“Una cena tra pari” – Capitolo 14

di
genere
confessioni

Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
Per contatti: pennaefantasia@gmail.com

Con l’arrivo di agosto, Loretta e Mauro si godevano un tempo più dilatato, liberi dagli orari stretti dell’anno lavorativo. Era il mese dei cocktail al tramonto, delle serate in terrazza, delle cene nei ristoranti eleganti del centro o del lago. Spesso uscivano con gli amici di sempre: coppie benestanti, legate da anni di conoscenza, frequentazioni condivise e una certa complicità borghese. Amicizie tra pari, in ogni senso. Nessuno metteva mai in discussione certe regole non scritte: discrezione, eleganza, e soprattutto il decoro nelle apparenze.
Quel venerdì sera era una di quelle occasioni. Una cena a sei, programmata da tempo in occasione della notte di San Lorenzo. Era stato proposto un ristorante di pesce, raffinato ma discreto.
All’ultimo però, con una naturalezza che lasciava poco spazio alle domande, Loretta aveva annunciato: «Mauro purtroppo non può venire. Un impegno inatteso, mi ha detto. Vengo con Carlo, così ve lo presento. È il ragazzo con cui ho condiviso il corso di salsa. Altro che “Ballando con le stelle”!»
Nessuno aveva obiettato. Ma era la prima volta che Loretta non si accompagnava al marito, in più lo avrebbe fatto con un ragazzo più giovane.
La nuova coppia arrivò puntuale in taxi fuori dal ristorante.
Loretta indossava un abito lungo di seta color champagne, scollato sulla schiena, stretto in vita da una sottile cintura dorata. I capelli raccolti in uno chignon imperfetto lasciavano scoperto il collo, mentre orecchini pendenti brillavano con discrezione a ogni movimento. Ai piedi, sandali alti di colore nero.
Carlo aveva optato per un completo blu notte, camicia bianca senza cravatta, il colletto leggermente aperto. I capelli ordinati, lo sguardo calmo. Aveva un modo di stare accanto a Loretta che raccontava intimità senza bisogno di gesti eclatanti. Le apriva la sedia, le porgeva il calice, le toccava il polso con naturalezza tra una risata e l’altra.
Al tavolo la conversazione tra i commensali scorreva piacevole, anche se Carlo si trovava per la prima volta in questa dinamica a lui ancora sconosciuta. Sotto gli sguardi spesso giudicanti delle altre coppia, era Loretta ad agevolare Carlo nella conversazione attraverso il linguaggio del corpo, delle mani, degli occhi.
«Allora, questo Carlo è un ballerino…» disse a un certo punto una delle due amiche, cercando di mantenere il tono leggero ma esplorativo.
«Ci prova. Ma direi che posso ritenermi molto soddisfatta.» rispose Loretta, senza alcuna esitazione. Poi si voltò verso Carlo e gli sfiorò il braccio con la punta delle dita. «È un ottimo compagno di scena.»
«In effetti abbiamo catturato l’attenzione.» proseguì Carlo, malizioso. I due risero complici.
La cena proseguì tra ottime bollicine e pietanze ricercate. Ma era chiaro che il centro gravitazionale del tavolo era quella coppia non ufficiale e così disinvolta. Quando Loretta rideva, Carlo la guardava come se nessun altro fosse presente. E quando lui raccontava qualcosa, Loretta si stringeva a lui con il corpo inclinato, come in ascolto fisico, non solo mentale.
Le due amiche si lanciavano sguardi che dicevano tutto: incredulità, invidia, forse anche una punta di desiderio. I loro mariti, un po' più silenziosi del solito, stavano alle nuove regole del tavolo, visibilmente colpiti da quella presenza dissonante, ma affascinante.
Quando il dessert fu servito, Loretta si concesse un cucchiaino di mousse al cioccolato servito direttamente dalla mano di Carlo. Nessuna ostentazione. Solo quel gesto, semplice, intimo. Le labbra di lei si chiusero lentamente sul metallo. Una pausa appena percettibile. Poi ripresero a chiacchierare, come se niente fosse.
Fu in quel momento che arrivò Mauro.
Vestiva casual, ma con eleganza: pantaloni di lino e una polo azzurra. I suoi occhi, però, erano lucidi. Non sorpresi. Ma… accesi.
Si avvicinò al tavolo, salutò con naturalezza, come se tutto fosse parte di un copione già noto. Si chinò a baciare Loretta sulla guancia. «Siete bellissimi,» disse, rivolto a lei e a Carlo. E poi, rivolto agli altri: «Li ho lasciati liberi stasera, ma mi sembrava un peccato non passare a salutarvi.»
I presenti risero, quasi sollevati. L’equilibrio tornava, anche se in una forma nuova.
«È un peccato non li abbiate visti in pista a ritmo di salsa,» aggiunse Mauro toccando dalle spalle il petto di Carlo.
Saldato il conto, la compagnia uscì in terrazzo per una sigaretta.
Mauro però non perse tempo «Posso accompagnarvi a casa?» chiese, diretto, ma gentile. Loretta annuì. Carlo sorrise. «Volentieri.»
Dopo i saluti, a tratti ancora perplessi, i tre uscirono.
Sull’auto Carlo sedeva accanto a Loretta sul sedile posteriore. Mauro guidava, con calma.
Il silenzio, inizialmente composto, fu spezzato solo dal fruscio del vestito di Loretta che scivolava sulla pelle. Le sue dita sbottonavano la camicia di Carlo, sempre più su, per poi godersi il suo petto. Lui le accarezzò il mento, poi le labbra e le baciò con lentezza. Loretta si voltò e incrociò lo sguardo di Mauro nello specchietto retrovisore.
Mauro non parlò. Non frenò. Non distolse lo sguardo.
I corpi di Loretta e Carlo si cercavano. La sua mano si perse tra le gambe di lei. I respiri si fecero più profondi. Loretta si sollevò leggermente, voltandosi sulle ginocchia verso Carlo, lo baciò con desiderio, poi si abbassò sul suo ventre, lentamente. Carlo accompagnava con le mani i movimenti sempre più appassionati di Loretta, fino all’orgasmo.
Mauro osservava. Ogni tanto, inghiottiva a fatica, trattenendo un sospiro. Non c’era gelosia. Solo eccitazione. Un senso di pienezza che superava la logica. La tensione visibile sul suo volto era un misto di desiderio e adorazione.
Quando arrivarono davanti casa, nessuno parlò. Solo i respiri, ancora spezzati.
«Avete dato spettacolo stasera.» chiosò Mauro.
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scritto il
2025-07-27
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