Nicole – Profumo di figa, piacere di Angelo
di
Angelo B
genere
prime esperienze
La casa era immersa nel silenzio del primo pomeriggio, quando il sole, alto nel cielo, filtrava dalle tende leggere creando tagli d’oro sul pavimento. Angelo era sdraiato sul divano, ancora nudo dalla doccia. Aveva il corpo rilassato, ma gli occhi accesi. Nicole stava arrivando.
E come sempre, non bussò.
Aprì la porta come se fosse sua, lasciando dietro di sé una scia di sole e quel profumo inconfondibile, la miscela esplosiva di crema al cocco, sudore leggero e qualcosa di più animale, più profondo: il profumo di fica, vivo, dolce e selvaggio. Lo sentiva già quando le si avvicinava per un bacio, ma ora… ora lo precedeva.
Lei entrò con shorts strappati e senza mutandine, una canottiera bianca sottilissima sotto cui i capezzoli si vedevano netti, duri. I piedi scalzi, lo sguardo arrogante.
«Ti sei già toccato?», chiese, guardandolo in mezzo alle gambe.
Angelo sorrise. «Aspettavo il tuo odore.»
Nicole rise. Gli si mise sopra, a cavalcioni, facendogli sentire subito la pelle nuda del sesso caldo contro il suo ventre. «Allora senti questo.»
Sollevò un po’ i fianchi, aprì lentamente le gambe, e glielo lasciò lì, addosso. Angelo chiuse gli occhi e respirò. Il profumo della sua fica era un richiamo animale. Era lì da ore, caldo, bagnato, profondo. Il tipo di odore che non si dimentica. Che ti si infila nei pensieri e non se ne va più.
Lei si mosse appena. Strusciò il clitoride sul suo addome e lasciò una piccola scia di umidità lucida. «Ti piace?»
Angelo le prese i fianchi, stringendola forte. «È la droga. È la tua firma.»
Nicole sorrise soddisfatta, si chinò e gli baciò le labbra. «Voglio che tu me lo lecchi.»
Non serviva altro.
Lo condusse sul tappeto, si mise sopra il suo viso, abbassò piano la fica sulle sue labbra. Era completamente depilata, gonfia, calda, umida. Il profumo ora era pieno, diretto, avvolgente. Angelo cominciò a leccarla con lentezza, ma Nicole lo voleva già più forte.
«No. Non lento. Leccami come un uomo affamato, Angelo. Fai rumore.»
Lui obbedì. Le prese le chiappe con le mani e la tenne giù, mentre con la lingua le apriva le labbra intime, le succhiava il clitoride, le entrava dentro. Lei gemeva sopra di lui, si muoveva sul suo viso, e ad ogni struscio lasciava un profumo ancora più denso.
«Mi fai impazzire… mi sto bagnando tutta la faccia,» sussurrò Angelo tra un leccata e l’altra.
Nicole si fece ancora più sfacciata. «Così voglio. Voglio che ti resti addosso per giorni. Voglio che ogni volta che respiri ti venga voglia di me.»
Si sollevò all’improvviso, scese lungo il suo corpo, afferrò il cazzo già durissimo e se lo infilò in bocca senza dire una parola. Gli occhi negli occhi. Bocca piena. Lingua veloce. Nessuna pausa. Un pompino da professionista del piacere. Ma con quella sfacciataggine che solo lei aveva.
«Lo vuoi dentro?», chiese lui ansimando, quasi supplicando.
«Lo voglio ovunque.»
Si mise a quattro zampe, alzando il culo verso di lui. Angelo non perse tempo: glielo infilò dritto, senza filtri, affondando con tutta la sua voglia dentro quella fica già inzuppata. Nicole urlò di piacere.
Il suono delle spinte, la pelle che sbatteva contro la pelle, i gemiti, i respiri. Tutto riempiva la casa. Il profumo della sua fica impregnava l’aria, il tappeto, le mani di lui.
«Ti piace, troia mia?», ringhiò Angelo.
«Sì… scopami più forte… fammi gocciolare fino a terra!»
Lui l’accontentò. La prese per i capelli, la tirò indietro, le sussurrò oscenità nell’orecchio mentre continuava a spingerle dentro il cazzo con forza. Nicole gemeva come una belva in calore. Era fuori controllo. Il piacere le scoppiava in petto, nel ventre, nelle cosce.
