"Sospesi negli sguardi" - Capitolo 5

di
genere
confessioni

Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
Per contatti: pennaefantasia@gmail.com

L'ultima lezione del corso portava con sé quella vibrazione particolare delle cose che stanno per finire, ma che hanno lasciato un segno profondo. Al tempo stesso, l'estate era arrivata con il suo calore avvolgente, facendo strada a nuove esperienze. La sala da ballo risuonava per la prima volta, forse, di risate autentiche, battute tra compagni e un'energia diversa: più sciolta, più libera. Come se il corpo sapesse che, per una sera, poteva finalmente concedersi senza riserve.
Loretta si era vestita con cura. Una gonna rossa, lunga fino a metà polpaccio, con uno spacco laterale che si apriva ad ogni passo, come un sospiro appena sussurrato. Sopra, una camicetta nera aderente, scollata quanto bastava a suggerire il seno. I capelli, per la prima volta raccolti in una coda bassa, con qualche ciocca lasciata libera a incorniciarle il viso. Carlo, quando la vide entrare, ebbe un respiro più corto. Gli bastava guardarla per sentirsi già dentro il ritmo.
Mauro era lì, appoggiato alla parete laterale, un osservatore discreto ma sempre partecipe. Indossava una polo chiara che metteva in risalto il suo sguardo, e un paio di jeans scuri. Non ballava, nemmeno quella sera. Preferiva guardare, “per godersi lo spettacolo”. Ma c’era un modo nel suo stare fermo che tradiva l’intensità di chi, dentro, ballava quanto e più di chi era in pista.
Gli insegnanti misero la musica. Un brano vivace di salsa, che ormai tutti avevano fatto loro nel susseguirsi delle prove, con un ritmo che accendeva le gambe e scioglieva le spalle. Loretta guardò Carlo e si avvicinò senza dire una parola. Lui le porse la mano e lei l'accettò con un sorriso lento. La musica partì.
Inseriti nel gruppo di aspiranti ballerini, però, si distinguevano. La loro fu una confessione fisica, una serie di frasi non dette che passavano attraverso le mani, i fianchi, gli sguardi. Lei si muoveva ora con sicurezza sensuale, dosando i gesti con precisione. Carlo, più alto di lei, la conduceva con energia contenuta, valorizzandola come un fuoco che arde.
Quando lui le girò attorno, accarezzandole la schiena con la mano mentre lei ruotava su se stessa, Mauro trattenne il respiro. Li guardava come si guarda qualcosa di eccitante e proibito, con desiderio e ammirazione. La sensualità che scaturiva da Loretta era ormai una cosa viva, autonoma. E Mauro ne era parte, anche se in quel momento non la toccava. Era dentro ogni gesto di lei, e dentro lo sguardo che Carlo le lanciava, con una fame di sesso educata.
A un certo punto della coreografia, Loretta si lasciò andare all’indietro tra le braccia di Carlo, che la sorresse con naturalezza. Il movimento era perfetto, ma ciò che mozzò il fiato fu lo sguardo di lei: dritto verso Mauro, mentre stava sospesa, offerta, viva. Un sorriso accennato sulle labbra. Un invito muto.
Quando la musica si fermò, ci fu un applauso spontaneo da parte degli insegnanti per tutti i corsisti. Mauro si staccò finalmente dalla parete. Si avvicinò, applaudendo anche lui. «Non so se al saggio finale reggerò a guardarvi così», disse con voce bassa.
Loretta, ancora avvolta nelle braccia di Carlo, sussurrò: «Allora balla con noi, a porte chiuse.»
Concluse le prove, Carlo prese sottobraccio Loretta con le chiavi in mano. «Ti accompagno io». Mauro annuì a distanza e rimase indietro a parlare con gli insegnanti.
In auto, Loretta sedeva con le gambe accavallate e le mani sul grembo. Il silenzio tra loro era morbido, complice.
«Ti piace avermi addosso mentre balliamo?» disse lui, senza girarsi.
«Ti piace guardare Mauro che ci guarda», rispose lei.
Lui sorrise. «Mi piace anche quando ci tocca!»
La macchina si fermò davanti alla villetta della coppia, ma nessuno aprì la portiera. Carlo si voltò verso Loretta. «Noi ci godremo il nostro saggio. Poi senza fretta, senza freni, con Mauro. Ci stai?»
Loretta lo guardò un lungo momento. Poi si chinò, lo baciò con lentezza, come a sigillare un patto che già esisteva.
«Sì» disse. «E lui pure. Anche se ancora non lo sa.»
di
scritto il
2025-07-09
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