Dagoberto detto Berto

Scritto da , il 2019-10-17, genere gay

Vivo fuori città in un una villetta monofamiliare nella quale ci sono nato e cresciuto, da 5 anni ci vivo da solo dopo la morte di mio padre, non sono sposato anche se tutta la famiglia ha sempre spinto perché lo facessi, a dire il vero solo mia sorella non si è mai impegnata nella crociata pro matrimonio forse perché è stata la prima ad avere la certezza che avessi in antipatia la vagina. Dopo la morte di mio padre i rapporti con mio fratello e mia sorella si sono molto allentati anche perché entrambi vivono piuttosto lontani, l’ultima volta che mia sorella ed io ci siamo incontrati abbiamo parlato anche della mia condizione di single ed ho creduto giusto confidarle che sono un gay molto discreto che non ama mettersi in mostra, non ritiene di dover sbandierare al mondo intero o come si dice “fare “outing” delle proprie inclinazioni sessuali. Mia sorella mi ha confermato di aver da sempre intuito la mia condizione e lei sarà sempre al mio fianco qualunque siano i problemi che potrò avere. La mia vita trascorre tranquilla in questa cittadina di provincia nella quale sono anche abbastanza integrato, ho un buon lavoro rivestendo una qualifica pre dirigenziale in una multinazionale tedesca. Le mie pulsioni sessuali le sfogo recandomi periodicamente in città metropolitane o recandomi all’estero facendo incontri programmati con escort che conosco da tempo o conoscendone di nuovi, ho pochissime conoscenze gay e non mi interessa di farne, non sento la necessità di legarmi in maniera solida e continuativa con un altro uomo. Alcuni mesi fa stavo scendendo la scala dell’ufficio quando improvvisamente mi venne meno il piede d’appoggio sull’ultimo scalino per cui rotolai a terra ma mi rialzai subito, non avrei dato peso all’accaduto se l’azienda teutonicamente corretta non mi avesse spinto verso il pronto soccorso. Quando arrivai in ospedale da lontano intravidi una faccia a me nota, “Ciao Berto – mi disse l’infermiere che conosco da anni – adesso arriva il dottore per la visita, fidati è un giovane in gamba” infatti il medico entrò con già la cartelletta in mano, l’aprì e disse “ Dagoberto ?..” “sì dottore sono io Dagoberto ma per tutti sono Berto…” rivolto all’infermiere il medico chiese “già fatta la RX della caviglia e del ginocchio?” “sì dottore la può già visualizzare sul monitor” “Ah! sì, vedo solo una distorsione alla caviglia destra, non ci sono traumi al ginocchio quindi le prescrivo 10 giorni di riposo e un leggero tutore e tutto signor Dagoberto” “BBBerto! Dottore BERTO! grazie ed arrivederci” “ah, mi raccomando si ricordi di prenotare l’appuntamento per il controllo, ho già scadenzato anche la data”. Inutile descrivere il mio stupore quando, alcuni giorni dopo, vidi che nella villetta quasi adiacente alla mia abitava il medico dell’Ospedale ma non ritenni necessario farmi riconoscere. Ho dimenticato di dirvi che ho da poco comprato uno splendido pastore cecoslovacco, un cucciolone di cinque mesi che ho chiamato banalmente “slov” che scorrazza nel mio giardinetto e che porto anche in un vicino parco boschivo dove ha modo di sfogarsi. Un sabato pomeriggio nel bosco avevo lasciato libero “slov” il quale si era lanciato a perdifiato tra gli alberi, era passato un po’ di tempo senza sentirlo e vederlo e naturalmente iniziavo a preoccuparmi perché nonostante i continui richiami non riuscivo a recuperarlo quindi cominciai la ricerca ma improvvisamente lo vidi arrivare a rotta di collo abbaiando come un disperato, si fermò solo un istante e poi riprese ad andare di nuovo verso il bosco ma ogni tanto si girava per richiamare la mia attenzione, capii che ero un invito e lo seguii, infatti poco dopo, in uno spiazzo, vidi un altro cane e compresi che “slov” aveva fatto conoscenza. Diceva Agatha Christie “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza…” e tale fu l’incontro con il medico dell’ospedale, ci avvicinammo “lei è il Signo…” “ Berto dottore… Berto” “ Si Berto.. è un bel animale il suo lupo ceco” “non ha ancora sei mesi, sfoga tutta la sua esuberanza non solo qui ma anche in casa e nel giardino” “lei dove abita signor Berto…?” “via Provinciale 297…” “ma allora siamo vicini !” prevenendolo chiesi con finta ignoranza: “perché lei dove abita?” “al 301” “allora dottore ci incontreremo in zona ancora qualche altra volta…” “lei come è arrivato qui?” “in bicicletta con cane al seguito” “no io son venuto con l’auto ma dovrò usare la bici anch’io, mettiamoci d’accordo così quando siamo disponibili, se vuole, veniamo insieme con cani al seguito”, con una risata franca ed aperta mi tese la mano “arrivederci Berto” “arrivederci Dottor?” Giacomo ma mi chiami Thiago”. Non è che ci frequentassimo abbastanza da poterci definire buoni conoscenti lo eravamo solo per portare a spasso i cani. Un sabato stavo per uscire con “slov” quando Thiago