La dolce umiliazione di Valentina – atto terzo

di
genere
dominazione

“Svoltare a destra e proseguire per dieci chilometri”. La voce fredda e metallica del navigatore dell'auto di Valentina è proprio all'opposto rispetto al subbuglio e alle vampate di calore che il corpo della giovane ragazza emana.

Erano passati due mesi interi dall'ultima pazzesca avventura nel parco pubblico di Bologna quando il suo corpo era stato usato da tre giovanissimi ragazzi. La primavera aveva ceduto all'estate e lei, ormai consapevole del suo ruolo, era rimasta in paziente attesa, sicura che qualcosa sarebbe successo prima o poi e che il suo amico / padrone Alfredo le avrebbe fatto vivere un'altra esperienza, ancora più eccitante e forte.

E' una caldissima notte di estate fra un lunedì e un martedì. L'orologio dell'auto segna le ore 03:00 di notte. La strada è deserta e Valentina guida l'auto con un misto di apprensione ed eccitazione. Sta andando in un posto la cui posizione le è stata inviata per whatsapp e dove non è mai stata, a più di cento chilometri da dove vive. Riflette fra sé e sé dicendosi che dovrebbe avere paura: sola, di notte e in un posto sconosciuto. Ma deve ammettere che l'eccitazione supera anche il naturale stato di paura. Poi cerca di tranquillizzarsi: il suo amico le ha sempre dato prova di protezione.

Dopo tanta attesa, una sera Alfredo le aveva scritto: “E' giunto il momento per una nuova esperienza....sei pronta?”. A lei era venuto subito il batticuore, il messaggio l'aveva colta impreparata. La figa si era bagnata all'istante e i capezzoli si erano inturgiditi. Riuscì a rispondere solo con un “si” ma il suo corpo urlava: “finalmente!!!”

L'auto di Valentina attraversa un centro abitato. Le luci dei lampioni e delle insegne dei negozi illuminano a giorno la strada; in lontananza vede dei giovani uomini ma spera di passare oltre prima che loro la notino all'interno dell'auto. Prova infatti una strana incomprensibile vergogna a cui poi si dà una spiegazione. Infatti la sua testolina inconsapevolmente immagina quello che potrebbero pensare vedendola. Lei, giovane donna, truccatissima, con gli occhi spiritati, alle 3:00 di notte sola in auto. Penseranno – immagina – che sia una troia in cerca di sesso. E il fatto che dentro sé deve convenire che indovinerebbero in modo proprio esatto le fa avere un vuoto alla pancia e un fremito in tutto il corpo.

Alfredo era stato, come al solito, molto parco di informazioni e di indicazioni. Aveva solo detto che lei si doveva tenere pronta per la tal notte, che avrebbe dovuto indossare solo un leggerissimo abito senza nulla sotto, che si doveva truccare con rossetto rosso vivo e che doveva aspettare la comunicazione della posizione via whatsapp che avrebbe poi raggiunto in auto.

Valentina guarda il navigatore: il punto di arrivo sembra in aperta campagna lontano da centri abitati e mancano solo 6 minuti all'arrivo. Un sospiro forte esce dal suo petto e l'abito leggerissimo non può nascondere l'evidenza dei suoi turgidissimi capezzoli. La calda temperatura e la tensione le fanno inumidire di sudore le cosce grassocce; sudore che si mescola agli umori che iniziano a fuoriuscire dal proprio sesso. Le orecchie le diventano rosso fuoco; il cuore se lo sente in gola.

Quando Alfredo le aveva mandato la posizione via whatsapp aveva aggiunto che lei si sarebbe dovuta portare dietro anche una benda nera il cui eventuale uso sarebbe stato poi ordinato con apposito messaggio. Pur sapendo che non avrebbe avuto risposta provò a chiederne a ripetizione il motivo. E le domande senza risposta non fecero altro che aumentare la sua frenesia.

Il navigatore gracchia: “arrivo a punto di destinazione”. L'auto di Valentina si trova ora in un parcheggio illuminato di una zona industriale in costruzione. Nessuna anima viva in vista. L'illuminazione la rincuora e le crea apprensione allo stesso tempo. E' rincuorata dal fatto che può vedere quello che succede. E' però anche in apprensione perché anche lei può essere vista per come è, senza alcun filtro.

Il cellulare vibra. E' arrivato un messaggio che dice: “togliti abito e scarpe; rimani completamente nuda; esci dall'auto e indossa la benda nera; appoggia la faccia sul cofano, divarica le gambe e apriti figa e culo con due mani; poi aspetta e ubbidisci a tutti gli ordini che riceverai”.

Ora il respiro si fa affannoso. Valentina si guarda attorno: non c'è nessuno. Sente le pulsazioni tambureggiare le tempie; la faccia le brucia. Si dice che tutto questo è folle e assurdo. Si dice che è ancora in tempo a rinunciare: basta mettere in moto l'auto e tornare a casa. Ma poi deve riconoscere a sé stessa che è follemente eccitata. Pensa: “la verità è che sono una cagna in calore”. Il pensiero la eccita ancora di più e la fa entrare in uno stato di trance sessuale.

