Veronica
di
G.I.B
genere
tradimenti
“Fermati Gianni, non ce la faccio più”, disse Veronica al marito, mentre, seduto in macchina con loro, stavamo andando a trascorrere il weekend in un bel agriturismo in campagna.
Gianni accostò sul ciglio della strada, vicino ad un boschetto.
“Mi raccomando non mi guardate” disse Veronica, mentre con molta fretta, scendeva dalla macchina e andava verso l'interno di quel boschetto.
Non so se Gianni riusciva a vederla ma io sì, e fu la cosa più erotica ed eccitante che avessi mai visto nella mia vita.
La osservai mentre si abbassava i pantaloncini e le mutandine, accucciandosi e liberandosi sul prato.
Vidi perfettamente il suo sedere formoso e il getto di pipì uscire dalla sua figa.
Un getto forte che sembrava interminabile.
Rimasi a fissarla fino a quando le ultime gocce di quella pioggia dorata, non smisero di colare fuori dalla sua vagina di bella quarantenne.
Ero eccitato e mi faceva male il cazzo, da quanto ce l'avevo duro.
Quanto avrei voluto leccargliela e asciugarla con la lingua.
Si ripulì con un fazzoletto e rivestì, tornando in macchina.
“Ora sì che sto bene. Non mi avete vista vero?” ci chiese Veronica, sorridendoci quasi maliziosamente.
Per i pochi minuti di viaggio che rimanevano, non feci altro che pensare a quello che avevo visto.
L'immagine di Veronica che pisciava in quel prato, era impressa nella mia mente.
Arrivati all'agriturismo andammo nelle nostre rispettive stanze, dandoci appuntamento per la cena.
Mi feci una doccia e mi masturbai pensando a Veronica su quel prato.
Rimasi nella mia stanza a rilassarmi per un'oretta, poi decisi di scendere a prendere un po' d'aria e godermi il panorama di quel posto immerso nelle verdeggianti colline umbre.
La trovai seduta su di una panchina all'ombra di un immenso ulivo.
Mi sedetti con lei a fare due chiacchiere.
“Mi sento un po' in imbarazzo con te per prima, ma ti giuro che se non scendevo dalla macchina, me la sarei fatta addosso come una bambina piccola”, mi disse tornando sul discorso della sosta improvvisa fatta.
La rassicurati sul fatto che non c'era stato nulla di male, che certe cose possono succedere a tutti.
“Anzi sei stata fortunata che c'era quel boschetto” dissi con una mezza risata.
Lei mi fissò con uno strano sguardo e mi chiese “dimmi la verità. Mi hai vista fare pipì?”.
Come un lampo improvviso, l'immagine di lei accovacciata mi apparve davanti agli occhi e, senza nemmeno pensarci un secondo, le risposi "sì ti ho vista bene ed è stata una scena molto erotica ed eccitante”.
Realizzai solo un secondo dopo, di cosa avevo detto, di quanto mi ero spinto a dire.
Rimanemmo qualche secondo a fissarci negli occhi senza parlare.
Veronica aveva un'espressione di stupore misto a non so cosa.
“Scusa non dovevo dirtelo, mi sono preso troppa libertà. Dimentica per favore e perdona la mia maleducazione” dissi.
Il suo viso si rilassò e un sorriso malizioso le si stampò sulla bocca.
“Ti è piaciuto quindi?” mi chiese.
Mi sentii quasi provocato da quelle semplici parole e con semplicità le risposi “mi sono eccitato come un porco nel guardarti e mi sono masturbato prima sotto la doccia, pensando a te, e a quanto avrei voluto pulirti la figa con la lingua”.
Ero andato troppo oltre, mi aspettavo una reazione furibonda da lei, ma
Veronica abbassò lo sguardo e rimase senza dire nulla per interminabili secondi. Poi alzò gli occhi e fissandomi disse “mi scappa ancora la pipì, vado dietro a quel cespuglio la infondo. Vuoi venire a guardarmi?”
Dovetti darmi un pizzicotto sul braccio, per rendermi conto che non stavo sognando tutto, che le sue parole erano reali.