mi telefonò “si dottore?” “possiamo togliere i titoli e passare al tu Berto?” “certo Thiago” “per caso esci?” “si sono già in sella, passo a prenderti?” “si si”. Stavamo pedalando in scioltezza “Berto tu non sei sposato vero?” “sobbalzai sul sellino e trasalii con un sussulto nervoso “perché si vede da lontano?” “sì e molto da lontano anche” “e da cosa si capisce?” chiesi preoccupato “dalla libertà che hai nel gestire la tua vita, nel non essere condizionato dagli impegni della famiglia; fantastica la famiglia Berto ma quanto pesa”. Lo guardai rassicurato ma in quel momento lo vidi per la prima volta in una luce diversa e mi domandai: che cosa nascondi Thiago?! Ci fermammo al bar del parco prendemmo due birre grandi e fredde e dopo averle legate alle canne delle bici riprendemmo a pedalare. I cani erano più affiatati di noi e sparirono subito nella boscaglia, ogni tanto si affacciavano per controllare se eravamo sempre seduti su un tronco in avanzata decomposizione, bevevamo in silenzio la birra che era ancora fresca e scendeva bene a dissetare le nostre gole asciutte. Thiago un improvvisamente attaccò uno sfogo verbale senza nemmeno considerare la mia presenza “Io e mia moglie ci siamo sposati giovanissimi perché lei era rimasta incinta – poi rivolto verso di me -, me lo dici Berto come si fa al giorno d’oggi a far rimanere incinta una ragazza che appena conosci e ci esci solo per salutari scopate!! Me lo dici? io invece l’ho fatto!! e non ero un novellino, di figa ne avevo già assaggiata parecchia, camminavo sempre con il -pigiamino- nel portafoglio”. concluse con amara ironia. Il silenzio tornò ad essere dominante. Io ero in un mutismo contegnoso e mi davo un’aria distratta bevendo gli ultimi sorsi della birra e Thiago teneva la testa incassata tra le spalle con le braccia poggiate sulle cosce slargate mentre faceva dondolare la birra tenuta tra le mani. Ero rimasto spiazzato difronte a quella confidenza in quanto non riuscivo ad intuire le motivazione di quello sfogo e dove lui volesse andare a parare, era forse solo uno sbotto liberatorio fatto alla presenza neutra di un estraneo o forse, e qui dominava il mio spirito omosex, voleva lanciare un richiamo sessuale? comunque rimasi in silenzio ed era quello che dovevo fare e feci. “Sai come è finita? – riprese con tono meno concitato- lei non ha voluto abortire ed io nemmeno glielo chiesi, non ho voluta lasciarla sola in quella condizione e ci siamo sposati, adesso dopo quasi 10 anni spuntano i problemi – continuò con tono stanco - ma a tutto questo si è aggiunto il problema di mio fratello, il piccolo.” – mi girai verso di lui ma non ebbi il tempo di abbozzare una frase – “piccolo per modo di dire ha 28 anni, ma a 23 se n’è andato in Brasile perché abbiamo dei parenti laggiù essendo mio nonno di origine brasiliana, ha gironzolato là senza concludere niente NON HA FATTO UN CAZZO CAPISCI !! ed ora è tornato, mia madre vedova non può e soprattutto non vuole tenerlo in casa e allora ecco la soluzione: Thiago pensaci tu. Si alzò e si diresse verso la bicicletta, montato in sella fissandomi sospirò: “Thiago pensaci tu come se Thiago non avesse i suoi problemi”. Il fischio di richiamo fu così forte ed acuto che i cani spuntarono da una siepe in un lampo. Continuai a vedere Thiago come nulla fosse stato detto ma alcune settimane dopo accade un imprevisto. Quel sabato uscimmo più presto del solito sempre in bicicletta e con i cani a ruota, arrampicandoci su per i tornanti della provinciale ci eravamo spinti troppo oltre il nostro solito ma il pomeriggio era soleggiato ed invitante e quando arrivammo ad un caratteristico agglomerato di case ci fermammo ad un bar attrezzato anche a trattoria. I cani erano partiti per frugare nella vicina boscaglia noi eravamo indecisi sul da fare, Thiago avanzò la sua proposta: “entriamo? ho anche un po’ fame non ho mangiato niente a pranzo, anzi non l’ho nemmeno fatto perché sono stato impegnato in sala operatoria” l’idea mi piaceva “entriamo allora dai vediamo che ha da darci”, una volta dentro sentimmo un buon odore di cucina casereccia, il proprietario era seduto a leggere La “Gazzetta dello sport” ma quando ci vide venne subito verso di noi. “Sono Giovanni il proprietario cosa posso fare per voi?” “Io avrei fame” disse Thiago, l’oste era un uomo ancora giovane e gioviale: “sarebbe troppo tardi per il pranzo e troppo presto per la cena ma vi posso arrangiare qualche cosa, è roba buona e non si tratta di avanzi!! se vi piacciono ho delle porzioni di pizzoccheri –mia moglie è di quelle parti e ogni tanto li prepara – poi ho due cosciotti lepre, li ha presi un mio amico cacciatore” “un pranzo/cena sontuoso” disse Thiago - e da bere “ “vi porto una delizia, un sassella che facciamo noi” “e sia fatto come dice lei” conclusi con entusiasmo. In quattro e quattr’otto ci preparò un tavolo discreto in fondo alla sala e