Il trench aperto
di
lucen warrant
genere
tradimenti
Segreti in Rete
Tutto cominciò con un semplice click. Linda aveva aperto per curiosità un account secondario di posta elettronica e si ritrovò in un mondo di messaggi sconosciuti, eccitanti e proibiti. All’inizio erano solo scambi di parole: confidenze, desideri nascosti, fantasie che nessuno avrebbe mai immaginato.
Piano piano, le conversazioni si fecero più audaci. Linda iniziò a raccontare di una vita sessuale insoddisfacente, del marito e della monotonia quotidiana, e la risposta dell’interlocutore era sempre più insistente, curiosa, affamata. Con il tempo, le mail si arricchirono di immagini, scatti maliziosi, foto rubate a se stessa in pose intime. Ogni messaggio accendeva un desiderio latente, una voglia di trasgressione mescolata di timidezza e vergogna.
Dai Video al Gioco
Non passò molto prima che arrivassero i video. All’inizio erano brevi clip, provocanti ma controllate: Linda si mostrava appena, sfiorava le curve del corpo, lasciava intravedere il seno o le cosce. Poi il gioco si fece più intenso. La webcam le permetteva di condividere ogni gemito, ogni respiro, ogni movimento delle mani sul corpo nudo, e lei provava un piacere perverso nel vedere l’eccitazione crescere dall’altra parte dello schermo.
In quel mondo virtuale, Linda era si trasformò in una donna audace, desiderosa, obbediente ai desideri dell’interlocutore.
Dopo qualche settimana, le mail e le clip si trasformarono in sessioni live. La webcam divenne il loro teatro proibito: Linda, seduta davanti allo schermo, sentiva il cuore battere all’impazzata mentre il suo interlocutore la osservava e la commentava in tempo reale. Non c’era più solo il testo o l’immagine congelata: ogni suo movimento, ogni sospiro, ogni tremito era visibile, condiviso, valutato, desiderato. Linda imparava rapidamente a modulare i gemiti, a muoversi con malizia, a posare in modo che il corpo nudo sembrasse desideroso e obbediente.
Il brivido più forte non era nel mostrare il corpo, ma nell’immaginare che qualcuno potesse intuire il suo segreto, leggere la sua eccitazione. La stanza, il computer e la webcam diventavano un mondo a sé, dove Linda poteva abbandonarsi senza remore, mentre la fantasia del voyeur dall’altra parte amplificava ogni sensazione.
Trench Aperto
Fu allora che l’idea prese forma, ossessiva e irresistibile: perché non portare quella trasgressione nel mondo reale? Non bastava più il virtuale. Il desiderio di sentirsi al centro di uno sguardo che non fosse mediato da uno schermo, crebbe fino a diventare necessità. Ma ormai non era più sufficiente.
La chiamata di Carmelo arrivò in ufficio come un lampo: poche parole, secche, che non lasciavano spazio a esitazioni. Linda chiuse il portatile di scatto e si alzò dalla sedia con le mani ancora tremanti. Non aveva tempo di pensare, solo di obbedire a quel richiamo che le incendiava il petto.
Uscì così com’era, dal luogo di lavoro, con addosso il peso della giornata: i capelli appena scomposti, i vestiti segnati dalle ore trascorse, gli stivaletti neri che stringevano ancora le caviglie. Ogni passo affrettato sul marciapiede era un misto di urgenza e desiderio, e il cuore le batteva come se stesse correndo incontro a un segreto troppo grande da contenere.
Quando lui aprì la porta, non ci fu bisogno di parole. La spinse dentro, la blusa le venne strappata da mani ruvide, la bocca di lui le morse il collo lasciando segni rossi immediati. Linda gemette sorpresa, ma già pronta ad arrendersi.
Carmelo la fece inginocchiare davanti a sé, senza esitazioni. Linda gli aprì i pantaloni, tremante, e lo prese in bocca con avidità, succhiando e ingoiando fino a farsi mancare il fiato. Lui la teneva per i capelli, guidandole il ritmo, spingendola più giù, e lei gemeva con la bocca piena, sentendo il sapore acre e la durezza che pulsava contro la sua gola.
Quando la rialzò di peso, la fece piegare sul tavolo. Le mani di lui le strapparono via la gonna, la biancheria finì sul pavimento. Si chinò a leccarla da dietro, la lingua che affondava tra le pieghe bagnate, il rumore umido che la faceva tremare. Linda si contorceva, gemeva forte, la testa premuta contro il legno freddo, mentre Carmelo la divorava con la bocca, senza lasciarle tregua.
Poi la prese con violenza. La penetrò da dietro con una spinta secca che le strappò un grido, e cominciò a muoversi con colpi duri, ritmati, che la facevano sbattere contro il tavolo. Linda urlava, gemeva, con la pelle che si graffiava al contatto, ma il dolore si mescolava a un piacere feroce che le faceva perdere il controllo. Carmelo le afferrò i polsi dietro la schiena, piegandola ancora di più, mentre continuava a spingerle dentro, più forte, più profondo.
