"Desiderio di attenzioni" - Capitolo 4
di
penna
genere
confessioni
Questa serie di racconti prende spunto da un’esperienza dell’autore che, attraverso la penna, confessa con fantasia l’evoluzione della realtà.
Per contatti: pennaefantasia@gmail.com
Con l’arrivo dell’estate, si avvicinano anche le ultime lezioni del corso di salsa. Alla fine di ogni ora di prove, la sinergia nelle coreografie delle coppie diventa sempre più fluida, ma i saluti tra i corsisti restano avvolti in quella gentilezza un po' forzata, quella che si riserva a qualcosa che sta per finire troppo in fretta. Eppure, tra Loretta, Mauro e Carlo, non c’era né fretta né fine. Solo un’intensità crescente, come se ogni incontro aprisse nuovi varchi in territori che nessuno dei tre aveva ancora completamente esplorato.
Quella sera, arrivati insieme nel parcheggio, fu Mauro a prendere l’iniziativa.
«Domenica voglio che tu venga con noi,» aveva detto con calma assoluta. Non era una richiesta. Era un invito già scritto, e la sua voce suonava più grave del solito, come se contenesse qualcosa che fino a quel momento aveva trattenuto. Loretta inclinò appena il capo, incuriosita. Carlo annuì senza parlare, attratto dalla certezza in quelle parole.
La domenica, Mauro accolse Carlo con una bottiglia già aperta che stava condividendo con Loretta. Indossava una camicia nera, slacciata fino allo sterno, lasciando intravedere il petto villoso. Il suo corpo non era scolpito, ma solido, vissuto, con una bellezza concreta e disinvolta. Gli occhi, di un grigio torbido, sembravano più chiari quella sera, come se avessero deciso di rivelare tutto.
Il loft di Mauro in città era diverso dalla villetta signorile che condivideva con Loretta. Era uno spazio che parlava di lui con più sincerità: linee pulite, colori caldi, una discreta eleganza fatta di pochi oggetti scelti con cura.
Si sedettero sull’ampio divano. Loretta al centro, come sempre, ma con un’energia più contenuta. Quella sera, però, era Mauro il centro di gravità. Lei lo sentiva, e ne godeva.
«Ho pensato a una cosa,» disse lui, versando il vino nei calici. «Stasera vorrei che vi occupaste di me.»
La frase calò nella stanza come un lenzuolo caldo, morbio. Loretta sorrise, posando il bicchiere.
«Lo avevo intuito,» disse piano. Poi si voltò verso Carlo. «Ti va?»
Carlo esitò solo un attimo, poi lo guardò. Mauro ricambiò lo sguardo, senza abbassarlo.
«Mi va!» disse infine.
Mauro si lasciò andare sul divano, appoggiando la testa all’indietro. Loretta si chinò su di lui con movimenti misurati, cominciando a sbottonargli la camicia e poi i pantaloni. Le dita scorrevano morbide e lente lungo il suo petto. Carlo si avvicinò dall’altro lato, poggiando una mano sulla coscia di Mauro, che non si ritrasse. Al contrario, chiuse gli occhi e inspirò profondamente.
Era strano vedere Mauro così: vulnerabile, ma tutt’altro che debole. La sua bisessualità non era un’eccezione da giustificare, ma una parte viva di lui, vissuta con la stessa passione con cui osservava ballare la moglie con Carlo: cercando armonia e godimento più che controllo. Amava lasciarsi andare, essere toccato, scoperto, senza vergogna. E in quel momento era chiaro che desiderava essere desiderato da entrambi.
Loretta si chinò e lo baciò sul collo, poi lungo il petto, mentre Carlo, con mani più inesperte ma non meno desiderose, lo accarezzava. Mauro gemette piano, un suono profondo. Quando Loretta abbassò la testa e cominciò a baciarlo più in basso, Carlo si inginocchiò al suo fianco. Lei lo guardò, lo guidò, posandogli una mano sulla nuca.
«Vai piano, seguimi» sussurrò.
Carlo obbedì. Le sue labbra si unirono a quelle di Loretta in un gesto lento, quasi sacro. Mauro si inarcò appena, le mani affondarono nei capelli di entrambi. Il piacere che provava era un flusso che passava da uno all’altro, un circuito perfetto.
I minuti si dilatarono. I respiri si fusero. Quando Carlo prese il controllo e Loretta si fece da parte per osservare, Mauro lo guardò con una gratitudine nuda, viscerale. Le sue mani tremavano lievemente, e nei suoi occhi c’era una dolcezza che disarmava.
Loretta lo accarezzava intanto sul petto, sulla gola, sussurrando parole che nessuno sentiva, ma che sembravano avere un effetto immediato.
Alla fine, Mauro si abbandonò completamente, lasciando che il piacere lo attraversasse con la violenza silenziosa di un’onda. Rimase a lungo in silenzio, con gli occhi chiusi, il corpo ancora teso, tra i due che lo avevano amato insieme.