portò anche il vino in una grossa caraffa con un’entrée di formaggi “questi aiutano a provare il nostro vino” “senta – dissi – abbiamo fuori due bicicletta e due cani sguinzagliati nel bosco non vorremmo che…” “capisco le biciclette portatele nel retro e per i cani sarebbe meglio che li recuperiate e li teniate nel capanno qui vicino così voi mangiate tranquilli.” Thiago andò a recuperare le bestie ed io portai dietro le biciclette. A tavola cominciammo ad assaggiare i tocchetti di un formaggio che trovammo buono e soprattutto aiutava molto a sorseggiare il vino che sprigionava un profumo intenso con un bouquet delicato e fruttato, il nostro trattore passò e avendo notato che avevamo già dato fondo all’antipasto ci portò un altro piatto di formaggio con aggiunta di bresaola. Ci avventurammo a fare i soliti discorsi ovvi sul lavoro, sulla politica, sui nostri progetti esistenziali che non giungevano mai a rapida realizzazione e intanto avevamo finito anche il secondo piatto di antipasti e la seconda caraffa di vino ma fortunatamente arrivo il primo fumante; i pizzoccheri anche se a me non piacciono molto li trovai gustosissimi, naturalmente finita la seconda la caraffa in uno stato di inziale ebbrezza ne chiamammo una terza e andammo avanti di questo passo ed alla fine avevamo mangiato bene ma avevamo bevuto anche molto, tra vino e amari quello che segnò il punto di non ritorno fu un liquore di castagne. Thiago fece cenno all’oste di portarci il conto ma quando Giovanni ritornò vide lo stato in cui eravamo e chiese “come pensate di tornare a casa?” “noi non siamo in macchina –disse Thiago-” a sostegno aggiunsi convinto “si siamo in bicicletta e l’aria frizzante e fresca ci farà bene”, lo sguardo dell’oste era pieno di commiserazione “guardi dottore” “mi conosce?” “certo che la conosco ha curato mia moglie!, è per questo che mi preoccupo perché alla prima curva stretta voi finirete nel prato a dormire” “Berto ma siamo proprio messi così male?” “penso che lui abbia ragione Thiago” ”ma dai!! non siamo in culo al mondo Berto chiamiamo un taxi” “ ricordati che abbiamo 2 cani e 2 biciclette perciò non possiamo chiamare un taxi ma un furgone”, a questo punto intervenne l’oste “qui in primavera-estate faccio il Bed&Breakfast ed ho ancora 2 camere in uso ma oggi una sola è pronta volendo potete usare quella” Thiago mandò giù ancora un abbondante bicchierino di liquore“ tu che ne dici Berto?” allungandomene un altro anche a me “per me va bene” e mandai giù. Giovanni si allontanò e Thiago si alzò per andargli dietro ma un leggero sbandamento lo fece risedere e preferì chiamarlo “senta Giovanni mi deve fare una cortesia questo è il mio numero di casa risponderà mia moglie le dica che il mio amico Berto non si sente bene comunque niente di che preoccuparsi ma non può muoversi, il dottore lo tiene sotto controllo e per non lasciare solo Berto resta per questa notte nel mio Bed&Breakfast per assisterlo”.” “Thiago ma non puoi telefonare tu?” “Berto caro non puoi sapere che cosa significa avere una moglie sospettosa” “si,si si ha ragione il dottore”. Ci sembrava notte fonda ma erano solo le otto di sera quando entrammo in camera. “Chissà se l’acqua della doccia sarà calda!” “ti devi fare la doccia Berto”? “sì voglio togliermi di dosso il sudaticcio della pedalata” “vai, vai e dimmi se è calda”, lasciai ila porta del bagno socchiusa senza malizia, “È bollente ma non basterà per due!!” “come?? non fare lo stron.. lasciala anche per me” quando uscii Thiago parlava con la moglie in modo suadentemente bugiardo ma la cosa non mi interessava. Mi scelsi il posto nel letto e mi lasciai andare ma non mi addormentai e sentii Thiago tornare dal bagno, facevo finta di essere già in un sonno profondo “Berto?...Beertooo? uffa! questo già dorme nemmeno puoi fare quattro chiacchiere..” capii che si stava accucciando sotto le coperte. Io ero sveglio aspettavo e speravo, speravo che si girasse che facesse qualche cosa, insomma che mi si accostasse con il cazzo duro e mi dicesse scopiamo? macché! niente. Avevo perso le speranze, deluso e amareggiato presi a riaccucciarmi ma proprio in quel momento Thiago cominciò a muoversi disordinatamente, le mie speranze tornarono in vita più vive che mai, tutto quel movimento però finì senza che succedesse niente di quello che mi aspettavo allora decisi di non perdere più tempo e cercai di dormire. Ma in un attimo il mondo si capovolse. SI girò ed il suo braccio cadde sul mio fianco, avevo il cuore a mille, ero una statua bollente, il suo corpo si portò al centro del letto e con il braccio cercava di attrarmi a lui, io ero sempre una statua ma ora più flessibile, mi ero accorto che lui era sveglio ma fingeva di dormire, decisi di giocare le mie cartine se voleva scopare doveva essere una scopata ben fatta e non una sborratina nelle natiche perciò rimasi fermo, lui tirò ancora a sé ma io “ di