Lei si alzò e con passo sensuale andò verso una siepe distante dalla struttura.
La seguii eccitato, con il cazzo già duro e la mente piena di immagini di lei nuda a gambe aperte.
Nascosti da quella siepe alta, Veronica si girò verso di me e si tolse nuovamente i pantaloncini e le mutandine, buttandoli in un angolo.
Fissandomi con sguardo da dominatrice si accucciò a gambe aperte, mettendo in bella mostra la sua figa.
Con due dita si allargo la vagina dalle piccole labbra pendenti e dal clitoride pronunciato.
Chiuse gli occhi e iniziò a pisciare.
“Ohhh siii” sussurrò gemendo, mentre il getto della sua pioggia dorata usciva da lei con irruenza.
Non ero a nemmeno un metro di distanza da lei, riuscivo a sentire chiaramente il rumore della sua pipì infrangersi sull'erba.
Con gli occhi puntati fissi sulla sua stupenda figa depilata, la mia mente registrava ogni singolo istante di quella scena così perversa e pornografia che alimentava la mia lussuria.
Veronica iniziò a strofinarsi il clitoride fino a quando l'ultima goccia scivolò via dalle sue piccole labbra.
Aprì gli occhi e con voce calda mi disse “leccami”.
Si mise a pecorina e io dietro di lei, in ginocchio sull'erba inumidita dalla sua urina.
Scesi con la faccia sul suo sesso ed un pungente odore mi entrò nelle narici.
“Non si è fatta la doccia” pensai, inebriato dal suo forte odore, così afrodisiaco per me. Un mix di urina stantia, sudore e umori vaginali.
Completamente in balia della mia perversione, iniziai a leccarle la figa, muovendo la lingua su ogni centimetro del suo generoso sesso, assaporandone il gusto agrodolce, riempiendomi la bocca dei suoi umori densi e caldi.
Veronica gemendo di piacere, mi incitava a non smettere, mentre le succhiavo il clitoride gonfio e le piccole labbra pendenti.
Entravo e uscivo dal suo bagnato buco, raccogliendo il frutto del suo orgasmo.
“Ohh Dio sii Giulio così, mi fai godere” disse lei ansimante.
Salii a leccarle il sedere, infilando la lingua nel suo stretto ano dall'odore e sapore pungenti.
Come un animale in calore la leccai passando dal culo alla figa e dalla figa al culo, in piena frenesia, masturbandola in profondità con due dita.
“Scopami ti prego. Mi sento una puttana vogliosa” mi disse vistosamente eccitata.
Ormai privo di ogni inibizione, non curante del fatto di chi fosse lei e di dove fossimo, mi slacciai i pantaloni e abbassai le mutande.
Strofinai la mia cappella pulsante sulla sua figa e la penetrai, spingendole il cazzo tutto dentro.
“Ahhh siiii, siiii” urlò Veronica.
Nell'istante in cui mi stavo preparando a scoparla con forza, il suo cellulare squillò e mi bloccai.
Gianni la stava cercando.
"No cazzo non adesso” disse Veronica alquanto infastidita.
Mi staccai subito da lei come se fossi stato visto.
Un forte senso di colpa nei confronti di Gianni mi colpì.
“Rispondi per favore” le dissi.
Lei rispose, mentre io mi vestivo passandole anche i suoi indumenti.
La telefonata durò un minuto.
“Ci aspetta alla panchina in giardino” mi disse alquanto delusa da quella interruzione.
Quando raggiungemmo Gianni, lui non ci chiese molto su dove fossimo stati, ma semplicemente ci accolse sorridendo e invitandoci a fare un aperitivo al bar dell'agriturismo.
“Andate voi. Io mi devo fare una doccia” disse Veronica, andando verso la sua stanza.
La guardai allontanarsi con un voglia pazza di possederla e il sapore di lei ancora forte nella mia bocca.
Seduto al bar con Gianni a bere una birra, non facevo altro che pensare a Veronica. Un bisogno irrefrenabile di lei mi stava facendo impazzire.
“Scusa Gianni ma devo andare al bagno” dissi al mio amico, allontanandomi da lui.
