La troia esposta

di
genere
bondage

La Scuola del Dolore
La stanza era pronta per l’osceno rito: corde, frusta, paddle, mollette, una candela la cui fiammella baluginava nella semi oscurità. Linda, tremante sotto il trench, obbedì in silenzio. Ora completamente nuda, inginocchiata, polsi legati dietro la schiena, occhi bendati.
Il primo schiaffo sul seno la fece sobbalzare. Le mollette strinsero i capezzoli, la cera bollente scivolò sui seni, sul ventre e tra le cosce, pungendo e bruciando insieme. Ogni dolore era un lampo che incendiava il sesso.
 —Non posso credere che mi ecciti così…— si stupì, confusa tra paura e piacere.
Carmelo la fece piegare sul tavolo. Il paddle colpì le natiche, la frusta sibilava sulla schiena. Linda gemeva, urlava, supplicava, in contraddizione implorava pietà , ma chiedeva ancora di più. Quando Carmelo la prese tra le mani, tirandole i capelli e penetrandola con forza, il mix di dolore e desiderio la travolse facendola sentire sporca e appagata. Ogni dolore si era trasformato in piacere, ogni segno sul corpo in un linguaggio silenzioso di sottomissione. Linda riviveva ogni momento, sentendo ancora il bruciore della cera calda e il peso dei lacci che la tenevano inchiodata, ogni flashback amplificava la vertigine della dominazione. Ogni spasmo, ogni gemito conferma della sua trasformazione. Carmelo osservava attentamente ogni reazione, soddisfatto.
— Stai imparando — le sussurrò, accarezzandole il collo. — Ma questo è solo l’inizio.
— Cosa mi succede? Non sono più la stessa…— pensò Linda, spaventata e compiaciuta.

L’Esposizione Velata
Carmelo l’attendeva impaziente. Nel suo sguardo malizia e malignità.
— Non basta più la stanza. Trench e nulla sotto. Stasera si esce.
Linda era tutta tremante per l’emozione, polsi legati da un foulard, corpo scoperto sotto il trench aperto. In macchina, il sedile freddo le fece rabbrividire, mentre il pensiero di occhi curiosi le serrava lo stomaco.
— E se qualcuno che incontro mi conoscesse? Non posso… ma voglio…
Camminarono lungo un marciapiede deserto, illuminato a tratti dai lampioni. Un uomo appoggiato a un cancello fumava: Linda abbassò lo sguardo, convinta di essere stata vista, e un fremito tra le gambe confermò quanto il rischio la eccitasse.
Davanti a una vetrina ancora accesa, si vide riflessa: seni scoperti, capezzoli tesi, trench spalancato. Carmelo posò una mano sulla sua nuca, guidandola come un cane fedele, e la vergogna si fuse con il desiderio.
— Sto davvero facendo questo?… Sono terrorizzata, ma mi piace…
In macchina, la prese senza esitazione. Gemiti soffocati, vetri appannati, brividi lungo la schiena: il timore di essere scoperta amplificava ogni sensazione.
— Ti ho vista emozionata — ansimò Carmelo. — La prossima volta, sarai più esposta a occhi nella notte e senza neppure il trench.

Lo Spettacolo aperto
Carmelo l’attendeva davanti alla porta-finestra del salotto, sapientemente illuminata. La spinse nuda contro il vetro: seni e ventre aderivano al cristallo freddo, le gambe leggermente divaricate. Ogni carezza, ogni tocco, le ricordava che chiunque dall’altro lato della strada o dalle finestre vicine avrebbe potuto scorgere qualcosa.
— Non posso voltarmi… non posso scappare… anzi voglio che continui…
Poi la fece inginocchiare nella penombra. La bocca piena del suo cazzo, il corpo riflesso nel vetro, occhi lucidi: Linda tremava tra vergogna e desiderio, consapevole che il riflesso la mostrava, la esponeva come su un palco. Carmelo la guidava dolcemente, alternando spinte e carezze, lasciandola sempre al confine tra timore e piacere.
— Ogni passo, ogni movimento… non è mio soltanto, ma di chi ci guarda… e si eccita…
Infine il balcone. Nuda contro la ringhiera, l’aria fresca sulla pelle, lampioni a illuminare la strada. Carmelo la prese con calma, mani ferme a guidarla, alternando carezze e movimenti decisi ma misurati. I suoi gemiti si confondevano con i rumori della città, e il rischio di essere vista amplificava ogni sensazione.
Linda percepiva occhi invisibili puntati su di lei: una coppia dietro una tenda, un uomo in strada, qualcuno in un palazzo vicino… o forse nessuno? La possibilità, tutt’altro che remota, che qualcuno stesse guardando era sufficiente a farle correre un brivido lungo la schiena.
Il tempo si dilatava all’infinito. Ogni minuto era un’eternità sospesa tra paura e desiderio. Linda tremava, gemendo sommessamente, implorando e bramando allo stesso tempo:
— Per favore… ti prego… non resisto… ma disponi di me come desideri…
Il cuore martellava nel petto, i capezzoli pulsavano sotto i morsetti, il ventre e i glutei vibravano dal desiderio.
— E se qualcuno mi vedesse davvero? Non mi importa…
Quando venne, fu un orgasmo potente: tremava, respirava affannosamente, il corpo segnato dalla passione per quella esibizione davanti a occhi famelici. Carmelo la lasciò appoggiata alla ringhiera, capelli sulle spalle, respirando insieme a lei.
Le sussurrò vicino all’orecchio.
— Sei mia, il mio piacere… e di chiunque ti ha potuto ammirare.
Linda chiuse gli occhi, il balcone era stato il suo teatro proibito, e ne usciva diversa: vulnerabile, posseduta, eppure mai così viva, il cuore in tumulto, umiliata, esposta ma appagata e con un sorriso incerto sulle labbra.

scritto il
2025-10-03
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