📖 Mai sazia – La trasformazione di Mery

di
genere
prime esperienze

Capitolo 1 – La ragazza della porta accanto

Vivevi da anni in quel residence. Pulito, silenzioso, ordinato. Fin troppo.

Fino a quando, un giorno, sul pianerottolo, comparve lei.
Mery.
Un nome semplice per una ragazza che sembrava invisibile.
Pelle chiara, capelli castani legati in una coda alta, vestiti anonimi e uno sguardo che sembrava chiedere scusa anche quando non apriva bocca.

Ti salutava con un filo di voce. “Buongiorno.”
E abbassava subito gli occhi.
Ma li rialzava. Sempre. E i suoi occhi, quando lo faceva, dicevano più della sua voce.

Nel tempo, avevi imparato a cogliere ogni piccolo segnale. Il passo incerto quando ti vedeva arrivare. Il respiro che si fermava quando le passavi accanto. La borsa tenuta stretta davanti al ventre.
E soprattutto quel rossore, sul collo e sulle guance, ogni volta che le dicevi semplicemente:
“Ciao, Mery.”

Avevi capito.
Sotto quegli abiti casti e quel tono timido, c’era fame.
La fame di essere vista. Di essere presa. Di essere… scopata.

Un giorno, nell’ascensore, ti avvicinasti. Le stavi di fronte, senza toccarla. Ma abbastanza vicino da sentirla respirare più forte.
“Stasera sei a casa?”
“Sì…”
“Scendi da me alle 21:30.”
Lei ti guardò, sorpresa. Poi annuì, silenziosa.

Alle 21:31, bussava.
Camicia sbottonata, niente reggiseno.
Ti guardava con lo sguardo di chi non sapeva cosa fare. Ma voleva farlo.

“Sei in ritardo.”
“Scusami…”
“Spogliati.”
Fece un passo. Poi un altro. Tremava. Ma si aprì.
La camicia cadde a terra. Nessun reggiseno. Capezzoli duri, piccoli, perfetti.
“Posso chiederti… che vuoi da me?”
“Voglio farti godere come non hai mai goduto. Ma prima devi imparare a stare zitta.”
“Zitta?”
“Ginocchio. Bocca aperta.”

Lei si inginocchiò.
Ti guardava dal basso. Aveva già le labbra dischiuse.
“Brava. Così mi piaci.”

Liberasti il tuo cazzo davanti a lei.
Era già duro.
E lei lo guardava come se fosse la cosa più sacra mai vista.
“Apro?”
“No. Lo infilo io. Tu respira.”

Le afferrasti la nuca. E con calma brutale, le infilasti tutto in gola.
Lei tossì. Gli occhi lucidi.
Ma non si mosse. Non protestò.

“Ti piace, troietta?”
Lei annuì con la tua asta in bocca.
“Fai dei bei gargarismi con la mia sborrata, capito?”
Lei gemeva con la bocca piena. Slurpava. Ingollava.
E tu la scopavi in faccia, tenendola per i capelli.
Le sbattevi il cazzo fino in fondo, sentendo la gola stringerti.
E quando lei cominciò a tremare tra le gambe, sapevi che stava godendo senza nemmeno essere toccata.

La sollevasti.
“Girati.”
La piegasti sul tavolo.
Gonna alzata.
Fica nuda, bagnata.
“La tua figa è una fontana, troia.”
“Sì… sono bagnata solo per te…”

La prendesti con una spinta sola.
Entrasti tutto.
Lei urlò.
“Ti piace il mio cazzo, troia della porta accanto?”
“Sì, sì, sììì… scopami più forte… fammi squirtare… voglio godere come una puttana…”

Le pestavi la fica con i colpi netti.
La mano sul culo.
“Urla, troia. Urla chi ti sta scopando.”
“Tu… TU… sei il mio padrone…”

E quando le dita arrivarono sul clitoride, bastarono tre movimenti.
Mery esplose.
Un getto caldo schizzò ovunque.
Sul tavolo, sulle tue cosce, a terra.
Lei si contorceva.
“Ancora… fammi squirtare… ti prego… distruggimi la figa…”

La tenesti lì, tremante.
E quando ti venne da sborrarle in faccia, lei si girò da sola.
Bocca aperta.
Lingua fuori.
“Sporcami tutta…”

E tu lo facesti.
Inondandole il volto.
Sui capelli. Sulle guance.
Lei si spalò la tua sborra sulle labbra e se la leccò dalle dita.
Come una bambina golosa.

Restò lì. A terra. Nuda. In ginocchio.
A sorridere.
Felice.
Finalmente vera.
🔥 Capitolo 2 – Il primo invito (al club)

Mery era cambiata.

