Duro sedersi
di
lucen warrant
genere
tradimenti
Al termine di un importante convention della sua associazione, Nicole aveva scelto un outfit studiato con cura: un tailleur scuro aderente, tacchi alti che allungavano le gambe e, sotto, collant lucidi che per il caldo e la tensione sarebbero diventati leggermente umidi, profumati di nylon e pelle. I sandali completavano l’insieme, discreti ma sensuali, lasciando intravedere le dita dei piedi.
Mentre si osservava nello specchio, l’outfit le sembrava forse troppo osé, soprattutto per un contesto professionale. Eppure, la inconsueta assenza del marito – impegnato altrove e impossibilitato a seguirla – le dava una sensazione di libertà e leggerezza. Sentiva un’euforia sottile, infantile, un brivido intenso nel lasciarsi ammirare e desiderare, senza cercare nulla: sarebbe stata la circostanza stessa a cercarla, a farla entrare in questo gioco di desiderio.
Così il giovane delegato di Latina colse l’occasione, invitandola ad appartarsi, trovando la scusa di doverle riferire alcune questioni riservate.
Un angolo del grande giardino che circondava l’albergo divennero teatro di un gioco. Gli sguardi più intensi, e ogni tocco – anche minimo – amplificava la tensione tra loro. Lui afferrò il polso di Nicole, sfiorò le gambe lungo i collant lucidi e giocò con i sandali, le prese un piede tra le mani, lentamente. Un sandalo scivolò a terra. Il nylon era ancora umido, aderente come una seconda pelle. Lui lo accarezzò con il pollice, seguendo l’arco della pianta, poi fece scivolare le dita sulle cuciture, fino alla punta.
Lei trattenne il respiro. Non era un gesto erotico clamoroso, eppure sentì un brivido percorrerle tutto il corpo, fino al ventre.
Nicole sentì le ginocchia tremare, il respiro accelerare, e la leggerezza interiore la fece abbandonare al desiderio crescente.
Si trasferirono, piuttosto eccitati da questo approccio così sensuale nella stanza di lei. Una volta dentro, la tensione esplose: il delegato tolse lentamente i sandali, lasciando i piedi nudi di Nicole nei collant lucidi, e li accarezzò con attenzione e ardore. Le carezze risalirono lungo le gambe, il collant bagnato amplificava ogni contatto, mentre lui prendeva possesso del suo corpo con gesti decisi ma eleganti. Nicole si abbandonò completamente, desiderosa e cedevole, godendo di ogni tocco, ogni sussurro, ogni contatto dei suoi piedi nudi e delle gambe avvolte dal nylon.
— Metti le mani da dietro la schiena. —
Poi prese un piccolo paio di forbici da un cassetto e le mostrò. — Adesso mi guardi mentre li taglio.—
Lei obbedì. Lui afferrò con cura il bordo della calza e, con un gesto preciso, ne incise la cucitura. Il nylon si aprì con un suono secco, liberando il piede. Il contrasto tra l’aria fresca e la pelle umida le strappò un sospiro.
— Perfetto.— Le carezzò la caviglia nuda, come se l’avesse appena “spogliata” davvero.
Il freddo del metallo delle forbici tornò, questa volta vicino alle cosce. Tagliò un lato, poi l’altro, finché il tessuto non si aprì come un fiore. Lo lasciò cadere a terra, senza fretta.
Lei sentì l’aria fresca sulle cosce, il nylon rimosso non le fasciava più le gambe. Si portò istintivamente le mani davanti, ma lui le prese e le riportò lungo i fianchi. — No. Devi lasciarmi guardare.
Lei obbedì, tremante. La pelle, calda e umida, vibrava sotto il suo sguardo. Le mani di lui risalirono lentamente dall’interno delle cosce, seguendo la morbidezza, fino a sfiorarla là dove già sentiva un calore intenso. Nicole gemette piano, stringendo le cosce per un attimo, ma lui gliele aprì con decisione.
Lei abbassò lo sguardo, arrossendo, ma non si mosse.
Quando la sua lingua la raggiunse del tutto, Nicole gemette forte, incapace di trattenersi. Si aggrappò alle lenzuola, le cosce tremanti che cercavano di stringerlo e respingerlo insieme. Ma lui non le diede scampo: la prese con la bocca, la succhiò, la assaporò, fino a quando il corpo di lei non si arcuò in un primo orgasmo improvviso, caldo e liquido.
