Tregua carnale

di
genere
poesie

performance poetica erotica in tre atti)



Atto I – La resa

Oggi mi arrendo ai tuoi alti e bassi,
alle maratone coi miei passi falsi.
Hai ragione tu, anche quando mi spacchi,
quando mi prendi e mi apri in due coi tuoi attacchi.

Stringimi forte, graffiami i fianchi,
sussurra oscenità tra i denti stanchi.
Non dire niente, fammi sentire
che mi vuoi scopare, non solo capire.

Diamoci una tregua,
una tregua nuda, sudata, indecente,
una tregua in ginocchio, con la bocca calda e ardente.
Mi arrendo al tuo uccello che pulsa e comanda,
e ti dono la mia parte più profana e più infiammata.

Aprimi tutta, fammi sentire
che non c’è pace più vera del tuo venire.
Oggi non parlo, oggi ti imploro,
scopami l’anima finché non crollo.



Atto II – Il dominio

Fammi tua, così, senza permesso,
strappami l’aria con un colpo più spesso.
Spingilo dentro, fammi sentire
che il mio gemito è l’unico tuo respiro da seguire.

Tienimi giù, coi capelli tra le dita,
sbatti la verità contro la mia fica.
Dimmelo sporco, dimmelo male,
che mi vuoi porca, umida, animale.

Io sono il tuo spazio da prendere a morsi,
il tuo gioco bagnato, le gambe che storci.
La lingua che scivola dove non si dice,
dove il piacere trema e poi si stravince.

Scopami lenta, poi più veloce,
finché non tremo sotto la tua voce.
Finché non grido che è troppo, che basta,
e invece ti prego: ancora… mi sfascia.

Dammi il tuo cazzo, fammi impazzire,
senza pudore, fammi morire.
Riempimi tutta, spegni la luce,
che questa tregua è solo una scusa… per farci più luce.



Atto III – L’estasi

Sbattilo forte, fammi urlare,
che i muri sentano cosa vuol dire scopare.
Con le gambe al petto, la bocca strozzata,
e la mia fica che gronda inondata.

Dammelo in gola, senza dolcezza,
fammi tossire tutta la tua durezza.
Sbattimi il culo, fammi tua schiava,
con la pelle segnata e la mente che lava.

Voglio sentire lo schiocco sul lato B,
le tue dita che spingono dentro di lì.
Fallo fino in fondo, fallo fino a esplodere,
che mi venga da piangere mentre mi fai godere.

Tienimi aperta, spalancata e presa,
come una preda che ti implora e non pesa.
Sì, sono tua, fino all’ultima stilla,
succhiami l’anima, scopami finché brilla.



Ritornello

Diamoci una tregua col corpo che urla,
senza domande, con la carne che brucia.
Senza parole, senza difese,
solo cazzo e fica, baci e offese.



Chiusa poetica

E dopo… resta.
Resta nei miei occhi pieni di sale,
nella mia pelle che vibra, animale.
Resta nudo, tremante e vero,
che io ti stringa come l’ultimo pensiero.

Diamoci una tregua.
Ma che sia eterna,
sudata, violenta,
e maledettamente bella.
scritto il
2025-07-03
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