Poi si voltò, gli si sedette sopra e prese il controllo. Lo cavalcò con una fame che pareva infinita, le tette che saltavano, la fica che schiaffeggiava il bacino di Angelo ad ogni spinta.
«Sborra dentro… ti prego… fammi tua. Ancora.»
Lui non resistette più. Le afferrò il culo e venne. Un’esplosione calda e profonda. Lei non si fermò. Continuò a strusciarsi, godette subito dopo, con un urlo lungo e sporco, le unghie conficcate nel petto di lui.
⸻
Epilogo – Marchiati per sempre
La sera calava lenta sulla casa. Angelo era seduto sul bordo del letto, nudo, ancora umido di sudore. Nicole dormiva di traverso, un braccio sopra la sua coscia, le labbra appena socchiuse, la pelle ancora intrisa del loro piacere.
Il profumo di lei era ovunque. Sul cuscino. Sulle lenzuola. Sulle sue dita. Dentro la sua testa.
Non era solo sesso. Era una dipendenza viscerale. Il tipo di bisogno che ti scava dentro, ti svuota, ti ricarica, e poi ti consuma di nuovo.
Angelo la guardò, accarezzandole il fianco, scendendo piano verso il basso ventre. La sentì fremere nel sonno, come se il suo corpo rispondesse al tocco anche quando la mente era lontana. Le labbra intime ancora leggermente aperte, un filo di liquido ancora caldo le colava lungo la coscia.
Marchiata. Sua.
Nicole aprì un occhio, sorrise senza dire niente. Si strinse a lui.
«Ho ancora il tuo sperma dentro. Ti piace?», mormorò.
Angelo la guardò con un sorriso cupo. «Mi eccita. Ma voglio che resti anche il mio odore su di te. Sempre.»
Lei si voltò, si mise sopra, gli sfiorò la bocca con un bacio lento. «Allora dammi ancora. Ma prima…»
Sospirò. «Te lo ricordi quel giorno? Quello sul cofano della macchina, vicino al lago?»
⸻
Flashback – Il giorno sul cofano
Era estate. Tardo pomeriggio. Il lago scintillava, e nessuno era intorno. Avevano parcheggiato tra i canneti, ubriachi di voglia. Nicole era uscita scalza, indossava solo un vestito leggero, corto, e niente sotto.
«Fammi tua qui. Adesso. Senza limiti,» disse.
Angelo non rispose. La prese di peso, la stese di schiena sul cofano ancora caldo dell’auto, le sollevò il vestito fino al ventre.
E lì la vide. La fica più bella del mondo. Bagnata. Gonfia. Aperta. Vibrante. Un profumo che lo prese alla gola, animale, selvaggio, irrinunciabile.
«Guarda come mi scolo per te…», sussurrò lei.
Angelo ci affondò subito il viso. Le leccò tutto, senza grazia, senza ritegno. La lingua nella fica, sul clitoride, nella fessura, fino ad assaggiarne tutto il sapore. Nicole gemeva sguaiata, stringeva il cofano con le mani, sollevava il bacino a offrirsi tutta.
Poi si tirò su, si fece mettere a pecora. Il culo rotondo, perfetto, invitante.
«Inculami. Qui. Così. Con forza. Voglio sentirmi sfondata.»
Angelo sbottonò i pantaloni, le spalancò le chiappe e le sputò tra le natiche. La preparò con le dita, ma lei non volle altro.
«Fammi male. Dammi tutto.»
E così fu.
La scopata anale più sporca della loro vita. Sotto il cielo aperto, mentre il lago restava muto spettatore, Angelo la prendeva da dietro, spingendo fino al fondo. Lei gridava, sbavava, gemeva con la bocca spalancata.
A un certo punto, si girò a guardarlo. «Mi stai distruggendo il culo… e mi piace da morire. Sborra dentro, dammi il tuo veleno.»
E lui lo fece. Le venne dentro, profondo, mentre la stringeva come una bestia.
Quando tutto finì, Nicole si lasciò andare sul cofano, sudata, tremante, piena del suo seme, sporca di saliva, di odore, di vita.
«Questo lo racconterò solo al mio diario. E forse neanche a lui,» sussurrò.
⸻
Ritorno al presente
Nicole, ancora stesa sul letto, si morse il labbro. «Quello è stato il giorno in cui mi hai resa tua. Completamente.»