Quando venne, fu uno scoppio violento, un’ondata che le fece tremare tutto il corpo. Le gambe le cedettero, il respiro spezzato in singhiozzi, mentre Carmelo si lasciava andare con un gemito rauco, affondando fino in fondo. Restarono incollati, sudati, senza parole.
Solo allora lui la sollevò e, senza dolcezza, le ordinò:
— D’ora in avanti tornerai da me solo col trench. Nuda. I vestiti in una busta. Voglio saperti esposta, pronta, ogni volta che cammini per strada.
Linda annuì senza voce, con le cosce ancora tremanti. Obbedì subito: infilò soltanto il trench leggero, raccolse biancheria e abiti stropicciati in una busta di plastica, e uscì.
Fuori, la notte la investì come una lama. Ogni passo era una vertigine: il trench le sfiorava la pelle nuda, il vento ne sollevava i lembi lasciando intravedere bagliori proibiti. La busta di plastica dondolava al suo fianco come prova del peccato. Passò accanto a un ragazzo che abbassò lo sguardo proprio mentre la stoffa si apriva: un brivido la scosse, come se fosse stata davvero smascherata. Una coppia rise poco più in là, e Linda arrossì convinta che ridessero di lei. Persino l’occhio velato di un anziano col bastone le parve indugiare sulle sue gambe nude. Camminava e riviveva l’amplesso: la bocca piena, la lingua di lui, i colpi violenti dentro di lei. Sentiva ancora l’odore del sesso addosso, la pelle impregnata, le cosce appiccicose. E ogni ricordo la faceva bagnare di nuovo, lì, in mezzo alla gente. A ogni passo, Linda aveva la sensazione che qualcuno potesse leggere dentro di lei. Che chi incrociava potesse percepire l’odore del sesso che ancora le impregnava la pelle, riconoscere la macchia di piacere che le scivolava tra le cosce.
Quando finalmente chiuse la porta di casa alle sue spalle, restò immobile nell’ingresso, col trench ancora addosso e la busta caduta ai suoi piedi. Il respiro spezzato, il cuore impazzito, le cosce tremanti. Si guardò allo specchio e il l’immagine la fece trasalire : non si riconosceva quasi per la luce selvaggia che la pervadeva. La doccia la calmò. Suo marito al ritorno la ritrovò, premurosa, a preparare la cena.
Tutto cominciò con un semplice click. Linda aveva aperto per curiosità un account secondario di posta elettronica e si ritrovò in un mondo di messaggi sconosciuti, eccitanti e proibiti. All’inizio erano solo scambi di parole: confidenze, desideri nascosti, fantasie che nessuno avrebbe mai immaginato.
Piano piano, le conversazioni si fecero più audaci. Linda iniziò a raccontare di una vita sessuale insoddisfacente, del marito e della monotonia quotidiana, e la risposta dell’interlocutore era sempre più insistente, curiosa, affamata. Con il tempo, le mail si arricchirono di immagini, scatti maliziosi, foto rubate a se stessa in pose intime. Ogni messaggio accendeva un desiderio latente, una voglia di trasgressione mescolata di timidezza e vergogna.
Dai Video al Gioco
Non passò molto prima che arrivassero i video. All’inizio erano brevi clip, provocanti ma controllate: Linda si mostrava appena, sfiorava le curve del corpo, lasciava intravedere il seno o le cosce. Poi il gioco si fece più intenso. La webcam le permetteva di condividere ogni gemito, ogni respiro, ogni movimento delle mani sul corpo nudo, e lei provava un piacere perverso nel vedere l’eccitazione crescere dall’altra parte dello schermo.
In quel mondo virtuale, Linda era si trasformò in una donna audace, desiderosa, obbediente ai desideri dell’interlocutore.
Dopo qualche settimana, le mail e le clip si trasformarono in sessioni live. La webcam divenne il loro teatro proibito: Linda, seduta davanti allo schermo, sentiva il cuore battere all’impazzata mentre il suo interlocutore la osservava e la commentava in tempo reale. Non c’era più solo il testo o l’immagine congelata: ogni suo movimento, ogni sospiro, ogni tremito era visibile, condiviso, valutato, desiderato. Linda imparava rapidamente a modulare i gemiti, a muoversi con malizia, a posare in modo che il corpo nudo sembrasse desideroso e obbediente.
Il brivido più forte non era nel mostrare il corpo, ma nell’immaginare che qualcuno potesse intuire il suo segreto, leggere la sua eccitazione. La stanza, il computer e la webcam diventavano un mondo a sé, dove Linda poteva abbandonarsi senza remore, mentre la fantasia del voyeur dall’altra parte amplificava ogni sensazione.