marmo restai!! “fatti scopare voglio sborrare,” mi girai veloce verso di lui e …” “NO!!! baci in bocca NO!!” “scusami hai ragione” mi infilai sotto le coperte e scesi tra le sue gambe trovai il suo pene barzotto, mi dovetti slogare la mandibola per farlo entrare, lui fece volare le coperte ed aprì le gambe dove io mi ci piazzai comodo e partii per un pompino succoso per la saliva che colava e che rendeva scivolosa la mia bocca “ti scopo in gola.. in culo… in tutti i buchi che hai…troia…vai che sei brava…” ormai ero eccitato ed effettivamente mi sentivo una troia ma non riuscivo a farlo passare oltre la gola, ma ci riuscì lui; teneva le mani sulla mia testa per bloccarla e cominciò a chiavarmi in bocca poi con un colpo di bacino lo spinse oltre, ovviamente non ci furono grida ma tante lagrime, ormai mi scopava in gola. “Ti fa male ?“ feci segno di sì allora rallentò il movimento, mi lasciava più tempo per respirare e cominciavo a godere nel sentire scendere oltre la gola il cannellone. Non ero il solo ad essere eccitato anche lui era arrapato “hai la gola come se fosse una figa, anzi meglio è più stretta sei l’unico che riesce a prenderlo così oltre, cazzo sei nata proprio per fare lo troia, voglio chiavarti bene”, cambiammo la posizione ora avevo la testa leggermente penzoloni oltre la sponda del letto e così riusciva meglio a scoparmi, nel buio non vedevo il suo membro ma percepivo sia per la dolenzia che continuava a procurarmi sia per il goduria che mi dava che era fuori del normale, alla fine non ce la faci più mi lasciai andare e venni dopodiché mi fece mettere alla pecorina, sapevo che mi avrebbe inculato ed avevo un certo timore ma lui in modo piuttosto scortese mi chiese “siamo sicuri?” “di che?” “che sei pulito, che non mi attacchi niente? divenni furioso “non sono una di quelle squallide trans che forse frequenti e che vanno a letto con cani e porci, mi dispiace che non ti posso attaccare niente!!!…” “Oh..oh…ti sei offesa? mi scusi avevo dimenticato che lei è una signora è la dà solo a pochi intimi….. mi piaci aggressiva graffiante provocante, con una persona così mi eccito, mi imbestialisco ” poi si insalivò il pene e mi infilò due dita nel culo “ è strettino..” puntò la cappella e spinse dentro e meno male che teneva la mano sulla bocca altrimenti il grido sarebbe arrivato a valle. Il male fu enorme e lui non ebbe nemmeno un attimo di sosta affondava, lo tirava fuori lo insalivava lo spingeva sempre più in fondo finché non lo sentii tutto “adesso ti apro bastardo, te lo sfondo il culo..io non vado a travestiti e froci” così dicendo mi stava violentando sul serio. Mi chiavava duro e lo faceva terribilmente bene. Passato il dolore, slargatomi il culo con la trave che aveva tra le gambe avrei voluto dirgli quanto fosse per me meraviglioso sentirmelo così dentro, sentirmi scopata in maniera maschia e con tale intensità da farmi venire senza toccarmi ma preferii tacere, mi fotteva senza interruzione, più mi lamentavo e più sentivo il suo cazzo ingrossarsi come se non fosse già tanto grosso di natura, mi colpiva le natiche con forza, mi inculava tirandomi per i capelli o stringendomi in gola fino a farmi mancare il fiato "così ti si stringe il culo troia e mi tira di più il cazzo, il dolore, il piacere ed il sentirmi posseduta violentata come una donna si erano fusi tutti in un'unica sensazione “ah..ah.. Thiago fottimi si,,,si,,,si”. il suo corpo si irrigidì in uno spasimo poi venne l’esplosione dell’orgasmo intenso con una eiaculazione abbonante, non avevo mai trovato un uomo che sborrasse così tanto e restasse dentro mantenendo anche l’erezione. “Hai sborrato come un cavallo” “ero pieno da scoppiare, hai un culo bello stretto ma te lo sventrato bene, hai sentito come te l’ho riempito e come te lo tengo dentro ancora” “sei scoppiato tutto in una volta così da non ripeterti domani mattina e lo tieni dentro ché se lo tiri fuori non entra più ” “certo che sei un bastardo provocatore però ti posso continuare a sventrarti subito”. Mi affondò la testa nel cuscino e cominciò di nuovo a martellarmi, i colpi erano portati in profondità ed in rapida successione in maniera rabbiosa, lo estraeva mi lasciava il culo aperto per poi affondarci a colpo secco, scopava con la determinazione di farmi male e mi faceva male, la sua respirazione era corta e affannosa con ronchi bassi e gravi. Eravamo entrambi in un bagno di sudore, non stavo provando nessun piacere lui era su di me e per quanto cercassi di liberarmi ero bloccato dal suo corpo atletico e dalle braccia forti, non so come avesse fatto ma le sue gambe e cosce erano avvinghiate alle mie. Il suo pene duro mi stava davvero sventrando ma provavo un piacere masochista anche se avevo paura, sentivo che in quella scopata c’era tutta la sua rabbia per averlo offeso, me la stava facendo pagare e a lungo eppure dentro di me c’era una lama di piacere.
