La dolce umiliazione di Valentina - Atto primo
di
Castello
genere
dominazione
La dolce umiliazione di Valentina – atto primo
Valentina sale in metro. Prende lo smart phone e scrive un messaggio whatsapp: “presa la metro”. Passa un minuto ….. plin ….il suono della notifica di un whatsapp: “scendi alla fermata Anagnina”.
Era da un mese che Valentina chattava con un tipo veramente interessante, Alfredo. All'inizio senza dare troppa confidenza. Poi, mano a mano, in modo sempre più intimo, senza però mai scendere nel volgare. Lui, Alfredo, 54 enne, dirigente di una multinazionale e residente a Milano, sposato con figli, era momentaneamente al lavoro nella Capitale e aveva preso in affitto un piccolo appartamento in una delle maggiori cittadine dei Castelli romani. Lei, Valentina, 26 enne single, viveva con i genitori in un grande condominio nel quartiere Tuscolano di Roma; Valentina era molto in sovrappeso e ciò le procurava un disagio e un senso di colpa che la bloccava nei rapporti interpersonali. Quindi stava molto in casa girando nei social media e nelle varie chat. Alfredo era diverso da tutti gli altri che aveva conosciuto in chat: colto, ironico, divertente, cortese, educato. Quando poi arrivò il momento di scambiarsi le foto Valentina rimase stupefatta nel constatare il fascino di lui che, pur non più giovane anagraficamente, dimostrava molti anni in meno e sopratutto un carisma che l'aveva catturata. Purtroppo era praticamente certa che quando lui avrebbe visto la foto di lei, mandata senza stupidi trucchi, si sarebbe dileguato. Invece con sua sorpresa e felicità lui aveva risposto alla mail inviata con allegata la foto di lei: “sei bellissima, complimenti”. Glissando completamente sulla notevole mole di lei, probabilmente per la sua immancabile, quanto gradita, cortesia.
Valentina scende dalla metro. Prende lo smart phone, scrive su whatsapp: “sono scesa alla fermata Anagnina”. Passa un minuto … plin ….altra notifica di un whatsapp: “prendi autobus Cotral per la cittadina YYYYY fermata xxxxx”.
Mano a mano che Valentina raggiunge le varie tappe del percorso e quindi percepisce che la meta si avvicina, la tensione le cresce. Ogni tanto fa un sospiro forte per cercare di allentare l'ansia.
L'idea di darsi un appuntamento dopo che lui le aveva scritto “sei bellissima, complimenti” Valentina ce l'aveva nel cuore ma non voleva farsi avanti lei. Quindi, quando Alfredo glielo propose ebbe un moto di autentica felicità, anche se cercò di non farlo a vedere per non scoprirsi troppo. Però non si azzardò a fiatare, a rischio di sembrare conquista troppo facile, quando lui le chiese di andare a casa sua che lì potevano stare tranquilli. Il percorso da fare glielo avrebbe indicato via via, ….così ….per gioco.
Valentina scrive su w. “arrivata fermata xxxx...ora cosa faccio?”...... plin ….altra notifica di w. “prendi via Costituzione che hai sulla destra e poi la seconda sulla sinistra che è Via Veneto, dopo pochi metri c'è una panetteria”.
E' primavera; non fa caldo, temperatura mite. Ma a Valentina fa caldo. Forse perché non sa cosa aspettarsi quando incontrerà Alfredo. Lui era stato vago, anzi decisamente evasivo quando lei le aveva chiesto cosa avrebbero fatto nell'incontro. Negli ultimi giorni la chat era scivolata, senza che lei se ne rendesse pienamente conto, sulle loro cose intime, sulle loro reciproche tendenze; lui aveva detto che era un dominante, un dominante cerebrale e gli piaceva giocare con la mente e le sensazioni. Lei aveva confessato che era attratta dall'idea di subire umiliazioni anche se poi, diceva, un conto è fantasticare un altro è poi la realtà.
Valentina scrive su w. “arrivata panetteria” …... plin....altra notifica di w: “sulla destra della panetteria c'è un cancello aperto che da su un vicolo, fermati al 14/D”
Valentina le aveva chiesto quale abbigliamento avesse dovuto indossare; lui aveva risposto che andava bene un abbigliamento tale che lei si sentisse a suo agio. Non chiedeva altro. Ciò fece pensare a Valentina che l'incontro non sarebbe stato di sesso, come invece lei sperava ardentemente. Tuttavia decise di depilarsi completamente e si dedicò in modo maniacale al trucco. Poi si vestì con un ampia e lunga gonna e una larga camicetta le quali le sembravano potessero nascondere meglio le sue abbondanze che la imbarazzavano molto. Infine decise di portarsi delle mutandine di ricambio e uno spazzolino e del dentifricio, casomai lui, magari succedesse veramente, si diceva fra se, l'avesse invitata a rimanere anche la notte.
