, ma venni sopraffatto da loro, venendo insultato mentre Carmen prese Susanna per i capelli, facendola inginocchiare, si alzò la gonna ordinandole di baciarle la fica e lei eseguì senza battere ciglio.
Poi la la donna l'allontanò bruscamente, guardandola fissa ed infine si avvicinò al suo viso sputandoci su più volte e le disse: «Tu troia accetti?»
Mia moglie, soggiogata come sempre, rispose flebilmente: «Sì, tutto quello che vuole....»
Carmen mi guardo trionfante: «Vedi? La troia accetta... E tu?»
Lì per lì rimasi in silenzio, ma ripetevano ossessivamente la domanda e all'ennesimo volta risposi: «Come volete»
Tito ghignò: «Vedo che avete capito.
Dimenticavo: il marocchino si chiama Hamed e da domani sera si trasferirà qui da voi; tu, in sua , dovrai fare le veci del fratello della troia e non quelle del marito...
Ti auguro di sfruttare questi due giorni con tua moglie perché poi sarai soltanto suo fratello.
Domani nel pomeriggio ripasso per farvi firmare il nuovo contratto ché poi lui consegnerà ad Hamed.
Ricordatevi bene che da loro vige l'usanza di loro vige l'usanza di prenotare le donne e presto farai la conoscenza dei suoi genitori»
Ero frastornato da quella situazione; tutto era precipitato e non era più quello che volevo, ma ero stato messo nelle condizioni di accettare il tutto...
Ma prima di me, l'aveva fatto mia moglie Susanna, anche se correvamo il rischio che lei rimanesse incinta; cosa che, fino a poco prima, nemmeno ci passava per la testa; ma oramai i giochi erano fatti, avevamo accettato tutto, anche se -d'accordo con Tito- il tutto sarebbe finito al loro ritorno.
L'unico problema era il non sapere quando: potevano stare un mese come tre, oppure sei; non c'era una data precisa per il loro ritorno, ma una cosa era certa: dovevo fare qualunque cosa per non far scoprire ai genitori di Hamed che io non ero il fratello, ma il marito! Qualunque cosa succedesse.
Quando se ne andarono, ripensandoci il nome di quel marocchino mi era familiare ma non ne ricordavo il motivo.
Subito mi trovai con Susanna per discutere di questi nuovi sviluppi e cercammo un modo di svincolarci... ma intuivo in Susanna quel senso di eccitazione, di perversione nel suo comportamento e nel suo sguardo.
La presi per mano, portandola in camera; ci coricammo sul letto iniziando a baciarci e finendo per fare l'amore come non mai. Lei sembrava una furia, incitandomi di spingere sempre più, arrivando al punto di chiedermi di schiaffeggiarla; cosa che feci subito; mentre si dimenava come una troia in calore, la scopavo con veemenza schiaffeggiandole il seno ed il viso anche violentemente, ma non sembrava contenta completamente e quindi, mentre la scopavo, le dissi se la eccitava essere la donna di un marocchino.
Lei non esitò e rispose subito «Sì», dicendo ripetutamente che sarebbe diventata di sua proprietà, che se lo sarebbe anche sposato, nel suo paese.... qualsiasi cosa! Era letteralmente una furia! La scopavo schiaffeggiandola come una cagna ed arrivò all'orgasmo; mentre la scopavo, forzò la fica con tre dita ed entrò mentre la scopavo, avendo in continuazione orgasmi che la facevano urlare mentre, dopo l'ennesima spinta le venni dentro, accasciandomi infine sopra di lei, mentre con la mano continuava ha torturarsi il clitoride arrivando ad un altro orgasmo che la lasciò tremante e che la spossò completamente.
Giacemmo affiancati, dandoci qualche bacio d'amore e lei mi sussurrò dolcemente che «Oramai non possiamo tornare indietro, amore mio, ma tu sei sempre mio marito, l'amore della mia vita... Dobbiamo stare al gioco: vedrai che tutto, prima o poi, avrà fine»
La baciai di nuovo dicendole: «Ti intriga diventare la donna di un marocchino... anche se corri il rischio di diventare la sua donna. Sai che le loro usanze, la loro religione ti costringono ad essere sottomessa a lui»
Lei mi guardò: «Lui non mi costringe, sono consenziente di quello che faccio e se poi devo diventare di sua proprietà, sono disposta ha fare quello ché vuole»
Sollevai il dubbio e di non riuscire riuscire ad ingravidarla in quei due giorni...