Quando eiaculò trassi un sospiro di sollievo era finita, lui era disteso al mio fianco mi aiuto a girarmi e vide il mio viso rigato dalle lagrime di dolore e di paura “ho avuto paura Thiago, ho avuto paura della tua rabbia per le mie parole, scusami”, si abbassò prese il mio volto tra le sue mani e poggiò le sue labbra sulle mie. Poi avemmo un generale rilassamento io non so lui cosa provasse in quel momento ma io sentivo un senso di gratitudine nei suoi confronti, tirammo su le coperte la sonnolenza ci stava travolgendo ma rimanemmo vis a vis, la sua mano si posò sulla mia guancia “abbiamo esagerato Berto ma io più di te non mi sono saputo trattenere.” “io non volevo la tua sborratina ma una scopata vera ma tu l’hai fatta con il sottofondo della colonna sonora delle Walkirie” “non sarò mai un bisessuale ma se lo fossi ti vorrei vicino” “buuunanooottteeeee!”. Al mattino scendemmo di buon’ora al bar della trattoria, dopo la colazione pagammo ed in bicicletta con i cani straniti tornammo a casa. Di quella avventura non ne abbiamo mai più fatto parola ma per me è rimasta la pietra angolare, so che non succederà mai più ma ho guadagnato un amico. Poco più di un mese dopo il responsabile del personale venne da me, affondò in una poltroncina di fronte alla mia scrivania e mi comunicò che avevano assunto un giovane il quale avrebbe intrattenuto le relazioni commerciali con l’area sud-americana. Lo guardai attonito “l’area sudamericana? Riccardo lo sai che non abbiamo clienti diretti in quell’area? che relazioni dobbiamo gestire? “ecco il punto deve scandagliare quell’area per aprire un possibile sbocco?” “uno sbocco? perché non se lo sboccano loro da Duisburg? e chi sarebbe questo genio dello scandaglio? quante lingue parla almeno tre o no?” “Ahhh!! Berto come sei aggressivo sembra che sia a carico tuo l’onere finanziario, rilassati tanto non lavorerete insieme” “allora perché sei venuto a dirlo a me?” “solamente perché la sua postazione è di fronte alla tua mi è sembrato educato avvertirti. OK!!!” “Grazie Riccardo”. Pochi giorni dopo ero al mini bar aziendale quando vidi entrare un giovane dal fisico prestante, dagli occhi chiari e pelle abbronzata che abbronzata non era ma un naturale residuo di meticciato, con un portamento spigliato e attraente, dietro di lui c’era Riccardo che si diresse verso di me “Berto questo è il signor Leão nostro nuovo dipendente” cercai di mimetizzare la mia istintiva attrazione che provavo per questo giovane così intrigante “piacere spero che possa trovarsi a suo agio nella nostra azienda noi le offriremo la nostra collaborazione” tagliai subito la corda e raggiunsi l’ufficio, strada facendo non potevo nascondere la mia attrazione ma nello stesso tempo avvertivo una specie di pericolo latente: avevo lasciato sempre lontano il sesso dal lavoro e dalla vita di comunità. Per questa istintiva percezione del pericolo da quel giorno chiusi la porta del mio ufficio e Leão lo incontravo solo durante la pausa-mensa, un giorno nell’area mensa venne da me “Berto posso parlarti?” “certo e non c’è nemmeno che me lo chiedi” “vengo da te o tu vieni da me?” “ma dove?” “in Ufficio è ovvio!” “vieni da me”. Avevo lasciato la porta aperta e quando Leão entrò la chiuse. “Berto perché ce l’hai con me? e non dirmi che non è vero, mi eviti o mi parli a denti stretti più di una volta ho tentato di avvicinarmi ma tu senza tanti riguardi mi hai respinto” “credo che tu ti stia sbagliando Leão sono solo supposizioni le tue e le fai perché non mi conosci, per me tu sei come tutti gli altri colleghi” “ma io vorrei essere qualche cosa in più degli altri non sul lavoro ma anche fuori, io vivo come un pesce fuori d’acqua non ho una casa una famiglia una donna un amico e speravo che con te che sei single come me ci potesse essere un feeling”. Ero in uno stato emotivo ribollente avrei voluto alzarmi e corrergli incontro buttargli le braccia al collo e dirgli che anche io avrei voluto che ci fosse più di un semplice feeling ma invece cominciai col dirgli: “mi dispiace che tu non hai ancora somatizzato la tua situazione di single ma vedrai che quanto prima ci riuscirai” “Berto tu stai mentendo a