Non era il bagno di cui avevo bisogno, ma della bella figa di sua moglie.
Andai spedito verso la loro stanza e bussai, un secondo dopo Veronica mi aprì, vestita solo del suo accappatoio rosa.
Nel suo sguardo lessi la felicità di vedermi.
Mi tirò dentro e chiuse la porta.
Si sfilò l'accappatoio facendolo cadere a terra, mostrandomi il suo bel corpo formoso.
Con voce sensuale mi disse “scopami come una troia”.
La sollevai afferrandola dalle chiappe e lei si avvinghiò con le gambe a me.
La baciai con passione e la portai sul letto, facendola sdraiare.
In un attimo mi tolsi tutti i vestiti e mi gettai nuovamente con la faccia fra le sue cosce. Leccai la per qualche secondo la sua stupenda figa aperta e poi le infilai il cazzo tutto dentro.
“Ohh siiii Giulio, scopami tutta” gridò.
Fu un sesso breve ma intenso, il puro sfogo di un istinto primordiale, fatto di gemiti e parole spinte che incitavano entrambi alla perversione.
“Sono la tua troia, scopami tutta, sfondami la figa, fammi male, siiii così!!” gridò Veronica in preda al piacere.
“Si, sei la mia troia, la mia cagna, ti sfondo tutta puttana” le risposi con voce rude, mentre spingevo come un toro in calore.
Dieci minuti di puro godimento e poi…
"Vengo, mia bella troia, vengo!!” Urlai un istante prima di sborrare copiosamente dentro di lei”
“Siiii siiii siiii, vengo anche io siiii!” gridò Veronica travolta da un intenso orgasmo, graffiandomi le chiappe con le sue unghie.
Ci baciammo con passione per alcuni secondi, poi come un ladro, uscii dalla stanza e tornai di corsa da Gianni.
“Tutto bene? Ci hai messo un pò'” mi disse lui appena mi vide.
“Scusami tanto Gianni, ma mi ha chiamato un'amica e mi sono perso al telefono” gli risposi.
“Spero sia una amica interessante” mi chiese lui facendomi l'occhiolino.
“Molto interessante, inaspettatamente interessante” risposi pensando a sua moglie.
Gianni accostò sul ciglio della strada, vicino ad un boschetto.
“Mi raccomando non mi guardate” disse Veronica, mentre con molta fretta, scendeva dalla macchina e andava verso l'interno di quel boschetto.
Non so se Gianni riusciva a vederla ma io sì, e fu la cosa più erotica ed eccitante che avessi mai visto nella mia vita.
La osservai mentre si abbassava i pantaloncini e le mutandine, accucciandosi e liberandosi sul prato.
Vidi perfettamente il suo sedere formoso e il getto di pipì uscire dalla sua figa.
Un getto forte che sembrava interminabile.
Rimasi a fissarla fino a quando le ultime gocce di quella pioggia dorata, non smisero di colare fuori dalla sua vagina di bella quarantenne.
Ero eccitato e mi faceva male il cazzo, da quanto ce l'avevo duro.
Quanto avrei voluto leccargliela e asciugarla con la lingua.
Si ripulì con un fazzoletto e rivestì, tornando in macchina.
“Ora sì che sto bene. Non mi avete vista vero?” ci chiese Veronica, sorridendoci quasi maliziosamente.
Per i pochi minuti di viaggio che rimanevano, non feci altro che pensare a quello che avevo visto.
L'immagine di Veronica che pisciava in quel prato, era impressa nella mia mente.
Arrivati all'agriturismo andammo nelle nostre rispettive stanze, dandoci appuntamento per la cena.
Mi feci una doccia e mi masturbai pensando a Veronica su quel prato.
Rimasi nella mia stanza a rilassarmi per un'oretta, poi decisi di scendere a prendere un po' d'aria e godermi il panorama di quel posto immerso nelle verdeggianti colline umbre.
La trovai seduta su di una panchina all'ombra di un immenso ulivo.
Mi sedetti con lei a fare due chiacchiere.