Lei lo guardò, arrossendo, ma senza distogliere gli occhi. Lui la guidò a sdraiarsi meglio sul letto, scostò le cosce e la penetrò con un gesto deciso, affondando dentro di lei fino in fondo. Nicole spalancò la bocca in un gemito soffocato,
Le ore scorsero veloci, tra abbracci, carezze e nuovi slanci improvvisi che li sorprendevano ancora una volta intrecciati, sudati e felici di consumarsi l’uno nell’altra. Alla fine, quando la notte si fece silenziosa e la stanchezza vinse sul desiderio, rimasero abbracciati sotto le lenzuola sgualcite.
All’alba, la luce filtrò dalle tende. Nicole aprì gli occhi per prima, ancora avvolta dal suo calore. Per un attimo ebbe un sussulto di pudore, come se la consapevolezza del giorno nuovo potesse sciogliere l’incanto della notte. Ma lui le prese il mento e la baciò piano.
Non era più solo desiderio: in quello sguardo c’era complicità, un’intesa segreta nata in poche ore, capace però di lasciare un segno profondo. Lei sorrise, lasciandosi accarezzare ancora, e chiuse di nuovo gli occhi,
La luce del mattino filtrava pigra dalle tende. Nicole si voltò nel letto, ancora sognante, ma il giovane era già pronto. Si mise sopra di lei, la girò con un gesto deciso e le allargò i glutei.
Il suo sesso duro premeva contro l’ano serrato, ancora intatto. Nicole trattenne il respiro. — Così no…» — sussurrò, ma la voce era più eccitata che spaventata.
Lui sputò sulla punta, la strofinò lungo quella fessura stretta e iniziò a spingere. Il glande si schiacciava contro l’anello, ostinato. Lei si contorse, il bruciore le strappò un gemito. — Piano… brucia…è da tanto tempo… — Apriti. Lasciami entrare.
Con un colpo secco il cazzo superò la resistenza. L’orifizio si dilatò e lo accolse, stretto come una morsa. Nicole urlò nel cuscino, sentendo il calore invaderla in profondità. Ogni millimetro che avanzava era un misto di dolore acuto e piacere rovente. La carne cedeva, tremante, mentre l’asta si insinuava fino a riempirla tutta.
Rimase un attimo fermo dentro, la teneva immobile con una mano sui fianchi. Lei respirava a fatica, con le viscere dilatate che pulsavano intorno a lui. — Mi stai spaccando…— gemette, ma subito dopo aggiunse con voce roca: —Non fermarti.
Iniziò a muoversi. Prima lento, facendo sentire ogni spinta che allargava e richiudeva l’anello; poi più deciso, finché il rumore sordo delle sue spinte riempì la stanza. Nicole gemette forte, il dolore ormai trasformato in piacere sporco, profondo, che le scuoteva la pancia e le faceva stringere le cosce. Il culo le pulsava intorno a lui, risucchiandolo a ogni colpo.
La penetrazione diventò un martellare crudo, le viscere che si adattavano a quel cazzo che la possedeva fino in fondo. Un orgasmo diverso le esplose addosso: le gambe tremarono, il ventre si contrasse e il piacere la attraversò dalla schiena al basso ventre, facendola urlare senza più vergogna.
Quando lui si sfilò di scatto, l’ano le rimase dilatato, umido, pulsante. Non le lasciò il tempo di riprendersi: la tirò per i capelli e la spinse in ginocchio. Nicole aprì la bocca docile.
Glielo prese subito in gola; la scopava in bocca con forza, affondando fino a farla tossire, gli occhi pieni di lacrime. Le teneva la testa ferma, le faceva ingoiare ogni affondo, finché non esplose con uno spruzzo abbondante.
Il seme caldo le riempì la bocca e si riversò giù in gola. Lei deglutì tutto, e quando si staccò aveva le labbra lucide e un sorriso sporco di sottomissione.
Si rivestì con il tailleur impeccabile e camminò a testa alta verso la sala del convegno. Ma ogni passo era un rimando: l’ano pulsava ancora, bruciava come fuoco. Sedersi tra i colleghi fu un piccolo supplizio; la sedia dura amplificava il suo disagio per la recente invasione anale, costringendola a stringere le cosce e cambiare posizione di continuo, smaniosa.