Lei si mise a ridere, dicendomi: «Sì dai, che ce la farai!»
Ma in caso non ci riuscissi, ipotizzai...
Lei cambiò espressione, dicendo: «Forse lo farà Hamed... e noi lo accetteremo anche se dovessero essere più di uno...»
La guardai: era entrata completamente nella parte... Le dissi: «Se va bene a te, fa lo stesso per me»
Naturalmente non era una cosa normale: mi sembrava di vivere un sogno, ma purtroppo era realtà... da lì a breve tempo, da marito sarei diventato “il fratello maggiore”, senza più toccarla, rispettando le distanze, trasferendomi nella camera degli ospiti per lasciare il mio posto ad Hassan... e quel nome continuava a frullarmi per la testa, anche se non ne capivo il motivo.
Passarono quel giorno e mezzo e facemmo l'amore più volte e cercando di venirle sempre dentro... cosa che purtroppo con capitò sempre a causa della stanchezza del turno notturno di lavoro.
Giunse la sera dell'ultimo giorno, perché la mattina seguente sarei partito; arrivarono Tito e Carmen e come annunciato avevano con loro il nuovo accordo: in breve, era scritto che Susanna era promessa al signor Hassan e che aspettava di diritto ai suoi genitori prendere qualsiasi tipo di decisione e lei non avrebbe potuto rifiutare.
Lo posarono sul tavolo ed arrivò Susanna con una penna: senza esitare scrisse: “In fede io Susanna XXX mi metto totalmente nelle mani del signor Hassan YYY ed accetto di rispettare ogni decisione dei suoi genitori, qualunque essa sia”
La guardai un po amareggiato, ponendo poi la mia firma; non più come marito, ma come un parente ospite da lei per lavoro.
Carmen aveva voluto così per paura che si notassero i due cognomi non uguali e far intuire ai genitori di Hassan ché qualcosa non andava.
Presero il foglio, li accompagnai alla porta ed uscirono; in un attimo pensai alla situazione e così li rincorsi, raggiungendoli all'auto, chiedendogli almeno potevo conoscere Hassan prima di partire la mattina seguente.
Loro mi dissero che era una persona a posto, da un po' di tempo in Italia e mi diedero appuntamento dopo un'ora al solito bar e partirono.
Rincasai e parlando con Susanna mi vestii, andando all'appuntamento anche se era presto; arrivai al bar non erano ancora arrivati, perciò mi sedetti ad un tavolo; nell'attesa bevvi un amaro: ero molto agitato, quasi impaurito da questa nuova situazione... Non rendendomene conto, ordinai parecchie volte e bevendo sempre tutto d'un fiato.
Sentivo che l'alcol faceva effetto e quando li vidi arrivare subito mi venne quasi un infarto!
Ora capivo perché quel nome mi era familiare! L'avevo visto parecchie volte, poiché era un dipendente dell'azienda dove lavoravo e più volte, inoltre, l'avevo anche ripreso.
Arrivarono al tavolo e vidi che anche lui era stupito di vedermi; Tito fece le presentazioni, ma Hassan disse: «Lo conosco già: è quello stronzo del capo area!»
Carmen si mise a ridere dicendo: «Bene! Ancora meglio! Se vi conoscete già, sarà più facile il tutto»
Ero molto confuso, anche causa dell'alcol; loro parlavano, ma non capivo bene... continuavamo a guardarci: io ascoltavo, ma senza capire nulla.
Capii solamente quando Tito, rivolgendosi ad Hassan, gli disse: «Tieni: questo l'anno firmato entrambi. Sua moglie ora ti appartiene, fino al nostro ritorno... e forse anche oltre!» Terminò la frase, scoppiando a ridere.
Susanna intervenne: «Staremo via per un lungo periodo... penso tu sia contento, Hassan, di avere una tua donna»
Lui rispose: «Certamente! Poi, ancora meglio se questa è la moglie dello stronzo! Ma gli avete ben spiegato che deve restare in disparte, come fosse solamente un conoscente?»
Tito confermò: «Sì: fa le veci di un parente»
Hassan annuì: «Bene, perché la presenterò ai miei genitori.
Da questo momento -...disse rivolgendosi a me...- tua moglie mi appartiene e di sicuro, in breve tempo diventerà anche mia moglie: le farò firmare le carte... me le farò inviare dal Marocco, cosi nel mio paese saremo sposati.
Lo guardai sempre in silenzio e poi, rivolgendomi a Tito, gli chiesi: «Ma quando vorremo smettere il tutto, potremo farlo quando vogliamo?»