Valentina scrive w. “sono davanti al 14/D”..... il portone si apre.......plin....altra notifica di w: “entra e chiuditi il portone alle spalle e poi sali al secondo piano”.
Il cuore di Valentina batte all'impazzata. E' ancora in tempo per tornare indietro. La cosa che la terrorizza è quella di non piacere; forse sarebbe meglio tornare indietro e magari poi, scusandosi, gli avrebbe scritto che non si era sentita bene. Però le gambe vanno da sole. Entra. Davanti a sé ha delle scale condominiali. Al piano terra non ci sono porte di ingresso ad appartamenti. Sale la prima rampa di scale. Poi la seconda. Ora è al primo piano. C'è un pianerottolo e due porte di ingresso; evidentemente ci sono due appartamenti. Valentina sente dei rumori provenire sia dall'uno che dall'altro. Sono suoni di televisioni accese, di risate di bambini, di sedie che si muovono. Ora deve fare due scalini e poi c'è una curva e l'ultima rampa che dà al pianerottolo del secondo piano dove finiscono le scale. Sale le scale piano piano; ha l'affanno. Ma non è per la fatica delle scale; è per l'emozione. Fra poco vedrà il suo affascinante amico di chat. E sopratutto non sa cosa potrà succedere. Il respiro è forte ora; i seni rigogliosi sembrano voler uscire dalla camicetta, pur larga.
Valentina scrive w. “sono sul pianerottolo del secondo piano” e aspetta che si apra una delle due porte. Nota che vicino alla porta di destra c'è una sedia. Mentre sulla porta d'ingresso sinistra vede una ragnatela segno che da tempo non vi entra alcuno. Quindi la porta di ingresso dell'appartamento di Alfredo è quella destra. Ma perché non apre?; nel mentre pensa questo …..plin....altra notifica di w: “spogliati completamente e metti i vestiti sulla sedia”. La lettura del messaggio è una sorpresa e come una fucilata che l'attraversa tutta da cima a fondo. Lo rilegge per capire se ha letto bene. Pensa: è un gioco erotico di Alfredo; mi vuole far entrare in casa nuda. La cosa – anche se vorrebbe quasi non ammetterlo – le dà allegria: perché significa che la serata sarà anche di sesso....è evidente che non può che essere così. Poi, ragiona, non c'è rischio nel denudarsi: l'appartamento di fianco è chiuso e lei starà nuda pochi attimi e poi sicuramente potrà entrare nell'appartamento di Alfredo. Certo un po' si vergogna delle sue abbondanze, però si tranquillizza pensando che Alfredo già sa bene e quindi per lui non sarà una sorpresa negativa.
Si spoglia quasi completamente, per un rimasuglio di vergogna rimane con reggiseno e mutandine e scarpe.
Plin.......altra notifica di w: “completamente, anche mutandine reggiseno e scarpe”.
Valentina immagina che lui la veda dallo spioncino. La donna esegue ma comincia ad avere una strana sensazione; una specie di presentimento che però non sa identificare esattamente. E tuttavia insieme a questa sorta di presentimento ha una vampata di calore alla figa. Si toglie il reggiseno scoprendo le grosse mammelle e i capezzoli turgidi all'inverosimile. Poi si toglie le mutandine già molto inumidite dal sesso. Poi infine le scarpe; lascia tutto sulla sedia.
Plin.......altra notifica di w: “lascia anche il telefono sulla sedia e dà le spalle alla porta alla tua destra”.
Valentina pensa che lui le voglia fare una sorpresa, oppure magari desidera vederla da dietro quando aprirà la porta. Ormai, pensa, ci siamo; finalmente vedrà il suo intimo affascinante amico di chat. Quindi lascia il telefono sulla sedia e si volta. E poi tutto succede in un attimo. La porta alle sue spalle si apre e si chiude velocemente. Quando Valentina si volta di nuovo verso la porta vede che la sedia con i suoi vestiti, scarpe e cellulare non c'è più.