te stesso ma non è qui in questo momento che possiamo dirci quello che veramente vorremmo dirci” “ti aspetto stasera a casa Leão”. Leão tardava ed ero nervoso avevo un turbinio di dubbi, mi chiedevo se avessi fatto bene ad invitarlo a casa, se in fondo lui non volesse che farmi uscire allo scoperto, se volesse semplicemente approfittarsi della mia situazione e mi tornarono in mente le parole di Thiago e se fosse uno sfruttatore, stavo costruendo teorie che finivano tutte con la catastrofe del mio piccolo mondo che ero riuscito a costruire in tutti questi anni. Il cellulare squillò rimasi basito poi risposi ”Sto suonando al citofono ma tu non apri perciò ho pensato di telefonarti” “Leão?”“si sono io vuoi aprirmi?” “scusami hai ragione ho la cornetta fuori posto ora è aperto?” “Si” improvvisamente tutte le paure si erano dileguate come la neve di Aprile, ero agitato emozionato, non sapevo cosa fare che cosa avrei dovuto dirgli, la porta che non era chiusa si aprì e Leão entrò avanzando verso di me sorridente e con le braccia aperte che si chiusero in un abbraccio: “quanto tempo c’è voluto per arrivare a questo”. In quel momento avrebbe potuto fare di me quello che avesse voluto non potevo opporre nessuna resistenza e non ci provai nemmeno quando le sue labbra fresche si poggiarono sulle mie bollenti e secche, la sua lingua le inumidì e poi sfacciata si introdusse nella mia bocca. La sentivo calda e vivace che cercava la mia che ritrosa non osava rispondere, Il mio volto era stretto tra le sue mani grandi forti e fissavo i suoi occhi chiari come acqua marina. Sprofondammo nel divano e risposi al suo bacio ora cercavo la sua lingua che mi sfuggiva per poi ripresentarsi vogliosa, morsi il suo labbro “si ancora…” mi sussurrò ed io continuai fin quando non fu lui a stringere il mio tra i sui denti bianchi perfettamente allineati, mi sfuggì un sospiro: mi piaceva. Mi alzai gli tesi la mano e lo guidai fino alla camera da letto alla quale arrivammo nudi, il tempo di infilarci sotto il piumone che eravamo abbracciati “voglio struggermi di piacere, Berto, sono mesi che non faccio l’amore, fammi toccare il cielo” ero completamente esploso, era la mia prima esperienza di passare dal sesso a pagamento al sesso fatto per il desiderio ed il piacere di farlo o addirittura come l’aveva chiamato lui amore; una cosa sarebbe successa avremmo toccato il cielo insieme. Il suo corpo caldo con i muscoli ben definiti e tesi era tra le mia braccia, poi le mani cominciarono a scivolare leggere e lo sentivo vibrare, mi chinai sui capezzoli carezzandoli con la lingua e mordendoli, mi posi tra le sue gambe, facevo scendere la sua lingua fino a farla affondare nel ombelico, arrivai ad un ciuffo di peli neri ricci e morbidi nel quale affondai le dita, non toccai il suo membro con una magnifica cappella erto sul pube ma la mia lingua cominciò a leccare le sue palle pendule nello scroto rilassato che rapidamente si contrasse, glielo leccai a fondo e poi cominciai a stringere la pelle tra i denti mentre con delicatezza li digrignavo. “No!No!!No!!! così no non lo sopporto, basta….” “resisti ancora un attimo…ti prego” lasciai di maltrattargli le palle e unsi di gel il pene poi presi io glande in bocca e lo lascia scendere in gola, spinsi e passò “ AH!!!!AH!! mamma mia che mi hai fatto!!!…..” lo feci scendere fin dove era possibile e poi cominciai a pomparlo “ahhhhh!!! Si…così dai!!!! Che troia sei…ti piace sentirtelo in gola…ahhh!!! Ahhhh,,,,si sei una maiala continua…”. Ora era lui a guidare i miei movimenti, aveva poggiato le mani sulla mia testa “adesso fammi vedere quanto sai resistere”, aveva aumentato il ritmo, il suo cazzo diventava sempre più duro, era sempre più difficile farlo entrare ed uscire per quanto la gola si era slargata, lagrimavo abbondantemente così come in abbondanza la saliva usciva dalla bocca “ ti piace troia? Ti infilo anche le palle in gola…” “non ce la faccio più Leão” “non ce la fai più?...ti devo riempire di sborra ma ci vuole tempo….ti faccio divertire anche a te facciamo un suntuoso 69 porca” “io sarei la porca….e tu?” “il sesso è tutto per me” mi aveva infilato in gola il suo cazzo poi aveva