Per prima cosa Valentina si toglie i sandali. E' una operazione che chiaramente potrebbe fare molto velocemente ma che invece realizza lentamente quasi come se volesse assaporare ogni momento di questo suo progressivo degrado. Degradata a “cagna in calore”, consapevolezza che la mente, piegata dallo sfrenato desiderio, fa rimbombare continuamente nella sua testolina.

Quindi alza il sedere e contestualmente con due mani prende la parte inferiore dell'abito e se la porta alla vita. Apre le gambe e si vede madida di umori e sudori che si mischiano e si confondono. Dà ancora un'occhiata in giro e non vede nessuno. Infine si toglie il vestito e rimane nuda. Totalmente nuda seduta nel sedile anteriore dell'auto.

Respira forte. Ha il tempo di osservarsi il grosso seno e lo sguardo cade sui capezzoli. Turgidi all'inverosimile. Persino violacei per il grande afflusso di sangue. Quindi apre la portiera e appoggia il piede sinistro sull'asfalto; sente il tepore dell'asfalto per il tanto sole assorbito durante tutta la giornata. E' un tepore piacevole che la fa indurre a poggiare anche il piede destro. In un attimo e fuori dall'auto, in piedi, alla luce dei lampioni del parcheggio. Totalmente nuda con in mano la benda nera.

Chiudendo la portiera ha la chiara consapevolezza che ormai ha oltrepassato la linea del non ritorno. Si avvicina al cofano dell'auto; prende la benda e la indossa sistemandola con calma in modo che non riesca veramente a vedere nulla. Quindi si piega e appoggia la guancia destra, poi il seno e poi la pancia sul cofano venendo a contatto con il piacevole tepore che il metallo emana frutto del riscaldamento dovuto al motore dell'auto. Pensa che tutto quello che c'è intorno a lei irradia calore. E' il calore riservato alla “cagna in calore”.

Ora è poggiata sul cofano,completamente. Con lentezza allunga contemporaneamente le due mani sui glutei. Le dita guadagnano progressivamente l'interno fino a che sentono l'umidità del sudore e degli umori. E poi con forza si apre. Più che può. Persino con rabbia. Pensa: “ecco la cagna in calore che si offre”.

Ora Valentina ha tutta la concentrazione sull'udito perchè sa che fra poco qualcosa succederà. Passano pochi secondi e sente un rumore in lontananza. E' un'automobile in avvicinamento. Sempre più vicina. Gli umori della figa cominciano a colare sulle cosce. Un gemito le esce dalla bocca. Mai avrebbe pensato che l'eccitazione potesse arrivare a questo punto.

L'auto si ferma non lontano da lei, ma in lontananza sente arrivare un'altra auto. Anzi altre due auto. Un misto di spavento, eccitazione e senso di pazzia la invadono. Sente che la ragione rischia di abbandonarla. Inconsapevolmente comincia a rantolare. “Come una scrofa”, fa in tempo a elaborare una parte della sua mente.

Ora sente dei passi. Sono più persone. Tre. No, sono quattro. No, sono cinque. Forse anche sei. Sente che parlano piano piano per non farsi sentire. Con i sensi spinti al limite delle capacità riesce però a captare alcune parole. Intuisce che si mettono d'accordo.

Si sente indifesa, a disposizione. Si sente umiliata. Ma allo stesso tempo immensamente eccitata. Benedice la benda che la ripara da una vergogna ancora più grande. E pur con la benda chiude gli occhi in uno stato d'animo bipolare: vergogna totale ma anche desiderio totale.

Infine sente le mani. Prima una. Poi un'altra. Poi altre ancora. Sono sette, otto, poi perde il conto. Si sente palpare ovunque. Dita le esplorano tutti i pertugi: bocca, figa, culo. Con insistenza. In profondità. Una voce dice: “questa maiala sbrodola come una fontana”. Un'altra voce dice: “nella vagina ha un vulcano”. Un'altra le ordina di ripetere: “sono una cagna in calore”. Lei, con sussulti e voce rotta dall'emozione, ripete. Prima una volta, poi, anche senza ordine, una seconda, poi una terza, poi una quarta. Fino a che un cazzo non le tappa la bocca e una voce non le dice di pompare.

E lei pompa. Ma altre braccia robuste la spostano. Lei si lascia spostare allungando però il collo e contorcendosi tutta per rimanere con la bocca attaccata al cazzo. Una voce ridacchia: “questa troia è disposta a rompersi l'osso del collo pur di non far uscire il cazzo dalla bocca”.

Poi sente un membro, pur di notevole dimensione, entrare facile in figa, talmente essa è sbrodolante. Poi quasi contemporaneamente un altro pigiare con forza sul buco del culo; sente un po' di dolore e poi si sente finalmente sfondare lo sfintere.