— Va tutto bene, Nicole?— chiese un collega. Nicole sorrise tirata:
— Sì… non è nulla, solo un po’ di mal di schiena.
Mentre si osservava nello specchio, l’outfit le sembrava forse troppo osé, soprattutto per un contesto professionale. Eppure, la inconsueta assenza del marito – impegnato altrove e impossibilitato a seguirla – le dava una sensazione di libertà e leggerezza. Sentiva un’euforia sottile, infantile, un brivido intenso nel lasciarsi ammirare e desiderare, senza cercare nulla: sarebbe stata la circostanza stessa a cercarla, a farla entrare in questo gioco di desiderio.
Così il giovane delegato di Latina colse l’occasione, invitandola ad appartarsi, trovando la scusa di doverle riferire alcune questioni riservate.
Un angolo del grande giardino che circondava l’albergo divennero teatro di un gioco. Gli sguardi più intensi, e ogni tocco – anche minimo – amplificava la tensione tra loro. Lui afferrò il polso di Nicole, sfiorò le gambe lungo i collant lucidi e giocò con i sandali, le prese un piede tra le mani, lentamente. Un sandalo scivolò a terra. Il nylon era ancora umido, aderente come una seconda pelle. Lui lo accarezzò con il pollice, seguendo l’arco della pianta, poi fece scivolare le dita sulle cuciture, fino alla punta.
Lei trattenne il respiro. Non era un gesto erotico clamoroso, eppure sentì un brivido percorrerle tutto il corpo, fino al ventre.
Nicole sentì le ginocchia tremare, il respiro accelerare, e la leggerezza interiore la fece abbandonare al desiderio crescente.
Si trasferirono, piuttosto eccitati da questo approccio così sensuale nella stanza di lei. Una volta dentro, la tensione esplose: il delegato tolse lentamente i sandali, lasciando i piedi nudi di Nicole nei collant lucidi, e li accarezzò con attenzione e ardore. Le carezze risalirono lungo le gambe, il collant bagnato amplificava ogni contatto, mentre lui prendeva possesso del suo corpo con gesti decisi ma eleganti. Nicole si abbandonò completamente, desiderosa e cedevole, godendo di ogni tocco, ogni sussurro, ogni contatto dei suoi piedi nudi e delle gambe avvolte dal nylon.
— Metti le mani da dietro la schiena. —
Poi prese un piccolo paio di forbici da un cassetto e le mostrò. — Adesso mi guardi mentre li taglio.—
Lei obbedì. Lui afferrò con cura il bordo della calza e, con un gesto preciso, ne incise la cucitura. Il nylon si aprì con un suono secco, liberando il piede. Il contrasto tra l’aria fresca e la pelle umida le strappò un sospiro.
— Perfetto.— Le carezzò la caviglia nuda, come se l’avesse appena “spogliata” davvero.
Il freddo del metallo delle forbici tornò, questa volta vicino alle cosce. Tagliò un lato, poi l’altro, finché il tessuto non si aprì come un fiore. Lo lasciò cadere a terra, senza fretta.
Lei sentì l’aria fresca sulle cosce, il nylon rimosso non le fasciava più le gambe. Si portò istintivamente le mani davanti, ma lui le prese e le riportò lungo i fianchi. — No. Devi lasciarmi guardare.
Lei obbedì, tremante. La pelle, calda e umida, vibrava sotto il suo sguardo. Le mani di lui risalirono lentamente dall’interno delle cosce, seguendo la morbidezza, fino a sfiorarla là dove già sentiva un calore intenso. Nicole gemette piano, stringendo le cosce per un attimo, ma lui gliele aprì con decisione.
Lei abbassò lo sguardo, arrossendo, ma non si mosse.
Quando la sua lingua la raggiunse del tutto, Nicole gemette forte, incapace di trattenersi. Si aggrappò alle lenzuola, le cosce tremanti che cercavano di stringerlo e respingerlo insieme. Ma lui non le diede scampo: la prese con la bocca, la succhiò, la assaporò, fino a quando il corpo di lei non si arcuò in un primo orgasmo improvviso, caldo e liquido.