Tito rispose: «Il contratto che avete firmato... sotto in piccolo c'è scritto che ha valenza fino al nostro ritorno... poi potete decidere se continuare o smettere.
L'unica cosa... non sappiamo quanto stiamo via... -ridendo, disse-... può' essere un mese, come cinque, come dieci.
Ma tanto abbiamo visto che per la nostra cara Susanna, bastava che ponesse solo la firma... invece ha voluto aggiungere che è completamente di proprietà di Hassan... Questo dice tante cose e lui, naturalmente, può fare tuttp quello che vuole»
Hassan sempre in silenzio ascoltava tutto, ridacchiando con Carmen che poi, disse, sarebbe anche meglio che iniziassi ad accettare qualche trasferta di lavoro per non insospettire i genitori di Hassan ci ha detto ché stanno aprendo altre filiali all'estero.
Li guardai, avviluppato nei fumi dell'alcol (avevamo continuato a bere) dopo quella sue parole. le dissi «Sì, è vero: mi hanno chiesto più volte se volessi andare e se così volete, al rientro da questa trasferta ne accetterò anche altre»
Giunse la mattina della partenza: dovevo prendere il volo delle 11; le valigie erano già pronte e mentre preparavo le ultime cose, suonarono alla porta. Andando ad aprire, mi vidi davanti Tito con Hassan ch e in mano aveva un piccolo borsone; li feci entrare ed arrivò anche Susanna: Hassan la guardò meravigliato, sussurrando a Tito «Mi avevi detto che era bella, ma non pensavo così tanto»
Il brasiliano fece le presentazioni, mentre Hassan squadrava Susanna dall'alto in basso, anche perché lei aveva una sottoveste trasparente, che metteva in bella mostra i seni e tutto il resto.
Susanna rimase in silenzio mentre Tito le parlava, non degnandosi nemmeno di guardarmi, spiegandole il tutto e lei rispondeva solamente «Si signore»
Poi si girò dicendomi: «Hassan s'è già premunito di dare l'accordo a suo padre Hamed, che è ansioso di conoscerla. Vedremo al tuo ritorno il da farsi: dobbiamo trovare un modo di far combaciare le cose perfettamente per non insospettirli... Intanto questa settimana Hassan si trasferisce qui, prendendo confidenza con tua moglie.
Intervenne Hassan: «scusa Tito: non sua moglie, ma la mia promessa moglie!»
Tito si corresse:«Scusami Hassan ho sbagliato, è vero: la tua futura moglie»
Poi, ricoperta di piscio e vomito com'era, le sputarono anche sul viso, ordinandole di andare prima a ripulirsi e poi di ripulire «Quel disgustoso macello» e se ne andarono.
Mia moglie andò in bagno e si mise sotto la doccia, mentre ripulivo; non vedendola più uscire, andai dopo un po' in bagno la vidi sotto il potente getto della doccia, inginocchiata in terra mentre si stava masturbando freneticamente; da li capii che era ninfomane.
Vederla in quelle condizioni, bramosa di sesso, di godimento... un po' mi faceva paura quel suo cambiamento così repentino mi faceva pensare a com'era fino a poco tempo prima: timida, sempre vestina con morigerata dignità, spesso anche elegante, mentre ora era tutto l'opposto e disposta ad eseguire ogni cosa ed a sottostare ad ogni voglia di altri, anche le più turpi..
Quando uscì dal bagno -sempre nuda con i seni gonfi ed arrossati- era strana, quasi contenta .
Non fece alcun accenno a quello che era accaduto poco prima e, come se nulla fosse, iniziò a preparare la cena; la aiutai e ci demmo anche qualche bacio. Naturalmente, avendola lì nuda, qualche palpatina ci sfuggì.
Mentre lei cucinava mi disse: «Per oggi mi sembra ci siamo divertiti... non ti basta?»
Le diedi un bacio dicendole con convinzione: «Ti amo!» e lei mi rispose «Anch'io»
Dopo una bella cenetta prendemmo il caffè in giardino, con lei sempre nuda.
Mi cadde lo sguardo sulla siepe e vidi il vicino che ci guardava.
Mancavano un paio di giorni alla mia trasferta di lavoro ed alla sera Carmen e Tito accomodarono sul divano, ordinando a Susanna di preparare il caffè.
La brasiliana si diresse nella camera da letto ed usci poco dopo, con in mano le pillole di mia moglie; si diresse in bagno e sentimmo tirare lo sciacquone: le aveva gettate e poi, come niente fosse, tornò a sedersi e prendendosi il caffè.
