Dispersa nello spazio

di
genere
fantascienza

Dispersa nello spazio

https://www.youtube.com/watch?v=gcGj4j7ZIQg

Yuko spense la radio.
A cosa le sarebbe ancora servito qualunque tipo di comunicazione, visto che, comunque, per poter raggiungere con un commento la base sulla Terra dovevano passare più di dieci ore?
Semplicemente schiacciò un pulsante e interruppe ogni possibilità di interagire con la patria da cui, anni prima, era partita.
Guardò il monitor che le ricordava la data che in quel momento scandiva il fluire del tempo su quell'azzurro, lontano, punto luminoso.
Che senso avevano per lei, ora, i mesi, i giorni e perfino le ore?
Da così tanto tempo aveva lasciato il suo pianeta, che, ora, conoscere a che punto si trovasse il globo lungo la sua orbita intorno al Sole era del tutto ridicolo.
Anche lo stesso fluire dei secondi aveva, già da molto tempo, perso ogni significato per lei che aveva viaggiato così rapida nello spazio, soggetta ai potenti campi gravitazionali di Giove, prima, e ora di Saturno.
Era solo uno degli ultimi legami alla sua vita precedente, quando ancora passeggiava soggetta alla gravità, schiacciata a un suolo.
La riconobbe, laggiù, la stellina azzurra, vicino al Sole. Tutto sommato anche carina e splendente.
Per un attimo la sua mente fu investita da una moltitudine di ricordi.
Solo per un attimo.
“Ci alzammo che non era ancora l'alba
pronti per trasbordare
dentro un satellite artificiale...”
La sua spedizione non sarebbe mai giunta alle Porte di Sirio né in nessun altro posto.
Il suo “equipaggio sperimentale”.
Questo ormai era chiaro a lei quanto alla base di controllo della missione, laggiù, sulla Terra.