Angelo le passò un dito tra le gambe. «E oggi ti ho riscritta. Di nuovo.»
Lei annuì. «Domani fallo ancora.»
E il profumo della sua fica tornò ad avvolgere tutto.
Fine… o nuovo inizio.
E come sempre, non bussò.
Aprì la porta come se fosse sua, lasciando dietro di sé una scia di sole e quel profumo inconfondibile, la miscela esplosiva di crema al cocco, sudore leggero e qualcosa di più animale, più profondo: il profumo di fica, vivo, dolce e selvaggio. Lo sentiva già quando le si avvicinava per un bacio, ma ora… ora lo precedeva.
Lei entrò con shorts strappati e senza mutandine, una canottiera bianca sottilissima sotto cui i capezzoli si vedevano netti, duri. I piedi scalzi, lo sguardo arrogante.
«Ti sei già toccato?», chiese, guardandolo in mezzo alle gambe.
Angelo sorrise. «Aspettavo il tuo odore.»
Nicole rise. Gli si mise sopra, a cavalcioni, facendogli sentire subito la pelle nuda del sesso caldo contro il suo ventre. «Allora senti questo.»
Sollevò un po’ i fianchi, aprì lentamente le gambe, e glielo lasciò lì, addosso. Angelo chiuse gli occhi e respirò. Il profumo della sua fica era un richiamo animale. Era lì da ore, caldo, bagnato, profondo. Il tipo di odore che non si dimentica. Che ti si infila nei pensieri e non se ne va più.
Lei si mosse appena. Strusciò il clitoride sul suo addome e lasciò una piccola scia di umidità lucida. «Ti piace?»
Angelo le prese i fianchi, stringendola forte. «È la droga. È la tua firma.»
Nicole sorrise soddisfatta, si chinò e gli baciò le labbra. «Voglio che tu me lo lecchi.»
Non serviva altro.
Lo condusse sul tappeto, si mise sopra il suo viso, abbassò piano la fica sulle sue labbra. Era completamente depilata, gonfia, calda, umida. Il profumo ora era pieno, diretto, avvolgente. Angelo cominciò a leccarla con lentezza, ma Nicole lo voleva già più forte.
«No. Non lento. Leccami come un uomo affamato, Angelo. Fai rumore.»
Lui obbedì. Le prese le chiappe con le mani e la tenne giù, mentre con la lingua le apriva le labbra intime, le succhiava il clitoride, le entrava dentro. Lei gemeva sopra di lui, si muoveva sul suo viso, e ad ogni struscio lasciava un profumo ancora più denso.
«Mi fai impazzire… mi sto bagnando tutta la faccia,» sussurrò Angelo tra un leccata e l’altra.
Nicole si fece ancora più sfacciata. «Così voglio. Voglio che ti resti addosso per giorni. Voglio che ogni volta che respiri ti venga voglia di me.»
Si sollevò all’improvviso, scese lungo il suo corpo, afferrò il cazzo già durissimo e se lo infilò in bocca senza dire una parola. Gli occhi negli occhi. Bocca piena. Lingua veloce. Nessuna pausa. Un pompino da professionista del piacere. Ma con quella sfacciataggine che solo lei aveva.
«Lo vuoi dentro?», chiese lui ansimando, quasi supplicando.
«Lo voglio ovunque.»
Si mise a quattro zampe, alzando il culo verso di lui. Angelo non perse tempo: glielo infilò dritto, senza filtri, affondando con tutta la sua voglia dentro quella fica già inzuppata. Nicole urlò di piacere.
Il suono delle spinte, la pelle che sbatteva contro la pelle, i gemiti, i respiri. Tutto riempiva la casa. Il profumo della sua fica impregnava l’aria, il tappeto, le mani di lui.
«Ti piace, troia mia?», ringhiò Angelo.
«Sì… scopami più forte… fammi gocciolare fino a terra!»
Lui l’accontentò. La prese per i capelli, la tirò indietro, le sussurrò oscenità nell’orecchio mentre continuava a spingerle dentro il cazzo con forza. Nicole gemeva come una belva in calore. Era fuori controllo. Il piacere le scoppiava in petto, nel ventre, nelle cosce.
Poi si voltò, gli si sedette sopra e prese il controllo. Lo cavalcò con una fame che pareva infinita, le tette che saltavano, la fica che schiaffeggiava il bacino di Angelo ad ogni spinta.