Rimasi un po stupito del gesto, ma subito intervenne Tito: «Da oggi ci saranno cambiamenti a causa di forza maggiore: non la porteremo più dal ginecologo e da oggi non prenderà più nessun anticontraccettiivo»
Intervenni, obiettando che questo non era nei patti.
Replicò Carmen, alzando la voce e dicendomi che loro potevano tutto su Susanna: avevano un contratto che parlava chiaro, firmato da entrambi.
Guardai mia moglie: era pietrificata, ma non apriva bocca.
Nuovamente Tito, guardandomi, disse che dovevo darmi da fare in questi due giorni, per provare ad ingravidarla e che era sicuro che Susanna lo volesse.
Si rivolse a lei chiedendole: «Vero?»
E lei rispose, flebilmente: «Sì... lo vorrei, un bimbo...»
Carmen fece una specie di ghigno e replicò: «Bene, datti da fare allora!»
Poi aggiunse che avevano un problema da risolvere nel loro paese e che sarebbero perciò partiti la sera successiva per il Brasile, ma non sapevano quando sarebbero tornati.
Avevano valutato varie situazioni per Susanna, anche quella di cederla agli albanesi, che sicuramente l'avrebbero fatta battere per la strada, ma questa era una cosa troppo pericolosa.
Allora interloquì Tito, affermando di aver trovato la situazione perfetta.
Tra preoccupazione e curiosità, chiesi quale fosse: già la questione di avere due giorni per ingravidarla, mi preoccupava molto.
Con tono molto autoritario, Tito ci disse che si erano già accordati con un marocchino di 30anni, uno di quelli all'antica, molto dedito alle sue usanze; in pratica Susanna sarebbe stata la sua donna, venendo anche presentata alla sua famiglia e naturalmente doveva anche cambiare il modo di vestire e sottostare
Molto stupiti, io e mia moglie Susanma ci guardammo, rimanendo senza parole per quella imposizione; dissi che non trovavo giusto il tutto, ma venni sopraffatto da loro, venendo insultato mentre Carmen prese Susanna per i capelli, facendola inginocchiare, si alzò la gonna ordinandole di baciarle la fica e lei eseguì senza battere ciglio.
Poi la la donna l'allontanò bruscamente, guardandola fissa ed infine si avvicinò al suo viso sputandoci su più volte e le disse: «Tu troia accetti?»
Mia moglie, soggiogata come sempre, rispose flebilmente: «Sì, tutto quello che vuole....»
Carmen mi guardo trionfante: «Vedi? La troia accetta... E tu?»
Lì per lì rimasi in silenzio, ma ripetevano ossessivamente la domanda e all'ennesimo volta risposi: «Come volete»
Tito ghignò: «Vedo che avete capito.
Dimenticavo: il marocchino si chiama Hamed e da domani sera si trasferirà qui da voi; tu, in sua , dovrai fare le veci del fratello della troia e non quelle del marito...
Ti auguro di sfruttare questi due giorni con tua moglie perché poi sarai soltanto suo fratello.
Domani nel pomeriggio ripasso per farvi firmare il nuovo contratto ché poi lui consegnerà ad Hamed.
Ricordatevi bene che da loro vige l'usanza di loro vige l'usanza di prenotare le donne e presto farai la conoscenza dei suoi genitori»
Ero frastornato da quella situazione; tutto era precipitato e non era più quello che volevo, ma ero stato messo nelle condizioni di accettare il tutto...
Ma prima di me, l'aveva fatto mia moglie Susanna, anche se correvamo il rischio che lei rimanesse incinta; cosa che, fino a poco prima, nemmeno ci passava per la testa; ma oramai i giochi erano fatti, avevamo accettato tutto, anche se -d'accordo con Tito- il tutto sarebbe finito al loro ritorno.
L'unico problema era il non sapere quando: potevano stare un mese come tre, oppure sei; non c'era una data precisa per il loro ritorno, ma una cosa era certa: dovevo fare qualunque cosa per non far scoprire ai genitori di Hamed che io non ero il fratello, ma il marito! Qualunque cosa succedesse.
Quando se ne andarono, ripensandoci il nome di quel marocchino mi era familiare ma non ne ricordavo il motivo.
Subito mi trovai con Susanna per discutere di questi nuovi sviluppi e cercammo un modo di svincolarci... ma intuivo in Susanna quel senso di eccitazione, di perversione nel suo comportamento e nel suo sguardo.