La sua mano azionò la leva dei motori e la navicella si spinse in un movimento senza suoni verso il punto che la comandante e unica superstite dell'equipaggio, aveva già stabilito.
Con un pulsante innescò l'apertura dei portelloni di protezione e l'immagine del pianeta e dei suoi anelli comparve davanti ai suoi occhi, vera e palpabile e non più trasmessa da monitor asettici.
Gli anelli erano di una lucentezza abbagliante, in marcato contrasto con la superficie del pianeta, di un pacifico giallo oro.
Graffi rabbiosi di luce su uno sfondo che le ricordava i campi di grano maturo.
“As we walk in fields of gold...”
La navicella si mosse verso la divisione di Encke, quello spazio scuro che separa gli anelli più interni di Saturno, lì, davanti a lei, vicinissima.
Da quella distanza gli anelli avevano l'aspetto di un insondabile deserto di sassi allineati in percorsi concentrici.
Un immenso disco musicale in cui i solchi scavati nel vinile erano stati sostituiti dall'impalpabile seta di un gigantesco ragno cosmico.
Il tronco di un ultramillenario ulivo tagliato alla sua base e inciso dai rilievi che ne ricordavano l'accrescimento lento e paziente, distribuito su una vasta schiera di anni.
Ma da più vicino polveri, sassi e macigni, il rimasuglio di satelliti distrutti dalle maree gravitazionali, svelavano la misteriosa natura del sottilissimo cerchio di sabbie splendenti.
"Noi,
provinciali dell'Orsa Minore,
alla conquista degli spazi interstellari..."
No, per lei nessun viaggio interstellare. La missione era fallita già dopo le prime orbite intorno a Giove. L'equipaggio quasi del tutto estinto e le traiettorie rimaneggiate in modo irreversibile dal passaggio imprevisto di una cometa.
Si fermò prima di raggiungere lo spazio vuoto tra gli anelli maggiori. Là, comunque, non avrebbe potuto proseguire la sua orbita intorno al "Signore degli Anelli" e, in poco tempo, la stessa navicella sarebbe stata spostata dalle forse gravitazionali dei satelliti interni.
Saturno, quell'immensa frittata dorata, quell'oceano di crema, aveva un aspetto bonario e rassicurante e gli anelli, sì, erano veramente affascinanti. Qui si sarebbe fermata la spedizione. Di propellente, procedure e traiettorie per un ritorno a Terra non ce n'erano più, e questo, anche se mai esplicitato, era ampiamente accertato.
Yuko si spogliò della tuta di bordo e della maglietta, rimanendo con i soli slip.
Indossò la tuta spaziale e fissò il casco. Il check sull'impianto di ossigenazione confermò il corretto funzionamento dei sistemi.
Un ultimo sguardo agli ambienti che erano stati la sua dimora negli ultimi anni di volo solitario e si diresse in coda alla navetta, dove si trovava il sistema d'uscita.
Poche manovre e l'astronauta fu nello spazio vuoto e sconfinato.
Si allontanò per poter guardare meglio il modulo di navigazione, contemplandolo dall'esterno dopo tanto tempo: un piccolo guscio di metallo smaltato di bianco, effimera residenza per presuntuosi esploratori dello spazio.
"E vestiti di grigio chiaro,
per non disperdersi"
Loro invece si erano dispersi.
Ma anche a questa evenienza erano stati preparati a lungo, con corsi e seminari. Non erano mancati i colloqui con psicologi.
Yuko ora ruotava lentamente su sé stessa, avvolta del nero vuoto in cui galleggiava, sospesa nel nulla. Il pianeta gassoso le passava davanti agli occhi a ogni sua rotazione, giallo e caldo, come un mare di nuvole in prossimità del tramonto.
La cosmonauta giapponese si preparava a diventare un elemento permanente degli anelli di Saturno.
Si guardò la spalla su cui spiccava la bandiera bianca con il disco rosso. La sua patria.
Il suo nome scritto in Kanji.
新倉 優子
Yuko, “figlia gentile”.
"Seguimmo certe rotte diagonali
dentro la Via Lattea..."
Rimase lì, a ruotare lentamente su sé stessa, in impercettibile movimento orbitario intorno al pianeta, accompagnata dai miliardi di frammenti che costituiscono gli anelli e di cui ora si sentiva parte. L'astronave poco distante brillava di riflessi dorati.
Alla fine si decise.
Sganciò il sistema di tenuta ermetico. L'acuto sibilo dell'aria in pressione che scappava dalla sua tuta fu l'ultimo suono che percepì; poi si tolse il casco.
Sentì il freddo improvviso, ma trattenne il respiro in una lunghissima apnea.
Stupita di trovarsi ancora viva dopo i primi secondi, proseguì togliendosi la tuta e rimanendo quasi nuda a volteggiare nello spazio.
Dopo lo schiaffo iniziale non avvertì più il freddo, né sentì mancarle il fiato quando non riuscì più a resistere all'apnea.
Poteva rendersi conto del gelo cosmico solo osservando i minuti cristalli di ghiaccio coprirle gradualmente la pelle.
Quella pelle, la sua veste naturale, splendeva di luce riflessa. La radiazione bianca e folgorante che la colpiva rimbalzando sugli anelli, contrastava con il giallo indolente dalla superficie del pianeta.
Le unghie dei piedi smaltate di fucsia rappresentavano un elemento assolutamente inconsueto.
Sorrise rimirando l'ultimo tocco di cosmesi rimasto a testimoniare il suo vezzo femminile.
I capelli le fluttuavano intorno, rivestiti di minuti e trasparenti cristalli aghiformi.
I seni brillavano ricoperti di innumerevoli piccole scaglie di ghiaccio che riflettevano la luce.
"Come posso resistere in questo freddo, senza atmosfera e senza ossigeno?"
Domande senza risposta, mentre ruotava come un astro indipendente.
Il cielo stellato intorno a lei, in cui riconosceva le costellazioni note da sempre, si alternava ciclicamente alla visione del sistema di anelli e del disco planetario.
Là in fondo c'era il Sole, la loro stella, fonte della loro vita.
"Mi preparavo,
al lungo viaggio,
in cui ci si perde..."
Le parole dell'artista scomparso l'accompagnavano.
Ora Yuko stava meglio; si sentiva al posto giusto.
In qualche modo la sua personale missione era compiuta, anche se la spedizione era fallita.
Da qualche parte, lei, era arrivata, completando un suo percorso, iniziato tanti anni prima quando si era iscritta alle selezioni e nei corsi di addestramento.
Ora si sentiva in pace con sé stessa e col mondo che aveva abbandonato.
Guardò gli anelli del pianeta che tante volte aveva osservato dalla Terra con il suo telescopio e si sentì felice.
Un corpo nudo di una giovane donna, sospeso nell'etere, in lenta rotazione, in orbita intorno a Saturno.
Un corpo dalle forme ben rappresentate. Un corpo inaccessibile.

Dal sistema operativo, a bordo della sua navicella, le riprese effettuate a ritmo continuo dalle telecamere esterne venivano trasmesse alla base sulla Terra.
Le immagini di un'astronauta senza vita, nella sua tuta spaziale, che ruotava lentamente su sé stessa, dopo essersi tolta il casco.
Capelli e volto di una donna ricoperti di ghiaccio.

優子
di
scritto il
2025-10-23
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