Ora la paura, feroce e anche cattiva si impadronisce di Valentina. Si sente perduta. Si rende conto che lei è totalmente nuda senza nulla addosso, senza potersi riparare con niente. E sopratutto non può più controllare gli eventi. Diventa rosso fuoco. Panico totale. Sta per mettersi a picchiare con le mani sulla porta di ingresso dell'appartamento destro per protestare, ma proprio in quel momento sente che si apre il portoncino principale al piano terra. Entrano delle persone, parlano forte. Salgono le scale. E lei è completamente nuda. Ragiona che probabilmente sono gli abitanti del primo piano e se lei facesse qualsiasi rumore essi, incuriositi, potrebbero andare a vedere e vedrebbero lei, nuda come un verme, con tutte le sue abbondanze. Quindi deve stare in silenzio. Zitta. E sperare. Sperare che per un qualche motivo non svoltino la curva delle rampe delle scale dopo il primo piano. E' nuda, ma le fa caldo. Suda. A dire la verità le “suda” anche la figa. Questa situazione incredibilmente la eccita in modo inverosimile. Terrore ed eccitazione vanno insieme. Sente le voci sempre più vicino. C'è anche un bambino che paleggia con un pallone; sente il rumore sempre più vicino. Il cuore in gola batte all'impazzata. Nel basso ventre il clitoride le vibra impazzito, le ghiandole vaginali viaggiano a duemila: la terrificante paura le causa anche una terrificante eccitazione. Ora vede la palla che rimbalza sulla parete della rampa di scale al termine della quale c'è lei completamente nuda. Non c'è nulla per nascondersi; istintivamente le viene di mettersi le due mani a riparo del sesso perché oltre che nudo e glabro e anche visibilmente grondante di umori; e quindi a vergogna si aggiungerebbe vergogna. La palla torna indietro; vede le mani del bimbo che la riprende. Il bambino non svolta la curva. Poi entra nell'appartamento del primo piano insieme agli adulti. E' salva. Per ora. Grosse gocce di sudore del suo corpo iniziano a confondersi con gli umori che le colano dalla figa sulle cosce. E' stordita e confusa. Le sembra di vivere un incubo terribile e un sogno meraviglioso allo stesso tempo. Respira forte, ma sempre attenta a non fare rumore. Guarda la porta chiusa e vede un biglietto che esce.
Lo raccoglie e vi trova scritto: “sul muro alla tua destra c'è uno sportellino....aprilo e prendi il dildo che vi troverai”. Il gioco non è finito, allora. Sempre sperando che sia gioco. Perché ora non è più sicura di nulla. Apre lo sportello di cui finora non aveva percepito l'esistenza. E' un piccolo vano ove sono alloggiati dei contatori dell'elettricità e inoltre vi è un grosso, veramente grosso, dildo con la funzione di vibrazione. La vista le fa piegare le ginocchia. Immagina quello che fra poco gli ordinerà di fare il suo amico di chat. Ma sinceramente ora, se fosse libera di fare quello che vuole, ne approfitterebbe da se, tale è l'eccitazione e l'impulso che le proviene dal clitoride che, impaziente, chiede in modo martellante di avere soddisfazione. Prende in mano il dildo e richiude lo sportellino.
Da sotto la porta dell'appartamento esce un nuovo biglietto: “mettiti a 4 zampe dando il culo sulle scale e infilati il dildo in figa facendolo vibrare....e godi...godi .. godi liberamente”.
L'emozione, se possibile, aumenta ancora. Ma ora c'è anche il desiderio. Il desiderio fortissimo di godere. Di soddisfarsi. Certo, si sente umiliata. Umiliata di stare nuda senza alcuna possibilità di coprirsi sul pianerottolo di un appartamento in una cittadina dove non conosce nessuno, con il rischio reale che qualcuno la veda. Ma è un'umiliazione che le crea anche eccitazione. Eccitazione al punto che ora è lei che vuole continuare a giocare, sempre ammesso che sia un gioco. Lo vuole con tutte le sue forze.
Si mette a pecorina, il culo verso la rampa delle scale, come è scritto nel biglietto. E si infila in figa il dildo azionando la vibrazione. E' grosso ma entra facilmente, talmente tanto è bagnata di umori la sua fessura, priva completamente di peluria. I grossi seni quasi toccano il pavimento. La vibrazione le dà subito alla testa. Sente delle scariche elettriche. Ora la guancia sinistra è appoggiata sul pavimento; i capezzoli turgidi toccano le mattonelle e con il movimento le sfregano aggiungendo la goduria che le proviene in rapido aumento dalla figa. Sta quasi per venire quando sente aprire la porta del piano di sotto. Escono delle persone. Nuovamente terrore. Terrore totale. Parlano. Sembrano incerte sul da farsi. Non capisce esattamente cosa dicono. Dovrebbe alzarsi e darsi un contegno, almeno quel contegno che la nudità non nascondibile le consente. Ma non riesce. Dentro se due parti giocano una battaglia feroce: la parte razionale le dice di alzarsi togliersi il dildo e salvare il salvabile; l'altra parte quella che ragiona con gli impulsi che le provengono dal clitoride e dalla vagina le dice che ormai le cose sono troppo avanti, il treno dell'orgasmo viaggia ad altissima velocità e non può più essere fermato. Poi capisce esattamente una frase di un uomo: “i contatori della luce sono nel pianerottolo di sopra; è da lì che si può vedere la lettura”. Oddio. No. E' un incubo. Ora vengono e mi vedono. Sente il sangue scorrerle ovunque. Sente il cuore pulsare sulle tempie, sugli occhi, sulle orecchie, sui capezzoli, sul clitoride e ora anche sull'ano che con l'eccitazione parossistica si è aperto autonomamente. Sa che è perduta. Ma ora deve godere altrimenti impazzirà, poi penserà al suicidio per la vergogna. Sente il piacere aumentare sempre più; si morde le labbra per non gemere.