Quando finalmente parlò, la voce era roca, quasi spezzata.
«Sapevo di aver bisogno di questo, ma non così.»
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Con l’arrivo dell’estate, si avvicinano anche le ultime lezioni del corso di salsa. Alla fine di ogni ora di prove, la sinergia nelle coreografie delle coppie diventa sempre più fluida, ma i saluti tra i corsisti restano avvolti in quella gentilezza un po' forzata, quella che si riserva a qualcosa che sta per finire troppo in fretta. Eppure, tra Loretta, Mauro e Carlo, non c’era né fretta né fine. Solo un’intensità crescente, come se ogni incontro aprisse nuovi varchi in territori che nessuno dei tre aveva ancora completamente esplorato.
Quella sera, arrivati insieme nel parcheggio, fu Mauro a prendere l’iniziativa.
«Domenica voglio che tu venga con noi,» aveva detto con calma assoluta. Non era una richiesta. Era un invito già scritto, e la sua voce suonava più grave del solito, come se contenesse qualcosa che fino a quel momento aveva trattenuto. Loretta inclinò appena il capo, incuriosita. Carlo annuì senza parlare, attratto dalla certezza in quelle parole.
La domenica, Mauro accolse Carlo con una bottiglia già aperta che stava condividendo con Loretta. Indossava una camicia nera, slacciata fino allo sterno, lasciando intravedere il petto villoso. Il suo corpo non era scolpito, ma solido, vissuto, con una bellezza concreta e disinvolta. Gli occhi, di un grigio torbido, sembravano più chiari quella sera, come se avessero deciso di rivelare tutto.
Il loft di Mauro in città era diverso dalla villetta signorile che condivideva con Loretta. Era uno spazio che parlava di lui con più sincerità: linee pulite, colori caldi, una discreta eleganza fatta di pochi oggetti scelti con cura.
Si sedettero sull’ampio divano. Loretta al centro, come sempre, ma con un’energia più contenuta. Quella sera, però, era Mauro il centro di gravità. Lei lo sentiva, e ne godeva.
«Ho pensato a una cosa,» disse lui, versando il vino nei calici. «Stasera vorrei che vi occupaste di me.»
La frase calò nella stanza come un lenzuolo caldo, morbio. Loretta sorrise, posando il bicchiere.
«Lo avevo intuito,» disse piano. Poi si voltò verso Carlo. «Ti va?»
Carlo esitò solo un attimo, poi lo guardò. Mauro ricambiò lo sguardo, senza abbassarlo.
«Mi va!» disse infine.
Mauro si lasciò andare sul divano, appoggiando la testa all’indietro. Loretta si chinò su di lui con movimenti misurati, cominciando a sbottonargli la camicia e poi i pantaloni. Le dita scorrevano morbide e lente lungo il suo petto. Carlo si avvicinò dall’altro lato, poggiando una mano sulla coscia di Mauro, che non si ritrasse. Al contrario, chiuse gli occhi e inspirò profondamente.
Era strano vedere Mauro così: vulnerabile, ma tutt’altro che debole. La sua bisessualità non era un’eccezione da giustificare, ma una parte viva di lui, vissuta con la stessa passione con cui osservava ballare la moglie con Carlo: cercando armonia e godimento più che controllo. Amava lasciarsi andare, essere toccato, scoperto, senza vergogna. E in quel momento era chiaro che desiderava essere desiderato da entrambi.
Loretta si chinò e lo baciò sul collo, poi lungo il petto, mentre Carlo, con mani più inesperte ma non meno desiderose, lo accarezzava. Mauro gemette piano, un suono profondo. Quando Loretta abbassò la testa e cominciò a baciarlo più in basso, Carlo si inginocchiò al suo fianco. Lei lo guardò, lo guidò, posandogli una mano sulla nuca.
«Vai piano, seguimi» sussurrò.
Carlo obbedì. Le sue labbra si unirono a quelle di Loretta in un gesto lento, quasi sacro. Mauro si inarcò appena, le mani affondarono nei capelli di entrambi. Il piacere che provava era un flusso che passava da uno all’altro, un circuito perfetto.
I minuti si dilatarono. I respiri si fusero. Quando Carlo prese il controllo e Loretta si fece da parte per osservare, Mauro lo guardò con una gratitudine nuda, viscerale. Le sue mani tremavano lievemente, e nei suoi occhi c’era una dolcezza che disarmava.
Loretta lo accarezzava intanto sul petto, sulla gola, sussurrando parole che nessuno sentiva, ma che sembravano avere un effetto immediato.
Alla fine, Mauro si abbandonò completamente, lasciando che il piacere lo attraversasse con la violenza silenziosa di un’onda. Rimase a lungo in silenzio, con gli occhi chiusi, il corpo ancora teso, tra i due che lo avevano amato insieme.
Quando finalmente parlò, la voce era roca, quasi spezzata.
«Sapevo di aver bisogno di questo, ma non così.»
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