Aurora – la puttanella dell’isola

di
genere
orge

Prefazione

Ci sono donne che ti passano accanto.
E ci sono donne che ti rovinano.

Aurora era la seconda.
La puttanella della porta accanto.
Quella che guardi dalla finestra mentre stendi i panni… e immagini.
Quella che non dovresti nemmeno toccare.
Ma che finisci per scopare fino a strapparti l’anima.

Questa è la nostra storia.
Un viaggio sull’isola del peccato, dove non ci sono più regole.
Dove figa, culo e cazzo non sono solo parole:
Sono riti.



Primo Round – La porta accanto

Aurora aveva diciannove anni.
Io il doppio.
Lei saliva le scale in minigonna, senza mutandine.
Io la seguivo col cazzo già duro.

Una sera, bussò alla mia porta.

«Sono sola. Mi fai compagnia?»

Le versai da bere.
Si sedette a gambe aperte sul divano, figa nuda.
Sorrise. Mi guardò fisso.
«Sei curioso?»

Non risposi.
Le infilai due dita dentro.
Scivolava.

La presi lì, sul tavolo.
Poi sul pavimento.
Poi la feci inginocchiare.
Le venni in faccia.

Da quella sera, Aurora non fu più la vicina.

Fu la mia troia.



Secondo Round – L’isola del peccato

Decidemmo di fuggire.
Un weekend. Solo noi.
Un’isola deserta.

Ma lì successe qualcosa.
Ci spogliammo non solo dei vestiti, ma delle maschere.

Aurora si fece scopare sulla spiaggia.
A gambe spalancate, la figa piena di sabbia e voglia.

Mi cavalcava gridando:
«Scopami come un animale! Dammi tutto!»

La sodomizzai contro una palma.
Schiavi del desiderio.
Sporchi di mare, sborra e saliva.

Quando ci rivestimmo, non parlammo.
Sapevamo solo una cosa:

Saremmo tornati.



Terzo Round – L’isola del non ritorno

Tornammo nudi.
Senza pudore.
Senza freni.

Aurora scese dalla barca con la figa già scoperta.
«Mi scopi qui o devo inginocchiarmi da sola?»

La presi per i capelli.
Le scopai la bocca con rabbia.
Lei godeva mentre si toccava da sola, con due dita nel culo.

La piegai su una roccia e glielo misi tutto nel culo.
Lei squirtava mentre urlava:
«Ancora! Voglio che mi spacchi!»

Me la girai.
Figa, culo, bocca.
Tutto. Senza tregua.

Aurora non era più una donna.
Era un pozzo senza fondo di piacere.



Notte di Orge sull’Isola

La luna brillava. Il fuoco ardeva.
E i corpi si fondevano.

Aurora era al centro, inginocchiata.
Uno le veniva in faccia, uno la prendeva da dietro.
Una ragazza la leccava, un altro le pisciava sulle cosce.

Lei rideva, gemeva, implorava:
«Sporcatemi tutta. Voglio sentire cazzi ovunque.»

Una ragazza bionda si inginocchiò.
Leccava Aurora mentre io le scopavo la bocca.
Un uomo le teneva il culo aperto.
Lei godeva in ogni fessura.

Un delirio di carne e godimento.

Quando fu troppo… li mandai via tutti.
La presi tra le braccia, come una sposa.
La scopai piano, guardandola negli occhi.

E lei disse:

«Restiamo qui. Per sempre.»



Epilogo – L’iniziazione finale

L’isola ci aveva cambiati.
E non eravamo soli.

Il giorno dopo, arrivarono altri.

Donne nude, ragazzi con il cazzo duro, coppie curiose.

Aurora si fece trovare legata, figa spalancata, un cartello sul petto:
“Usatemi. Finché non svengo.”

Il primo le entrò in bocca.
Il secondo nel culo.
Il terzo venne direttamente sul suo viso.

Lei rideva.
Tra le gambe le colava sperma.
Squirtava senza controllo.
Io la guardavo e la amavo.

Quando si accasciò a terra, esausta, le sussurrai:
«Ora sei completa. Ora sei mia. Per sempre.»

Aurora, la puttanella della porta accanto, non esisteva più.

Ora era la Dea dell’Isola.

E io…
Il suo sacerdote.



FINE
scritto il
2025-07-11
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