unto il mio e lo aveva fatto sparire in bocca. Avevamo trovato una sintonia eccitante che presto ci portò a venire a poca distanza l’uno dall’altro, devo dire che Leão aveva tirato fuori una quantità di sperma doppia della mia. Appena riuscimmo a parlare ci guardammo in faccia e scoppiammo a ridere: siamo una grande bella coppia di maiali. Quella sera Leão dormì a casa mia nello stesso letto con me non facemmo più sesso ma continuammo a scambiarci baci, coccole, carezze e nessuno di noi ebbe un’erezione tale da dover eiaculare ma fu una cosa molto piacevole e ci addormentammo abbracciati. Per me fu una rivelazione stupefacente ma al mattino ero ritornato in me, quando aprimmo la porta per andare al lavoro ognuno fece la sua strada senza darsi appuntamenti ma la sera ci ritrovammo davanti porta di casa mia. “Leão cerchiamo di essere chiari noi non siamo e non saremo mai una coppia, non saremo - Ginger&Roger - la coppietta - io cucino e tu lavi piatti -…..” mentre stavo parlando mi si avvicinò e cominciò a tastarmi il culo “cerchiamo di goderci questo momento stai un po’ zitto! ho un cazzo duro che mi scoppia”, detto fatto ci trovammo di nuovo in camera da letto lui rapido restò nudo mettendo in esposizione il suo bel cazzo dalla cappella già umida. Ebbi un flash back quel membro quasi turgido somigliava al 80% ad uno che avevo già visto gustato e che mi aveva sventrato, sorrisi “cosa c’è?” “oh! niente..un ricordo...di tanto tempo fa” “se sorridi deve essere stato un bel momento…” “irripetibile, Leão irripetibile, per questo è rimasto il sogno” “adesso no ma sono curioso e mi dirai tutto” “nemmeno sotto tortura”. Mi spogliavo lentamente guardavo il suo corpo atletico e proporzionato disteso sul letto che si menava l’uccello pregustavo il piacere di sentirmi montato, “allora!! ci sei dai vieni…di gola sei stato grande vediamo di culo…” mi lasciai cadere sul letto ed aprii le gambe lui si alzò e dopo aver ben unto il bastone venne alle spalle mi slargo le natiche lasciando cadere un bel fiotto di saliva che mi fece rabbrividire e senza nessuna delicatezza ( una caratteristica di famiglia pensai) mi spinse metà del suo cazzo dentro con un colpo solo “Ahi….che dolore….” “pensavo che fossi più largo ed elastico hai il culo stretto non è colpa mia…” “che stronzo che sei….” dopo di che cominciai a muovermi sotto di lui e riuscii a prenderlo tutto “adesso fottimi….” “ci puoi giurare…ti apro e ti riempio il culo di sperma”. Come sapeva fare sesso!!, era bravo, lo tirava tutto fuori lasciandomi il culo aperto e poi affondava con un colpo secco continuando a muoversi dentro rapido “ahhhhh….si così mi piaci me lo sento tutto….ancora…che fai?” ribaltandosi si mise di schiena ed io mi trovai accovacciato su di lui: lo tenevo tutto dentro, con i movimenti rapidi del bacino mi stava chiavando e mi massacrava, eccitandomi al massimo perdevo gocce di liquidi, lui prese il mio pene e cominciò a masturbarmi “dai vieni tu per primo perché mi eccita farmi eiaculare sulla faccia e sul petto..” così stimolato mi lasciai andare ad una sborrata gagliarda ed abbondante mentre lui si sfogava in me gli coprii faccia e petto con il mio sperma. Eiaculò ma non me ne persi una goccia. Eravamo seduti al tavolo della cucina cenando quando chiesi “ Leão quando pensi che durerà questo nostro furore sessuale?, abitualmente nelle altre tue avventure quando lo hai fatto andare avanti?” “da ragazzino mi masturbavo ogni giorno in alcuni anche due o tre volte, quando la masturbazione non mi diede più soddisfazioni cercai le partner e ben presto cominciai ad averne tante, ci fu un periodo che ne avevo anche due contemporaneamente ero insaziabile a venti anni cominciai a preoccuparmi in quanto tutta la mia vita si era racchiusa nelle scopate, ormai scopavo donne uomini senza distinzioni più scopavo e più dovevo scopare alla fine decisi di darmi una regolata ne parlai con mio fratello e lui mi fece curare da un suo amico medico, trovai l’assestamento non con la terapia ma con un uomo, con lui scoprii di essere gay finalmente avevo trovato la mia identità, l’ho seguito finché è stato possibile…” “anche in Brasile…” “te l’ha detto Thiago?” “no! è una mia conclusione logica…” “quando lui è morto per un infarto io sono tornato, mio fratello credo che non capirebbe la mia omosessualità o anche se la capisse non può essere il mio punto di equilibrio…Berto ho bisogno,,,” “spero che lo trovi presto andiamo a dormire?”