Trench Aperto
Fu allora che l’idea prese forma, ossessiva e irresistibile: perché non portare quella trasgressione nel mondo reale? Non bastava più il virtuale. Il desiderio di sentirsi al centro di uno sguardo che non fosse mediato da uno schermo, crebbe fino a diventare necessità. Ma ormai non era più sufficiente.
La chiamata di Carmelo arrivò in ufficio come un lampo: poche parole, secche, che non lasciavano spazio a esitazioni. Linda chiuse il portatile di scatto e si alzò dalla sedia con le mani ancora tremanti. Non aveva tempo di pensare, solo di obbedire a quel richiamo che le incendiava il petto.
Uscì così com’era, dal luogo di lavoro, con addosso il peso della giornata: i capelli appena scomposti, i vestiti segnati dalle ore trascorse, gli stivaletti neri che stringevano ancora le caviglie. Ogni passo affrettato sul marciapiede era un misto di urgenza e desiderio, e il cuore le batteva come se stesse correndo incontro a un segreto troppo grande da contenere.
Quando lui aprì la porta, non ci fu bisogno di parole. La spinse dentro, la blusa le venne strappata da mani ruvide, la bocca di lui le morse il collo lasciando segni rossi immediati. Linda gemette sorpresa, ma già pronta ad arrendersi.
Carmelo la fece inginocchiare davanti a sé, senza esitazioni. Linda gli aprì i pantaloni, tremante, e lo prese in bocca con avidità, succhiando e ingoiando fino a farsi mancare il fiato. Lui la teneva per i capelli, guidandole il ritmo, spingendola più giù, e lei gemeva con la bocca piena, sentendo il sapore acre e la durezza che pulsava contro la sua gola.
Quando la rialzò di peso, la fece piegare sul tavolo. Le mani di lui le strapparono via la gonna, la biancheria finì sul pavimento. Si chinò a leccarla da dietro, la lingua che affondava tra le pieghe bagnate, il rumore umido che la faceva tremare. Linda si contorceva, gemeva forte, la testa premuta contro il legno freddo, mentre Carmelo la divorava con la bocca, senza lasciarle tregua.
Poi la prese con violenza. La penetrò da dietro con una spinta secca che le strappò un grido, e cominciò a muoversi con colpi duri, ritmati, che la facevano sbattere contro il tavolo. Linda urlava, gemeva, con la pelle che si graffiava al contatto, ma il dolore si mescolava a un piacere feroce che le faceva perdere il controllo. Carmelo le afferrò i polsi dietro la schiena, piegandola ancora di più, mentre continuava a spingerle dentro, più forte, più profondo.
Quando venne, fu uno scoppio violento, un’ondata che le fece tremare tutto il corpo. Le gambe le cedettero, il respiro spezzato in singhiozzi, mentre Carmelo si lasciava andare con un gemito rauco, affondando fino in fondo. Restarono incollati, sudati, senza parole.
Solo allora lui la sollevò e, senza dolcezza, le ordinò:
— D’ora in avanti tornerai da me solo col trench. Nuda. I vestiti in una busta. Voglio saperti esposta, pronta, ogni volta che cammini per strada.
Linda annuì senza voce, con le cosce ancora tremanti. Obbedì subito: infilò soltanto il trench leggero, raccolse biancheria e abiti stropicciati in una busta di plastica, e uscì.
Fuori, la notte la investì come una lama. Ogni passo era una vertigine: il trench le sfiorava la pelle nuda, il vento ne sollevava i lembi lasciando intravedere bagliori proibiti. La busta di plastica dondolava al suo fianco come prova del peccato. Passò accanto a un ragazzo che abbassò lo sguardo proprio mentre la stoffa si apriva: un brivido la scosse, come se fosse stata davvero smascherata. Una coppia rise poco più in là, e Linda arrossì convinta che ridessero di lei. Persino l’occhio velato di un anziano col bastone le parve indugiare sulle sue gambe nude. Camminava e riviveva l’amplesso: la bocca piena, la lingua di lui, i colpi violenti dentro di lei. Sentiva ancora l’odore del sesso addosso, la pelle impregnata, le cosce appiccicose. E ogni ricordo la faceva bagnare di nuovo, lì, in mezzo alla gente. A ogni passo, Linda aveva la sensazione che qualcuno potesse leggere dentro di lei. Che chi incrociava potesse percepire l’odore del sesso che ancora le impregnava la pelle, riconoscere la macchia di piacere che le scivolava tra le cosce.
Quando finalmente chiuse la porta di casa alle sue spalle, restò immobile nell’ingresso, col trench ancora addosso e la busta caduta ai suoi piedi. Il respiro spezzato, il cuore impazzito, le cosce tremanti. Si guardò allo specchio e il l’immagine la fece trasalire : non si riconosceva quasi per la luce selvaggia che la pervadeva. La doccia la calmò. Suo marito al ritorno la ritrovò, premurosa, a preparare la cena.
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