Sente un'altra voce: “andiamo, poi i contatori li guardiano quando torniamo”. Scendono le scale ed escono. Come sente la porta di ingresso delle scale condominiali chiudersi si può abbandonare. La vista le viene meno e si lascia andare ad un orgasmo assurdo, pazzesco e lunghissimo, gemendo e sbavando senza ritegno e infine, incurante della perdita di ogni dignità, rotolandosi sul pavimento in preda a spasmi e scatti come affetta da una crisi epilettica.
Dopo un minuto torna in se. É nuda distesa di fianco sul fondo del pianerottolo. Gli umori continuano a fuoriuscire dal sesso inondando le cosce e anche il pavimento. Il dildo ancora dentro la figa piano piano, autonomamente e per la forza di gravità, esce fino a appoggiarsi sulle mattonelle, gocciolante di umori. La testa se la sente rovente; dalla bocca è uscita durante l'orgasmo una bavetta che in parte se la trova ora sul mento e in parte sul pavimento. E' stremata. Ma è appagata perché sa di aver goduto come mai aveva goduto prima e come pochi, pochissimi, potranno provare nella vita.
Si alza con difficoltà; ha le ginocchia un po' ammaccate: nella frenesia dell'orgasmo non stava certo a guardare se sbattevano qua e là. Sente tirare i tendini, anche tutti i muscoli sono indolenziti. Il suo corpo è stato sottoposto a uno sforzo veramente estremo. E' ancora distesa che sente alle spalle aprirsi e chiudersi la porta. Si gira e vede la sedia con i suoi abiti, scarpe e cellulare.
E un biglietto dove vi è scritto: “sei stata bravissima complimenti....ora riponi il dildo dove l'hai trovato senza pulirlo e rivestiti pure”.
Valentina sorride. Respira forte e si riveste anche se mancano le mutandine sia quelle che aveva addosso, sia quelle di ricambio nella borsetta. Quindi sotto l'ampia gonna rimane nuda. Prima di scendere le scale scrive un whatsapp :”anche tu sei stato bravissimo. Grazie. ….Però che rischio!”.
… plin... notifica di w. “piccolo rischio piccolo godimento; rischio estremo godimento estremo”.
Valentina è proprio contenta. Scende le scale raggiante. I doloretti qua e la sono piacevoli perchè le ricordano che tutto quello che è successo è reale e non un sogno.
Nella metro seduta su un sedile riceve un altro w. : “e confermo che sei bellissima” … altro w. “e hai anche un odore e sapore inebriante”. Lei chiede con un altro w.: “come fai a dirlo?”.
Lui risponde: “dai trofei che mi sono preso: le tue mutandine e il dildo gocciolante dei tuoi umori. Tutto veramente inebriante. Complimenti mia bellissima”.
Queste parole, come è facile immaginare, le provocano una scarica alla figa. Immagina che così bagnerà la gonna, ma non le importa nulla; anzi allarga un po' le gambe per aiutare gli umori a fuoriuscire.
Ci si può innamorare di una persona mai sentita al telefono e nemmeno mai vista. Di cui si ha solo una foto che forse non è nemmeno di lui. Si, ci si può innamorare. A Valentina è successo.
Ella è l'emblema dell'appagamento e della felicità.
In piedi sul metro c'è una giovane ragazza, vestita in abiti succinti, bellissima e osservata da tutta la carrozza. Lei sa di essere desiderata da tutti gli uomini e invidiata da tutte le donne. Lo sa e guarda tutti e tutte con sfrontatezza. Poi incrocia lo sguardo di Valentina, sua coetanea ma grassona, e che certo nemmeno lontanamente suscita un qualche interesse nei maschi della carrozza. Ma lo sguardo della grassona è fiero e incredibilmente luminoso. La ragazza in piedi la guarda schifata e si domanda cosa mai ci sarà da essere fieri con quel corpo indesiderabile.
Valentina si rende conto dell'osservazione non detta ma pensata dalla ragazza in piedi e mentalmente le risponde: “tu sarai bellissima ma io mezz'ora fa ho avuto il godimento più intenso che si possa avere e che tu non avrai mai nella tua vita; quindi sei tu che dovresti invidiare me e non viceversa”.