“Mi sento un po' in imbarazzo con te per prima, ma ti giuro che se non scendevo dalla macchina, me la sarei fatta addosso come una bambina piccola”, mi disse tornando sul discorso della sosta improvvisa fatta.
La rassicurati sul fatto che non c'era stato nulla di male, che certe cose possono succedere a tutti.
“Anzi sei stata fortunata che c'era quel boschetto” dissi con una mezza risata.
Lei mi fissò con uno strano sguardo e mi chiese “dimmi la verità. Mi hai vista fare pipì?”.
Come un lampo improvviso, l'immagine di lei accovacciata mi apparve davanti agli occhi e, senza nemmeno pensarci un secondo, le risposi "sì ti ho vista bene ed è stata una scena molto erotica ed eccitante”.
Realizzai solo un secondo dopo, di cosa avevo detto, di quanto mi ero spinto a dire.
Rimanemmo qualche secondo a fissarci negli occhi senza parlare.
Veronica aveva un'espressione di stupore misto a non so cosa.
“Scusa non dovevo dirtelo, mi sono preso troppa libertà. Dimentica per favore e perdona la mia maleducazione” dissi.
Il suo viso si rilassò e un sorriso malizioso le si stampò sulla bocca.
“Ti è piaciuto quindi?” mi chiese.
Mi sentii quasi provocato da quelle semplici parole e con semplicità le risposi “mi sono eccitato come un porco nel guardarti e mi sono masturbato prima sotto la doccia, pensando a te, e a quanto avrei voluto pulirti la figa con la lingua”.
Ero andato troppo oltre, mi aspettavo una reazione furibonda da lei, ma
Veronica abbassò lo sguardo e rimase senza dire nulla per interminabili secondi. Poi alzò gli occhi e fissandomi disse “mi scappa ancora la pipì, vado dietro a quel cespuglio la infondo. Vuoi venire a guardarmi?”
Dovetti darmi un pizzicotto sul braccio, per rendermi conto che non stavo sognando tutto, che le sue parole erano reali.
Lei si alzò e con passo sensuale andò verso una siepe distante dalla struttura.
La seguii eccitato, con il cazzo già duro e la mente piena di immagini di lei nuda a gambe aperte.
Nascosti da quella siepe alta, Veronica si girò verso di me e si tolse nuovamente i pantaloncini e le mutandine, buttandoli in un angolo.
Fissandomi con sguardo da dominatrice si accucciò a gambe aperte, mettendo in bella mostra la sua figa.
Con due dita si allargo la vagina dalle piccole labbra pendenti e dal clitoride pronunciato.
Chiuse gli occhi e iniziò a pisciare.
“Ohhh siii” sussurrò gemendo, mentre il getto della sua pioggia dorata usciva da lei con irruenza.
Non ero a nemmeno un metro di distanza da lei, riuscivo a sentire chiaramente il rumore della sua pipì infrangersi sull'erba.
Con gli occhi puntati fissi sulla sua stupenda figa depilata, la mia mente registrava ogni singolo istante di quella scena così perversa e pornografia che alimentava la mia lussuria.
Veronica iniziò a strofinarsi il clitoride fino a quando l'ultima goccia scivolò via dalle sue piccole labbra.
Aprì gli occhi e con voce calda mi disse “leccami”.
Si mise a pecorina e io dietro di lei, in ginocchio sull'erba inumidita dalla sua urina.
Scesi con la faccia sul suo sesso ed un pungente odore mi entrò nelle narici.
“Non si è fatta la doccia” pensai, inebriato dal suo forte odore, così afrodisiaco per me. Un mix di urina stantia, sudore e umori vaginali.
Completamente in balia della mia perversione, iniziai a leccarle la figa, muovendo la lingua su ogni centimetro del suo generoso sesso, assaporandone il gusto agrodolce, riempiendomi la bocca dei suoi umori densi e caldi.
Veronica gemendo di piacere, mi incitava a non smettere, mentre le succhiavo il clitoride gonfio e le piccole labbra pendenti.
Entravo e uscivo dal suo bagnato buco, raccogliendo il frutto del suo orgasmo.
“Ohh Dio sii Giulio così, mi fai godere” disse lei ansimante.