Lei lo guardò, arrossendo, ma senza distogliere gli occhi. Lui la guidò a sdraiarsi meglio sul letto, scostò le cosce e la penetrò con un gesto deciso, affondando dentro di lei fino in fondo. Nicole spalancò la bocca in un gemito soffocato,
Le ore scorsero veloci, tra abbracci, carezze e nuovi slanci improvvisi che li sorprendevano ancora una volta intrecciati, sudati e felici di consumarsi l’uno nell’altra. Alla fine, quando la notte si fece silenziosa e la stanchezza vinse sul desiderio, rimasero abbracciati sotto le lenzuola sgualcite.
All’alba, la luce filtrò dalle tende. Nicole aprì gli occhi per prima, ancora avvolta dal suo calore. Per un attimo ebbe un sussulto di pudore, come se la consapevolezza del giorno nuovo potesse sciogliere l’incanto della notte. Ma lui le prese il mento e la baciò piano.
Non era più solo desiderio: in quello sguardo c’era complicità, un’intesa segreta nata in poche ore, capace però di lasciare un segno profondo. Lei sorrise, lasciandosi accarezzare ancora, e chiuse di nuovo gli occhi,
La luce del mattino filtrava pigra dalle tende. Nicole si voltò nel letto, ancora sognante, ma il giovane era già pronto. Si mise sopra di lei, la girò con un gesto deciso e le allargò i glutei.
Il suo sesso duro premeva contro l’ano serrato, ancora intatto. Nicole trattenne il respiro. — Così no…» — sussurrò, ma la voce era più eccitata che spaventata.
Lui sputò sulla punta, la strofinò lungo quella fessura stretta e iniziò a spingere. Il glande si schiacciava contro l’anello, ostinato. Lei si contorse, il bruciore le strappò un gemito. — Piano… brucia…è da tanto tempo… — Apriti. Lasciami entrare.
Con un colpo secco il cazzo superò la resistenza. L’orifizio si dilatò e lo accolse, stretto come una morsa. Nicole urlò nel cuscino, sentendo il calore invaderla in profondità. Ogni millimetro che avanzava era un misto di dolore acuto e piacere rovente. La carne cedeva, tremante, mentre l’asta si insinuava fino a riempirla tutta.
Rimase un attimo fermo dentro, la teneva immobile con una mano sui fianchi. Lei respirava a fatica, con le viscere dilatate che pulsavano intorno a lui. — Mi stai spaccando…— gemette, ma subito dopo aggiunse con voce roca: —Non fermarti.
Iniziò a muoversi. Prima lento, facendo sentire ogni spinta che allargava e richiudeva l’anello; poi più deciso, finché il rumore sordo delle sue spinte riempì la stanza. Nicole gemette forte, il dolore ormai trasformato in piacere sporco, profondo, che le scuoteva la pancia e le faceva stringere le cosce. Il culo le pulsava intorno a lui, risucchiandolo a ogni colpo.
La penetrazione diventò un martellare crudo, le viscere che si adattavano a quel cazzo che la possedeva fino in fondo. Un orgasmo diverso le esplose addosso: le gambe tremarono, il ventre si contrasse e il piacere la attraversò dalla schiena al basso ventre, facendola urlare senza più vergogna.
Quando lui si sfilò di scatto, l’ano le rimase dilatato, umido, pulsante. Non le lasciò il tempo di riprendersi: la tirò per i capelli e la spinse in ginocchio. Nicole aprì la bocca docile.
Glielo prese subito in gola; la scopava in bocca con forza, affondando fino a farla tossire, gli occhi pieni di lacrime. Le teneva la testa ferma, le faceva ingoiare ogni affondo, finché non esplose con uno spruzzo abbondante.
Il seme caldo le riempì la bocca e si riversò giù in gola. Lei deglutì tutto, e quando si staccò aveva le labbra lucide e un sorriso sporco di sottomissione.
Si rivestì con il tailleur impeccabile e camminò a testa alta verso la sala del convegno. Ma ogni passo era un rimando: l’ano pulsava ancora, bruciava come fuoco. Sedersi tra i colleghi fu un piccolo supplizio; la sedia dura amplificava il suo disagio per la recente invasione anale, costringendola a stringere le cosce e cambiare posizione di continuo, smaniosa.
— Va tutto bene, Nicole?— chiese un collega. Nicole sorrise tirata:
— Sì… non è nulla, solo un po’ di mal di schiena.
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Commenti dei lettori al racconto erotico