Fine.
broberto_75@libero.it
Valentina sale in metro. Prende lo smart phone e scrive un messaggio whatsapp: “presa la metro”. Passa un minuto ….. plin ….il suono della notifica di un whatsapp: “scendi alla fermata Anagnina”.
Era da un mese che Valentina chattava con un tipo veramente interessante, Alfredo. All'inizio senza dare troppa confidenza. Poi, mano a mano, in modo sempre più intimo, senza però mai scendere nel volgare. Lui, Alfredo, 54 enne, dirigente di una multinazionale e residente a Milano, sposato con figli, era momentaneamente al lavoro nella Capitale e aveva preso in affitto un piccolo appartamento in una delle maggiori cittadine dei Castelli romani. Lei, Valentina, 26 enne single, viveva con i genitori in un grande condominio nel quartiere Tuscolano di Roma; Valentina era molto in sovrappeso e ciò le procurava un disagio e un senso di colpa che la bloccava nei rapporti interpersonali. Quindi stava molto in casa girando nei social media e nelle varie chat. Alfredo era diverso da tutti gli altri che aveva conosciuto in chat: colto, ironico, divertente, cortese, educato. Quando poi arrivò il momento di scambiarsi le foto Valentina rimase stupefatta nel constatare il fascino di lui che, pur non più giovane anagraficamente, dimostrava molti anni in meno e sopratutto un carisma che l'aveva catturata. Purtroppo era praticamente certa che quando lui avrebbe visto la foto di lei, mandata senza stupidi trucchi, si sarebbe dileguato. Invece con sua sorpresa e felicità lui aveva risposto alla mail inviata con allegata la foto di lei: “sei bellissima, complimenti”. Glissando completamente sulla notevole mole di lei, probabilmente per la sua immancabile, quanto gradita, cortesia.
Valentina scende dalla metro. Prende lo smart phone, scrive su whatsapp: “sono scesa alla fermata Anagnina”. Passa un minuto … plin ….altra notifica di un whatsapp: “prendi autobus Cotral per la cittadina YYYYY fermata xxxxx”.
Mano a mano che Valentina raggiunge le varie tappe del percorso e quindi percepisce che la meta si avvicina, la tensione le cresce. Ogni tanto fa un sospiro forte per cercare di allentare l'ansia.
L'idea di darsi un appuntamento dopo che lui le aveva scritto “sei bellissima, complimenti” Valentina ce l'aveva nel cuore ma non voleva farsi avanti lei. Quindi, quando Alfredo glielo propose ebbe un moto di autentica felicità, anche se cercò di non farlo a vedere per non scoprirsi troppo. Però non si azzardò a fiatare, a rischio di sembrare conquista troppo facile, quando lui le chiese di andare a casa sua che lì potevano stare tranquilli. Il percorso da fare glielo avrebbe indicato via via, ….così ….per gioco.
Valentina scrive su w. “arrivata fermata xxxx...ora cosa faccio?”...... plin ….altra notifica di w. “prendi via Costituzione che hai sulla destra e poi la seconda sulla sinistra che è Via Veneto, dopo pochi metri c'è una panetteria”.
E' primavera; non fa caldo, temperatura mite. Ma a Valentina fa caldo. Forse perché non sa cosa aspettarsi quando incontrerà Alfredo. Lui era stato vago, anzi decisamente evasivo quando lei le aveva chiesto cosa avrebbero fatto nell'incontro. Negli ultimi giorni la chat era scivolata, senza che lei se ne rendesse pienamente conto, sulle loro cose intime, sulle loro reciproche tendenze; lui aveva detto che era un dominante, un dominante cerebrale e gli piaceva giocare con la mente e le sensazioni. Lei aveva confessato che era attratta dall'idea di subire umiliazioni anche se poi, diceva, un conto è fantasticare un altro è poi la realtà.
Valentina scrive su w. “arrivata panetteria” …... plin....altra notifica di w: “sulla destra della panetteria c'è un cancello aperto che da su un vicolo, fermati al 14/D”
Valentina le aveva chiesto quale abbigliamento avesse dovuto indossare; lui aveva risposto che andava bene un abbigliamento tale che lei si sentisse a suo agio. Non chiedeva altro. Ciò fece pensare a Valentina che l'incontro non sarebbe stato di sesso, come invece lei sperava ardentemente. Tuttavia decise di depilarsi completamente e si dedicò in modo maniacale al trucco. Poi si vestì con un ampia e lunga gonna e una larga camicetta le quali le sembravano potessero nascondere meglio le sue abbondanze che la imbarazzavano molto. Infine decise di portarsi delle mutandine di ricambio e uno spazzolino e del dentifricio, casomai lui, magari succedesse veramente, si diceva fra se, l'avesse invitata a rimanere anche la notte.