La presi per mano, portandola in camera; ci coricammo sul letto iniziando a baciarci e finendo per fare l'amore come non mai. Lei sembrava una furia, incitandomi di spingere sempre più, arrivando al punto di chiedermi di schiaffeggiarla; cosa che feci subito; mentre si dimenava come una troia in calore, la scopavo con veemenza schiaffeggiandole il seno ed il viso anche violentemente, ma non sembrava contenta completamente e quindi, mentre la scopavo, le dissi se la eccitava essere la donna di un marocchino.
Lei non esitò e rispose subito «Sì», dicendo ripetutamente che sarebbe diventata di sua proprietà, che se lo sarebbe anche sposato, nel suo paese.... qualsiasi cosa! Era letteralmente una furia! La scopavo schiaffeggiandola come una cagna ed arrivò all'orgasmo; mentre la scopavo, forzò la fica con tre dita ed entrò mentre la scopavo, avendo in continuazione orgasmi che la facevano urlare mentre, dopo l'ennesima spinta le venni dentro, accasciandomi infine sopra di lei, mentre con la mano continuava ha torturarsi il clitoride arrivando ad un altro orgasmo che la lasciò tremante e che la spossò completamente.
Giacemmo affiancati, dandoci qualche bacio d'amore e lei mi sussurrò dolcemente che «Oramai non possiamo tornare indietro, amore mio, ma tu sei sempre mio marito, l'amore della mia vita... Dobbiamo stare al gioco: vedrai che tutto, prima o poi, avrà fine»
La baciai di nuovo dicendole: «Ti intriga diventare la donna di un marocchino... anche se corri il rischio di diventare la sua donna. Sai che le loro usanze, la loro religione ti costringono ad essere sottomessa a lui»
Lei mi guardò: «Lui non mi costringe, sono consenziente di quello che faccio e se poi devo diventare di sua proprietà, sono disposta ha fare quello ché vuole»
Sollevai il dubbio e di non riuscire riuscire ad ingravidarla in quei due giorni...
Lei si mise a ridere, dicendomi: «Sì dai, che ce la farai!»
Ma in caso non ci riuscissi, ipotizzai...
Lei cambiò espressione, dicendo: «Forse lo farà Hamed... e noi lo accetteremo anche se dovessero essere più di uno...»
La guardai: era entrata completamente nella parte... Le dissi: «Se va bene a te, fa lo stesso per me»
Naturalmente non era una cosa normale: mi sembrava di vivere un sogno, ma purtroppo era realtà... da lì a breve tempo, da marito sarei diventato “il fratello maggiore”, senza più toccarla, rispettando le distanze, trasferendomi nella camera degli ospiti per lasciare il mio posto ad Hassan... e quel nome continuava a frullarmi per la testa, anche se non ne capivo il motivo.
Passarono quel giorno e mezzo e facemmo l'amore più volte e cercando di venirle sempre dentro... cosa che purtroppo con capitò sempre a causa della stanchezza del turno notturno di lavoro.
Giunse la sera dell'ultimo giorno, perché la mattina seguente sarei partito; arrivarono Tito e Carmen e come annunciato avevano con loro il nuovo accordo: in breve, era scritto che Susanna era promessa al signor Hassan e che aspettava di diritto ai suoi genitori prendere qualsiasi tipo di decisione e lei non avrebbe potuto rifiutare.
Lo posarono sul tavolo ed arrivò Susanna con una penna: senza esitare scrisse: “In fede io Susanna XXX mi metto totalmente nelle mani del signor Hassan YYY ed accetto di rispettare ogni decisione dei suoi genitori, qualunque essa sia”
La guardai un po amareggiato, ponendo poi la mia firma; non più come marito, ma come un parente ospite da lei per lavoro.
Carmen aveva voluto così per paura che si notassero i due cognomi non uguali e far intuire ai genitori di Hassan ché qualcosa non andava.
Presero il foglio, li accompagnai alla porta ed uscirono; in un attimo pensai alla situazione e così li rincorsi, raggiungendoli all'auto, chiedendogli almeno potevo conoscere Hassan prima di partire la mattina seguente.
Loro mi dissero che era una persona a posto, da un po' di tempo in Italia e mi diedero appuntamento dopo un'ora al solito bar e partirono.
Rincasai e parlando con Susanna mi vestii, andando all'appuntamento anche se era presto; arrivai al bar non erano ancora arrivati, perciò mi sedetti ad un tavolo; nell'attesa bevvi un amaro: ero molto agitato, quasi impaurito da questa nuova situazione... Non rendendomene conto, ordinai parecchie volte e bevendo sempre tutto d'un fiato.