Salii a leccarle il sedere, infilando la lingua nel suo stretto ano dall'odore e sapore pungenti.
Come un animale in calore la leccai passando dal culo alla figa e dalla figa al culo, in piena frenesia, masturbandola in profondità con due dita.
“Scopami ti prego. Mi sento una puttana vogliosa” mi disse vistosamente eccitata.
Ormai privo di ogni inibizione, non curante del fatto di chi fosse lei e di dove fossimo, mi slacciai i pantaloni e abbassai le mutande.
Strofinai la mia cappella pulsante sulla sua figa e la penetrai, spingendole il cazzo tutto dentro.
“Ahhh siiii, siiii” urlò Veronica.
Nell'istante in cui mi stavo preparando a scoparla con forza, il suo cellulare squillò e mi bloccai.
Gianni la stava cercando.
"No cazzo non adesso” disse Veronica alquanto infastidita.
Mi staccai subito da lei come se fossi stato visto.
Un forte senso di colpa nei confronti di Gianni mi colpì.
“Rispondi per favore” le dissi.
Lei rispose, mentre io mi vestivo passandole anche i suoi indumenti.
La telefonata durò un minuto.
“Ci aspetta alla panchina in giardino” mi disse alquanto delusa da quella interruzione.
Quando raggiungemmo Gianni, lui non ci chiese molto su dove fossimo stati, ma semplicemente ci accolse sorridendo e invitandoci a fare un aperitivo al bar dell'agriturismo.
“Andate voi. Io mi devo fare una doccia” disse Veronica, andando verso la sua stanza.
La guardai allontanarsi con un voglia pazza di possederla e il sapore di lei ancora forte nella mia bocca.
Seduto al bar con Gianni a bere una birra, non facevo altro che pensare a Veronica. Un bisogno irrefrenabile di lei mi stava facendo impazzire.
“Scusa Gianni ma devo andare al bagno” dissi al mio amico, allontanandomi da lui.
Non era il bagno di cui avevo bisogno, ma della bella figa di sua moglie.
Andai spedito verso la loro stanza e bussai, un secondo dopo Veronica mi aprì, vestita solo del suo accappatoio rosa.
Nel suo sguardo lessi la felicità di vedermi.
Mi tirò dentro e chiuse la porta.
Si sfilò l'accappatoio facendolo cadere a terra, mostrandomi il suo bel corpo formoso.
Con voce sensuale mi disse “scopami come una troia”.
La sollevai afferrandola dalle chiappe e lei si avvinghiò con le gambe a me.
La baciai con passione e la portai sul letto, facendola sdraiare.
In un attimo mi tolsi tutti i vestiti e mi gettai nuovamente con la faccia fra le sue cosce. Leccai la per qualche secondo la sua stupenda figa aperta e poi le infilai il cazzo tutto dentro.
“Ohh siiii Giulio, scopami tutta” gridò.
Fu un sesso breve ma intenso, il puro sfogo di un istinto primordiale, fatto di gemiti e parole spinte che incitavano entrambi alla perversione.
“Sono la tua troia, scopami tutta, sfondami la figa, fammi male, siiii così!!” gridò Veronica in preda al piacere.
“Si, sei la mia troia, la mia cagna, ti sfondo tutta puttana” le risposi con voce rude, mentre spingevo come un toro in calore.
Dieci minuti di puro godimento e poi…
"Vengo, mia bella troia, vengo!!” Urlai un istante prima di sborrare copiosamente dentro di lei”
“Siiii siiii siiii, vengo anche io siiii!” gridò Veronica travolta da un intenso orgasmo, graffiandomi le chiappe con le sue unghie.
Ci baciammo con passione per alcuni secondi, poi come un ladro, uscii dalla stanza e tornai di corsa da Gianni.
“Tutto bene? Ci hai messo un pò'” mi disse lui appena mi vide.
“Scusami tanto Gianni, ma mi ha chiamato un'amica e mi sono perso al telefono” gli risposi.
“Spero sia una amica interessante” mi chiese lui facendomi l'occhiolino.
“Molto interessante, inaspettatamente interessante” risposi pensando a sua moglie.
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