Valentina scrive w. “sono davanti al 14/D”..... il portone si apre.......plin....altra notifica di w: “entra e chiuditi il portone alle spalle e poi sali al secondo piano”.
Il cuore di Valentina batte all'impazzata. E' ancora in tempo per tornare indietro. La cosa che la terrorizza è quella di non piacere; forse sarebbe meglio tornare indietro e magari poi, scusandosi, gli avrebbe scritto che non si era sentita bene. Però le gambe vanno da sole. Entra. Davanti a sé ha delle scale condominiali. Al piano terra non ci sono porte di ingresso ad appartamenti. Sale la prima rampa di scale. Poi la seconda. Ora è al primo piano. C'è un pianerottolo e due porte di ingresso; evidentemente ci sono due appartamenti. Valentina sente dei rumori provenire sia dall'uno che dall'altro. Sono suoni di televisioni accese, di risate di bambini, di sedie che si muovono. Ora deve fare due scalini e poi c'è una curva e l'ultima rampa che dà al pianerottolo del secondo piano dove finiscono le scale. Sale le scale piano piano; ha l'affanno. Ma non è per la fatica delle scale; è per l'emozione. Fra poco vedrà il suo affascinante amico di chat. E sopratutto non sa cosa potrà succedere. Il respiro è forte ora; i seni rigogliosi sembrano voler uscire dalla camicetta, pur larga.
Valentina scrive w. “sono sul pianerottolo del secondo piano” e aspetta che si apra una delle due porte. Nota che vicino alla porta di destra c'è una sedia. Mentre sulla porta d'ingresso sinistra vede una ragnatela segno che da tempo non vi entra alcuno. Quindi la porta di ingresso dell'appartamento di Alfredo è quella destra. Ma perché non apre?; nel mentre pensa questo …..plin....altra notifica di w: “spogliati completamente e metti i vestiti sulla sedia”. La lettura del messaggio è una sorpresa e come una fucilata che l'attraversa tutta da cima a fondo. Lo rilegge per capire se ha letto bene. Pensa: è un gioco erotico di Alfredo; mi vuole far entrare in casa nuda. La cosa – anche se vorrebbe quasi non ammetterlo – le dà allegria: perché significa che la serata sarà anche di sesso....è evidente che non può che essere così. Poi, ragiona, non c'è rischio nel denudarsi: l'appartamento di fianco è chiuso e lei starà nuda pochi attimi e poi sicuramente potrà entrare nell'appartamento di Alfredo. Certo un po' si vergogna delle sue abbondanze, però si tranquillizza pensando che Alfredo già sa bene e quindi per lui non sarà una sorpresa negativa.
Si spoglia quasi completamente, per un rimasuglio di vergogna rimane con reggiseno e mutandine e scarpe.
Plin.......altra notifica di w: “completamente, anche mutandine reggiseno e scarpe”.
Valentina immagina che lui la veda dallo spioncino. La donna esegue ma comincia ad avere una strana sensazione; una specie di presentimento che però non sa identificare esattamente. E tuttavia insieme a questa sorta di presentimento ha una vampata di calore alla figa. Si toglie il reggiseno scoprendo le grosse mammelle e i capezzoli turgidi all'inverosimile. Poi si toglie le mutandine già molto inumidite dal sesso. Poi infine le scarpe; lascia tutto sulla sedia.
Plin.......altra notifica di w: “lascia anche il telefono sulla sedia e dà le spalle alla porta alla tua destra”.
Valentina pensa che lui le voglia fare una sorpresa, oppure magari desidera vederla da dietro quando aprirà la porta. Ormai, pensa, ci siamo; finalmente vedrà il suo intimo affascinante amico di chat. Quindi lascia il telefono sulla sedia e si volta. E poi tutto succede in un attimo. La porta alle sue spalle si apre e si chiude velocemente. Quando Valentina si volta di nuovo verso la porta vede che la sedia con i suoi vestiti, scarpe e cellulare non c'è più.