. Alzandomi dal tavolo vidi i suoi occhi acquamarina scurirsi “si andiamo” Fu l’ultima sera che vidi Leão. Quella mattina Riccardo entrò molto sorridente nel mio ufficio “avevi torto Berto quel giovanotto che abbiamo assunto ha fatto veramente un gran bel lavoro è riuscito ad agganciare una grossa azienda brasiliana con la quale noi potremo stabilire un ottimo rapporto commerciale, peccato che Leão abbia chiesto di trasferirsi a Duisburg.” Un colpo basso non mi avrebbe fatto tanto male quanto la partenza di Leão, ora mi mancava, l’avevo giudicato un personaggio ambiguo da cui stare lontano invece aveva solo bisogno di un punto di riferimento. La vita continua ma non è più tutto come prima ora conosco la solitudine e mi pesa, non vado più nelle città metropolitane o fare week-end per incontrare i soliti escort, vedo molta televisione e passo il mio tempo con internet. Vado sempre a spasso con “slov”, il mio unico compagno ora è cresciuto il veterinario mi ha detto che devo trovargli una femmina pari al suo standard così verrebbero dei cuccioli di razza. “Slov ha bisogno di compagnia devo trovargli una cagnetta” dissi mentre pedalavamo su per il bosco in scioltezza anche se cadeva una pioggia leggera leggera “sarà tempo che la trovi anch’io una cagnetta” il tono voce di Thiago era tra il serio ed il faceto per cui lo guardai con curiosità e pensai” Thiago che cosa vuoi dirmi?” “anche il mio cagnone ha diritto alla monta. “Sai quando è tornato mio fratello dal Brasile ero preoccupato per come avrebbe affrontato il suo futuro invece mi ha stupito positivamente, si è trovato un lavoro l’ha tenuto si è fatto apprezzare meritandosi anche un riconoscimento peccato che sia andato in Germania ora quasi mi manca quello ex scapestrato.” Rimasi muto anche se dentro mi avevo un magone che mi straziava. “Non credevo che tu l’avessi potuto raddrizzare, tu sei riuscito là dove io sono fallito, tu l’hai capito io no. Grazie Berto” Io veramente ho fatto…..” “non abbiamo bisogno di parlare ci siamo già detto e capito tutto senza fare discorsi. A proposito non te l’ho detto che diventerò di nuovo papà” “mi fa piacere Thiago auguri!!” “grazie” “nascerà quando?” “tra cinque mesi” “maschio o femmina?” “in casa nostra nascono solo maschi!! e che maschi” “ma va….ramengo!!”. Anche per quel giorno i nostri cani avevano scialato, Thiago sterzò il manubrio “dove vai” “al bar vieni con me?” “sì ma pago io” “no tocca a me per festeggiare la notizia che ti ho dato”. Cominciava a fare freddo il wisky ci voleva proprio, ci stavamo salutando ma Thiago prima di salire in bicicletta venne verso di me e mi abbracciò “abbi cura di Leão Berto è un bravo ragazzo e ha bisogno di una persona come te, abbine cura.” Poi allontanandosi “ci vediamo domani neh!!!” “chiamami”. Mi buttai sulla poltrona con una grande confusione nella testa e tanta malinconia nel cuore, guardai l’orologio:14 0ttobre 2014 Venerdì ore 19:28, vado a mangiare leggero da Livio forse avrà fatto la polenta con il cotechino. É sabato mi sono svegliato con un mal di testa e lo stomaco intasato, ieri sera ho mangiato pensantuccio poi ho dormito poco e male anche per i discorsi di Thiago, prendo un’altra una pastiglia alk-seltzer dovrebbe andare meglio. Sono in bagno nella vasca l’acqua calda mi rilassa, suonano,”mehhh… chi rompe!” metto l’accappatoio e mentre vado alla porta di nuovo suona il citofono questa volta senza staccare “chi è” una voce evidentemente cammuffata “un amico!! porto notizie” “un amico? e chi sei?” “apri!!! E saprai” “non ci penso proprio” “va bene allora ho sbagliato a bussare” “ ma chi cazzo sei!!” “torno a Duisburg e dico a chi sai...di non venire”, mi salta il cuore in gola apro la porta “Leão! Leão!! Leão!!! Leão!!!! Ohhhhh!! Leão,,,,” ”Si sono proprio io sono tornato mi mancavi vecchia troia maiala…”

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