Sentivo che l'alcol faceva effetto e quando li vidi arrivare subito mi venne quasi un infarto!
Ora capivo perché quel nome mi era familiare! L'avevo visto parecchie volte, poiché era un dipendente dell'azienda dove lavoravo e più volte, inoltre, l'avevo anche ripreso.
Arrivarono al tavolo e vidi che anche lui era stupito di vedermi; Tito fece le presentazioni, ma Hassan disse: «Lo conosco già: è quello stronzo del capo area!»
Carmen si mise a ridere dicendo: «Bene! Ancora meglio! Se vi conoscete già, sarà più facile il tutto»
Ero molto confuso, anche causa dell'alcol; loro parlavano, ma non capivo bene... continuavamo a guardarci: io ascoltavo, ma senza capire nulla.
Capii solamente quando Tito, rivolgendosi ad Hassan, gli disse: «Tieni: questo l'anno firmato entrambi. Sua moglie ora ti appartiene, fino al nostro ritorno... e forse anche oltre!» Terminò la frase, scoppiando a ridere.
Susanna intervenne: «Staremo via per un lungo periodo... penso tu sia contento, Hassan, di avere una tua donna»
Lui rispose: «Certamente! Poi, ancora meglio se questa è la moglie dello stronzo! Ma gli avete ben spiegato che deve restare in disparte, come fosse solamente un conoscente?»
Tito confermò: «Sì: fa le veci di un parente»
Hassan annuì: «Bene, perché la presenterò ai miei genitori.
Da questo momento -...disse rivolgendosi a me...- tua moglie mi appartiene e di sicuro, in breve tempo diventerà anche mia moglie: le farò firmare le carte... me le farò inviare dal Marocco, cosi nel mio paese saremo sposati.
Lo guardai sempre in silenzio e poi, rivolgendomi a Tito, gli chiesi: «Ma quando vorremo smettere il tutto, potremo farlo quando vogliamo?»
Tito rispose: «Il contratto che avete firmato... sotto in piccolo c'è scritto che ha valenza fino al nostro ritorno... poi potete decidere se continuare o smettere.
L'unica cosa... non sappiamo quanto stiamo via... -ridendo, disse-... può' essere un mese, come cinque, come dieci.
Ma tanto abbiamo visto che per la nostra cara Susanna, bastava che ponesse solo la firma... invece ha voluto aggiungere che è completamente di proprietà di Hassan... Questo dice tante cose e lui, naturalmente, può fare tuttp quello che vuole»
Hassan sempre in silenzio ascoltava tutto, ridacchiando con Carmen che poi, disse, sarebbe anche meglio che iniziassi ad accettare qualche trasferta di lavoro per non insospettire i genitori di Hassan ci ha detto ché stanno aprendo altre filiali all'estero.
Li guardai, avviluppato nei fumi dell'alcol (avevamo continuato a bere) dopo quella sue parole. le dissi «Sì, è vero: mi hanno chiesto più volte se volessi andare e se così volete, al rientro da questa trasferta ne accetterò anche altre»
Giunse la mattina della partenza: dovevo prendere il volo delle 11; le valigie erano già pronte e mentre preparavo le ultime cose, suonarono alla porta. Andando ad aprire, mi vidi davanti Tito con Hassan ch e in mano aveva un piccolo borsone; li feci entrare ed arrivò anche Susanna: Hassan la guardò meravigliato, sussurrando a Tito «Mi avevi detto che era bella, ma non pensavo così tanto»
Il brasiliano fece le presentazioni, mentre Hassan squadrava Susanna dall'alto in basso, anche perché lei aveva una sottoveste trasparente, che metteva in bella mostra i seni e tutto il resto.
Susanna rimase in silenzio mentre Tito le parlava, non degnandosi nemmeno di guardarmi, spiegandole il tutto e lei rispondeva solamente «Si signore»
Poi si girò dicendomi: «Hassan s'è già premunito di dare l'accordo a suo padre Hamed, che è ansioso di conoscerla. Vedremo al tuo ritorno il da farsi: dobbiamo trovare un modo di far combaciare le cose perfettamente per non insospettirli... Intanto questa settimana Hassan si trasferisce qui, prendendo confidenza con tua moglie.
Intervenne Hassan: «scusa Tito: non sua moglie, ma la mia promessa moglie!»
Tito si corresse:«Scusami Hassan ho sbagliato, è vero: la tua futura moglie»
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