Ora la paura, feroce e anche cattiva si impadronisce di Valentina. Si sente perduta. Si rende conto che lei è totalmente nuda senza nulla addosso, senza potersi riparare con niente. E sopratutto non può più controllare gli eventi. Diventa rosso fuoco. Panico totale. Sta per mettersi a picchiare con le mani sulla porta di ingresso dell'appartamento destro per protestare, ma proprio in quel momento sente che si apre il portoncino principale al piano terra. Entrano delle persone, parlano forte. Salgono le scale. E lei è completamente nuda. Ragiona che probabilmente sono gli abitanti del primo piano e se lei facesse qualsiasi rumore essi, incuriositi, potrebbero andare a vedere e vedrebbero lei, nuda come un verme, con tutte le sue abbondanze. Quindi deve stare in silenzio. Zitta. E sperare. Sperare che per un qualche motivo non svoltino la curva delle rampe delle scale dopo il primo piano. E' nuda, ma le fa caldo. Suda. A dire la verità le “suda” anche la figa. Questa situazione incredibilmente la eccita in modo inverosimile. Terrore ed eccitazione vanno insieme. Sente le voci sempre più vicino. C'è anche un bambino che paleggia con un pallone; sente il rumore sempre più vicino. Il cuore in gola batte all'impazzata. Nel basso ventre il clitoride le vibra impazzito, le ghiandole vaginali viaggiano a duemila: la terrificante paura le causa anche una terrificante eccitazione. Ora vede la palla che rimbalza sulla parete della rampa di scale al termine della quale c'è lei completamente nuda. Non c'è nulla per nascondersi; istintivamente le viene di mettersi le due mani a riparo del sesso perché oltre che nudo e glabro e anche visibilmente grondante di umori; e quindi a vergogna si aggiungerebbe vergogna. La palla torna indietro; vede le mani del bimbo che la riprende. Il bambino non svolta la curva. Poi entra nell'appartamento del primo piano insieme agli adulti. E' salva. Per ora. Grosse gocce di sudore del suo corpo iniziano a confondersi con gli umori che le colano dalla figa sulle cosce. E' stordita e confusa. Le sembra di vivere un incubo terribile e un sogno meraviglioso allo stesso tempo. Respira forte, ma sempre attenta a non fare rumore. Guarda la porta chiusa e vede un biglietto che esce.
Lo raccoglie e vi trova scritto: “sul muro alla tua destra c'è uno sportellino....aprilo e prendi il dildo che vi troverai”. Il gioco non è finito, allora. Sempre sperando che sia gioco. Perché ora non è più sicura di nulla. Apre lo sportello di cui finora non aveva percepito l'esistenza. E' un piccolo vano ove sono alloggiati dei contatori dell'elettricità e inoltre vi è un grosso, veramente grosso, dildo con la funzione di vibrazione. La vista le fa piegare le ginocchia. Immagina quello che fra poco gli ordinerà di fare il suo amico di chat. Ma sinceramente ora, se fosse libera di fare quello che vuole, ne approfitterebbe da se, tale è l'eccitazione e l'impulso che le proviene dal clitoride che, impaziente, chiede in modo martellante di avere soddisfazione. Prende in mano il dildo e richiude lo sportellino.
Da sotto la porta dell'appartamento esce un nuovo biglietto: “mettiti a 4 zampe dando il culo sulle scale e infilati il dildo in figa facendolo vibrare....e godi...godi .. godi liberamente”.
L'emozione, se possibile, aumenta ancora. Ma ora c'è anche il desiderio. Il desiderio fortissimo di godere. Di soddisfarsi. Certo, si sente umiliata. Umiliata di stare nuda senza alcuna possibilità di coprirsi sul pianerottolo di un appartamento in una cittadina dove non conosce nessuno, con il rischio reale che qualcuno la veda. Ma è un'umiliazione che le crea anche eccitazione. Eccitazione al punto che ora è lei che vuole continuare a giocare, sempre ammesso che sia un gioco. Lo vuole con tutte le sue forze.
Si mette a pecorina, il culo verso la rampa delle scale, come è scritto nel biglietto. E si infila in figa il dildo azionando la vibrazione. E' grosso ma entra facilmente, talmente tanto è bagnata di umori la sua fessura, priva completamente di peluria. I grossi seni quasi toccano il pavimento. La vibrazione le dà subito alla testa. Sente delle scariche elettriche. Ora la guancia sinistra è appoggiata sul pavimento; i capezzoli turgidi toccano le mattonelle e con il movimento le sfregano aggiungendo la goduria che le proviene in rapido aumento dalla figa. Sta quasi per venire quando sente aprire la porta del piano di sotto. Escono delle persone. Nuovamente terrore. Terrore totale. Parlano. Sembrano incerte sul da farsi. Non capisce esattamente cosa dicono. Dovrebbe alzarsi e darsi un contegno, almeno quel contegno che la nudità non nascondibile le consente. Ma non riesce. Dentro se due parti giocano una battaglia feroce: la parte razionale le dice di alzarsi togliersi il dildo e salvare il salvabile; l'altra parte quella che ragiona con gli impulsi che le provengono dal clitoride e dalla vagina le dice che ormai le cose sono troppo avanti, il treno dell'orgasmo viaggia ad altissima velocità e non può più essere fermato. Poi capisce esattamente una frase di un uomo: “i contatori della luce sono nel pianerottolo di sopra; è da lì che si può vedere la lettura”. Oddio. No. E' un incubo. Ora vengono e mi vedono. Sente il sangue scorrerle ovunque. Sente il cuore pulsare sulle tempie, sugli occhi, sulle orecchie, sui capezzoli, sul clitoride e ora anche sull'ano che con l'eccitazione parossistica si è aperto autonomamente. Sa che è perduta. Ma ora deve godere altrimenti impazzirà, poi penserà al suicidio per la vergogna. Sente il piacere aumentare sempre più; si morde le labbra per non gemere.