«Sborra dentro… ti prego… fammi tua. Ancora.»
Lui non resistette più. Le afferrò il culo e venne. Un’esplosione calda e profonda. Lei non si fermò. Continuò a strusciarsi, godette subito dopo, con un urlo lungo e sporco, le unghie conficcate nel petto di lui.
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Epilogo – Marchiati per sempre
La sera calava lenta sulla casa. Angelo era seduto sul bordo del letto, nudo, ancora umido di sudore. Nicole dormiva di traverso, un braccio sopra la sua coscia, le labbra appena socchiuse, la pelle ancora intrisa del loro piacere.
Il profumo di lei era ovunque. Sul cuscino. Sulle lenzuola. Sulle sue dita. Dentro la sua testa.
Non era solo sesso. Era una dipendenza viscerale. Il tipo di bisogno che ti scava dentro, ti svuota, ti ricarica, e poi ti consuma di nuovo.
Angelo la guardò, accarezzandole il fianco, scendendo piano verso il basso ventre. La sentì fremere nel sonno, come se il suo corpo rispondesse al tocco anche quando la mente era lontana. Le labbra intime ancora leggermente aperte, un filo di liquido ancora caldo le colava lungo la coscia.
Marchiata. Sua.
Nicole aprì un occhio, sorrise senza dire niente. Si strinse a lui.
«Ho ancora il tuo sperma dentro. Ti piace?», mormorò.
Angelo la guardò con un sorriso cupo. «Mi eccita. Ma voglio che resti anche il mio odore su di te. Sempre.»
Lei si voltò, si mise sopra, gli sfiorò la bocca con un bacio lento. «Allora dammi ancora. Ma prima…»
Sospirò. «Te lo ricordi quel giorno? Quello sul cofano della macchina, vicino al lago?»
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Flashback – Il giorno sul cofano
Era estate. Tardo pomeriggio. Il lago scintillava, e nessuno era intorno. Avevano parcheggiato tra i canneti, ubriachi di voglia. Nicole era uscita scalza, indossava solo un vestito leggero, corto, e niente sotto.
«Fammi tua qui. Adesso. Senza limiti,» disse.
Angelo non rispose. La prese di peso, la stese di schiena sul cofano ancora caldo dell’auto, le sollevò il vestito fino al ventre.
E lì la vide. La fica più bella del mondo. Bagnata. Gonfia. Aperta. Vibrante. Un profumo che lo prese alla gola, animale, selvaggio, irrinunciabile.
«Guarda come mi scolo per te…», sussurrò lei.
Angelo ci affondò subito il viso. Le leccò tutto, senza grazia, senza ritegno. La lingua nella fica, sul clitoride, nella fessura, fino ad assaggiarne tutto il sapore. Nicole gemeva sguaiata, stringeva il cofano con le mani, sollevava il bacino a offrirsi tutta.
Poi si tirò su, si fece mettere a pecora. Il culo rotondo, perfetto, invitante.
«Inculami. Qui. Così. Con forza. Voglio sentirmi sfondata.»
Angelo sbottonò i pantaloni, le spalancò le chiappe e le sputò tra le natiche. La preparò con le dita, ma lei non volle altro.
«Fammi male. Dammi tutto.»
E così fu.
La scopata anale più sporca della loro vita. Sotto il cielo aperto, mentre il lago restava muto spettatore, Angelo la prendeva da dietro, spingendo fino al fondo. Lei gridava, sbavava, gemeva con la bocca spalancata.
A un certo punto, si girò a guardarlo. «Mi stai distruggendo il culo… e mi piace da morire. Sborra dentro, dammi il tuo veleno.»
E lui lo fece. Le venne dentro, profondo, mentre la stringeva come una bestia.
Quando tutto finì, Nicole si lasciò andare sul cofano, sudata, tremante, piena del suo seme, sporca di saliva, di odore, di vita.
«Questo lo racconterò solo al mio diario. E forse neanche a lui,» sussurrò.
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Ritorno al presente
Nicole, ancora stesa sul letto, si morse il labbro. «Quello è stato il giorno in cui mi hai resa tua. Completamente.»
Angelo le passò un dito tra le gambe. «E oggi ti ho riscritta. Di nuovo.»
Lei annuì. «Domani fallo ancora.»
E il profumo della sua fica tornò ad avvolgere tutto.
Fine… o nuovo inizio.
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