Dopo quella prima sera, il suo corpo non era più lo stesso. Ogni volta che passava davanti alla tua porta, sentiva la figa stringersi. Ogni sera si toccava nel letto, immaginando la tua voce che la chiamava “troia”.

Poi arrivò il messaggio.

“Vieni con me. Ti porto in un posto dove le puttane come te si sentono a casa. Stasera. Ore 22.”

Non rispose. Ma alle 21:58 era già sotto.
Minigonna nera. Senza mutandine.
Un top trasparente sotto cui si vedevano i capezzoli duri.
Tacchi.
Occhi lucidi.
Puzza di figa eccitata già nell’ascensore.

Il club era un’ex villa privata. Luci rosse, musica bassa, odore di sesso nell’aria.
La portasti dentro. Nessuna parola. Solo mani sulla sua schiena.
“Stai zitta. E lasciati usare.”

Nella sala centrale c’erano altri. Coppie, uomini soli, donne nude.
Tu la portasti al centro.

“Spogliati.”

Lei esitò. Solo un secondo.
Poi sollevò il top. Si sfilò la gonna.
Nuda. In piedi. Tette tese. Figa rasata e già luccicante.
Le mani lungo i fianchi. Gli occhi su di te.

“Ginocchio.”

Si inginocchiò al centro della stanza, tra sguardi che si posavano su di lei.

“Aspetta che te lo chiedano. Bocca sempre pronta. Culo sempre disponibile.”

Un uomo si avvicinò. Poi un altro.
Tu la osservavi mentre le si avvicinavano.
Uno glielo porgeva alla bocca.
“Posso?”
Lei si voltò verso di te.
Tu annuisti.

E lei lo prese in bocca.
Glielo leccò come una caramella.
“Vuoi godere dentro la mia gola?” sussurrò, con occhi sporchi di piacere.

Poi un altro le infilò due dita in figa.
“Oh Dio… sì… muovile… forte…”

“Troia… te la stai facendo mettere in bocca e in figa davanti a tutti…”

“È quello che voglio… sono fatta così…”

Il tuo cazzo era duro.
Quando la raggiungesti, lei si voltò, a quattro zampe.

“Nel culo… fammelo sentire dentro… davanti a tutti…”

La scopasti forte, senza pietà.
Mentre lei succhiava un altro.
La tua mano sulla sua nuca.
La sua voce rotta tra i gemiti.

“Più forte… fammi squirtare… fammi sbattere il culo su questo cazzo…”

E lo fece.
Un’ondata.
Un’esplosione liquida tra le sue gambe.
Un urlo.
Sguardi invidiosi.
Applausi.

Mery si inginocchiò tra le pozze del suo piacere.
E tu le schizzasti la faccia.

Lei sorrise.
“Portami ancora. Fammi essere la tua puttana. Tua e di chi vuoi tu.”



🔥 Capitolo 3 – La caduta

Mery non era più tornata la stessa.
Non dormiva. Non lavorava.
Non si toccava. Si violentava.
Con vibratori. Con bottiglie. Con spazzole.

Il suo fidanzato la chiamò. Lei lo bloccò.
Non voleva più carezze.
Voleva schiaffi. Cazzi. Umiliazione.

Ti scrisse:

“Ho bisogno di te. Non resisto. Voglio la tua sborra. In gola. Nel culo. Dentro la fica. Voglio farmi scopare davanti a tutti. Come l’altra sera. Voglio godere fino a piangere.”

E tu arrivasti.

La trovasti nuda sul divano, con la faccia sporca di lacrime e rossetto sbavato.

“Fatti trovare in ginocchio la prossima volta. Non ho tempo da perdere.”

Lei lo fece.
E ti prese tutto in bocca.
Gorgogliava, sbavava, si schiaffeggiava da sola.
“Posso essere la tua bocchinara personale?”

“Tu sei mia. Solo mia. Capito?”

“Sì… sono la tua troia… scopami…”

La sollevasti e la chinasti sul tavolo.
Il culo perfetto, già lubrificato.
Glielo infilasti dentro. Senza domande. Senza lubrificante. Solo forza e fame.

“Ahi… sì… dio… mi spacca il culo, sì… mi piace…”

“Godi, troia.”

“Sì… nel culo… nella gola… ovunque… fammi male… fammi godere…”

E la figa esplose di nuovo.
Squirtava a fontane.
Più di prima.
Mery urlava, rideva, piangeva.

Tu le venisti sul viso.
Lei si spalò la sborra tra i capelli.

E mentre si stendeva sul pavimento, nuda, leccandosi le dita, sussurrò:
“Non posso più tornare indietro…”



🔥 Capitolo 4 – La consacrazione

Era il tuo regalo.

Tre giorni in villa sul lago.
Solo voi due.
Senza limiti.

L’arrivaste e la facesti subito spogliare.
“Niente vestiti, fino a domenica sera.”