Ora in tutti i buchi ha un cazzo dentro. Si sente sballottolare ovunque. Le ginocchia raschiano l'asfalto ma lei asseconda i movimenti dei membri maschili che le martellano le cavità intime incurante del sanguinamento che la superficie abrasiva procura alla sua carne.

Le mani la palpano ovunque. Il seno viene letteralmente munto con i capezzoli che dal colore violaceo passano addirittura a quello nerastro. Poi sente che le viene preso il braccio sinistro e si sente poggiare sulla mano un cazzo duro e caldo. “fammi una sega, troia”. Poi è la volta del braccio destro.

E' con un cazzo in gola con la bava che le cola abbondantemente dal mento e scende giù sui seni e poi cola ancora più giù. E' con un cazzo nel culo che con sapienza raggiunge le nervature anali più profonde facendo crescere in modo galoppante un orgasmo anale. E' con un cazzo in figa che le martella la vagina senza pietà e con una mano che le sfrega il clitoride gonfio di desiderio all'inverosimile. E poi muove le due mani segando due pulsanti membri.

Tutta tesa al godimento Valentina perde ogni cognizione di spazio e di tempo. I suoi movimenti sono tutti orientati al godimento, perdendo ogni rilievo il resto. Le ginocchia sanguinano abbondantemente causa lo sfregamento continuo con l'asfalto. Il collo dei due piedi e le dita stesse dei piedi fanno leva con violenza sul suolo in modo da tenere i buchi del culo e della figa in perfetta posizione per essere meglio penetrati. La faccia e il collo sono tutti protesi verso il cazzo che le stantuffa la gola.

Il piacere cresce all'unisono. Forte, prepotente, pazzesco. Viene dal retto anale, dalla vagina, dal clitoride. Il corpo inizia ad avere delle convulsioni; le nervature si tendono allo spasimo, i muscoli si irrigidiscono, un mugolio sempre più forte accompagna i suoi movimenti ormai senza più controllo.

E infine sente chiaramente crescere un orgasmo devastante. La mente si annebbia. Il corpo sbatte ovunque come in preda ad una crisi epilettica incurante delle lesioni, guidato da un demoniaco desiderio di godere. E finalmente viene, scossa da un multi-orgasmo che sembra non finire mai che la fa grugnire come una vera scrofa e dove ha appena il tempo di percepire che il cazzo che le stantuffava la gola ora le spruzza in faccia fiotti di caldo sperma. In tutte la parti del corpo sente getti di sperma che le aumentano – se possibile – ancora di più il piacere.

Poi dopo lunghi minuti giace sfinita sull'asfalto, tramortita dal violento piacere che non immaginava neppure potesse esistere.

Gli uomini si ricompongono; dicono anche delle cose che però lei non è in grado di comprendere tale è lo sfinimento. Poi con una parte marginale ancora attiva del proprio cervello percepisce che se ne sono andati via.

Dopo 10 minuti esce dal torpore. Si toglie la benda e si vede. Totalmente nuda distesa sul caldo asfalto alla luce intensa dei lampioni. Sperma ovunque: dai capelli fin sulle punte dei piedi. Le ginocchia, i piedi e i gomiti sanguinanti per lo sfregamento con l'asfalto. Da culo e dalla figa fuoriescono lentamente umori misti sperma, che colano nelle gambe e da lì sull'asfalto stesso. I capezzoli ancora turgidissimi. All'orizzonte vede il bagliore dell'alba che avanza: si deve alzare e sistemare, qualche operaio dei cantieri dell'area industriale in costruzione potrebbe arrivare da un momento ad un altro.

Prova a mettersi in piedi e quasi non ci riesce. I muscoli sono tutti indolenziti: il collo sforzatosi allo spasimo per mantenere in bocca il membro maschile quasi non lo muove, le gambe le tremano, sui glutei, sulle braccia, sulla schiena è come ci fossero mille aghi infilzati. Riesce infine a trascinarsi sul sedile dell'auto e a pulirsi alla meglio con dei fazzoletti. Appena in tempo: in lontananza sente arrivare un furgone. Viene proprio verso di lei. Con uno scatto la ragazza indossa l'abito.

Dal furgone scendono due uomini e le se avvicinano: “tutto bene signorina?”. E lei: “si grazie. Tutto a posto”. Gli uomini guardano incuriositi le chiazze di umidità vischiosa vicino all'auto della ragazza. Chissà se intuiscono qualcosa.

Valentina ora è in viaggio. Vibra il cellulare, un messaggio whatsapp: “ti è piaciuta l'esperienza?”.
Lei risponde: “mi è piaciuta da morire; nel senso vero del termine: domani faccio una visita dal cardiologo per sapere se il mio cuore può continuare a reggere certe emozioni”.

broberto_75@libero.it
scritto il
2025-12-10
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