Sente un'altra voce: “andiamo, poi i contatori li guardiano quando torniamo”. Scendono le scale ed escono. Come sente la porta di ingresso delle scale condominiali chiudersi si può abbandonare. La vista le viene meno e si lascia andare ad un orgasmo assurdo, pazzesco e lunghissimo, gemendo e sbavando senza ritegno e infine, incurante della perdita di ogni dignità, rotolandosi sul pavimento in preda a spasmi e scatti come affetta da una crisi epilettica.
Dopo un minuto torna in se. É nuda distesa di fianco sul fondo del pianerottolo. Gli umori continuano a fuoriuscire dal sesso inondando le cosce e anche il pavimento. Il dildo ancora dentro la figa piano piano, autonomamente e per la forza di gravità, esce fino a appoggiarsi sulle mattonelle, gocciolante di umori. La testa se la sente rovente; dalla bocca è uscita durante l'orgasmo una bavetta che in parte se la trova ora sul mento e in parte sul pavimento. E' stremata. Ma è appagata perché sa di aver goduto come mai aveva goduto prima e come pochi, pochissimi, potranno provare nella vita.
Si alza con difficoltà; ha le ginocchia un po' ammaccate: nella frenesia dell'orgasmo non stava certo a guardare se sbattevano qua e là. Sente tirare i tendini, anche tutti i muscoli sono indolenziti. Il suo corpo è stato sottoposto a uno sforzo veramente estremo. E' ancora distesa che sente alle spalle aprirsi e chiudersi la porta. Si gira e vede la sedia con i suoi abiti, scarpe e cellulare.
E un biglietto dove vi è scritto: “sei stata bravissima complimenti....ora riponi il dildo dove l'hai trovato senza pulirlo e rivestiti pure”.
Valentina sorride. Respira forte e si riveste anche se mancano le mutandine sia quelle che aveva addosso, sia quelle di ricambio nella borsetta. Quindi sotto l'ampia gonna rimane nuda. Prima di scendere le scale scrive un whatsapp :”anche tu sei stato bravissimo. Grazie. ….Però che rischio!”.
… plin... notifica di w. “piccolo rischio piccolo godimento; rischio estremo godimento estremo”.
Valentina è proprio contenta. Scende le scale raggiante. I doloretti qua e la sono piacevoli perchè le ricordano che tutto quello che è successo è reale e non un sogno.
Nella metro seduta su un sedile riceve un altro w. : “e confermo che sei bellissima” … altro w. “e hai anche un odore e sapore inebriante”. Lei chiede con un altro w.: “come fai a dirlo?”.
Lui risponde: “dai trofei che mi sono preso: le tue mutandine e il dildo gocciolante dei tuoi umori. Tutto veramente inebriante. Complimenti mia bellissima”.
Queste parole, come è facile immaginare, le provocano una scarica alla figa. Immagina che così bagnerà la gonna, ma non le importa nulla; anzi allarga un po' le gambe per aiutare gli umori a fuoriuscire.
Ci si può innamorare di una persona mai sentita al telefono e nemmeno mai vista. Di cui si ha solo una foto che forse non è nemmeno di lui. Si, ci si può innamorare. A Valentina è successo.
Ella è l'emblema dell'appagamento e della felicità.
In piedi sul metro c'è una giovane ragazza, vestita in abiti succinti, bellissima e osservata da tutta la carrozza. Lei sa di essere desiderata da tutti gli uomini e invidiata da tutte le donne. Lo sa e guarda tutti e tutte con sfrontatezza. Poi incrocia lo sguardo di Valentina, sua coetanea ma grassona, e che certo nemmeno lontanamente suscita un qualche interesse nei maschi della carrozza. Ma lo sguardo della grassona è fiero e incredibilmente luminoso. La ragazza in piedi la guarda schifata e si domanda cosa mai ci sarà da essere fieri con quel corpo indesiderabile.
Valentina si rende conto dell'osservazione non detta ma pensata dalla ragazza in piedi e mentalmente le risponde: “tu sarai bellissima ma io mezz'ora fa ho avuto il godimento più intenso che si possa avere e che tu non avrai mai nella tua vita; quindi sei tu che dovresti invidiare me e non viceversa”.
Fine.
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