“E se arriva qualcuno?”
“Sarai già inginocchiata.”

Ogni stanza aveva il suo angolo del piacere.
Divani. Sedie. Tavoli. Corde. Giocattoli. Lubrificanti. Specchi.

Ogni ora, un gioco.
Ogni giorno, una nuova soglia.

Ti svegliava con la bocca.
Ti leccava il cazzo come un gelato al sole.
Te lo baciava come se fosse l’unica preghiera che conosceva.

“Posso prendertelo in gola mentre mi masturbi col manico della spazzola?”

“Sì. E poi ti sbatto la fica contro il vetro, così anche i pescatori ti vedono mentre squarti tutta la stanza.”

Il secondo giorno glielo mettesti in culo, mentre lei si sculacciava da sola con una ciabatta.

Il terzo giorno si fece legare.
Aprì la bocca.
E tu glielo ficcasti finché non svenne per il piacere.

Quando si riprese, ti disse solo:
“Non voglio che finisca mai. Ho bisogno di te. Ho bisogno del tuo cazzo. Del tuo sperma. Delle tue mani che mi trattano da troia. Fammi restare così.”

E tu la prendesti.
La scopasti come un animale.
Le facesti urlare il tuo nome finché le gambe non le cedettero.
🔥 Capitolo 6 – Il dono della troia

Il finale della troia

Te lo aveva chiesto da tempo.
Con voce tremante, con messaggi sporchi scritti alle due di notte.

“Voglio essere tua. Ma anche tua da dare.”
“Presta la tua troia. Usala. Mostrami quanto mi vuoi… proprio così.”
“Fammi godere mentre altri mi scopano, se sei lì. Se mi guardi. Se mi dici di farlo.”

E ora era il momento.

La portasti in un loft riservato.
Tre uomini. Tutti tuoi.
Li avevi scelti con cura: mani grosse, cazzi veri, fame di fica, e rispetto per te.
Perché lei era tua, anche quando la offrivi.

Mery era truccata pesante. Rossetto lucido, eyeliner da puttana.
Tacchi. Collare.
Solo quello.
Senza reggiseno. Senza mutande. Solo voglia.

“Sei pronta, troia?”

Lei si inginocchiò senza parlare.
Fece sì con la testa.
E si mise in posizione: bocca aperta, gambe spalancate.

Il primo le si avvicinò.
Glielo fece vedere, duro, sbattendoglielo sul viso.
Lei aprì subito la bocca.

“Mi presta a voi. Sono la sua troia. Voglio succhiarvi tutti. Riempitemi. In ogni buco.”

Il secondo glielo infilò in gola.
Il terzo le ficcò due dita in fica.
Mery gemeva. Gorgogliava.
Squirtava già, solo per il piacere di essere usata.
Si contorceva. Si offriva. Urlava il tuo nome.

Tu la guardavi. In piedi. Calmo. Padrone.

“Chiedimi di fartelo mettere nel culo, Mery.”

“Ti prego… prestami il culo… voglio che mi si sbattano davanti a te… come una puttana vera… voglio sentirlo dentro… e voglio che tu mi guardi…”

Due la prendevano.
Uno in gola.
Uno in culo.
E poi cambio.
E poi di nuovo.
Uno sulla faccia.
Due nella fica.
A turno.
Mery era liquida. Aperta. Invasata.

“Sto per venire, Mery.”
“Fallooooo! Sborra nella mia bocca… sulla mia faccia… voglio tutto il vostro seme… datemi tutto!”

Le vennero in tre.
Uno in bocca.
Uno dentro.
Uno sul viso.

E lei… godeva. Squirtava. Si scuoteva.

Si inginocchiò, tremante, sporca di sperma.
Ti guardò.

“Ti ringrazio. Per avermi fatto essere ciò che sono.
La tua troia.
La troia di chi vuoi tu.
Perché senza questo… io non sono niente.”
💦 Epilogo – Mai sazia

No.
Mai davvero sazia.
Perché io sono Mery.
E dentro me brucia un bisogno che non muore mai.

Non sono più la ragazza della porta accanto.
Non sono più quella che arrossiva.

Sono una troia.
Fiera.
Nuda.
Tremante.
Una che apre la bocca prima ancora che glielo chiedano.
Una che gode nel culo, nella gola, tra le gambe, ovunque.
Una che squirtando urla il nome di chi la domina.
Una che si sporca, si inginocchia, si offre.
Una che torna sempre, anche quando non resta niente da dare.
Perché lo vuole.
Perché lo cerca.
Perché ne ha bisogno.

Sono Mery.
E la mia fame non ha fine.
Fammi tua.
Ancora.
Per sempre.
Perché una come me… non è mai sazia.
scritto il
2025-07-11
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